Newsletter periodica
d’informazione
(aggiornata alla data del
23 marzo 2012)
In arrivo l’allungamento della durata
dei permessi e possibili percorsi di emersione?
o
Dipartimento Politiche
Migratorie: appuntamenti pag. 2
o
Società – In
arrivo novità sul fronte immigrazione pag. 2
o
Società – In
arrivo il decreto flussi stagionali pag. 3
o
Società – Sanatori
bufala: chiedono permesso e ricevono espulsione pag. 4
o
No al razzismo –
Le parole del Ministro Riccardi pag. 5
o
UNAR – Settimana
contro le discriminazioni pag. 6
o
Dai territori- Pavia
trecento studenti contro il razzismo pag. 7
o
Sentenze – Chi
nasce in Italia non deve vivere nei CIE
pag. 8
o
CES- Resoconto
riunione gruppo migrazione ed inclusione pag.9
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti
Roma, 23 marzo 2012, ore 15.00,
via IV Novembre – sede Parlamento Europeo
Convegno Nodi “Lavoro di
cura: tra diritti e formazione in una città multiculturale”
(Giuseppe Casucci)
Roma, 24 marzo 2012, ore 10.00,
sede PD
Riunione Forum
Immigrazione
(Giuseppe Casucci)
Roma, 16 aprile 2012, ore 10.00,
via del Velabro
Comitato Direttivo del CIR
(Giuseppe Casucci)
Roma, 26 aprile 2012, ore 16.00,
via del Velabro
Assemblea dei soci del CIR
(Giuseppe Casucci)
Permessi
di soggiorno
a) Allungamento dei permessi
di soggiorno, compreso quello di ricerca occupazione, tenuto conto della durata
degli ammortizzatori sociali. Su questo dispositivo è già pronto un testo che
era stato prima proposto nel provvedimento relativo alle semplificazioni. Si
tratta di un vero raddoppio della durata dei permessi in essere, in modo da
spalmare l’aumento della tassa sui permessi, in un arco di tempo maggiore. La
durata terrà anche conto dell’eventuale presenza di ammortizzatori sociali di
durata maggiore;
b) Vista anche l'assenza del
decreto flussi, si starebbero
programmando possibili percorsi di emersione per i lavoratori stranieri
irregolari già presenti nel nostro Paese. Non è ancora chiaro se si tratterà di
un provvedimento collettivo di emersione, come già successo nel 2009 per il
lavoro domestico, o se si pensa a forme di emersione individuale ad personam.
Questa seconda opzione, sarebbe a nostro parere consigliabile (come già fatto
in Francia e Spagna) in quanto si tratta di uno strumento che permette di
monitorare la reale esistenza e consistenza del datore di lavoro e di evitare
nel contempo critiche europee sull'uso dello strumento delle
regolarizzazioni collettive. Va anche ricordato che la stessa direttiva
52/2009/CE (art. 13, commi 1 e 4) prevede la possibilità di permessi
temporanei in situazioni in cui il datore di lavoro non voglia
regolarizzare l'immigrato e questo decida di rivolgersi alle autorità. Va
segnalato nel contempo che il testo del decreto flussi sui lavoratori
stagionali è assente di quote urgenti per alcuni casi non previsti dal presente
dispositivo in pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale:
a)
Una quota riservata ai Paesi che hanno sottoscritto accordi con l’Italia di
cooperazione nella lotta contro la tratta e l’immigrazione clandestina.
L’assenza, vanifica gli accordi sottoscritti dal nostro Paese con nazioni
nostre partner;
b)
Una quota riservata ai cittadini di paesi terzi che abbiano ottenuto il
permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo in un altro Paese
dell’UE e che vogliano lavorare nel nostro Paese. In effetti l’articolo 9-bis,
comma 1, del Testo Unico sull’immigrazione dispone in questi casi la
possibilità di soggiornare in Italia per un periodo superiore a 3 mesi, per
svolgervi attività varie, tra cui il lavoro subordinato e autonomo. Un diritto,
questo, che è anche previsto dalla direttiva 2003/109/CE, ratificata
dall’Italia. L’assenza del decreto, vanifica il diritto di questi cittadini,
pur previsto dalle leggi italiane e comunitarie;
c)
Una quota riservata ai cittadini stranieri di origine italiana, da parte di
almeno uno dei genitori – entro il 3° grado di ascendenza in linea
diretta – residenti in Paesi non comunitari;
Informiamo,
infine, che è stato da poco attivato un canale stabile di confronto tra "tavolo
immigrazione" (cartello che vede la presenza di 10 associazioni, tra cui i
sindacati), ed il Ministro Andrea Riccardi. La prossima riunione è prevista per
dopo Pasqua. In quell’occasione il Ministro si è impegnato a far
partecipare rappresentanti dei ministeri del welfare e dell'Interno.
Società
Altre 4000 quote andranno ai non comunitari formati
all’estero. Presto la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale
(redazionale) Roma, 21 marzo 2012 - è in
arrivo l’atteso decreto flussi che stabilisce per quest’anno l’ingresso di 35
mila lavoratori stagionali extra UE, oltre che 4000 non comunitari formati
all’estero. Il dispositivo è stato firmato dal Presidente del Consiglio la scorsa
settimana, è attualmente in corso di registrazione alla Corte dei Conti ed è
atteso a breve sulla Gazzetta Ufficiale. Come sapete, per quest’anno, il
Governo ha deciso di non varare un nuovo decreto flussi per lavoro subordinato
per lavoratori extraUE, sia a causa della crisi economica che ha prodotto
disoccupati anche tra i lavoratori stranieri già presenti, sia per la crescente
inadeguatezza dello stesso strumento.
Per
quanto riguarda gli stagionali, le imprese potranno presentare le domande di
assunzione solo via internet (anche con l’aiuto delle associazioni di
categoria) a partire dalle ore 8.00 del giorno successivo alla pubblicazione
del decreto. Non dovrebbe esserci bisogno di fare corse, dal momento che gli
ingressi autorizzati sono abbastanza da soddisfare tutte le richieste.
Questo
il contenuto del decreto in pubblicazione:
35
mila stagionali
I 35
mila lavoratori stagionali saranno impiegati in agricoltura e nel settore
turistico alberghiero. Secondo il decreto, potranno arrivare solo da uno dei
seguenti Paesi:
Albania,
Algeria, Bangladesh, Bosnia Herzegovina, Croazia, Egitto, Repubblica delle
Filippine, Gambia, Ghana, India, Kosovo, Repubblica ex Jugoslavia di Macedonia,
Marocco, Moldavia, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri
Lanka, Ucraina, Tunisia. Nella quota rientrano anche i lavoratori che sono già
stati in Italia per due anni consecutivi e per i quali le imprese presenteranno
una richiesta di nulla osta pluriennale. Questo permetterà ai lavoratori di
arrivare in Italia anche nei prossimi anni con una procedura molto più
semplice, “a chiamata”, indipendentemente dalla pubblicazione del decreto
flussi. C’è poi una novità importante per i lavoratori che sono già stati in
Italia lo scorso anno. Se lo Sportello Unico per l’immigrazione non risponde
entro venti giorni alla domanda di assunzione dell’impresa, questa si intende
accolta e il lavoratore può ottenere subito il visto di ingresso.
4
mila formati in patria
Il
decreto autorizza anche l’ingresso di “4000 cittadini stranieri non comunitari
residenti all’estero che abbiano completato programmi di formazione ed
istruzione nel paese d’origine ai sensi dell’articolo 23 del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n.286”. Si tratta di lavoratori già formati in
patria grazie a corsi approvati dai ministeri del Lavoro o dell’istruzione e
realizzati da enti locali, sindacati, organizzazioni dei datori di lavoro e
altre associazioni autorizzate, anche grazie ad accordi bilaterali tra i Paesi
stranieri e l’Italia. Il testo unico sull’immigrazione prevede in questi casi
un canale privilegiato e anche il Piano Nazionale per l’integrazione punta
molto su questo tipo di ingressi. Malgrado le richieste avanzate al Governo
dalla UIL, purtroppo, non c’è traccia nel decreto di altre disposizioni che
riteniamo urgenti, anche per l’assenza del decreto flussi relativo al lavoro
subordinato. E, in particolare:
a)
Una quota riservata ai Paesi che hanno sottoscritto accordi con l’Italia di
cooperazione nella lotta contro la tratta e l’immigrazione clandestina.
L’assenza, vanifica gli accordi sottoscritti dal nostro Paese con nazioni
nostre partner;
b)
Una quota riservata ai cittadini di paesi terzi che abbiano ottenuto il
permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo in un altro Paese
dell’UE e che vogliano lavorare nel nostro Paese. In effetti l’articolo 9-bis,
comma 1, del Testo Unico sull’immigrazione dispone in questi casi la possibilità
di soggiornare in Italia per un periodo superiore a 3 mesi, per svolgervi
attività varie, tra cui il lavoro subordinato e autonomo. Un diritto, questo,
che è anche previsto dalla direttiva 2003/109/CE, ratificata dall’Italia.
L’assenza del decreto, vanifica il diritto di questi cittadini, pur previsto
dalle leggi italiane e comunitarie;
c)
Una quota riservata ai cittadini stranieri di origine italiana, da parte di
almeno uno dei genitori – entro il 3° grado di ascendenza in linea
diretta – residenti in Paesi non comunitari;
In
allegato
Migliaia di nordafricani si sono
presentati all’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma credendo di potersi
regolarizzare. Si indaga sul Forum delle Comunità Straniere in Italia: truffa o
malinteso?
(www.stranieriinitalia.it) Roma
– 22 marzo 2012 – Sarà la magistratura a decidere se si è trattato
di un malinteso o di una truffa, ma intanto la falsa notizia di una sanatoria a
Roma continua a mietere vittime. Ieri all’Ufficio Immigrazione di via Teofilo
Patini si sono presentanti 1.150 tunisini per chiedere il permesso
di soggiorno, rimediando, nella maggior parte dei casi, un’espulsione. Martedì
ne erano arrivati 490, lunedì 980 e altri 500 si erano presentati tra giovedì e
venerdì scorsi.
Sono
stati tutti identificati, per alcuni sono stati emessi decreti di espulsione,
per altri disposti trattenimenti al Cie di Ponte Galeria, mentre altri sono
stati invitati a presentarsi alle questure di riferimento. Tutti i minori sono
stati sistemati nei centri di accoglienza per minori mentre per due donne
incinte sono state emesse le autorizzazioni per chi e' in stato di gravidanza a
rimanere sul territorio. I nordafricani che si sono involontariamente
autodenunciati avevano in mano delle dichiarazioni di domicilio rilasciate dal
“Forum delle Comunità straniere in Italia”, dopo un'iscrizione costata venti
euro. Un documento che, nella speranza degli immigrati, avrebbe dovuto
garantire loro un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Ora bisognerà
capire se è stata l’associazione a promettere questa impossibile
regolarizzazione o se una semplice offerta di assistenza nelle pratiche è stata
fraintesa e, nel passaparola, si è trasformata in una gigantesca bufala che ha
attirato a Roma migliaia di nordafricani. L'ufficio immigrazione ha inviato
alla procura di Roma due informative sulla situazione: l'ipotesi di reato è
favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e alla permanenza di clandestini
sul territorio italiano e truffa, visto che alcuni stranieri hanno già presentato
querele. ''Si tratta di persone che chiedono il permesso di soggiorno e non
asilo politico, molti irregolari sul territorio da anni, nei confronti dei
quali in molti casi c'erano gia' dei provvedimenti di espulsione'', ha spiegato
il dirigente dell'ufficio Immigrazione della questura di Roma, Maurizio
Improta. ''Chi ha messo in moto questo meccanismo lo ha fatto per fare
pressione, sfruttando lo Stato di necessita' di questi stranieri a cui hanno
fatto credere che venendo a Roma si potesse trovare una soluzione per la loro
regolarizzazione'', ha aggiunto, ribadendo che ''non esiste nessuna
sanatoria''. Intanto, il Forum delle Comunita' straniere in Italia è stato
diffidato dal rilasciare altre dichiarazioni di domicilio. E sul suo sito
internet è apparso il seguente messaggio: ''A seguito di espressa richiesta dei
competenti organi di Polizia, si segnala che al momento non esiste nessuna
possibilita' che vengano rilasciati permessi di soggiorno e/o equipollenti
documenti in favore di stranieri irregolari, e che non esiste alcuna normativa
che contempli tale possibilita'. Pertanto e' da ritenersi totalmente infondata
e priva di qualsiasi riscontro la notizia secondo cui sarebbe possibile
l'ottenimento dei predetti documenti di regolarizzazione''.
No al razzismo
(ASCA) - Roma, 21 mar - La giornata di oggi celebrata nel mondo
per dire 'no' al razzismo non deve diventare una sterile celebrazione ma un
monito ''all'Italia e all'Europa, soprattutto dopo l'ultimo episodio di Tolosa,
contro ogni discriminazione verso le diversità ''. A ribadirlo e' stato stamane
il ministro della Cooperazione e l'integrazione, Andrea Riccardi, nel corso
dell'iniziativa ''RazzisNO!: un patto tra politica e società per contrastare le
discriminazioni'' organizzato a Roma da Cgil, Cisl e Uil. Riccardi ha affermato
esplicitamente che: ''Razzismo non deve diventare una parola vecchia ma deve
restare una delle nostre preoccupazioni'' anche di fronte a indicatori, ha
ricordato, che vedono anche nel nostro Paese aumentare numericamente i casi di
discriminazioni e di razzismi di vario genere. Il ministro si e' detto, in
particolare, preoccupato per i toni usati soprattutto negli ultimi anni, anche
dalla politica, in questo senso, invitando tutti al ''ripudio dei linguaggi
violenti''. ''Occorre oggi più che mai - ha sostenuto Riccardi -, non cedere ai
linguaggi violenti. All'inizio possono sembrare solo un teatrino ma ben presto
si rivelano una tragedia soprattutto perché incidono sulle menti più giovani o
su quanti covano in sé problemi di varia natura''. Riccardi ha poi ricordato i
pregiudizi che ancora rimangono nel nostro paese nei riguardi di entità
religiose come musulmani o ebrei e un clima ''fortemente negativo verso la
comunità rom''. In questo senso ha ricordato i fatti di Torino con l'incendio e
la devastazione di un campo nomadi. ''Sono stato lì di persona - ha detto - e
ho visto qualcosa di sconvolgente, cose che potevano vedersi forse in Bosnia
durante la guerra ma non certo in un paese come l'Italia''. Il ministro ha,
infine, ribadito che intendimento del governo e' ''perseguire politiche di
inclusione per costruire l'Italia di domani''.
Razzismo: cresce in Italia.
In 35 città “catene umane” antidiscriminazioni.
Il Ministro Riccardi:
“attenzione a tutto campo, attenzione a partire da parole che feriscono come
armi
Roma, 21 marzo 2012 - (Adnkronos) - 'Catene umane' per dire
basta al razzismo. Oggi, in occasione Giornata mondiale, in 35 città italiane
centinaia di persone, in maglietta bianca con la scritta 'No a tutti i
razzismi', si sono strette la mano contro ogni forma di discriminazione. A
Roma, dove la 'catena' ha circondato il Colosseo, sulle note di 'One love' di
Bob Marley, c'era anche il ministro per la Cooperazione e Integrazione Andrea
Riccardi, convinto che l'iniziativa di oggi, promossa dall'Unar, sia stata
"il segno di una società nuova dove vogliamo vivere e che vogliamo
costruire. E' importante - ha detto - instaurare un clima di ripudio del
razzismo e di attenzione a spegnere tutti i piccoli focolai che possono
nascere''. ''Ognuno di noi - ha aggiunto il ministro - deve avere attenzione
alle forme di razzismo che si sviluppano a scuola, nel quartiere, nei luoghi
dove si lavora e si vive. Ma deve essere anche attento al linguaggio perchè -
avverte - ci sono parole che feriscono come armi", e "il razzismo
comincia con le parole e finisce poi con i comportamenti''. Un'attenzione
necessaria "soprattutto in questa fase di crisi economica. Dobbiamo
reagire a tutte le tensioni e - esorta - lavorare positivamente per
l'integrazione". Un fenomeno quello del razzismo in crescita nel nostro
paese. Il 2011 ha fatto registrare, infatti un numero crescente di atti
discriminatori etnico-razziali, con un forte aumento delle segnalazioni
all'Unar, l'Ufficio nazionale antidiscriminazione. Sotto accusa, ai primi posti
- come risulta dalla Relazione al Parlamento 2011 - i mass media e il lavoro,
come più frequentemente discriminatori. E la 'geografia' delle discriminazioni
vede al primo posto il Centro Italia con il 32,3% della segnalazioni
pertinenti, il Nord-Ovest con il 27,5%, il Nord-Est con il 25,9%, e il Sud e
isole con il 14,3%. "Noi italiani siamo un po' imbambolati, presi dai
nostri problemi interni: i non italiani possono darci quella scossa che ci
farebbe bene", dice ancora il ministro Riccardi. Contro il razzismo,
ricorda Riccardi, "servono sì norme, ma anche pensieri e parole
nuove". I fatti di Tolosa, ma anche quelli meno recenti dell'incendio al
campo Rom di Torino o la strage dell'estremista di destra a Firenze, ne sono la
prova, sottolinea il ministro."Abbiamo bisogno invece -dice- di pensieri,
sentimenti e linguaggi nuovi" nella convivenza tra coloro che, conclude il
ministro citando la scrittrice
e attivista francese Germaine
Tillon, "sono tutti nostri parenti e sono tutti diversi"."La
discriminazione razziale e' la negazione dell'idea stessa di civiltà",
sostiene il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che assicura: "L' Italia
e' impegnata a tutto campo contro ogni forma di razzismo, xenofobia e
intolleranza" e "sta svolgendo - un'intensa azione nelle
organizzazioni internazionali. E' obiettivo irrinunciabile arrivare al più
presto alla completa attuazione da parte degli Stati degli impegni e delle
norme internazionali esistenti, a cominciare dalla Convenzione internazionale
sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, cui l'Italia
ha aderito fin dal 1976. Allo stesso tempo - prosegue - stiamo promuovendo
iniziative concrete per sensibilizzare gli Stati e la società civile in favore
della tolleranza e della non discriminazione". Anche il presidente della
Camera, Gianfranco Fini, ha ricordato in un messaggio che: "La coscienza
dei popoli del XXI secolo e' sempre più attenta e consapevole rispetto al
valore della dignità e dell'integrità delle persone. Ciononostante, i diritti
fondamentali dell'uomo continuano ad essere minacciati in molti Paesi del
mondo. Anche recenti episodi ci ricordano tragicamente quanto sia difficile
abbattere definitivamente i muri dell'odio e del razzismo, alimentati
dall'ignoranza e dal pregiudizio''. ''Ciò deve rafforzare l'impegno delle
Istituzioni e della società civile a vigilare sempre e con determinazione
contro ogni forma di intolleranza e di egoismo promuovendo, attraverso una
politica responsabile e azioni costanti, grandi e piccole, una cultura dei
diritti della persona umana, che ispiri la costruzione di una società veramente
giusta, inclusiva e pluralista". "Razzismo e pregiudizio si
contrastano con l'educazione e la cultura, ma anche con le buone leggi".
Ne e' convinto Antonio Russo, responsabile immigrazione delle Acli, che oggi hanno
partecipato alla 'catena umana' organizzata a Roma intorno al Colosseo.
"E' tempo di modificare in Italia il quadro normativo, a partire dalla
legge sulla cittadinanza e il diritto di voto, affinché i diritti civili,
sociali e politici delle persone di origine straniera possano essere
riconosciuti". "La rete delle consigliere di parità sul territorio
nazionale e l'Ufficio nazionale lavorano con le istituzioni, le associazioni, i
ministeri e soprattutto in ambito internazionale per prevenire le
discriminazioni sessuali sui luoghi di lavoro e per rafforzare l'intervento di
altri organismi preposti contro ogni discriminazione, tra cui ogni
razzismo", ricorda Alessandra Servidori, consigliera nazionale di parità. La
giornata di oggi - secondo Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro -
"celebra l'impegno di istituzioni, enti e associazioni contro il razzismo,
per una società inclusiva, accogliente, matura". Telefono Azzurro -
ricorda - da sempre promuove una cultura di integrazione razziale, coinvolgendo
i bambini della scuola primaria in percorsi formativi volti a valorizzare la
multi culturalità ". "Attraverso una sinergia con le istituzioni -
aggiunge - crediamo sia necessario educare bambini e adolescenti, gli adulti di
domani, alla prevenzione e al rifiuto di ogni intolleranza, di ogni violenza,
di ogni fenomeno di esclusione e bullismo anche in nome dell'origine etnica.
Perché il rispetto dell'altro, la valorizzazione di ogni differenza, intesa
come ricchezza, e' alla base di ogni democrazia", conclude.
di FRANCESCA DI FOLCO
Una collaborazione permanente per rilevare, combattere e
prevenire ogni forma di discriminazione nel Lazio. E' l'obiettivo dell'accordo
siglato tra l'assessorato alle politiche sociali e della famiglia della Regione
e l'Unar, l'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, in occasione della
giornata mondiale contro il razzismo indetta dalle Nazioni Unite nel 1967.
L'accordo prevede l'impegno a promuovere iniziative di sensibilizzazione e di
informazione sui temi dell'antidiscriminazione, con particolare riferimento
alle scuole e al mondo giovanile, attraverso il coinvolgimento delle
associazioni. All'ordine del giorno spicca la creazione di un coordinamento
della rete regionale degli enti e delle associazioni di settore per valorizzare
la condizione delle vittime di discriminazioni e per monitorare il fenomeno con
particolare riguardo anche ai media locali. La giornata parte da lontano, dal
21 marzo del 1960, quando gli abitanti di Sharpeville, in Sud Africa, si
sollevarono per protestare contro il regime dell'apartheid, subendo la
repressione della polizia che uccise 69 manifestanti e arriva fino al 2012
inserendosi all'interno della VII settimana di sensibilizzazione sui temi del
razzismo e della discriminazione. In tanti si sono dati appuntamento per un
abbraccio collettivo attorno al Colosseo per dire "stop" a tutte le
forme di discriminazione. Circa milleottocento ragazzi delle scuole della
provincia di Roma hanno dato vita ad una catena umana in occasione della
giornata mondiale contro il
razzismo. Tanti gli interventi di coloro che hanno voluto celebrare il
significato profondo di questa giornata. Per Massimiliano Monnanni dell'Unar è
importante "rendersi protagonisti di un cambiamento culturale che pone
anche le comunità migranti e i loro diritti inalienabili al centro
dell'interesse delle politiche sociali, ai fini di una integrazione effettiva e
solidale". Anche il Ernesto Caffo, presidente di Telefono azzurro, ricorda
che "con la campagna 'Io dico NO! alla violenza promossa dall'Unar,
attraverso una sinergia con le istituzioni, crediamo sia basilare educare
bambini, gli adulti di domani, al rifiuto di ogni intolleranza, di ogni
violenza, di ogni fenomeno di esclusione e bullismo anche in nome dell'origine
etnica perché -continua coordinatore- il rispetto dell'altro, la
valorizzazione di ogni differenza, intesa come ricchezza, è alla base di ogni
democrazia".
Anche Paolo Masini, vice presidente della commissione scuola del Pd, auspica a
che tali iniziative "siano un modo per rimarcare le proposte sulla
cittadinanza per i nuovi italiani e per informare le seconde generazioni sui
loro diritti e che si abbandoni la linea scelta finora di cancellare i progetti
interculturali nelle scuole, i menù etnici, i poli intermundia. Domani, il "no"
alle discriminazioni verrà scandito anche nella città universitaria dove si
terrà "Writers contro il razzismo", evento organizzato dal forum
giovani della Regione nella città universitaria .
Dai territori
PAVIA. «Razzismo è quello che è successo la
settimana scorsa nella nostra classe, quando due nostri compagni si prendevano
in giro solo per il loro diverso colore. Mentre nessuno diceva nulla», dice...
«Razzismo è quello che è successo la settimana scorsa nella
nostra classe, quando due nostri compagni si prendevano in giro solo per il
loro diverso colore. Mentre nessuno diceva nulla», dice Serena, I Tb al Bordoni
di Pavia. «Bisogna rispettare tutti», aggiunge Maria. E Egle va oltre:
«Bisognerebbe insegnare a tutti a stare insieme, senza distinzioni, senza guardare
tutti i difetti che abbiamo». Quasi trecento studenti dall’asilo alla quinta
superiore ieri mattina si sono presi per mano in piazza della Vittoria per dare
avvio alla settimana d’Azione contro il razzismo: c’erano gli assessori
provinciali Francesco Brendolise e Milena D’Imperio, l’assessore alle pari
opportunità del Comune Cristina Niutta, Piero Penasa per l’ufficio scolastico e
il vice prefetto Veronica Frassinetti in mezzo agli studenti di tutti i colori
delle scuole pavesi e non solo. «Se guardi solo il colore della mia pelle non
vedrai mai quello dei miei occhi», hanno scritto le ragazzine della I Ec
dell’Itis Caramuel. E Matteo, V E del pollini di Mortara non lascia spazio ai
dubbi: «Il razzismo è solo un fatto di ignoranza» perché, come spiega il suo
compagno Yerlis ID Pollini. Razzismo non solo di pelle, per Riccardo e Gabriele
della I Ec del Caramuel: «Cosa mi interessa se uno ha la pelle nera, gialla, la
sua religione, se è gay. Siamo uguali. E basta». Ma su cosa fare davvero, i
ragazzi non sanno da che parte cominciare: «Razzismo – spiega il vice
presidente Milena D’Imperio – è anche non fare nulla, stare in silenzio
quando vediamo episodi di discriminazione. Ci rende complici».
A pochi giorni dalla strage ai danni dei bambini ebrei della
scuola di Tolosa, in Francia, tutti hanno fatto un minuto di silenzio per
ricordare i loro coetanei, per poi ascoltare i compagni della scuola media
musicale di Broni Stradella suonare la fisarmonica. C’erano la IV e la V Ap del
Cairoli, i 28 studenti dell’Itis Cardano e 76 del pollini di Mortara, la quinta
della scuola Cabral (Ada Negri), i piccolini della sezione blu dell’asilo Negri
in Borgo con manine di cartoncino colorate come la bandiera del proprio paese
d’origine al collo, con scritto ciao in tutte le lingue che hanno fatto il
girotondo in mezzo ai grandi e cantato una canzone sulla fratellanza.
Sentenze
Si parla già di una sentenza storica, di sicuro scatenerà dibattiti
politici molto accesi: un giudice di pace di Modena ha stabilito che chi nasce in Italia,
anche se da genitori stranieri, non
può essere trattenuto nei cosiddetti Cie, ovvero i Centri di
identificazione ed espulsione. Dopo tante discussioni sullo ius soli e il diritto di cittadinanza
agli immigrati nati in Italia, è
ancora una volta il sistema giudiziario ad intervenire per colmare un vuoto o
un’ambiguità legislativa. La sentenza nasce a seguito della
vicenda di Andrea e Senad, due fratelli di origine bosniaca, ma nati in Italia,
trattenuti al Cie di Modena dopo
che i loro genitori sono stati rimpatriati a seguito della perdita del lavoro e
relativo permesso di soggiorno. Ma i due fratelli poco più che ventenni non
sono stati mai naturalizzati dai genitori all’ambasciata bosniaca: ‘L’assurdità
della nostra storia è che non possiamo essere espulsi perché la Bosnia non sa
neanche chi siamo‘, scrivevano i due in una lettera accorata al Presidente
Napolitano. La sentenza stabilisce che i due fratelli possono vivere in Italia, annullando il decreto
d’espulsione a loro carico emesso
dal prefetto di Modena, e dunque possono finalmente lasciare il Cie.
Non
sono mancate le prime
reazioni alla sentenza, ed è in particolare Carlo Giovanardi del Pdl ad intervenire sulla
questione: ‘La sentenza d’appello creativa del giudice di pace di Modena,
secondo la quale due fratelli bosniaci nati in Italia ma privi della
cittadinanza italiana, non possono essere trattenuti nel locale Cie per la loro
espulsione in Bosnia, è l’ennesima invasione di campo di un magistrato che
invece di applicare la legge, se la inventa secondo le sue personali
convinzioni‘, afferma l’ex sottosegertario, non nuovo ad uscite roboanti,
che prosegue: ‘Ricordo che si tratta di due pregiudicati. Chiedo con forza
al Pd ed ai comitati che si sono attivati per la liberazione immediata e chi
adesso se ne farà carico fornendogli casa e lavoro e garantendo la
collettività, che nessun cittadino sarà più vittima di reati predatori come
quelli ripetutamente commessi dai due giovani in passato‘. Ovviamente il
giudice di pace non ha dichiarato l’assoluzione degli immigrati dai reati che
commettono, ma ha stabilito che uno straniero nato in Italia non può essere
considerato un migrante, e di conseguenza non può essere espulso. Tutto ciò che il Pdl e la Lega
Nord hanno sempre contrastato, spesso in barba anche alle leggi
europee.
Confederazione Europea
dei sindacati
Roma, 22
marzo 2012 – Si è tenuto lo scorso 20 marzo a Bruxelles l’incontro
semestrale del gruppo migrazione ed inclusione della Confederazione Europea dei Sindacati, presso la sede internazionale del sindacato. L’incontro era presieduto dal Segretario Confederale CES Luca Visentini,
ed aveva all’ordine del giorno temi di grande interesse quali:
a) le direttive attualmente in
discussione con la Commissione Europea (su lavoro stagionale e sulle condizioni
di ingresso e di soggiorno dei cittadini di paesi terzi nel quadro di
trasferimento intra-aziendale (ICT transfer directive);
b) informazioni sulle
direttive già varate su lavoratori qualificati (blu card, che l’Italia deve
ancora ratificare) e permesso unico (approvata lo scorso dicembre);
c) Possibili modifiche alla
direttiva sul ricongiungimento familiare (2003/86/EC) La dirigenza del gruppo
(Marco Cilento) ha infine presentato – alla valutazione ed elaborazione
dei partecipanti – una
bozza aperta di riflessione sull’immigrazione, dal titolo: “Agenda
CES sulla politica migratoria. Costruire una identità europea e posizioni in
materia migratoria”. La partecipazione alla riunione è risultata limitata nel
numero in ragione della concomitanza di un altro incontro presso la CE del
Comitato Consultivo sulla libera circolazione dei lavoratori. A nome di Cgil,
Cisl e Uil era presente Giuseppe Casucci. Per quanto riguarda la politica
migratoria Europea, contribuito è venuto all’incontro la presenza della
Commissaria Diane Schmitt, DG Affari Interni). ICT transfer Directive Per
quanto riguarda la ICT transfer Directive, alcune modifiche al testo della direttiva sono state
avanzate dal leading Committee (LIBE)
La valutazione CES del lavoro fatto all'interno del Parlamento europeo è
positiva, anche se alcuni punti di preoccupazione rimangono. In particolare la
CES vuole attirare l’attenzione
sulla nuova nozione introdotta di “gruppo di società”. La modifica
introdotta dalla LIBE estende il perimetro delle società in cui i lavoratori
ICT (intra corporate transfer), possono essere trasferiti, minando potenzialmente i miglioramenti ottenuti finora. In
effetti, tra le novità introdotte dal Parlamento europeo, la CES non può
essere d'accordo su quella
riguardante l'estensione della nozione di gruppo di società. Ai criteri
aziendali di controllo (il possesso di azioni e diritto di nominare i manager)
è stato aggiunto un terzo criterio nell’art.3.1.l. Secondo questo criterio, il controllo può ora essere desunto
da accordi contrattuali tra le società ritenute controllanti e controllate.
Questa misura allarga (potenzialmente senza limiti) l'estensione del perimetro
del gruppo, esponendo così lo strumento ICT ad cattivi usi ed
abusi, in particolare quando i permessi in materia di ICT sono utilizzati per
nascondere i distacchi reali di lavoro. In alcuni settori il subappalto e la
dipendenza del piccolo datore di lavoro dalle grandi multinazionali è la norma.
Se la nozione di gruppo di società sarà aperta ad arrangiamenti contrattuali,
il trasferimento di lavoratori ICT probabilmente funzionerà come una forma
surrettizia di distacco dei lavoratori. Si è già detto che questo va contro lo
spirito della direttiva ICT. Quindi, per la CES, la lettera l) dell'articolo 3
deve essere ripristinata nella sua versione originale Un secondo punto di
interesse è l'articolo 16 e la mobilità all'interno dell'UE dei titolari di
ICT. Anche se la Commissione europea e le recenti modifiche del Parlamento
hanno chiarito il funzionamento della mobilità intra-UE, la CES considera
ancora la formulazione dell'articolo 16 poco chiara e fonte possibile di
cattiva interpretazione. La CES ritiene che il testo dovrebbe meglio chiarire
che:
Ø Il permesso ICT consente una
mobilità intra-UE solo se ciascun Paese di destinazione possibile ha autorizzato l’ingresso e
l’attività del lavoratore ICT nel proprio territorio. Per semplificare, tale
autorizzazione può essere incorporata nel permesso rilasciato dal primo Stato
membro (dovrebbe già essere così, ma è molto difficile trarre una conclusione
dal testo attuale della direttiva). Ø L'effettiva presenza del titolare del
permesso ICT sul territorio di uno Stato membro diverso da quello
d’ingresso, deve essere
tempestivamente comunicata dall'ente (o impresa) ospitante alle autorità locali
di tale Stato membro (come previsto nell’art.16.3, e come modificato nel LIBE);
Ø Le condizioni di servizio
devono essere adeguate alle norme del paese che ospita fin dal
primo giorno di lavoro
nell’ente interessato. Secondo la CES miglioramenti al testo sono stati
ottenuti su vari fronti:
a) Un lavoratore non può
essere trasferito prima di aver avuto un contratto nel Paese d’origine della
durata di almeno 9 mesi;
b) La direttiva non si applica
ai lavoratori autonomi ed alle agenzie temporanee di impiego;
c) L’impresa « ospitante »
deve dimostrare una « attività genuina, giustificata da adeguate risorse umane
o finanziarie » è deve essere verificata nei criteri di ammissione ;
d) C’è l'obbligo per gli Stati
membri di attivare adeguate attività di monitoraggio, al fine anche
di scoraggiare gli abusi o
l'uso irregolare dello strumento ICT. Un altro tema per la CES è l'insieme dei
diritti concessi ai lavoratori ICT. La
CES accoglie con favore il fatto che sia stata rimossa la distinzione
tra diritti universalmente e non universalmente applicabili (art.3.n è stato eliminato e l'intero
testo risulta modificato di
conseguenza). Questo apre la strada ad un trattamento efficace in termini di
parità sul luogo di lavoro. Inoltre, il ruolo dei contratti collettivi è stato
migliorato. Per quanto riguarda i tirocinanti, è stato introdotto il principio
che la direttiva riguarda "il dipendente tirocinante" (art.3.1.g) e
tale disposizione è particolarmente gradita in quanto chiarisce la posizione
contrattuale dei tirocinanti a cui è
concesso un permesso ICT. Questa misura dovrebbe anche servire ad evitare abusi su giovani lavoratori che
sono particolarmente esposti alle incertezze dovute al loro rapporto giuridico
con la società in svolgono il loro lavoro. L'obbligo di fornire la prova della
loro partecipazione ad un programma di formazione, è anche considerata
positivamente dalla CES (art.5).
In termini di “diritti”, il
lavoro del Parlamento Europeo può anche essere considerato positivo. Il
principio di parità di
trattamento è stato meglio specificato e l'esclusione dagli alloggi pubblici è
certo indesiderata, ma meno
problematica di quanto non possa apparire, in quanto si suppone che i titolari ICT dispongano di un reddito
sufficiente a procurarsi da soli un alloggio. E’ anche positivo il riferimento
alla trasferibilità dei diritti pensionistici (art.14.5). Sono state introdotte
anche alcune agevolazioni sul tema del ricongiungimento familiare (art.15). La
CES è consapevole che il ricongiungimento familiare è un tema molto sensibile
per coloro che decidono di trasferirsi in un altro Paese. La deroga alla
direttiva 2003/86 che norma il tempo per il trattamento delle domande e
l'accesso al mercato del lavoro) ha introdotto alcune agevolazioni per i
lavoratori ICT altamente qualificati in tema di management o alte cariche
professionali. La CES auspica che questa solidarietà dimostrata per i
professionisti e manager possa portare a un'analoga apertura in sede di
revisione generale della normativa dell’Unione sul ricongiungimento familiare
(vedi la prevista revisione della direttiva 2003/86). Inoltre, il lavoro del
Parlamento europeo tende a confermare il principio della priorità dei
lavoratori dell'Unione europea sul mercato del lavoro e del diritto degli Stati
membri
di pronunciarsi su chi ha
diritto di entrare e lavorare nel proprio territorio. Tali misure possono
sembrare indesiderabili per alcuni, ma sono tuttora presenti in tutta la
legislazione dell'UE e vale la pena di discuterne nelle apposite sedi. Lavoratori stagionali
Per quanto riguarda la direttiva in discussione sul lavoro stagionale, il
problema principale sembrerebbe quello di armonizzare il trattamento dei
lavoratori che entrano con un permesso inferiore ai tre mesi (visto Schengen) e
quelli con permesso da tre a nove mesi (attualmente regolato da decreto flussi
o permesso di residenza per lavoro).
In genere il permesso Schengen riguarda soprattutto i visti turistici,
condizione che non gode di alcuna tutela; mentre un permesso per motivi
stagionali (anche se inferiore al trimestre) necessita di norme relative alle condizioni di
residenza e contrattuali dedicate a chi entra per lavoro, sia pure temporaneo
(circular migration). Il relatore, Mr. Moraes è attualmente impegnato nella ricerca di compromessi che gli
permettano di guadagnare un maggioranza in appoggio al suo report. Le posizioni della CES sono volte a
chiarire il campo di applicazione della direttiva e la nozione di lavoro
stagionale, nonché ad evitare che quanto già approvato del report di Moraes non
sia oggetto di nuovi compromessi. Le nostre proposte sulla parità di
trattamento e protezione dei
migranti possono essere considerate accettate visto il voto positivo del Comitato nel
Parlamento Europeo. La CES accoglie con favore l'emendamento che introduce una
responsabilità comune per l'appaltatore principale e le altre ditte di sub
appalto in caso di violazione
della direttiva sui migranti stagionali.
Comunque, i miglioramenti raggiunti dal Parlamento Europeo debbono ora
passare l’esame degli Stati Membri. Una disputa riguardante le basi legali sta
rallentando il processo legislativo, dato che il testo attuale copre tutti i
lavoratori stagionali, inclusi i lavoratori che rimangono nell’Unione Europea per meno di tre mesi
(condizione regolata ora dal visto di ingresso Schengen). E’ sorto dunque un
conflitto sulla possibilità di applicare la direttiva a questi lavoratori,
almeno per la parte che concerne le “condizioni di ammissione” e quelle “di
impiego”. Dato che si applicano differenti basi
giuridiche, l’adozione della
direttiva è stata rallentata per dirimere il contenzioso.Sulla base di quanto
discusso con la Commissione Europea (presidenza e servizio legale), ci
sarebbero tre opzioni:
Ø Preservare il permesso unico
(residenza più lavoro in un unico documento), limitando però il campo di
applicazione della direttiva ai lavoratori stagionali che soggiornano per più
di tre mesi. Facendo così la direttiva non varrà per chi soggiorna meno;
Ø Aggiungere l’articolo
77(2)(a), che si riferisce ai permessi di residenza breve, come base giuridica.
Questi permessi brevi di residenza sono stati introdotti dal Trattato di
Lisbona, ma non sono mai stati usati. Il Consiglio e la Commissione Europea
sono contrarie a questa ipotesi;
Ø Separare il permesso
d’ingresso da quello di lavoro. Tutte le disposizioni della direttiva relative
ai diritti e parità di trattamento sarebbero, così, collegate al permesso di
lavoro e non al documento di ingresso (che sarebbe variabile in relazione alla
durata di permanenza). Ciò andrebbe bene sia per le condizioni di ingresso, che
per le garanzie procedurali ed i diritti da applicare a tutti i lavoratori
stagionali. In questo caso, sarebbe necessaria la ridefinizione della parti
della proposta per allinearle con
questa opzione. Il relatore appoggia questa terza opzione. Per quanto riguarda
infine il tema di possibili modifiche della direttiva sul ricongiungimento
familiare, alleghiamo il questionario inviato alla CES che contiene in materia
i pareri della UIL. Alleghiamo anche (purtroppo per ora solo in inglese) il documento dal titolo “Agenda CES
sulla politica migratoria. Costruire una identità europea e posizioni in
materia migratoria”.Si tratta di un documento che gli estensore definiscono “aperto” e dal
quale potrà in futuro scaturire una posizione organica della CES dopo che sarà
stata valutata e confrontata con tutti i sindacati degli Stati Membri
dell’Unione. In questo senso, non è ancora una posizione della CES bensì una
proposta su cui loro si aspettano da tutti contributi volti a migliorare/integrare la posizione del
sindacato europeo in materia migratoria.