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di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

Newsletter periodica dinformazione

(aggiornata alla data del 03 maggio 2012)

 

Gli immigrati garantiscono il 14% del Pil

 

 

 

Sommario

 

Saiba mais... Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti                                                                       pag. 2

Saiba mais... Lavoro – Gli immigrati producono il 14% del Pil                                                                          pag. 2

Saiba mais... Lavoro – Aumentano le imprese etniche, ma si assume meno                                                    pag. 3

Saiba mais... Societ – Con la crisi aumentano gli infermieri stranieri                                                             pag. 4

Saiba mais... Societ – Migranti: gli stagionali truffati                                                                                      pag. 5

Saiba mais... Normativa – Corte di Giustizia UE, intervista allavv. Barletta                                                     pag. 6

Saiba mais... Societ – Pu essere revocato il permesso CE per soggiornanti di lungo periodo?                                  pag. 7

Saiba mais... ILO – LUruguay ratifica la Convenzione 189 sul lavoro domestico                                                        pag. 8

Saiba mais... Foreign Press – Immigration politics                                                                                            pag.9

    

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.it                                                                                                 Anno X -  n.17



Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti


Roma, 03 maggio 2012, ore 15.00, sede UIL Nazionale

Incontro di Luca Visentini, Segr. Conf. CES con gli uffici immigrazione di Cgil, Cisl e UIL

(Piero Soldini, Ilaria Fontanin, Giuseppe Casucci)

Roma, 08 maggio 2012, ore 10.30

UILFPL – Incontro/confronto: donne immigrate e lavoro

(Angela Scalzo)

Roma, 10 maggio 2012, ore 15.00, Biblioteca del Senato, piazza della Minerva, 38

Convegno: DallEmergenza Nord Africa ad un Sistema nazionale di accoglienza. Lezioni apprese ad un anno dalla crisi"

(Giuseppe Casucci)

Roma, 11 maggio 2012, ore 09.30, via Buonarroti 12

Seminario - Rom e Sinti in Italia:  dalla solidariet al riconoscimento come lavoratori 

(Giuseppe Casucci)

Roma, 17 maggio 2012, ore 14.30, c/o Abitart Hotel

CIR e EMHRN - Tavola rotonda: la risposta italiana a migranti e richiedenti asilo: la dimensione interna e la dimensione esterna

(Giuseppe Casucci)


 

Lavoro etnico


Gli immigrati garantiscono il 14% del Pil

Nel Veneto cresce il peso degli stranieri: in 40 mila svolgono lavoro autonomo e versano unIrpef che sfiora i 2500 euro

http://mattinopadova.gelocal.it/


Venezia, 1 maggio 2012 - Naser Ghazai, 47 anni, palestinese, da ragazzo lavava i piatti nei ristoranti del suo Paese. Oggi vive a Zero Branco, nel Trevigiano; e da l controlla la Kabab International, una catena di franchising messa in piedi nellarco di otto anni e che si articola in 35 negozi, dando lavoro a 400 dipendenti, molti dei quali veneti. Wu Yu, 29 anni, cinese, nel 2001 finito in carcere a Padova per aver ucciso un connazionale, con una condanna a 12 anni e 8 mesi. In prigione ha imparato litaliano, ha conseguito la licenza media, ha lavorato per le cooperative del consorzio Rebus (Giotto, Work Crossing, Punto dIncontro, Cusl) che operano con i detenuti. Scontata la pena, oggi lavora come cameriere in un ristorante, si sposato, tra pochi mesi diventer padre di una bambina. Due storie di successo, sotto profili diversi ed estremi, che escono dal vasto libro degli immigrati in Veneto: ormai uno su dieci, che diventano in realt di pi se a quelli in regola si aggiungono stagionali, clandestini, e coloro che sono rimasti anche dopo la scadenza del permesso di soggiorno. Nellintero Nordest oggi si stima che la loro presenza complessiva raggiunga le 800 mila persone, oltre l11% della popolazione residente. Complessivamente, le tre regioni di questarea accolgono il 16-17% degli stranieri presenti in Italia. A tracciare una mappa aggiornata la Fondazione Nord Est nel suo osservatorio Open. Il Veneto ovviamente la punta pi avanzata, con unincidenza che supera di quasi tre punti la media italiana; e questa presenza vale a compensare la perdita di abitanti autoctoni, considerando che il periodico rapporto Istat ha segnalato giusto un anno fa, ad aprile, il primo calo di popolazione da 40 anni a questa parte. Calo minimo (308 persone), ma uninversione di tendenza che non si registrava dallinizio degli anni Settanta, quando si era finalmente capovolto il trend demografico negativo del dopoguerra. Il rapporto veneti-stranieri assume dimensioni ancora pi significative se lo si considera per fasce di et. A Nordest, gli under 18 stranieri sfiorano ormai il 17 per cento della popolazione, con punta massima a Vicenza dove superano il 18. Ci sono fenomeni vistosi, come quello di Montecchio Maggiore, dove la I B della scuola dellinfanzia Piaget gi lo scorso anno scolastico aveva il 100 per cento di bambini stranieri; alle elementari Zanella si arrivava a quote comprese tra il 52 e il 7%. E in diverse scuole venete si registrano medie superiori a 1 bambino su 3. Anche il dossier Caritas conferma queste tendenze: un quarto dei neonati in Veneto sono figli di immigrati. Un trend che riguarda lItalia nel suo complesso, spiega Gianpiero Dalla Zuanna, demografo, docente alluniversit di Padova: Gli immigrati stanno sopperendo alle mancate nascite dellultimo trentennio, garantendo dunque il rimpiazzo delle generazioni nate negli anni Cinquanta e Sessanta. E mette in campo le cifre: I 3 milioni 800mila italiani che avevano 28-32 anni nel 1985 hanno avuto solo 3 milioni di bambini. Tuttavia, nel 2015 vivranno nel nostro Paese almeno 3 milioni 800mila persone tra i 28 e i 32 anni, di cui almeno 800mila figli di genitori stranieri.Ma lapporto degli immigrati si rivela positivo anche sotto altri profili, cominciando da quelli economici. Dallanalisi delle dichiarazioni dei redditi, risulta che i contribuenti stranieri rappresentano l8% del totale, con un imponibile medio di 13mila euro. In Veneto sono oltre 365mila, arrivano al 10% del totale, e il loro imponibile medio supera i 13 mila euro.

Uno studio della Fondazione Moressa chiarisce che sempre in Veneto producono il 14% del prodotto interno lordo, con unIrpef pagata pro-capite che sfiora i 2.500 euro. Alcuni di loro fanno il salto compiuto da tanti veneti nellimmediato dopoguerra, passando da dipendenti a imprenditori: quasi il 9%, per un totale di circa 40mila persone straniere che svolgono un lavoro autonomo, specie nel commercio al dettaglio, nelledilizia e nei servizi. Per non parlare dei tanti immigrati che comprano casa facendo un mutuo, che aprono un conto in banca, che concorrono con i loro versamenti al sistema pensionistico. E che, soprattutto, controbilanciano il trend demografico negativo del Veneto.



Immigrati, aumentano le imprese, ma diminuisce la loro capacit di assumere

Cala la ricettivit delle assunzioni, secondo un'indagine condotta dalla Fondazione Leone Moressa 1 su un campione di 600 imprenditori con nazionalit estera.

di VLADIMIRO POLCHI, La Repubblica


Immigrati, aumentano le loro imprese ma diminuisce la lora capacit di assumereRoma, 26 aprile 2012 - Gli immigrati continuano a "fare impresa": nonostante la crisi aumenta il numero degli imprenditori stranieri in Italia, ma cala la loro capacit d'assunzione. quanto fotografa un'indagine condotta dalla Fondazione Leone Moressa 2 su un campione di 600 imprenditori con nazionalit estera. Aumentano gli imprenditori (+5,6%). Nel 2011 si contano in Italia 412.555 imprenditori stranieri tra soci e titolari di imprese attive. Un numero sempre in crescita, che nel corso del 2011 aumentato del 5,6% rispetto all'anno precedente e che pesa oramai per il 9,3% sul totale degli imprenditori in Italia. Un dato che conferma l'andamento crescente dell'imprenditoria straniera negli ultimi cinque anni (+36,4%), in netta controtendenza rispetto a quello relativo all'imprenditoria italiana. 
Cala l'occupazione (-2,6%). Le variazioni percentuali dell'occupazione nelle imprese straniere mostrano per nel 2011 una flessione del -2,6%, determinato in prevalenza dalla perdita di posti di lavoro nelle imprese delle aree del Sud e delle Isole (-3,4%) e del Nord Ovest (-3,0%). Per il 2012 si prevede un'ulteriore diminuzione del numero di occupati nelle imprese gestite da stranieri del -1,7%, in particolare tra le imprese del Nord Ovest (-3,1%).
Giovani e piccoli. Nel 84,8% dei casi le aziende gestite da stranieri sono imprese individuali e il 15,2% sono societ. La maggior parte di queste imprese (59,5%)  giovane: fondata dopo il 2001. Quasi una su quattro opera nell'edilizia (38,7%). Le imprese sono per lo pi (87,7%) di piccolissime dimensioni, annoverando nei propri organici meno di 5 addetti. Appena il 2,3%, ne conta pi di 10.
Gli stranieri assumono stranieri. Gli imprenditori stranieri preferiscono assumere stranieri, soprattutto se provenienti dal medesimo continente: all'interno degli organici aziendali l'89% degli addetti straniero e appena l'11% italiano. Gli imprenditori di origine africana lavorano per l'87,5% con africani, gli americani con il 75,9% di americani, gli europei con l'87,5% di europei. Fanno eccezione gli asiatici, i quali per il 51,9% dei casi preferiscono avere come propri dipendenti degli europei.
Lavoratori stranieri: basse paghe e turni pesanti. La Fondazione Moressa ha chiesto agli imprenditori di esprimersi in merito alla preferenza tra lavoratori italiani e stranieri. Il risultato? Gli stranieri, rispetto agli italiani, sarebbero maggiormente disposti a lavorare fuori dal consueto orario di lavoro (42,6%), a ricoprire mansioni meno qualificate e pi pesanti (51,2%) e ad accettare retribuzioni inferiori (40,1%). Gli imprenditori stranieri intervistati ritengono che poi la diffusione del lavoro nero interessi sia le imprese condotte da stranieri che le imprese condotte da italiani, sebbene queste ultime in percentuali lievemente inferiori.


 


A Milano le piccole imprese straniere danno lavoro ad oltre 17 mila italiani

E se consideriamo tutte le imprese, il dato sale a 18 mila. Egiziani e cinesi le due prime nazionalit imprenditoriali


Milano, 26 aprile 2012. Le piccole imprese (ditte individuali) con un titolare straniero a Milano sono oltre 24 mila, pari al 20,6% milanese, e occupano quasi 36 mila persone: di queste circa 1 su 5 italiano, per un totale di quasi 7.200 dipendenti. Se consideriamo tutte le imprese (comprese Srl, Spa, ecc. con almeno la maggioranza di controllo in mano non italiana), il numero di tali imprese passa a quasi 32 mila, l11,2% del totale milanese, e il numero di occupati arriva a quasi 89 mila, di cui almeno 18 mila

italiani. Una presenza di imprenditori stranieri a Milano che oramai in alcuni settori diventata maggioritaria: se consideriamo tutte le imprese, i settori a maggioranza non-italiana sono 16. Il dato tuttavia passa a 19 se consideriamo solo le piccole imprese. I settori sono i pi svariati: se consideriamo

anche le imprese pi grandi, troviamo lattivit degli internet point (455 imprese straniere su 486: il 93,6% del totale), il commercio al dettaglio ambulante di bigiotteria (88,2%), il commercio di tappeti (sia al dettaglio: 69,8%; che allingrosso: 66,7%), ma anche la spedizione di materiale propagandistico (61,3%), la fabbricazione di tappeti e moquette (59,4%) lattivit di sgombero di cantine, solai, ecc. (56,3%) e le attivit non specializzate di lavori edili (muratori: 51% con oltre 3.200 imprese). Se poi consideriamo solo le piccole imprese, ecco, tra gli altri, i servizi dei centri per il benessere fisico e massaggi (69,9% del totale), le attivit di traduzione e interpretariato (65,3%) e lattivit di pulizia degli edifici (62,9%). Tra le sole imprese straniere, le donne imprenditrici rappresentano la maggioranza in particolare nei settori legati alla cura della persona e dei servizi pi in generale: istituti di bellezza, servizi di asili nido, lavanderie industriali, erboristerie, parrucchieri. I piccoli imprenditori stranieri sono soprattutto egiziani (1 su 5), cinesi (15,9% del totale) e rumeni (8,9%). Sono questi alcuni dati che nascono da unelaborazione della Camera di Commercio di Milano, attraverso il Lab MiM, su dati Info camere e relativi alla ditte individuali e alle imprese presenti a Milano al quarto trimestre 2011 con la maggioranza di controllo in mano non italiana (sono escluse le multinazionali iscritte come localizzazione italiana anche se di societ straniere).


 

 

Societ

 


Con la crisi economica aumentano gli infermieri stranieri

Studio comparato della Federazione europea delle associazioni infermieristiche, in Italia con i tagli alla sanit aumentano gli infermieri stranieri con salari pi bassi.


Salute e Benessere

Alberto Colaiacomo

La crisi economica pesa anche sugli infermieri e sul settore infermieristico. quanto emerge da uno studio comparativo di 34 Paesi europei realizzato dalla Federazione europea delle associazioni infermieristiche (Efn). Secondo il rapporto, infatti, negli ultimi tempi si assistito ad una riduzione dei posti di lavoro in tutta Europa, al taglio degli stipendi degli infermieri, al congelamento dei salari e a minori percentuali di assunzioni e di mantenimento dei posti di lavoro. "In tutta Europa tutto ci si tradotto – spiega il segretario generale dellEfn, Paul de Raeve – in maggiore lavoro per gli infermieri per poter mantenere standard di qualit. Senza dimenticare che la mancanza di attrezzature, le forniture ridotte e il personale inadeguato mette quotidianamente a rischio la vita dei pazienti". Quanto allItalia, il quadro che emerge dal rapporto rivela un aumento di assunzioni di infermieri provenienti dallestero e una diminuzione di posti di lavoro effettivamente pubblicizzati. Si rilevano inoltre la chiusura di ospedali e strutture sanitarie, il fatto che leducazione infermieristica abbia ricevuto meno fondi rispetto alleducazione medica e che lassistenza domiciliare e quella agli anziani sia spesso affidata ad immigrati senza qualifiche.
Questa situazione – si legge in una nota – ha spinto lassociazione nazionale italiana degli infermieri a chiedere che sia sviluppata una legislazione che regolamenti la selezione degli operatori sanitari.
Il rapporto completo (file PDF, 1 MB).


 

 

 

 

 


Migranti, gli stagionali truffati   

di Marco Ratti, lEspresso

Arrivano qui con un visto regolare, 'richiesti' da un imprenditore italiano. Che in realt poi non li assume. Ma si divide con i trafficanti di esseri umani il pizzo pagato dall'extracomunitario per entrare nel nostro Paese


Roma, 30 aprile 2012 - Le norme sui flussi di lavoratori stagionali extracomunitari possono essere aggirate cos facilmente che spesso finiscono per favorire i carnefici a danno delle vittime. Nei giorni scorsi stata attivata la procedura online per presentare le domande per il 2012, ma in molti casi alla fine ci guadagneranno trafficanti di esseri umani senza scrupoli e imprenditori italiani disposti a dare loro un appoggio in cambio di soldi. A rimetterci, invece, saranno gli aspiranti lavoratori, che arriveranno con tutti i documenti in regola, convinti di avere in tasca un contratto di lavoro stagionale. E che invece si ritroveranno irregolari pochi giorni dopo avere attraversato il confine. Insomma, spesso gli ingressi consentiti per lavori stagionali sono utilizzati in maniera strumentale dalle organizzazioni criminali per trafficare e sfruttare persone, dice Simona Moscarelli, legale dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) di Roma. E sembra che questa situazione riguardi ormai migliaia di persone extracomunitarie ogni anno, all'incirca un terzo di chi entra in Italia per lavorarci giusto qualche mese. Eppure, in punta di legge non ci dovrebbero essere grossi intoppi. Il datore di lavoro richiede uno o pi lavoratori stagionali, la prefettura rilascia il nulla osta dopo i controlli del caso e il consolato italiano nel Paese d'origine concede il visto d'ingresso al migrante. Infine, il lavoratore pu entrare in Italia, firmare il contratto per cui stato chiamato e andare in questura a ritirare il permesso di soggiorno. Invece, pare le cose vadano spesso tutto al contrario. Secondo una fonte che segue da vicino questi dossier, e che proprio per questo motivo chiede l'anonimato, la prima grossa falla di questo meccanismo sta nel fatto che molte prefetture danno per buona la richiesta dell'imprenditore di avere un lavoratore stagionale, senza fare i controlli. Tutti lo sanno e si comportano di conseguenza . Tornando alla spiegazione dell'avvocato dell'Oim, spesso accade questo: un datore di lavoro italiano viene pagato da un intermediario di un altro Paese, per esempio di uno Stato africano, per presentare una richiesta fasulla alla prefettura per avere dei lavoratori stagionali. Inoltre, sottolinea la Moscarelli, ne pu chiedere pi di uno, visto che la legge non prevede i limiti del lavoro subordinato. 
A quel punto, come detto, l'autorit italiana di solito d subito il nulla osta e il consolato italiano del Paese in cui risiede l'aspirante lavoratore pu rilasciare il visto. Cos il trafficante, che ha fatto da intermediario tra il finto datore di lavoro e il migrante, pu incassare da quest'ultimo una cifra compresa di solito tra i 7 e i 14 mila euro. Solo a quel punto, quindi, consegner al migrante tutti i documenti necessari a entrare legalmente nel nostro Paese. All'arrivo in Italia, per, scatta il raggiro, chiarisce il legale, perch il datore di lavoro in realt non vuole assumere nessuno e la legge non prevede delle sanzioni chiare se non lo fa, nonostante sia stato proprio lui a richiederlo. La clessidra quindi inizia a scorrere ed ormai solo questione di tempo: trascorsi appena otto giorni, il migrante senza contratto stagionale diventa irregolare. E quindi anche una potenziale vittima di qualche caporale. A confermare che le cose stanno cos, del resto, ci sono i numeri. Secondo gli ultimi dati forniti a 'l'Espresso' dal ministero dell'Interno, infatti, nel 2011 le prefetture italiane hanno rilasciato 22.404 nulla osta a lavoratori stagionali, mentre il numero dei permessi di soggiorno emessi dalle questure di appena 15.467. In circa un caso su tre, dunque, la prefettura ha rilasciato il nulla osta e alla questura non mai arrivato il contratto di lavoro stagionale necessario per concedere il permesso di soggiorno relativo. Come si spiega, dunque, una differenza cos rilevante? In parte si potrebbe trattare di una questione burocratica, visto che i nulla osta hanno validit sei mesi. Chi ne ottiene uno a novembre o dicembre, per esempio, potrebbe poi entrare in Italia l'anno seguente, con l'effetto che la registrazione del dato avverrebbe in due anni separati.  Ma questo non basta. Semmai, dice ancora la Moscarelli, nella nostra esperienza la differenza tra i due dati potrebbe spiegarsi cos: ci sono tante persone che entrano in Italia e che poi non trovano il datore di lavoro, che in molti casi solo una testa di legno. In altre parole, fa capire l'avvocato, bisognerebbe dire addio al mito che vede il migrante entrare nel nostro Paese con un lavoro stagionale e intenzionato poi a restare a tutti i costi. A quanto pare, infatti, lo stesso extracomunitario a essere stato spesso gabbato da una promessa fasulla da parte del trafficante e dell'imprenditore italiano e a ritrovarsi quindi irregolare suo malgrado. Un rapporto dell'Oim di fine 2010 che si era concentrato sulla situazione in Campania, Puglia e Sicilia, inoltre, era arrivato alla stessa conclusione. Lo studio, infatti, aveva evidenziato che nel 2009 vi un divario enorme tra i Nulla Osta per lavoro stagionale rilasciati (34.668) e le relative richieste di permesso di soggiorno avanzate (11.719). Come se ne esce, dunque? Per contrastare questo fenomeno, dice Moscarelli, penso che serva un maggiore controllo sulle richieste presentate dai datori di lavoro e sulle condizioni di lavoro dei migranti una volta entrati in Italia. Le ultime novit legislative, che prevedono un iter semplificato e permessi di soggiorno pluriennali per chi aveva gi dimostrato in passato di avere tutti i requisiti necessari, pur essendo positive, non risolvono il problema, insiste il legale. Se non si interviene in maniera incisiva, conclude Moscarelli, queste persone continueranno a finire vittime di sfruttatori senza scrupoli. Come i 2 mila marocchini che abbiamo scoperto a Eboli due anni fa, tutti ammassati in una discarica a cielo aperto per lavorare nei campi vicini per la raccolta dei meloni e delle angurie, dice sconsolata.


 

Normativa


Corte di Giustizia Europea, causa c83/12 del 10 aprile 2012

Sanzioni penali per il reato di favoreggiamento dellimmigrazione irregolare

Intervista di Francesco Maria Borrelli allavvocato Lucio Barletta. Aprile 2012


La causa c83/12 della Corte di giustizia europea ha stabilito che il singolo Stato Membro dellUnione pu applicare sanzioni penali per il reato di favoreggiamento dellimmigrazione irregolare. Il che avviene se il cittadino di un Paese terzo munito di visto falso.

Domanda. Avvocato Lucio Barletta, secondo quali principi del diritto stata emessa questa sentenza?

Barletta – Innanzitutto, la Corte di Giustizia stata chiamata a pronunciarsi riguardo ad un caso di un visto ottenuto fraudolentemente da un cittadino e che era stato annullato precedentemente dallo Stato che lo aveva emesso. La Corte di Giustizia ha valutato due articoli relativi al regolamento 817 2009, i quali impongono sia la verifica della condizione di ingresso e la valutazione del rischio, che lannullamento e la revoca del titolo dingresso. Riguardo la revoca, art. 34, cՏ la previsione che un visto pu essere annullato; dunque la previsione della possibilit di annullamento e revoca. Con questa sentenza invece si impone che questa cosa avvenga . Cosa succede? Succede che uno Stato Terzo che non ha emesso il visto, per si rende conto che il visto stato ottenuto in maniera fraudolenta, tenuto a colmare questa vacatio legis, cio tenuto a fare in modo di perseguire penalmente coloro che hanno ottenuto il visto; quindi, sia la persona che lha ottenuto sia chi ha permesso che questo avvenga illegalmente.

Domanda. Uno Stato dellUnione europea che sorprende un cittadino irregolare cosa fa? Lo accompagna alla frontiera? O come si deve comportare?

Barletta   - Uno Stato membro intanto adotta tutti quegli strumenti che sono tipici della sanzione: quindi persegue penalmente il cittadino e poi eventualmente lo espelle. Perch questo presuppone una sanzione penale. Quindi gli effetti di questa sentenza sono abbastanza importanti, perch non fanno altro che omogeneizzare quello che in realt prima non esisteva. Sono effetti duplici. Lunione europea,  non solo non pu opporsi alle decisioni di uno Stato Membro in materia di procedimenti penali nei confronti di qualsiasi persona, magari anche verso di chi ha aiutato un cittadino extra comunitario ad entrare illegalmente in uno Stato membro. Ma richiede espressamente anche che, lo Stato in questione si muova in tal senso.

Quindi sono due obblighi: il primo quello   di non ostacolare la circolazione dei cittadini regolari; il secondo quello di attuare sanzioni effettive, proporzionali e dissuasive. Questa la novit che viene introdotta contro gli autori di questa classe di reati, compresi i trafficanti di persone.


 

 

 

 


Migranti morti nel Mediterraneo

LAssemblea parlamentare del Consiglio dEuropa contro Italia, Spagna e Nato

http://www.cir-onlus.org/


2 maggio 2012- Lo scorso 24 aprile lAssemblea Parlamentare del Consiglio dEuropa ha approvato con 108 voti favorevoli, 36 contrari e 8 astenuti il rapporto – firmato dalladella senatrice Tineke Styrik  in cui si indicano Spagna e Italia, ma anche la Nato che presiedeva le operazioni di ricerca nel Mediterraneo - come responsabili del mancato soccorso del gommone alla deriva con 72 rifugiati eritrei a bordo.

in allegato: il testo della Risoluzione approvata

Di Seguito la nota dellAgenzia Adn Kronos

Strasburgo, 24 apr. - (Adnkronos) - L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha approvato con 108 voti favorevoli, 36 contrari e 8 astenuti il rapporto in cui si indicano Spagna e Italia, ma anche la Nato che presiedeva le operazioni di ricerca nel Mediterraneo - come responsabili del mancato soccorso del gommone alla deriva con 72 rifugiati eritrei a bordo. Solo i 9 uomini piu' forti sopravvissero, gli altri 63, molte donne e bambini, morirono di fame e di sete. Nel 2011 oltre mille persone perdettero la vita tentando la traversata verso l'Europa, ricorda il Consiglio d'Europa nel comunicato in cui da' notizia del voto.

Il rapporto e' firmato dalla senatrice olandese Tineke Styrik che ha condotto l'inchiesta sull'incidente, accaduto nel mese di marzo dello scorso anno. Sono stati bocciati tutti gli emendamenti proposti da Italia e Spagna, che cercavano di scagionare le unita' navali nazionali dalle responsabilita', che, pero', non sono state chiaramente individuate dall'inchiesta.

Nel rapporto della parlamentare socialista si parla di ''un insieme di negligenze e mancate risposte agli appelli dei naufraghi, che fuggivano dalla guerra civile in Libia''. ''Durante l'inchiesta condotta in Italia, Spagna e Malta, la senatrice Strik ha stabilito il tragico percorso dell'imbarcazione alla deriva. Finche' i telefoni cellulari erano in funzione i naufraghi poterono indicare la loro posizione e mettersi in contatto con un sacerdote in Italia che segnalo' l'incidente alle autorita' costiere italiane. In effetti un elicottero avvisto' il barcone in balia delle onde e lancio' ai naufraghi bottiglie d'acqua e scatole di biscotti. Ma nessuno venne mai in loro soccorso. Il battello si arenava, infine, sulle coste libiche, da dove era partito, pieno di cadaveri e qualche sopravvissuto svenuto e disidradato''.

Con l'approvazione a larga maggioranza del rapport Strik, si legge nel comunicato, l'Assemblea di Strasburgo ha ritenuto attendibili le testimoniaze dei sopravvissuti. Oltre all'elicottero di cui non si e' potuta sabilire la nazionalita', anche una grande nave militare passo vicino al gommone. Gli occupanti, gia' decimati, videro alcuni membri dell'equipaggio scrutare il tratto di mare. L'imbarcazione, pero', non si fermo' a soccorrerli.

"Nei mesi scorsi- dice in polemica con la decisione dell'Assemblea di Strasburgo l'On. Luigi Vitali, presidente della delegazione parlamentare italiana al Consiglio d'Europa - l'Italia ha salvato oltre quattromila naufraghi. Perche' non avremmo dovuto soccorrere proprio quel gommone. Per di piu' i sopravvissuti dicono di aver notato sull'elicottero la sigla Army. Quindi non era italiano perche' sui nostri c'e' la scritta Marina militare. I nostri emendamenti, bocciati dall'Assemblea assieme a quelli degli spagnoli, miravano a imporre ai 47 paesi del Consiglio d'Europa delle regole ferree eprche' un simile tragico incidente non si ripeta in futuro''.

L'Assemblea di Strasburgo invita la NATO, il Parlamento Europeo e gli stati coinvolti nel tragico incidente a condurre proprie inchieste per cercare di dare risposta ai tanti quesiti che la senatrice olandese non e' riuscita a risolvere.



Da www.stranieriinitalia.it

Pu essere revocato il permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo?

A cura dellavv. Andrea De Rossi


 Domanda:  in quali casi il permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo pu essere revocato.

Risposta

La normativa

Il permesso di soggiorno  CE per soggiornanti di lungo periodo (ex carta di soggiorno) disciplinato dallarticolo 9 del T.U. sullimmigrazione, come modificato dal d.lgs. n. 8 del 2007 in attuazione della Direttiva Europea n. 2003/109/CE e dagli articoli 16 e 17 del Regolamento di attuazione D.P.R. 394 del 1999.
La revoca, pu essere disposta solo nei casi espressamente previsti. Si tratta infatti, di un titolo di soggiorno rilasciato a cittadini extracomunitari che soggiornano in Italia da un lungo periodo e che evidentemente sono inseriti nel contesto economico e sociale del nostro Paese. Per questo motivo, la legge prevede che solo in casi particolarmente gravi e comunque individuati, possa essere effettuata la revoca del permesso di lungo periodo.

I casi di revoca

In primo luogo, la legge prevede che la revoca sia disposta qualora il permesso sia stato acquisito fraudolentemente. Ci sta a significare che, se lo straniero ha presentato documenti falsi o ha effettuato dichiarazioni non corrispondenti a verit, finalizzate allottenimento del titolo di soggiorno di lungo periodo non avendone diritto, lAutorit amministrativa potr legittimamente disporne la revoca. Si pu citare, a tal proposito, la circolare del Ministero dellInterno del 27 maggio 2009 dove stato previsto che il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo deve essere revocato, qualora acquisito fraudolentemente anche mediante la celebrazione di un matrimonio di comodo. Il permesso di soggiorno per soggiornanti lungo periodo pu essere revocato in caso di espulsione. Lespulsione pu essere disposta solo nei casi tassativi, previsti dallo stesso articolo 9. Si tratta di casi di gravi motivi di ordine pubblico o di sicurezza nazionale. Qualora lo straniero sia appartenente ad organizzazioni terroristiche, oppure dedite ad attivit di criminalit organizzata. Ai fini dell'adozione del provvedimento di espulsione si tiene conto anche dell'et dell'interessato, della durata del soggiorno sul territorio nazionale, delle conseguenze dell'espulsione per l'interessato e i suoi familiari, dell'esistenza di legami familiari e sociali nel territorio nazionale e dell'assenza di tali vincoli con il Paese di origine. Quando mancano o vengono a mancare le condizioni per il rilascio di del titolo. Il venir meno delle condizioni per il rilascio del titolo determinato da condanne anche non definitive per alcune tipologie di reati. Altra ipotesi di revoca del permesso di soggiorno CE, lassenza dal territorio per un lungo periodo. In particolare, previsto che lassenza per dodici mesi consecutivi determina la revoca del titolo di soggiorno. Infine, il permesso revocato qualora lo straniero acquisisca un analogo titolo in un altro Paese dellUnione Europea.
Cosa succede dopo la revoca

Successivamente alla revoca, qualora non sia necessario disporre lespulsione nei confronti dello straniero, viene rilasciato un permesso di soggiorno.
Inoltre, nelle ipotesi di revoca per assenza per un periodo di dodici mesi consecutivi e, di revoca per rilascio  di un titolo analogo da parte di altro Paese dellUnione Europea, data comunque la possibilit di riacquistarlo, sempre se in presenza dei requisiti, con il solo periodo di soggiorno ridotto, a tre anni invece che cinque.




Convenzioni ILO

 


 

LUruguay il primo Paese a ratificare la Convenzione ILO sul lavoro domestico

Trattato innovativo per proteggere milioni di donne e ragazze in tutto il mondo


(New York, 2 maggio 2012) – Liniziativa dellUruguay, primo Paese a ratificare la Convenzione ILO Lavoro dignitoso per lavoratrici e lavoratori domestici, avvicina alla realt tutele lungamente attese per milioni di donne e ragazze in tutto il mondo. Cos si espresso ieri in un comunicato Human Rights Watch.  Il trattato che, secondo le stime, estende i diritti fondamentali del lavoro, ad un universo che va da 53 a  quasi 100 milioni di lavoratori domestici,  entrer in vigore legalmente dopo che sar stato ratificato da almeno due Paesi. Governi, sindacati e organizzazioni dei datori di lavoro che compongono lILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro),  hanno votato ed approvato a stragrande maggioranza, lo scorso 16 giugno, la convenzione sul lavoro dignitoso per i lavoratori domestici (n.189) e le Raccomandazioni (N. 201). La convenzione impone ai governi di fornire a domestiche, bambinaie e badanti condizioni di lavoro equivalenti a quelle degli altri lavoratori,  indica norme a protezione contro molestie e la violenza, nonch chiede a chi ratifica la convenzione di garantire un  monitoraggio  efficace per l'applicazione dello strumento stesso. LUruguay merita grande credito per aver preso per primo liniziativa al fine di rendere le nuove norme una realt per milioni di donne e giovani, ha detto Jo Becker, direttore per la difesa dei minori della  Human Rights Watch.  "Altri governi dovrebbero ratificare e applicare la convenzione il pi presto possibile, al fine di dimostrare il proprio impegno a favore della dignit e dei diritti per i lavoratori domestici". Il senato uruguaiano  ha approvato la ratifica della Convenzione n.189 lo scorso 25 aprile, dopo che la Camera dei Rappresentanti laveva approvata l11 aprile 2012. Il Presidente Uruguaiano ha emesso un decreto esecutivo di ratifica del dispositivo internazionale il 30 aprile 2012.  Il processo di ratifica dellUruguay sar completo quando il Governo avr comunicato allIlo gli estremi relativi allo strumento di ratifica. LUruguay ha circa 120 mila lavoratori domestici. Il governo ha adottato una buona legge nazionale nel 2006 per proteggere i diritti dei lavoratori domestici, la quale include disposizioni per una giornata lavorativa di otto ore, cibo adeguato e alloggi decenti per chi vive nella casa del datore di lavoro, nonch garanzie per le lavoratrici domestiche licenziate a causa di gravidanza. "LUruguay si   dimostrato  un leader globale nella creazione di standard per i diritti delle lavoratrici domestiche," ha detto Becker. "Mentre si  costituisce un esempio per altri paesi, si dovrebbe anche assicurare che le proprie leggi  vengano applicate e che portino a miglioramenti concreti nelle condizioni di lavoro dei lavoratori domestici uruguaiani". In molte parti del mondo, le lavoratrici domestiche godono di poche tutele previste dalla legge.  Molte sono abituate a lavorare per orari lunghissimi, con poco riposo, sette giorni alla settimana, per mesi e mesi. I lavoratori domestici sono in genere sotto pagati ed alcuni non vengono retribuite affatto con denaro, ma pagate in natura (cibo, alloggio, vestiti, altro).  Lavorando in case private, le lavoratrici domestiche sono spesso a elevato rischio di abusi fisici e sessuali. I bambini, che  costituiscono  quasi il 30 per cento dei lavoratori domestici e i migranti lavoratori domestici, sono i pi vulnerabili agli abusi ed allo sfruttamento.
La convenzione impone ai governi di garantire ai lavoratori domestici protezioni lavorative equivalenti a quelle degli altri lavoratori, incluso lorario di lavoro, la copertura del salario minimo, pagamento degli  straordinari, riposo giornaliero e settimanale,  sicurezza sociale e la protezione della maternit. La 189 comprende anche protezioni specifiche per i bambini,  richiedendo ai governi di stabilire un'et minima per il lavoro domestico e di garantire che il lavoro domestico di minori che lavorano al di sopra di tale et, non interferisca con la loro istruzione. "Ora che l'Uruguay ha preso l'iniziativa lodevole di diventare il primo paese a ratificare la Convenzione, stiamo aspettando per vedere quale paese sar il secondo, dopo di che la  convenzione entrer legalmente  in vigore," ha detto Becker
See: http://www.hrw.org/news/2012/05/01/uruguay-first-ratify-domestic-workers-convention 
For more Human Rights Watch reporting on rights for domestic workers, please visit:
http://www.hrw.org/topic/womens-rights/domestic-workers


Foreign Press

 

The Economist

Immigration politics

The nativist millstone

Republican policies on illegal immigration are annoying Latinos and becoming a serious handicap in the presidential election

Apr 28th 2012 | AUSTIN AND WASHINGTON, DC | from the print edition


IT MAY have taken the Supreme Court just an hour to wrap up its discussion of illegal immigration this week, but Americas politicians, it seems, cannot get enough of the subject. It will be several months before the court rules on the case in question, which concerns a state law in Arizona, but Democratic leaders in the Senate are already planning a vote to overturn its decision if the law is upheld. That vote would presumably fail, thanks to Republican opposition, but it would allow the Democrats to keep the subject in the news. Democrats are also attacking Mitt Romney, the presumptive Republican nominee for president, for supporting the law. Mr Romney, meanwhile, has dismissed the whole fuss as an effort to distract Hispanic voters from Mr Obamas failings as steward of the economy. The outcome of the presidential race, both sides acknowledge, could conceivably hinge on whether it is the state of the economy or laws like Arizonas that stir more indignation among Hispanics. Arizonas bill, passed in 2010, seeks to discourage illegal immigration by making it a crime under state as well as federal law and by instructing state authorities to be on the lookout for illegal immigrants. Civil-liberties groups worry that this will lead to harassment of anyone with brown skin, even though the law expressly prohibits such profiling. There is no easy way for the authorities to judge an individuals immigration status, argue opponents, so many citizens will be subjected to unwarranted checks. That prospect seemed to concern several justices during the oral arguments on the law before the Supreme Court. Stephen Breyer, for example, fretted about the possible fate under the law of a jogger carrying only a drivers licence from New Mexico, a state that borders Arizona and used to issue licences to illegal immigrants. But the solicitor-general said he was not challenging the law on the grounds that it would discriminate against Latinos. Instead he argued that the law pre-empts the federal governments power to set immigration policy. Its defenders retort that it aims only to help the federal government fulfil its obligations on immigration, and that only an administration that was deliberately neglecting them could find fault with it. The Supreme Courts verdict will determine the fate not just of Arizonas law, but of similar measures in five other states. As successive presidents have promised but failed to tackle the question of Americas 10m-odd illegal immigrants, frustration at the federal governments inertia has grown, especially among conservative voters. Republican-controlled legislatures in several states have attempted to take matters into their own hands. The need for a crackdown on illegal immigration seems to have become an article of faith among Republican primary voters. The presidential bid of Rick Perry, the governor of Texas, came to grief partly because he had signed a law allowing certain undocumented students to pay the same rates as other state residents at public universities. Even as the debate about illegal immigration has become shriller, the phenomenon itself has declined. The recession has helped to stem the flow of job-seekers across Americas southern border. Despite more vigorous policing, the number of people caught trying to cross has declined markedly. This week the Pew Hispanic Centre, a research institute, released a report arguing that Mexicans, who once accounted for most of the illegal influx, are now leaving the country in greater numbers than they are entering it. Nonetheless Mr Romney cheerfully joined in the denunciation of Mr Perry for his breach of party doctrine. By the same token, when Newt Gingrich, another candidate for the Republican presidential nomination, suggested that illegal immigrants of good character and long standing should be allowed to stay, Mr Romney attacked him too. He argues that life should be made so difficult for illegal immigrants that they will choose, in a horrible phrase, to self-deport. Democrats hope that all this will dent Mr Romneys prospects among Hispanic voters, many of whom see Republican fulminations against illegal immigration as stony-hearted, if not racist. In a survey conducted last year on behalf of the Pew Hispanic Centre, two-thirds of Hispanic registered voters said they favoured the Democrats. Just 20% identified themselves as Republican. In March a Fox News Latino poll found that, in a head-to-head match-up, Mr Romney would carry just 14% of the Hispanic vote. Earlier polls had found Mr Romney doing better than that, but still considerably worse than the 31% John McCain managed to amass, even while losing in 2008, or the whopping 40% George W. Bush posted in 2004. Hispanics made up 16% of the population in 2010, according to that years census. They are a fast-growing group, although a relatively large proportion of them are below voting age and even those eligible to vote are less assiduous about it than Anglos are. But they account for over 20% of the population in several swing states, including Colorado, Florida, Nevada and New Mexico. Democrats hope to make Arizona a swing state this year, thanks both to the 30% Hispanic share of the local population and to the acrimony inspired by the states immigration law. A recent poll put Mr Obama within two points of Mr Romney in the state, which has been a Republican stronghold recently—not least because of Mr McCains candidacy in 2008. The Romney campaign argues that immigration is not the only point of contention for Hispanic voters. Latinos suffer higher unemployment than the national average, and are more likely to be poor. Their incomes are still lower, on average, than when Mr Obama came into office. Even for Mexican-Americans, who make up nearly two-thirds of Americas Hispanic population and seem particularly suspicious of Mr Romney, immigration reform may matter less than jobs or schools. Republicans have long tried to find common cause with Latino voters. They point out that, in some respects, Hispanics seem natural conservatives: religious, hard-working and with close family ties. There is even talk that Mr Romney might bolster his standing among Latinos by picking one as a running-mate—Marco Rubio, a senator from Florida, say, or Susana Martinez, the governor of New Mexico. Since the immigration debate has such a nativist tone, however, Democrats are doubtful that Republicans can win over many Hispanic voters. You cant do it when at a very baseline level you make American citizens feel unwelcome in their own country, says Joaquin Castro, a Democratic state representative from San Antonio, Texas. It will not help that in the middle of the campaign the Supreme Court will draw attention once again to the Republicans obstreperousness on the issue by ruling on the Arizona law.