Consultate
www.uil.it/immigrazione
. Aggiornamento quotidiano sui temi
di
interesse di cittadini e lavoratori stranieri
Newsletter periodica dinformazione
(aggiornata alla data del 03 maggio 2012)
Gli immigrati garantiscono il 14% del Pil
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti pag.
2
Lavoro – Gli immigrati producono il 14%
del Pil pag.
2
Lavoro – Aumentano le imprese etniche, ma
si assume meno pag.
3
Societ – Con la crisi aumentano gli infermieri
stranieri pag.
4
Societ – Migranti: gli stagionali
truffati pag.
5
Normativa – Corte di Giustizia UE,
intervista allavv. Barletta pag.
6
Societ – Pu essere revocato il permesso
CE per soggiornanti di lungo periodo? pag.
7
ILO – LUruguay ratifica la Convenzione 189 sul lavoro
domestico
pag.
8
Foreign
Press – Immigration politics
pag.9
A cura del
Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna ad
uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
Dipartimento
Politiche Migratorie: appuntamenti
Roma,
03 maggio 2012, ore 15.00, sede UIL Nazionale
Incontro
di Luca Visentini, Segr. Conf. CES con gli uffici immigrazione di Cgil, Cisl e
UIL
(Piero
Soldini, Ilaria Fontanin, Giuseppe Casucci)
Roma, 08
maggio 2012, ore 10.30
UILFPL
– Incontro/confronto: donne immigrate e lavoro
(Angela
Scalzo)
Roma, 10
maggio 2012, ore 15.00, Biblioteca del Senato, piazza della Minerva, 38
Convegno:
DallEmergenza Nord Africa ad un Sistema nazionale di accoglienza. Lezioni
apprese ad un anno dalla crisi"
(Giuseppe
Casucci)
Roma, 11
maggio 2012, ore 09.30, via Buonarroti 12
Seminario
- Rom e Sinti in Italia: dalla
solidariet al riconoscimento come lavoratori
(Giuseppe
Casucci)
Roma, 17
maggio 2012, ore 14.30, c/o Abitart Hotel
CIR
e EMHRN - Tavola rotonda: la risposta italiana a migranti e richiedenti asilo:
la dimensione interna e la dimensione esterna
(Giuseppe
Casucci)
Lavoro
etnico
Nel Veneto
cresce il peso degli stranieri: in 40 mila svolgono lavoro autonomo e versano
unIrpef che sfiora i 2500 euro
http://mattinopadova.gelocal.it/
Venezia,
1 maggio 2012 - Naser Ghazai, 47 anni, palestinese, da ragazzo lavava i piatti
nei ristoranti del suo Paese. Oggi vive a Zero Branco, nel Trevigiano; e da l
controlla la Kabab International, una catena di franchising messa in piedi
nellarco di otto anni e che si articola in 35 negozi, dando lavoro a 400
dipendenti, molti dei quali veneti. Wu Yu, 29 anni, cinese, nel 2001 finito
in carcere a Padova per aver ucciso un connazionale, con una condanna a 12 anni
e 8 mesi. In prigione ha imparato litaliano, ha conseguito la licenza media,
ha lavorato per le cooperative del consorzio Rebus (Giotto, Work Crossing,
Punto dIncontro, Cusl) che operano con i detenuti. Scontata la pena, oggi
lavora come cameriere in un ristorante, si sposato, tra pochi mesi diventer
padre di una bambina. Due storie di successo, sotto profili diversi ed estremi,
che escono dal vasto libro degli immigrati in Veneto: ormai uno su dieci, che
diventano in realt di pi se a quelli in regola si aggiungono stagionali,
clandestini, e coloro che sono rimasti anche dopo la scadenza del permesso di
soggiorno. Nellintero Nordest oggi si stima che la loro presenza complessiva
raggiunga le 800 mila persone, oltre l11% della popolazione residente.
Complessivamente, le tre regioni di questarea accolgono il 16-17% degli
stranieri presenti in Italia. A tracciare una mappa aggiornata la Fondazione
Nord Est nel suo osservatorio Open. Il Veneto ovviamente la punta pi
avanzata, con unincidenza che supera di quasi tre punti la media italiana; e
questa presenza vale a compensare la perdita di abitanti autoctoni,
considerando che il periodico rapporto Istat ha segnalato giusto un anno fa, ad
aprile, il primo calo di popolazione da 40 anni a questa parte. Calo minimo
(308 persone), ma uninversione di tendenza che non si registrava dallinizio
degli anni Settanta, quando si era finalmente capovolto il trend demografico
negativo del dopoguerra. Il rapporto veneti-stranieri assume dimensioni ancora
pi significative se lo si considera per fasce di et. A Nordest, gli under 18
stranieri sfiorano ormai il 17 per cento della popolazione, con punta massima a
Vicenza dove superano il 18. Ci sono fenomeni vistosi, come quello di
Montecchio Maggiore, dove la I B della scuola dellinfanzia Piaget gi lo
scorso anno scolastico aveva il 100 per cento di bambini stranieri; alle
elementari Zanella si arrivava a quote comprese tra il 52 e il 7%. E in diverse
scuole venete si registrano medie superiori a 1 bambino su 3. Anche il dossier
Caritas conferma queste tendenze: un quarto dei neonati in Veneto sono figli di
immigrati. Un trend che riguarda lItalia nel suo complesso, spiega Gianpiero
Dalla Zuanna, demografo, docente alluniversit di Padova: Gli immigrati
stanno sopperendo alle mancate nascite dellultimo trentennio, garantendo
dunque il rimpiazzo delle generazioni nate negli anni Cinquanta e Sessanta. E
mette in campo le cifre: I 3 milioni 800mila italiani che avevano 28-32 anni
nel 1985 hanno avuto solo 3 milioni di bambini. Tuttavia, nel 2015 vivranno
nel nostro Paese almeno 3 milioni 800mila persone tra i 28 e i 32 anni, di cui
almeno 800mila figli di genitori stranieri.Ma lapporto degli immigrati si
rivela positivo anche sotto altri profili, cominciando da quelli economici.
Dallanalisi delle dichiarazioni dei redditi, risulta che i contribuenti
stranieri rappresentano l8% del totale, con un imponibile medio di 13mila
euro. In Veneto sono oltre 365mila, arrivano al 10% del totale, e il loro
imponibile medio supera i 13 mila euro.
Uno studio
della Fondazione Moressa chiarisce che sempre in Veneto producono il 14% del
prodotto interno lordo, con unIrpef pagata pro-capite che sfiora i 2.500 euro.
Alcuni di loro fanno il salto compiuto da tanti veneti nellimmediato
dopoguerra, passando da dipendenti a imprenditori: quasi il 9%, per un totale
di circa 40mila persone straniere che svolgono un lavoro autonomo, specie nel
commercio al dettaglio, nelledilizia e nei servizi. Per non parlare dei tanti
immigrati che comprano casa facendo un mutuo, che aprono un conto in banca, che
concorrono con i loro versamenti al sistema pensionistico. E che, soprattutto,
controbilanciano il trend demografico negativo del Veneto.
di VLADIMIRO POLCHI, La Repubblica
Roma, 26 aprile
2012 - Gli immigrati continuano a "fare impresa":
nonostante la crisi aumenta il numero degli imprenditori stranieri in Italia,
ma cala la loro capacit d'assunzione. quanto fotografa un'indagine condotta
dalla Fondazione Leone Moressa 2 su un campione di 600 imprenditori con
nazionalit estera. Aumentano gli imprenditori (+5,6%). Nel 2011 si contano in
Italia 412.555 imprenditori stranieri tra soci e titolari di imprese attive. Un
numero sempre in crescita, che nel corso del 2011 aumentato del 5,6% rispetto
all'anno precedente e che pesa oramai per il 9,3% sul totale degli imprenditori
in Italia. Un dato che conferma l'andamento crescente dell'imprenditoria
straniera negli ultimi cinque anni (+36,4%), in netta controtendenza rispetto a
quello relativo all'imprenditoria italiana.
Cala l'occupazione (-2,6%). Le
variazioni percentuali dell'occupazione nelle imprese straniere mostrano per
nel 2011 una flessione del -2,6%, determinato in prevalenza dalla perdita di
posti di lavoro nelle imprese delle aree del Sud e delle Isole (-3,4%) e del Nord
Ovest (-3,0%). Per il 2012 si prevede un'ulteriore diminuzione del numero di
occupati nelle imprese gestite da stranieri del -1,7%, in particolare tra le
imprese del Nord Ovest (-3,1%).
Giovani e piccoli. Nel
84,8% dei casi le aziende gestite da stranieri sono imprese individuali e il
15,2% sono societ. La maggior parte di queste imprese (59,5%) giovane: fondata dopo il 2001. Quasi
una su quattro opera nell'edilizia (38,7%). Le imprese sono per lo pi (87,7%)
di piccolissime dimensioni, annoverando nei propri organici meno di 5 addetti.
Appena il 2,3%, ne conta pi di 10.
Gli stranieri assumono stranieri. Gli imprenditori stranieri
preferiscono assumere stranieri, soprattutto se provenienti dal medesimo
continente: all'interno degli organici aziendali l'89% degli addetti
straniero e appena l'11% italiano. Gli imprenditori di origine africana
lavorano per l'87,5% con africani, gli americani con il 75,9% di americani, gli
europei con l'87,5% di europei. Fanno eccezione gli asiatici, i quali per il 51,9%
dei casi preferiscono avere come propri dipendenti degli europei.
Lavoratori stranieri: basse paghe e turni pesanti. La Fondazione Moressa ha chiesto agli
imprenditori di esprimersi in merito alla preferenza tra lavoratori italiani e
stranieri. Il risultato? Gli stranieri, rispetto agli italiani, sarebbero
maggiormente disposti a lavorare fuori dal consueto orario di lavoro (42,6%), a
ricoprire mansioni meno qualificate e pi pesanti (51,2%) e ad accettare
retribuzioni inferiori (40,1%). Gli imprenditori stranieri intervistati
ritengono che poi la diffusione del lavoro nero interessi sia le imprese
condotte da stranieri che le imprese condotte da italiani, sebbene queste
ultime in percentuali lievemente inferiori.
A
Milano le piccole imprese straniere danno lavoro ad oltre 17 mila italiani
E se
consideriamo tutte le imprese, il dato sale a 18 mila. Egiziani e cinesi le due
prime nazionalit imprenditoriali
Milano, 26 aprile 2012. Le piccole
imprese (ditte individuali) con un titolare straniero a Milano sono oltre 24
mila, pari al 20,6% milanese, e occupano quasi 36 mila persone: di queste circa
1 su 5 italiano, per un totale di quasi 7.200 dipendenti. Se consideriamo
tutte le imprese (comprese Srl, Spa, ecc. con almeno la maggioranza di controllo
in mano non italiana), il numero di tali imprese passa a quasi 32 mila, l11,2%
del totale milanese, e il numero di occupati arriva a quasi 89 mila, di cui
almeno 18 mila
italiani. Una presenza di imprenditori stranieri a Milano che
oramai in alcuni settori diventata maggioritaria: se consideriamo tutte le
imprese, i settori a maggioranza non-italiana sono 16. Il dato tuttavia passa a
19 se consideriamo solo le piccole imprese. I settori sono i pi svariati: se
consideriamo
anche le imprese pi grandi, troviamo lattivit degli internet
point (455 imprese straniere su 486: il 93,6% del totale), il commercio al
dettaglio ambulante di bigiotteria (88,2%), il commercio di tappeti (sia al
dettaglio: 69,8%; che allingrosso: 66,7%), ma anche la spedizione di materiale
propagandistico (61,3%), la fabbricazione di tappeti e moquette (59,4%)
lattivit di sgombero di cantine, solai, ecc. (56,3%) e le attivit non
specializzate di lavori edili (muratori: 51% con oltre 3.200 imprese). Se poi
consideriamo solo le piccole imprese, ecco, tra gli altri, i servizi dei centri
per il benessere fisico e massaggi (69,9% del totale), le attivit di
traduzione e interpretariato (65,3%) e lattivit di pulizia degli edifici
(62,9%). Tra le sole imprese straniere, le donne imprenditrici rappresentano la
maggioranza in particolare nei settori legati alla cura della persona e dei
servizi pi in generale: istituti di bellezza, servizi di asili nido,
lavanderie industriali, erboristerie, parrucchieri. I piccoli imprenditori
stranieri sono soprattutto egiziani (1 su 5), cinesi (15,9% del totale) e
rumeni (8,9%). Sono questi alcuni dati che nascono da unelaborazione della
Camera di Commercio di Milano, attraverso il Lab MiM, su dati Info camere e
relativi alla ditte individuali e alle imprese presenti a Milano al quarto
trimestre 2011 con la maggioranza di controllo in mano non italiana (sono
escluse le multinazionali iscritte come localizzazione italiana anche se di
societ straniere).
Societ
Alberto
Colaiacomo
La
crisi economica pesa anche sugli infermieri e sul settore infermieristico.
quanto emerge da uno studio comparativo di 34 Paesi europei realizzato dalla
Federazione europea delle associazioni infermieristiche (Efn). Secondo il
rapporto, infatti, negli ultimi tempi si assistito ad una riduzione dei posti
di lavoro in tutta Europa, al taglio degli stipendi degli infermieri, al
congelamento dei salari e a minori percentuali di assunzioni e di mantenimento
dei posti di lavoro. "In tutta Europa tutto ci si tradotto –
spiega il segretario generale dellEfn, Paul de Raeve – in maggiore
lavoro per gli infermieri per poter mantenere standard di qualit. Senza dimenticare
che la mancanza di attrezzature, le forniture ridotte e il personale inadeguato
mette quotidianamente a rischio la vita dei pazienti". Quanto allItalia,
il quadro che emerge dal rapporto rivela un aumento di assunzioni di infermieri
provenienti dallestero e una diminuzione di posti di lavoro effettivamente
pubblicizzati. Si rilevano inoltre la chiusura di ospedali e strutture
sanitarie, il fatto che leducazione infermieristica abbia ricevuto meno fondi
rispetto alleducazione medica e che lassistenza domiciliare e quella agli
anziani sia spesso affidata ad immigrati senza qualifiche.
Questa situazione – si legge in una nota – ha spinto lassociazione
nazionale italiana degli infermieri a chiedere che sia sviluppata una
legislazione che regolamenti la selezione degli operatori sanitari.
Il rapporto completo (file PDF, 1 MB).
di Marco Ratti, lEspresso
Arrivano
qui con un visto regolare, 'richiesti' da un imprenditore italiano. Che in
realt poi non li assume. Ma si divide con i trafficanti di esseri umani il
pizzo pagato dall'extracomunitario per entrare nel nostro Paese
Roma,
30 aprile 2012 - Le norme sui flussi di lavoratori stagionali extracomunitari
possono essere aggirate cos facilmente che spesso finiscono per favorire i
carnefici a danno delle vittime. Nei giorni scorsi stata attivata la
procedura online per presentare le domande
per il 2012, ma in molti casi alla fine ci guadagneranno
trafficanti di esseri umani senza scrupoli e imprenditori italiani disposti a
dare loro un appoggio in cambio di soldi. A rimetterci, invece, saranno gli
aspiranti lavoratori, che arriveranno con tutti i documenti in regola, convinti
di avere in tasca un contratto di lavoro stagionale. E che invece si
ritroveranno irregolari pochi giorni dopo avere attraversato il confine. Insomma, spesso gli ingressi
consentiti per lavori stagionali sono utilizzati in maniera strumentale dalle
organizzazioni criminali per trafficare e sfruttare persone, dice Simona Moscarelli, legale dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) di Roma. E sembra che questa
situazione riguardi ormai migliaia di persone extracomunitarie ogni anno,
all'incirca un terzo di chi entra in Italia per lavorarci giusto qualche mese. Eppure, in punta di legge non ci
dovrebbero essere grossi intoppi. Il datore di lavoro richiede uno o pi
lavoratori stagionali, la prefettura rilascia il nulla osta dopo i controlli
del caso e il consolato italiano nel Paese d'origine concede il visto
d'ingresso al migrante. Infine, il lavoratore pu entrare in Italia, firmare il
contratto per cui stato chiamato e andare in questura a ritirare il permesso
di soggiorno. Invece, pare le
cose vadano spesso tutto al contrario. Secondo una fonte che segue da vicino
questi dossier, e che proprio per questo motivo chiede l'anonimato, la prima
grossa falla di questo meccanismo sta nel fatto che molte prefetture danno per
buona la richiesta dell'imprenditore di avere un lavoratore stagionale, senza
fare i controlli. Tutti lo sanno e si comportano di conseguenza . Tornando
alla spiegazione dell'avvocato dell'Oim, spesso accade questo: un datore di
lavoro italiano viene pagato da un intermediario di un altro Paese, per esempio
di uno Stato africano, per presentare una richiesta fasulla alla prefettura per
avere dei lavoratori stagionali. Inoltre, sottolinea la Moscarelli, ne pu
chiedere pi di uno, visto che la legge non prevede i limiti del lavoro
subordinato.
A quel punto, come detto, l'autorit italiana di
solito d subito il nulla osta e il consolato italiano del Paese in cui risiede
l'aspirante lavoratore pu rilasciare il visto. Cos il trafficante, che ha
fatto da intermediario tra il finto datore di lavoro e il migrante, pu
incassare da quest'ultimo una cifra compresa di solito tra i 7 e i 14 mila
euro. Solo a quel punto, quindi, consegner al migrante tutti i documenti
necessari a entrare legalmente nel nostro Paese. All'arrivo in Italia, per, scatta il
raggiro, chiarisce il legale, perch il datore di lavoro in realt non vuole
assumere nessuno e la legge non prevede delle sanzioni chiare se non lo fa,
nonostante sia stato proprio lui a richiederlo. La clessidra quindi inizia a
scorrere ed ormai solo questione di tempo: trascorsi appena otto giorni, il
migrante senza contratto stagionale diventa irregolare. E quindi anche una potenziale vittima di qualche caporale. A confermare che le cose stanno cos,
del resto, ci sono i numeri. Secondo gli ultimi dati forniti a 'l'Espresso' dal
ministero dell'Interno, infatti, nel 2011 le prefetture italiane hanno
rilasciato 22.404 nulla osta a lavoratori stagionali, mentre
il numero dei permessi di soggiorno emessi dalle questure di appena 15.467. In circa un caso su tre,
dunque, la prefettura ha rilasciato il nulla osta e alla questura non mai
arrivato il contratto di lavoro stagionale necessario per concedere il permesso
di soggiorno relativo. Come si
spiega, dunque, una differenza cos rilevante? In parte si potrebbe trattare di
una questione burocratica, visto che i nulla osta hanno validit sei mesi. Chi
ne ottiene uno a novembre o dicembre, per esempio, potrebbe poi entrare in Italia l'anno seguente, con
l'effetto che la registrazione del dato avverrebbe in due anni separati. Ma questo non basta. Semmai,
dice ancora la Moscarelli, nella nostra esperienza la differenza tra i due
dati potrebbe spiegarsi cos: ci sono tante persone che entrano in Italia e che
poi non trovano il datore di lavoro, che in molti casi solo una testa di
legno. In altre parole, fa capire l'avvocato, bisognerebbe dire addio al mito
che vede il migrante entrare nel nostro Paese con un lavoro stagionale e intenzionato
poi a restare a tutti i costi. A quanto pare, infatti, lo stesso
extracomunitario a essere stato spesso gabbato da una promessa fasulla da parte
del trafficante e dell'imprenditore italiano e a ritrovarsi quindi irregolare
suo malgrado. Un rapporto
dell'Oim di fine 2010 che si era concentrato sulla situazione in Campania,
Puglia e Sicilia, inoltre, era arrivato alla stessa conclusione. Lo studio,
infatti, aveva evidenziato che nel 2009 vi un divario enorme tra i Nulla
Osta per lavoro stagionale rilasciati (34.668) e le relative richieste di
permesso di soggiorno avanzate (11.719). Come
se ne esce, dunque? Per contrastare questo fenomeno, dice Moscarelli, penso
che serva un maggiore controllo sulle richieste presentate dai datori di lavoro
e sulle condizioni di lavoro dei migranti una volta entrati in Italia. Le
ultime novit legislative, che prevedono un iter semplificato e permessi di
soggiorno pluriennali per chi aveva gi dimostrato in passato di avere tutti i
requisiti necessari, pur essendo positive, non risolvono il problema, insiste
il legale. Se non si interviene
in maniera incisiva, conclude Moscarelli, queste persone continueranno a finire
vittime di sfruttatori senza scrupoli. Come i 2 mila marocchini che abbiamo
scoperto a Eboli due anni fa, tutti ammassati in una discarica a cielo aperto
per lavorare nei campi vicini per la raccolta dei meloni e delle angurie, dice
sconsolata.
Normativa
Corte di Giustizia Europea, causa c83/12 del 10 aprile 2012
Sanzioni penali per il reato di favoreggiamento dellimmigrazione
irregolare
Intervista
di Francesco Maria Borrelli allavvocato Lucio Barletta.
Aprile 2012
La causa c83/12 della Corte di
giustizia europea ha stabilito che il singolo Stato Membro dellUnione pu
applicare sanzioni penali per il reato di favoreggiamento dellimmigrazione
irregolare. Il che avviene se il cittadino di un Paese terzo munito di visto
falso.
Domanda. Avvocato Lucio
Barletta, secondo quali principi del diritto stata emessa questa sentenza?
Barletta – Innanzitutto,
la Corte di Giustizia stata chiamata a pronunciarsi riguardo ad un caso di un
visto ottenuto fraudolentemente da un cittadino e che era stato annullato
precedentemente dallo Stato che lo aveva emesso. La Corte di Giustizia ha
valutato due articoli relativi al regolamento 817 2009, i quali impongono sia
la verifica della condizione di ingresso e la valutazione del rischio, che
lannullamento e la revoca del titolo dingresso. Riguardo la revoca, art. 34,
cՏ la previsione che un visto pu essere annullato; dunque la previsione della
possibilit di annullamento e revoca. Con questa sentenza invece si impone che
questa cosa avvenga . Cosa succede? Succede che uno Stato Terzo che non ha
emesso il visto, per si rende conto che il visto stato ottenuto in maniera
fraudolenta, tenuto a colmare questa vacatio legis, cio tenuto a fare in
modo di perseguire penalmente coloro che hanno ottenuto il visto; quindi, sia
la persona che lha ottenuto sia chi ha permesso che questo avvenga
illegalmente.
Domanda. Uno Stato
dellUnione europea che sorprende un cittadino irregolare cosa fa? Lo
accompagna alla frontiera? O come si deve comportare?
Barletta - Uno Stato membro intanto adotta tutti
quegli strumenti che sono tipici della sanzione: quindi persegue penalmente il
cittadino e poi eventualmente lo espelle. Perch questo presuppone una sanzione
penale. Quindi gli effetti di questa sentenza sono abbastanza importanti,
perch non fanno altro che omogeneizzare quello che in realt prima non
esisteva. Sono effetti duplici. Lunione europea, non solo non pu opporsi alle decisioni di uno Stato Membro
in materia di procedimenti penali nei confronti di qualsiasi persona, magari
anche verso di chi ha aiutato un cittadino extra comunitario ad entrare
illegalmente in uno Stato membro. Ma richiede espressamente anche che, lo Stato
in questione si muova in tal senso.
Quindi sono due obblighi: il
primo quello di non
ostacolare la circolazione dei cittadini regolari; il secondo quello di
attuare sanzioni effettive, proporzionali e dissuasive. Questa la novit che
viene introdotta contro gli autori di questa classe di reati, compresi i
trafficanti di persone.
Migranti morti nel
Mediterraneo
LAssemblea parlamentare
del Consiglio dEuropa contro Italia, Spagna e Nato
2 maggio 2012- Lo scorso 24
aprile lAssemblea Parlamentare del Consiglio dEuropa ha approvato con
108 voti favorevoli, 36 contrari e 8 astenuti il rapporto – firmato
dalladella senatrice Tineke Styrik in cui si indicano Spagna e
Italia, ma anche la Nato che presiedeva le operazioni di ricerca nel
Mediterraneo - come responsabili del mancato soccorso del gommone alla deriva
con 72 rifugiati eritrei a bordo.
in
allegato: il testo della Risoluzione approvata
Di Seguito la nota
dellAgenzia Adn Kronos
Strasburgo,
24 apr. - (Adnkronos) - L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha
approvato con 108 voti favorevoli, 36 contrari e 8 astenuti il rapporto in cui
si indicano Spagna e Italia, ma anche la Nato che presiedeva le operazioni di
ricerca nel Mediterraneo - come responsabili del mancato soccorso del gommone
alla deriva con 72 rifugiati eritrei a bordo. Solo i 9 uomini piu' forti
sopravvissero, gli altri 63, molte donne e bambini, morirono di fame e di sete.
Nel 2011 oltre mille persone perdettero la vita tentando la traversata verso
l'Europa, ricorda il Consiglio d'Europa nel comunicato in cui da' notizia del
voto.
Il rapporto
e' firmato dalla senatrice olandese Tineke Styrik che ha condotto l'inchiesta
sull'incidente, accaduto nel mese di marzo dello scorso anno. Sono stati
bocciati tutti gli emendamenti proposti da Italia e Spagna, che cercavano di
scagionare le unita' navali nazionali dalle responsabilita', che, pero', non
sono state chiaramente individuate dall'inchiesta.
Nel rapporto
della parlamentare socialista si parla di ''un insieme di negligenze e mancate
risposte agli appelli dei naufraghi, che fuggivano dalla guerra civile in
Libia''. ''Durante l'inchiesta condotta in Italia, Spagna e Malta, la senatrice
Strik ha stabilito il tragico percorso dell'imbarcazione alla deriva. Finche' i
telefoni cellulari erano in funzione i naufraghi poterono indicare la loro posizione
e mettersi in contatto con un sacerdote in Italia che segnalo' l'incidente alle
autorita' costiere italiane. In effetti un elicottero avvisto' il barcone in
balia delle onde e lancio' ai naufraghi bottiglie d'acqua e scatole di
biscotti. Ma nessuno venne mai in loro soccorso. Il battello si arenava,
infine, sulle coste libiche, da dove era partito, pieno di cadaveri e qualche
sopravvissuto svenuto e disidradato''.
Con
l'approvazione a larga maggioranza del rapport Strik, si legge nel comunicato,
l'Assemblea di Strasburgo ha ritenuto attendibili le testimoniaze dei
sopravvissuti. Oltre all'elicottero di cui non si e' potuta sabilire la
nazionalita', anche una grande nave militare passo vicino al gommone. Gli
occupanti, gia' decimati, videro alcuni membri dell'equipaggio scrutare il
tratto di mare. L'imbarcazione, pero', non si fermo' a soccorrerli.
"Nei
mesi scorsi- dice in polemica con la decisione dell'Assemblea di Strasburgo
l'On. Luigi Vitali, presidente della delegazione parlamentare italiana al Consiglio
d'Europa - l'Italia ha salvato oltre quattromila naufraghi. Perche' non avremmo
dovuto soccorrere proprio quel gommone. Per di piu' i sopravvissuti dicono di
aver notato sull'elicottero la sigla Army. Quindi non era italiano perche' sui
nostri c'e' la scritta Marina militare. I nostri emendamenti, bocciati
dall'Assemblea assieme a quelli degli spagnoli, miravano a imporre ai 47 paesi
del Consiglio d'Europa delle regole ferree eprche' un simile tragico incidente
non si ripeta in futuro''.
L'Assemblea di Strasburgo
invita la NATO, il Parlamento Europeo e gli stati coinvolti nel tragico
incidente a condurre proprie inchieste per cercare di dare risposta ai tanti
quesiti che la senatrice olandese non e' riuscita a risolvere.
A cura dellavv. Andrea De Rossi
Risposta
La normativa
Il permesso
di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo (ex carta di soggiorno)
disciplinato dallarticolo 9 del T.U. sullimmigrazione, come modificato dal
d.lgs. n. 8 del 2007 in attuazione della Direttiva Europea n. 2003/109/CE e
dagli articoli 16 e 17 del Regolamento di attuazione D.P.R. 394 del 1999.
La revoca, pu essere disposta solo nei casi espressamente previsti. Si tratta
infatti, di un titolo di soggiorno rilasciato a cittadini extracomunitari che
soggiornano in Italia da un lungo periodo e che evidentemente sono inseriti nel
contesto economico e sociale del nostro Paese. Per questo motivo, la legge
prevede che solo in casi particolarmente gravi e comunque individuati, possa
essere effettuata la revoca del permesso di lungo periodo.
I casi di revoca
In
primo luogo, la legge prevede che la revoca sia disposta qualora il permesso
sia stato acquisito fraudolentemente. Ci sta a significare che, se lo
straniero ha presentato documenti falsi o ha effettuato dichiarazioni non
corrispondenti a verit, finalizzate allottenimento del titolo di soggiorno di
lungo periodo non avendone diritto, lAutorit amministrativa potr
legittimamente disporne la revoca. Si pu citare, a tal proposito, la circolare
del Ministero dellInterno del 27 maggio 2009 dove stato previsto che il
permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo deve essere
revocato, qualora acquisito fraudolentemente anche mediante la celebrazione di
un matrimonio di comodo. Il permesso di soggiorno per soggiornanti lungo
periodo pu essere revocato in caso di espulsione. Lespulsione pu essere
disposta solo nei casi tassativi, previsti dallo stesso articolo 9. Si tratta
di casi di gravi motivi di ordine pubblico o di sicurezza nazionale. Qualora lo
straniero sia appartenente ad organizzazioni terroristiche, oppure dedite ad
attivit di criminalit organizzata. Ai fini dell'adozione del provvedimento di
espulsione si tiene conto anche dell'et dell'interessato, della durata del soggiorno
sul territorio nazionale, delle conseguenze dell'espulsione per l'interessato e
i suoi familiari, dell'esistenza di legami familiari e sociali nel territorio
nazionale e dell'assenza di tali vincoli con il Paese di origine. Quando
mancano o vengono a mancare le condizioni per il rilascio di del titolo. Il
venir meno delle condizioni per il rilascio del titolo determinato da
condanne anche non definitive per alcune tipologie di reati. Altra ipotesi di
revoca del permesso di soggiorno CE, lassenza dal territorio per un lungo
periodo. In particolare, previsto che lassenza per dodici mesi consecutivi
determina la revoca del titolo di soggiorno. Infine, il permesso revocato
qualora lo straniero acquisisca un analogo titolo in un altro Paese dellUnione
Europea.
Cosa succede dopo la
revoca
Successivamente alla revoca, qualora non sia
necessario disporre lespulsione nei confronti dello straniero, viene
rilasciato un permesso di soggiorno.
Inoltre, nelle ipotesi di revoca per assenza per un periodo di dodici mesi
consecutivi e, di revoca per rilascio di un titolo analogo da parte di
altro Paese dellUnione Europea, data comunque la possibilit di
riacquistarlo, sempre se in presenza dei requisiti, con il solo periodo di
soggiorno ridotto, a tre anni invece che cinque.
LUruguay
il primo Paese a ratificare la Convenzione ILO sul lavoro domestico
Trattato innovativo per proteggere milioni di donne e ragazze in tutto il mondo
(New
York, 2 maggio 2012) – Liniziativa dellUruguay, primo Paese a
ratificare la Convenzione ILO Lavoro dignitoso per lavoratrici e lavoratori
domestici, avvicina alla realt tutele lungamente attese per milioni di donne
e ragazze in tutto il mondo. Cos si espresso ieri in un comunicato Human
Rights Watch. Il
trattato che, secondo le stime, estende i diritti fondamentali del
lavoro, ad
un universo che va da 53 a quasi
100 milioni
di lavoratori domestici, entrer
in vigore legalmente
dopo che sar stato ratificato da almeno
due Paesi. Governi, sindacati e organizzazioni dei datori di lavoro che compongono lILO (Organizzazione Internazionale del
Lavoro), hanno
votato ed approvato a stragrande maggioranza, lo scorso 16 giugno, la convenzione sul
lavoro dignitoso per i lavoratori domestici (n.189) e le Raccomandazioni (N.
201). La convenzione impone ai governi di fornire a domestiche, bambinaie e badanti condizioni di lavoro equivalenti a quelle degli altri lavoratori,
indica norme a protezione contro molestie e la violenza, nonch chiede a chi ratifica la convenzione di
garantire un monitoraggio efficace per l'applicazione dello strumento stesso. LUruguay
merita grande credito per aver preso per primo liniziativa al fine di rendere
le nuove norme una realt per milioni di donne e giovani, ha detto Jo Becker,
direttore per la difesa dei minori della
Human Rights Watch. "Altri governi dovrebbero ratificare e applicare la convenzione il pi presto
possibile, al fine di dimostrare il proprio impegno a favore della dignit e dei diritti per i lavoratori
domestici". Il senato uruguaiano ha approvato la ratifica della Convenzione n.189 lo scorso
25 aprile, dopo che la Camera dei Rappresentanti laveva approvata l11 aprile
2012. Il Presidente Uruguaiano ha emesso un decreto esecutivo di ratifica del
dispositivo internazionale il 30 aprile 2012. Il processo di ratifica dellUruguay sar completo quando il
Governo avr comunicato allIlo gli estremi relativi allo strumento di
ratifica. LUruguay ha circa 120 mila lavoratori domestici. Il governo ha adottato una buona legge nazionale nel 2006 per proteggere i diritti dei
lavoratori domestici, la quale include
disposizioni per una giornata lavorativa di otto ore, cibo adeguato e alloggi decenti per chi vive nella casa del datore di lavoro, nonch garanzie per le lavoratrici
domestiche licenziate a causa di gravidanza. "LUruguay si dimostrato un leader globale nella creazione di
standard per
i diritti delle lavoratrici domestiche," ha detto Becker. "Mentre si costituisce un
esempio per altri paesi, si dovrebbe anche
assicurare che le proprie leggi vengano applicate e che portino a miglioramenti concreti nelle condizioni di lavoro
dei lavoratori
domestici uruguaiani". In molte parti del mondo, le
lavoratrici domestiche godono di poche tutele previste dalla legge. Molte sono abituate a lavorare per orari
lunghissimi, con poco riposo, sette giorni alla settimana, per mesi e mesi. I
lavoratori domestici sono in genere sotto pagati ed alcuni non vengono retribuite
affatto con denaro, ma pagate in natura (cibo, alloggio, vestiti, altro). Lavorando in case private, le
lavoratrici domestiche sono spesso a elevato rischio di abusi fisici e sessuali. I bambini, che costituiscono quasi il 30 per cento dei
lavoratori domestici e i migranti lavoratori domestici, sono i pi vulnerabili agli abusi
ed allo sfruttamento.
La convenzione impone ai governi di garantire ai lavoratori domestici protezioni lavorative equivalenti a quelle degli altri lavoratori, incluso lorario di
lavoro, la copertura del salario minimo, pagamento degli straordinari,
riposo giornaliero e settimanale,
sicurezza sociale
e la protezione della maternit. La 189 comprende anche
protezioni specifiche per i bambini, richiedendo ai governi di stabilire un'et minima per il lavoro domestico e di garantire che il lavoro domestico di minori che lavorano al di sopra di tale et, non interferisca con la loro istruzione.
"Ora che l'Uruguay ha preso l'iniziativa lodevole di diventare il primo paese a ratificare la Convenzione, stiamo aspettando per vedere quale paese sar il secondo, dopo
di che la convenzione entrer legalmente in vigore,"
ha detto Becker
See: http://www.hrw.org/news/2012/05/01/uruguay-first-ratify-domestic-workers-convention
For more Human Rights Watch reporting on rights for domestic workers, please
visit:
http://www.hrw.org/topic/womens-rights/domestic-workers
Foreign
Press
Apr 28th 2012 | AUSTIN
AND WASHINGTON, DC |
from the print edition
IT MAY have taken the Supreme Court just an hour to
wrap up its discussion of illegal immigration this week, but Americas
politicians, it seems, cannot get enough of the subject. It will be several
months before the court rules on the case in question, which concerns a state
law in Arizona, but Democratic leaders in the Senate are already planning a vote
to overturn its decision if the law is upheld. That vote would presumably fail,
thanks to Republican opposition, but it would allow the Democrats to keep the
subject in the news. Democrats are also attacking Mitt Romney, the presumptive
Republican nominee for president, for supporting the law. Mr Romney, meanwhile,
has dismissed the whole fuss as an effort to distract Hispanic voters from Mr
Obamas failings as steward of the economy. The outcome of the presidential
race, both sides acknowledge, could conceivably hinge on whether it is the
state of the economy or laws like Arizonas that stir more indignation among
Hispanics. Arizonas bill, passed in 2010, seeks to discourage illegal
immigration by making it a crime under state as well as federal law and by
instructing state authorities to be on the lookout for illegal immigrants.
Civil-liberties groups worry that this will lead to harassment of anyone with
brown skin, even though the law expressly prohibits such profiling. There is
no easy way for the authorities to judge an individuals immigration status,
argue opponents, so many citizens will be subjected to unwarranted checks. That
prospect seemed to concern several justices during the oral arguments on the
law before the Supreme Court. Stephen Breyer, for example, fretted about the
possible fate under the law of a jogger carrying only a drivers licence from
New Mexico, a state that borders Arizona and used to issue licences to illegal
immigrants. But the solicitor-general said he was not challenging the law on
the grounds that it would discriminate against Latinos. Instead he argued that
the law pre-empts the federal governments power to set immigration policy. Its
defenders retort that it aims only to help the federal government fulfil its
obligations on immigration, and that only an administration that was
deliberately neglecting them could find fault with it. The Supreme Courts
verdict will determine the fate not just of Arizonas law, but of similar
measures in five other states. As successive presidents have promised but
failed to tackle the question of Americas 10m-odd illegal immigrants,
frustration at the federal governments inertia has grown, especially among
conservative voters. Republican-controlled legislatures in several states have attempted
to take matters into their own hands. The need for a crackdown on illegal
immigration seems to have become an article of faith among Republican primary
voters. The presidential bid of Rick Perry, the governor of Texas, came to
grief partly because he had signed a law allowing certain undocumented students
to pay the same rates as other state residents at public universities. Even as
the debate about illegal immigration has become shriller, the phenomenon itself
has declined. The recession has helped to stem the flow of job-seekers across
Americas southern border. Despite more vigorous policing, the number of people
caught trying to cross has declined markedly. This week the Pew Hispanic
Centre, a research institute, released a report arguing that Mexicans, who once
accounted for most of the illegal influx, are now leaving the country in
greater numbers than they are entering it. Nonetheless Mr Romney cheerfully
joined in the denunciation of Mr Perry for his breach of party doctrine. By the
same token, when Newt Gingrich, another candidate for the Republican
presidential nomination, suggested that illegal immigrants of good character
and long standing should be allowed to stay, Mr Romney attacked him too. He
argues that life should be made so difficult for illegal immigrants that they
will choose, in a horrible phrase, to self-deport. Democrats hope that all
this will dent Mr Romneys prospects among Hispanic voters, many of whom see
Republican fulminations against illegal immigration as stony-hearted, if not
racist. In a survey conducted last year on behalf of the Pew Hispanic Centre,
two-thirds of Hispanic registered voters said they favoured the Democrats. Just
20% identified themselves as Republican. In March a Fox News Latino poll found
that, in a head-to-head match-up, Mr Romney would carry just 14% of the
Hispanic vote. Earlier polls had found Mr Romney doing better than that, but
still considerably worse than the 31% John McCain managed to amass, even while
losing in 2008, or the whopping 40% George W. Bush posted in 2004. Hispanics
made up 16% of the population in 2010, according to that years census. They
are a fast-growing group, although a relatively large proportion of them are
below voting age and even those eligible to vote are less assiduous about it
than Anglos are. But they account for over 20% of the population in several
swing states, including Colorado, Florida, Nevada and New Mexico. Democrats
hope to make Arizona a swing state this year, thanks both to the 30% Hispanic
share of the local population and to the acrimony inspired by the states
immigration law. A recent poll put Mr Obama within two points of Mr Romney in
the state, which has been a Republican stronghold recently—not least
because of Mr McCains candidacy in 2008. The Romney campaign argues that
immigration is not the only point of contention for Hispanic voters. Latinos
suffer higher unemployment than the national average, and are more likely to be
poor. Their incomes are still lower, on average, than when Mr Obama came into
office. Even for Mexican-Americans, who make up nearly two-thirds of Americas
Hispanic population and seem particularly suspicious of Mr Romney, immigration
reform may matter less than jobs or schools. Republicans have long tried to
find common cause with Latino voters. They point out that, in some respects,
Hispanics seem natural conservatives: religious, hard-working and with close
family ties. There is even talk that Mr Romney might bolster his standing among
Latinos by picking one as a running-mate—Marco Rubio, a senator from
Florida, say, or Susana Martinez, the governor of New Mexico. Since the
immigration debate has such a nativist tone, however, Democrats are doubtful
that Republicans can win over many Hispanic voters. You cant do it when at a
very baseline level you make American citizens feel unwelcome in their own
country, says Joaquin Castro, a Democratic state representative from San
Antonio, Texas. It will not help that in the middle of the campaign the Supreme
Court will draw attention once again to the Republicans obstreperousness on
the issue by ruling on the Arizona law.