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Programma integra informa : Accoglienza e presa in carico dei richiedenti e titolari di protezione internazionale vulnerabili: il confronto tra sistemi locali e nazionali
(02/07/12)

Sistema di accoglienza per immigrati romano, rete nazionale di accoglienza SPRAR per richiedenti asilo e rifugiati, progetti finanziati dal Fondo Europeo per i Rifugiati rivolti ai più vulnerabili. Di questo si è parlato al convegno “L’accoglienza e la presa in carico dei richiedenti e titolari di protezione internazionale vulnerabili a Roma” che si è svolto il 27 giugno scorso presso il Centro cittadino per le migrazioni, l’asilo e l’integrazione sociale di Roma Capitale in occasione della conclusione del progetto POST, gestito da Programma integra e finanziato dal Fondo Europeo per i Rifugiati.

La mattinata si è aperta con i saluti di Valentina Fabbri, coordinatrice di Programma integra e conduttrice dell’incontro, che ha illustrato l’obiettivo del convegno ovvero “far incontrare e dialogare il Comune di Roma e il Servizio Centrale dello SPRAR sui temi dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, con l’idea che si possa iniziare a parlare di un sistema di presa in carico condiviso e con stesse modalità di intervento ” e inoltre “dare visibilità ai risultati raggiunti dai tre progetti finanziati dal Fondo Europeo per i Rifugiati a Roma rivolti a richiedenti e titolari di protezione internazionale vittime di violenza e tortura. Tre progetti che si sono inseriti tra i sistemi di accoglienza e assistenza esistenti, focalizzando però l’attenzione alla riabilitazione e all’integrazione socio-economica dei più fragili”.

Il funzionamento del sistema di accoglienza per migranti cittadino è stato illustrato da Alfredo Romani, responsabile dell’Ufficio immigrazione del Dipartimento Promozione Servizi Sociali e Salute di Roma Capitale. Dal 1991 l’Ufficio immigrazione si occupa della gestione dell’accoglienza attraverso la sottoscrizione di convenzioni con le organizzazioni del terzo settore. Dai 200 posti previsti all’inizio del ’90 oggi il sistema può contare su 21 strutture che riescono ad ospitare fino a 2.000 persone all’anno, quasi tutte richiedenti o titolari di protezione internazionale. Al loro interno, ha spiegato Romani, i centri offrono agli ospiti corsi di italiano, primo screening sanitario, orientamento ai servizi del territorio, progetti di integrazione sociale ed economica. Romani ha evidenziato l’impegno dell’Amministrazione capitolina a fornire risposte quanto più efficaci ai migranti e rifugiati che cercano accoglienza nella nostra città e alle associazioni del terzo settore impegnate nella protezione e assistenza dei più vulnerabili.

Il sistema di accoglienza cittadino non dialoga però con il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati nazionale, un sistema che, come sottolineato dalla direttrice del Servizio Centrale, Daniela di Capua, riesce attualmente a dare accoglienza a circa 6.000/6.500 persone sull’intero territorio nazionale. Il mancato dialogo, ha spiegato di Capua, non è causato da chi ogni giorno lavora in questi servizi bensì dall’assenza di un disegno più ampio che trasformi quelli che sono oggi interventi in un “circuito”.

Accanto ai finanziamenti nazionali, dal 2009 hanno preso avvio le progettualità afferenti al Fondo Europeo per i Rifugiati 2008-2013 che vede la compartecipazione della Commissione Europea e del Ministero dell’Interno nel contribuire all’implementazione di progetti specifici per richiedenti asilo e rifugiati. Come evidenziato da Antonella Romanelli, responsabile dell’Ufficio FER del Servizio Centrale, nei dati riferiti al programma annuale 2008 e quindi per i progetti che si sono svolti nel 2009, emerge che sono oltre 9mila i beneficiari raggiunti dal FER e non inseriti in alcun progetto SPRAR. Romanelli ha anche annunciato che per la programmazione 2014-2020 della Commissione Europea, il Fondo Rifugiati confluirà in un unico Programma che raggrupperà i fondi Rimpatri, Rifugiati e Integrazione, attualmente separati.

Nella seconda parte della mattinata, è stato dato spazio ai tre progetti finanziati dal FER rivolti a richiedenti e titolari di protezione internazionale vittime di violenza e tortura che si sono svolti a Roma nell’ultimo anno. Tre le organizzazioni che hanno presentato i risultati della attività: Consiglio Italiano per i Rifugiati, Cooperativa Roma Solidarietà della Caritas Diocesana di Roma, Programma integra. I progetti, che hanno risposto allo stesso avviso pubblico - “Interventi di accoglienza, riabilitazione e integrazione socio-economica dei richiedenti/titolari di protezione internazionale vittime di tortura e violenza” - hanno raggiunto un numero totale di quasi 500 beneficiari.

Ogni organizzazione ha puntato su alcuni servizi e attività. Il CIR ha centrato l’intervento del progetto In.Vito sulla riabilitazione, “necessaria”, come ha spiegato Massimo Germani, psichiatra e coordinatore Nazionale Nirast, “per intraprendere qualsiasi percorso di integrazione”. Nell’ambito della riabilitazione, ha sottolineato Fiorella Rathaus, coordinatrice del progetto, da anni il CIR organizza un laboratorio di teatro finalizzato alla messa in scena di uno spettacolo in occasione della Giornata a sostegno delle vittime di tortura.

Nel progetto S.P.E.S., gestito dalla Caritas e illustrato dal coordinatore Alessandro Agostinelli, hanno avuto un ruolo rilevante il case manager, che ha costruito progetti di integrazione ad hoc sui singoli beneficiari, e la realizzazione di attività ludico-ricreative per gli ospiti accolti.

Mentre il progetto POST di Programma integra, ha riferito la coordinatrice Nicoletta basili, ha puntato sull’orientamento lavorativo e sulla formazione linguistica e professionale dei beneficiari che hanno potuto contare anche su un articolato sistema di presa in carico socio-legale e medico-psicologica. I percorsi di formazione professionale sono stati illustrati dal presidente della Fondazione Il Faro – partner del progetto – Gianni del Bufalo, tre percorsi volti alla formazione delle figure professionali di aiuto pasticcere, aiuto panificatore-pizzaiolo e aiuto scaffalista-magazziniere. Maria Cristina Tumiati, psicologa dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute dei Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà, a cui è stato affidato per il progetto POST il servizio medico-psicologico, ha presentato il dispositivo di presa in carico dei destinatari basato su orientamento sanitario, visite specialistiche, presa in carico psicoterapeutica e un’equipe multidisciplinare composta da medici, psicologici, antropologi e mediatori linguistico-culturali.

Il convegno si è chiuso con la presentazione di REFUGEE scART, un’iniziativa dell’associazione italo-americana Spiral Foundation che ha fatto di 10 rifugiati, artigiani capaci di trasformare la plastica in collane, orecchini, borse, sottopiatti, segnalibri e molto altro. Il ricavato della vendita, anche quello prodotto durante il convegno, va per la sua interezza ai rifugiati impegnati nella realizzazione degli oggetti, consentendo loro di poter avviare un percorso di autonomia stabile nel nostro paese.

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