Consultate www.uil.it/immigrazione . Aggiornamento quotidiano sui temi

di interesse dei lavoratori stranieri

 

Newsletter periodica d’informazione

(aggiornata alla data del  28 marzo 2012)

 

Istat: oltre 3,5 milioni i cittadini non comunitari residenti in Italia

 

 

Sommario

 

Saiba mais... Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti                                                                        pag. 2

Saiba mais... Lavoro – “interventi volti al contrasto del lavoro irregolare degli immigrati”                             pag. 2

Saiba mais... Società – I cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia                                      pag. 2

Saiba mais... Società – Bucchino: “a rischio pensione immigrati che rimpatriano”                                          pag. 4

Saiba mais... Società – Straniero irregolare con figlio in arrivo, che fare?                                                        pag. 5

Saiba mais... Nordafricani – Si recano in questura per un permesso e vengono espulsi                                                pag. 6

Saiba mais... Razzismo: “sei troppo negro per la banca”                                                                                            pag. 7

Saiba mais...Italiani nel mondo – Sognando Londra                                                                                         pag. 8

Saiba mais... Dai territori – Se il giovane immigrato ti dà lavoro                                                                                pag.9            

Saiba mais... Foreign Press – The Impact of Chinese migration                                                                     pag.10

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.it                                                                                                 Anno X -  n.12



Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti


Roma, 30 marzo 2012, UIL Nazionale, ore 09.00

Convegno Ital – UIL: “Minori stranieri: un tasto sensibile”

(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)

Roma, 12 aprile, ore 09, sede FCEI

Riunione Tavolo Immigrazione

(Giuseppe Casucci)

Roma, 16 aprile 2012, ore 10.00, via del Velabro

Comitato Direttivo del CIR

(Giuseppe Casucci)

Roma, 26 aprile 2012, ore 16.00, via del Velabro

Assemblea dei soci del CIR

(Giuseppe Casucci)


 

Lavoro


 “Interventi volti al contrasto del lavoro irregolare degli immigrati”

Dal documento: “la riforma del mercato del lavoro  in una prospettiva di crescita”, pag. 24

Approvato dal Consiglio dei Ministri del 23/03/12


Logo della Presidenza del Consiglio dei MinistriDopo la non presentazione dell’emendamento al decreto semplificazioni, per allungare la durata dei permessi di soggiorno, per portare ad un anno il permesso per ricerca di occupazione e considerare eventualmente un maggiore godimento dell’indennità di mobilità, l’Esecutivo ha inserito un riferimento a questi aspetti  nel testo di riforma del mercato del lavoro. La dicitura, comunque, è piuttosto generica nella definizione e non entra nei necessari dettagli.

Queste linee del Governo, come più volte annunciato, non dovrebbero comunque procedere con il documento di riforma del lavoro che verrà presentato al Parlamento con disegno di legge, seguendo un iter normale, dalla durata non prevedibile e soggetto a possibili modifiche. Infatti, dovrebbe confluire nel più articolato disegno di legge di riforma della normativa sui permessi di soggiorno già annunciata dai ministri Cancellieri e Riccardi. Questo il testo contenuto a pagina 24 del documento approvato dal Consiglio dei ministri:

“Per evitare che la crisi economica determini l'irregolarità dei lavoratori stranieri che abbiano perso il posto di lavoro, occorre adottare misure che ne facilitino il reinserimento nel mercato, favorendo l’offerta che provenga dal bacino di immigrati già all'interno del paese piuttosto che ricorrendo a nuovi flussi dall'estero.  Pertanto, la perdita del posto di lavoro non può comportare la revoca del permesso di soggiorno del lavoratore extracomunitario e dei suoi familiari, ma occorre prolungare il periodo in cui lavoratore può essere iscritto nelle liste di collocamento, estendendolo anche a tutto il periodo in cui sia ammesso a una prestazione per disoccupazione. In tal senso, si intende intervenire nel concerto con il Ministero dell’Interno”.  


 

Società

 


Logo istat.it

I cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia

(alla data del 1 gennaio 2011)


(dal sito www.istat.it) Roma, 28 marzo 2012 - Sono oltre 3 milioni e 500 mila gli stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia al 1° gennaio 2011. In questa categoria sono compresi tutti gli stranieri non appartenenti all'Unione europea in possesso di valido documento di soggiorno (permesso di soggiorno o carta di lungo periodo) e i minori iscritti sul permesso di un adulto. Dal 2008 al 2011 si è registrata una crescita del 35% dei regolarmente soggiornanti in Italia. Le collettività più numerose sono nell'ordine: Marocco, Albania, Cina, Ucraina e Moldova. Quest'ultima collettività, tra il 2008 e il 2011, è quasi raddoppiata, passando da meno di 81 mila soggiornanti nel 2008 a circa 142 mila nel 2011. Il 37% dei cittadini non comunitari regolarmente presenti vive nel Nord-ovest, il 29% nel Nord-est e il 22% al Centro; solo il 13% vive nel Mezzogiorno. La Lombardia è la regione che ospita il numero maggiore di stranieri soggiornanti (26,6%), seguita da Emilia-Romagna (12,6%) e Veneto (12,1%). Quasi la metà dei cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia (46,3%) ha un permesso a tempo indeterminato. Le collettività con la più forte incidenza di carte e permessi di lungo periodo sono la macedone (61,8%), la ghanese (60,2%),

l'albanese (56,8%), la tunisina (56,4) e la marocchina (55,8%). I permessi a tempo indeterminato sono particolarmente diffusi nel Nord-est. La quota più elevata di soggiornanti di lungo periodo si registra nelle province di Bolzano, Biella, Pistoia, Sondrio e Gorizia, dove raggiunge il 60% sul totale dei soggiornanti. Tale quota non è particolarmente elevata nelle province che gravitano intorno alle città metropolitane. Circa due

 

 

terzi dei minori soggiornanti in Italia sono nati nel nostro Paese. Per Tunisia, Cina e Filippine la quota supera il 79%. Nel 2010 sono stati rilasciati quasi 600 mila nuovi permessi di soggiorno: il 60% per motivi di lavoro, il 39,9% per motivi di famiglia. I nuovi permessi sono stati concessi soprattutto a marocchini, cinesi e ucraini, ma in termini relativi le collettività più dinamiche sono quella moldava, quella indiana e quella pakistana. Si evidenzia la maggiore presenza femminile tra coloro che provengono dall'Ucraina (81,1%) dalla Moldova (68,0%) e dalle Filippine (58,7%), mentre una maggiore presenza maschile si rileva tra le persone provenienti da Egitto (gli uomini sono il 72,4%), Bangladesh (72,1%), Tunisia (65,3%) e India (65,3%).

 

Testo integrale

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Tavole

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Prospetti

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Bucchino (PD): “a rischio la pensione di migliaia di immigrati che rimpatriano”

Presentata interrogazione al Ministro Fornero


Resosi conto che l’Inps nella sua circolare n. 35 del 14 marzo 2012 aveva dato una interpretazione lacunosa o comunque insufficiente (vedere il punto 8) in merito al rapporto tra la riforma pensionistica e la norma che disciplina le pensioni degli immigrati che rimpatriano, l’On. Gino Bucchino ha interrogato il Ministro del Lavoro Elsa Fornero per sollecitare urgenti e importanti chiarimenti.  Ma cosa ha scritto l’Inps (o meglio non ha scritto) e cosa va chiarito? Qualcuno ricorderà che la legge n. 189 del 2002, integrando il Testo Unico sull’Immigrazione, aveva disposto che in caso di rimpatrio il lavoratore extracomunitario conserva i diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati e può goderne al verificarsi della maturazione dei requisiti previsti dalla normativa vigente al compimento del sessantacinquesimo anno di età, anche in deroga al requisito minimo previsto dalla legge n. 335 del 1995 e cioè dei cinque anni. Fino al 31 dicembre 2011 tali lavoratori (lavoratrici), come anche i lavoratori italiani, erano inoltre dispensati, al compimento del sessantacinquesimo anno di età, dall’obbligo, oltre a quello contributivo, di maturare un importo pensionistico pari o superiore a 1,2 l’importo dell’assegno sociale (comma 20, articolo 1 della legge n. 335 del 1995). In parole povere l’extracomunitario che rientrava definitivamente nel Paese di origine e aveva versato in Italia anche meno di cinque anni di contributi nel sistema contributivo, poteva ottenere una piccola pensione al compimento del sessantacinquesimo anno di età, a prescindere dall’importo pensionistico maturato. Con l’entrata in vigore della riforma pensionistica “Fornero” le carte in tavola cambiano in maniera sostanziale ma l’Inps sembra non accorgersene. Chiariamo: la riforma stabilisce infatti che dal 1° gennaio 2012 il requisito minimo contributivo, nel sistema contributivo, sale da 5 anni a 20 anni, fino al compimento del settantesimo anno di età quando ritorna a cinque anni. La circolare dell’Inps summenzionata in primo luogo ci informa che  come i lavoratori italiani anche gli extracomunitari rimpatriati dal 1° gennaio 2012 conseguono il diritto alla pensione di vecchiaia al perfezionamento del requisito anagrafico di 66 anni e in secondo luogo ci conferma che tali lavoratori rimpatriati possono conseguire la pensione di vecchiaia al compimento del predetto requisito anagrafico anche in deroga ai minimi contributivi previsti dalla normativa vigente per la liquidazione del trattamento secondo le regole del sistema contributivo (e cioè in deroga ai 20 anni specifichiamo noi). Ciò che l’Inps si dimentica di chiarire – e per questo motivo l’On. Bucchino ha presentato la sua interrogazione – è se la deroga vale anche per l’altro requisito richiesto con la nuova riforma pensionistica e cioè l’obbligo della maturazione di un importo pensionistico non inferiore a 1,5 l’importo dell’assegno sociale. Non si tratta di una questione di poca importanza perché il lavoratore extracomunitario che rientra nel Paese di origine potendo far valere in Italia solo pochi anni di contributi, con la vecchia normativa poteva ottenere comunque il suo piccolo pro-rata a prescindere dall’importo della sua pensione (era la legge a stabilirlo chiaramente), ora invece – visto che la nuova legge richiede esplicitamente a chi compie l’età pensionabile nel sistema contributivo di dover maturare il nuovo minimo pensionistico pari a 1,5 l’importo dell’assegno sociale – rischia di non essere in grado di maturare l’importo minimo e di vanificare così l’obiettivo del legislatore della legge n. 189 del 2002 che aveva inteso agevolare con un atto di generosità il lavoratore rimpatriato con pochi anni di contribuzione in Italia. Nella sua interrogazione l’On. Bucchino chiede quindi al Governo e al Ministro Elsa Fornero se si voglia chiarire se il lavoratore extracomunitario il quale rimpatria definitivamente nel Paese di origine e consegue il diritto alla pensione di vecchiaia al perfezionamento del requisito anagrafico di 66 anni, o successivamente per l’applicazione degli incrementi per speranza di vita, in deroga ai minimi contributivi previsti dalla normativa vigente secondo le regole del sistema contributivo, sia derogato altresì - come era previsto dalla normativa previgente – dal vincolo che condiziona il conseguimento del diritto a prestazione al perfezionamento di un importo di pensione che risulti essere non inferiore a 1,5 l’importo dell’assegno sociale di cui all’articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n.335; inoltre  se si  è consapevoli che qualora il lavoratore extracomunitario rimpatriato  non fosse derogato dal vincolo del perfezionamento dell’importo di pensione non inferiore a 1,5 l’importo dell’assegno sociale, pari a euro 635 nel 2012, e, presumibilmente, avesse versato in Italia solo pochi anni di contribuzione, non sarebbe in grado di perfezionare un diritto a pensione e conseguentemente si contravverrebbe allo spirito del comma 13 dell’articolo 22 della legge n. 189 del 30 luglio 2002 che sarebbe snaturato nei suoi obiettivi e non avrebbe più ragione di esistere.


 


Straniero irregolare e con un figlio in arrivo. Che fare?

Che fare quando si è una coppia di stranieri in condizione di irregolarità e la donna aspetta un bambino? A cura dell’Avvocato Andrea Rossi


Divieto di espulsione per la donna in gravidanza
Innanzitutto, è opportuno evidenziare che per le donne cittadine extracomunitarie in stato di gravidanza, è previsto il divieto di espulsione e, fino a 6 mesi dopo il parto hanno diritto ad un permesso di soggiorno per cure mediche. Inoltre, la sentenza della Corte Costituzionale n. 376 del 2000 ha esteso tale divieto di espulsione anche al marito convivente della donna in stato di gravidanza con possibilità anche per lui, di ottenere per questo periodo il medesimo permesso. Tale permesso non è però rinnovabile né convertibile in altro tipo di permesso e di conseguenza, alla scadenza i genitori dovranno lasciare l’Italia. 
La dichiarazione di nascita è possibile anche senza esibire i documenti inerenti il soggiorno
Come esplicato dal Ministero dell’Interno nella circolare n. 19 del 7 agosto 2009 “Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita - dello stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell'interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto. Ciò sta a significare che lo straniero privo di documenti che attestino la regolarità del soggiorno può comunque effettuare la dichiarazione di nascita presso le strutture ospedaliere entro 3gg dall’evento (non contando il giorno della nascita), oppure entro 10 giorni presso gli Uffici di Stato Civile, del Comune dove è avvenuta la nascita. Tale dichiarazione non comporta alcuna segnalazione alle Autorità. Si tratta di un atto inerente lo stato civile, per il quale non è richiesta l'esibizione del permesso di soggiorno, trattandosi di dichiarazione resa, anche a tutela del neonato, nell'interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto. La denuncia di nascita non dà diritto all'iscrizione automatica del bambino nell'anagrafe della popolazione residente, ma consente di chiedere il certificato e l'estratto di nascita. I genitori devono effettuare entrambi tale dichiarazione dietro presentazione di passaporto o altro documento in corso di validità.
Nulla osta della Rappresentanza Diplomatica per il riconoscimento del figlio naturale
Ai sensi dell’articolo 35 della legge 218 del 1995, che disciplina il riconoscimento del figlio naturale (ossia il figlio nato fuori dal matrimonio avente valore legale in Italia) “La capacità del genitore di fare il riconoscimento è regolata dalla sua legge nazionale.” Ciò comporta che, per effettuare il riconoscimento, il genitore straniero abbia riconosciuta tale potestà mediante una dichiarazione della sua Ambasciata o Consolato, tradotta e legalizzata presso la Prefettura, da cui risulti che, in relazione all’applicazione del diritto internazionale privato, nulla osta al riconoscimento secondo la legge nazionale del proprio Paese. Per quanto riguarda poi la permanenza del minore in Italia, questa dipende dalla condizione del genitore. Sebbene infatti, l’articolo 19 del T.U. preveda il divieto di espulsione per gli stranieri minori degli anni 18, questo fa salvo il diritto a seguire il genitore o l’affidatario espulsi. Se quindi il genitore non soddisfa i requisiti per l’ottenimento di un titolo di soggiorno il minore è soggetto, a seguito del genitore, a procedure di espulsione dal territorio italiano. Alla scadenza del permesso per cure mediche, rilasciato per lo stato di gravidanza e per i 6 mesi successivi al parto, salvo ipotesi eccezionali e valutabili caso per caso, i genitori stranieri dovranno lasciare l’Italia insieme al loro figlio. 


 

 


Beffa per i nordafricani:

Si recano in questura per ottenere un permesso e ricevono il foglio di espulsione

Migliaia di persone si sono presentati in Questura a  Roma, sulla base di una falsa notizia diffusa su internet. Nota di denuncia della radicale Rita Bernardini


(redazionale) Roma, 26 marzo 2012 – Con l’avvicinarsi della scadenza del 5 aprile (data in cui scadranno i permessi temporanei di protezione umanitaria concessi lo scorso anno a migliaia di tunisini), aumenta il nervosismo di migliaia di cittadini stranieri arrivati nel 2011 mentre nel nord Africa erano in corso le rivolte della cosiddetta primavera araba. Tra gli immigrati arrivati via mare dalla Tunisia e quelli di origine sub sahariana  fuggiti dalla guerra in Libia, si tratta di quasi 60 mila persone, alcune spostatesi in  altri Paesi europei, ma molte rimaste nel nostro Paese. Gli stranieri provenienti dalla Libia non hanno potuto godere del permesso di protezione umanitaria ed hanno fatto invece domanda d’asilo. Richiesta, però, che gli è stata spesso rifiutata. Per gli altri, il permesso di sei mesi è stato rinnovato di un altro semestre ed ora sta arrivando alla scadenza. E’ forse per questo motivo che la scorsa settimana si era sparsa la voce in tutta Italia che a Roma fosse in corso una regolarizzazione straordinaria e bastasse presentare la documentazione di un domicilio per sanare la propria situazione. Il risultato è stato che migliaia di cittadini stranieri irregolari si siano presentati alle questure di Roma chiedendo un permesso di soggiorno che non gli poteva essere concesso. Molti di questi sfortunati hanno ricevuto, invece, la beffa di un decreto di espulsione. Riportiamo di seguito la nota della radicale Rita Bernardini, deputata del Pd e membro della Commissione giustizia della Camera.  “Da giovedì della scorsa settimana l’Ufficio stranieri di via Patini a Roma, che quotidianamente ha già un’utenza media di mille persone, si è trovato di fronte ad un vero e proprio 'assalto' di oltre 4.000 stranieri, per lo più tunisini, illusi dalla notizia irresponsabilmente diffusa via Internet che a Roma si stesse dando vita ad una sanatoria epocale per regolarizzare cittadini privi del permesso di soggiorno. Di fronte alla situazione di emergenza, colpisce il silenzio della politica e del Governo”. 
Nella dichiarazione, la deputata denuncia che “il rischio che corrono coloro che si recano a via Teofilo Patini è quello di essere identificati e mandati alle Questure di provenienza dove gli verrà notificato un decreto di espulsione per cui queste persone, provenienti da tutta Italia e anche dalla Francia, nella realtà dei fatti vedono strumentalizzato il loro stato di necessità per ottenere un risultato esattamente inverso a quello sperano”. “Da tempo – ricorda la nota – proponiamo di affrontare il problema delle centinaia di migliaia di extracomunitari irregolari presenti sul nostro territorio anche attraverso il pieno recepimento delle direttive del Parlamento europeo e del Consiglio che favoriscono, per esempio, l’emersione del lavoro nero. Quello che sicuramente non si può fare è rifiutarsi di governare il fenomeno dei clandestini rischiando di lasciarli nelle mani della criminalità più o meno organizzata. Quello che non si può fare è lasciare alle Questure il compito di affrontare le emergenze di legislazioni tanto inapplicabili quanto criminogene. Di fronte alla situazione di emergenza, colpisce il silenzio della politica e del Governo”.


 


Permesso di soggiorno a Rafael, marito uruguayano di un italiano

Per il tribunale di Reggio Emilia la coppia gay ha il diritto di rimanere unita in Italia.


(www.stranieriinitalia.it)  Roma – 26 marzo 2012 – Rafael può vivere finalmente con suo marito Flavio, senza paura di un’espulsione. Ora ha un permesso di soggiorno “per motivi familiari”, grazie a una sentenza storica che sancisce che una coppia omosessuale sposata all’estero ha il diritto di rimanere unita anche in Italia. È arrivato in questi giorni, con il rilascio del permesso da parte della Questura di Reggio Emilia, il lieto fine delle peripezie legali di un uruguayano e un italiano che si erano sposati in Spagna. Lo scorso 13 febbraio Rafael aveva infatti vinto il ricorso presentato al Tribunale dopo che la Questura gli aveva negato il documento perché in Italia il matrimonio gay non è riconosciuto. L’uruguayano, sostenuto dall’associazione radicale Certi Diritti, non chiedeva la trascrizione del matrimonio, materia che con il diritto di famiglia è di competenza esclusiva dei singoli Stati dell’Ue. Chiedeva però l'applicazione delle norme che regolamentano la libera circolazione dei cittadini europei e dei loro famigliari. E il Tribunale gli ha dato ragione. Nel ricorso si era fatto riferimento alla  sentenza n. 1328/2011 della Corte di Cassazione. Questa  afferma che la nozione di “coniuge” prevista dall’art. 2 d.lgs. n. 30/2007 deve essere determinata alla luce dell’ordinamento straniero in cui il vincolo matrimoniale è stato contratto e che lo straniero che abbia contratto in Spagna un matrimonio con un cittadino dell’Unione dello stesso sesso deve essere qualificato quale “familiare”, ai fini del diritto al soggiorno in Italia.

C’era  poi un richiamo alla sentenza della Corte costituzionale n. 138 del 2010 che afferma, tra l’altro, che l’unione omosessuale, “intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso”, spetta “il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia” e che il “diritto all’unità della famiglia che si esprime nella garanzia della convivenza del nucleo familiare (…) costituisce espressione di un diritto fondamentale della persona umana”. “Il rilascio del documento a Rafael da parte della Questura di Reggio Emilia – commenta Certi Diritti - è il primo documento nella storia italiana che dà efficacia al riconoscimento dello status famigliare delle coppie omosessuali, un altro grande passo di civiltà per il superamento delle diseguaglianze e delle discriminazioni”.


 

Asilo

 


Ue: richieste asilo a quota 301.000 nel 2011

Oltre 34.000 in Italia, terza dopo Francia e Germania


(da www.ansa.it)Un gruppo di rifugiati eritrei in Italia. BRUXELLES - Nel 2011 sono arrivate a 301.000 le richieste d'asilo nell'Unione europea, secondo i dati di Eurostat. In aumento di quasi il 20% rispetto alle 259.000 del 2010. Principale paese di provenienza: l'Afghanistan (28.000, il 9% del totale), davanti a Russia (18.200, 6%), Pakistan (15.700, 5%), Irak (15.200, 5%); 13.900 dalla Serbia che aspira ad entrare nell'Ue. In Italia (terza meta preferita dopo Francia con 56.300 e Germania con 53.300) 34.100 le richieste, di cui 7.155 accettate. In Francia appena 4.580 quelle accolte. Delle 301.000 richieste presentate, circa il 90% era 'di prima istanza', il resto 'ripetizioni'. Delle 237.365 decisioni sulle richieste di prima istanza prese nei 27 paesi Ue, sono state 59.465 quelle accolte, 177.900 (75%) quelle respinte. La massima 'pressione' migratoria rispetto alla popolazione locale E' stata registrata a Malta: 4.525 richieste per milione di abitanti (4.200 per milione in Lussemburgo, 3.150 in Svezia, 2.925 in Belgio, 2.200 a Cipro, 1.715 in Austria, 875 in Olanda). Tra i grandi paesi: 865 per milione in Francia, 650 in Germania, 565 in Italia, 425 nel Regno Unito. Tra i paesi con la maggiore affluenza, l'Olanda, pur guidata da un governo di centrodestra con appoggio dello xenofobo Pvv, ha un tasso assoluto di risposte positive del 43,25% (6.830 accolte, di cui 2.050 per motivi umanitari, su 15.790 di prima istanza trattate): piu' di Svezia al 33,15% (8.805 su 26.720), Belgio al 25,59% (5.075 su 19.825) e Germania al 24,01% (9.675 su 40.295). In Lussemburgo e' stato dato parere positivo ad appena 35 richieste su 1.015.


 

Razzismo

 


 “Sei troppo negro”, razzismo nella banca per gli stranieri

Extrabanca dovrà affiggere un invito a non pronunciare frasi offensive

GIOVANNA TRINCHELLA


Milano, 27 marzo 2012 - Entro il prossimo 2 aprile una sentenza che bolla come discriminatoria un’azienda dovrà essere affissa nella bacheca della sede milanese con l’invito per tutti ad «astenersi da espressioni volgari od offensive a sfondo razziale». Eppure due anni fa nel nome del processo di integrazione persino il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva mandato il suo augurio a Extrabanca, il primo istituto straniero dedicato «prevalentemente, ma non esclusivamente» ai cittadini stranieri che vivono in Italia. Invece il 22 marzo scorso la banca è stata condannata, prima volta di un verdetto in tal senso in sede civile, per razzismo nei confronti di un dipendente di origine senegalese. Per il giudice della sezione lavoro del Tribunale di Milano, Fabrizio Scarzella, il dipendente dell’ufficio crediti è stato molestato con frasi a sfondo razzista ed è stato violato dell'articolo 2 comma 3 del decreto legislativo 215 del 2003 sulla parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza. Forse il rigurgito razzista potrebbe essere stata la candidatura, non andata a buon fine, dello straniero alle ultime elezioni comunali nella «Lista civica per Pisapia sindaco». E’ cominciata così la persecuzione da parte del presidente e da un dirigente dell' istituto di credito. Scarzella ha condannato per discriminazione la spa, imponendole di risarcire il dipendente, assistito dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, con 5 mila euro e di divulgare la sua decisione tra i dipendenti con l’affissione e accanto alla «carta dei valori» dell’istituto. L'anno scorso il presidente della banca aveva cercato di dissuadere l'impiegato, argomenta il giudice «dalla sua candidatura alle imminenti elezioni comunali a cagione della sua razza e colore, accomunandolo agli zingari e ai musulmani che vogliono rovinare Milano e specificando nel contempo che lui» e un collega «erano "due negri africani" che stavano "creando troppi problemi", che "avere troppi negri non poteva giovare alla banca" e che era pertanto meglio assumere "una persona di colore più chiaro"». Il dirigente, in un'altra occasione spiega il giudice, «diceva al ricorrente che non poteva venire in Italia pretendendo un posto manageriale, che era "in caserma, che nessuno aveva bisogno della sua intelligenza e che doveva fare quello che dicevano" precisando, in altra occasione, che "gli stranieri pretendono troppo, soprattutto quelli che hanno la cittadinanza (...) devono sapere che sono ospiti"». Secondo il giudice, gravità di questi comportamenti è determinata dal fatto che gli insulti sono partiti da tre dirigenti capaci di condizionare il comportamento degli altri dipendenti. «La sussistenza e la rilevanza giuridica di tali condotte e del conseguente clima offensivo e umiliante creatosi nell'ambiente lavorativo della resistente trova ulteriore conferma nelle posizioni apicali ricoperte dai soggetti agenti scrive il giudice -, di per sé sole idonee a condizionare anche l'operato e i comportamenti degli altri dipendenti sia italiani che stranieri». Insulti che hanno «avuto l’effetto di violare la dignità» del dipendente e «delle altre persone di colore o comunque straniere presenti in azienda creando un clima lavorativo umiliante e offensivo…». Nel frattempo il dipendente discriminato è stato sospeso; oggi la banca riceverà una lettera da parte sua in cui si chiederà di rientrare al lavoro alla luce di questa sentenza.


 

Italiani nel mondo

 


“SOGNANDO LONDRA” progetto  GIM  (giovani italiani migranti)”

Convegno promosso dalla UIM- Di Cecilia Boscagli


Un piccolo progetto quello  presentato al King’s Colleg di Londra il 20 marzo scorso, dove io stessa ho potuto illustrarne  i contenuti.  Nell’arco di poco più di due mesi, grazie al patrocinio della UIM ( Unione Italiani nel Mondo) , alla presenza del vicepresidente Alberto Sera, ne ho commentato  gli obiettivi  e  riferirne i risultati:  il supporto  a  chi per studio,  lavoro  o  libera scelta,  ha deciso di lasciare il proprio paese in cerca di un inserimento,   nella antica ma sempre moderna Londra. Un sostegno, quello da me consigliato,  legato  all’impatto con una realtà ed una lingua diversa, un progetto di informazione , di orientamento e di sostegno. Una idea nata all’indomani della mia decisione di  voler approfondire la conoscenza della lingua inglese, direttamente sul territorio londinese. Una libera scelta, la mia, sorta  parallelamente al mio secondo master post laurea in psicologia, in Italia. Una decisione   non supportata da alcun orientamento  che mi ha permesso, però, di mettere a fuoco  le problematiche  giovanili comuni,  legate all’informazione,  fuori dai  confini nazionali. “Che siano i cervelli ad emigrare  o siano lavoratori meno qualificati, il bisogno di orientamento  e di supporto psicologico è basilare! “ ha affermato il Prof. di diritto europeo  e responsabile PD a Londra, Andrea Biondi, che ha ospitato l’iniziativa. Accanto  allo strumento questionario, in via di elaborazione, ho creato una pagina facebook. Un social network, quest’ultimo, fra i più utilizzati. La pagina  ha dato il titolo anche a questo incontro – dibattito “sognando Londra “ g.i.m”.  La stessa,  che riporta il nome del progetto,  ha ottenuto  una notevole visibilità. Oltre 200  le adesioni e le relative interazioni,  con una maggioranza di donne,   molte le richieste  che confermano l’esigenza legata alla nascita del servizio. Diverse le richieste  di orientamento  legate allo studio linguistico e non;  al lavoro, qualificato o  temporaneo; all’aspetto ludico, all’ evento olimpico o al viaggio di piacere.  Per citarne  solo alcuni e lasciarvi, invece,  a disposizione la pagina  per eventuali approfondimenti:

Dorotea

Verro' a Londra per un master post-laurea e nel mentre avrei intenzione di fare un lavoretto per     mantenermi, sapreste dirmi come funzionano le tasse per gli studenti lavoratori? Grazie in anticipo  per il feedback.  

Ciao Dorotea! Gli studenti non pagano tasse ma devono compilare un modulo chiamato P38 e lavorare solo part-time (non più di 24 ore alla settimana). Ricordati bene: il datore di lavoro deve far compilare il modulo P46.

      Laura  
Mia nipote frequenta il primo anno delle superiori e la prossima estate vorrebbe recarsi a Londra per migliorare il suo inglese. Potresti indicarmi qualche college, anche vicino Londra, dove la mattina studiare e il pomeriggio fare dell'attività sportiva.
Ciao Laura! Ti consigliamo i Kings College che offrono una completa serie di corsi per studenti provenienti da tutto il Mondo e sono situati nelle migliori città del Regno Unito per quanto riguarda lo studio all'estero: Bournemouth, London,...
Marco  
 Ciao ragazzi! mi sembra un'ottima idea la creazione di questa pagina!  Se posso approfittarne subito, sarei curioso di sapere come si può svolgere un corso di lingua    valido per gli esami toefl in città, magari senza troppi costi :) . Grazie!!!
Marco! Per la preparazione e per il conseguimento del toefl ci sentiamo di consigliarti la Callan School, può essere considerata la migliore sia per velocità che per efficacia d'apprendimento e per quanto riguarda i prezzi è certamente…
Elisabetta  

Mi piacerebbe sapere dove si trova la casa di Freud a Londra per il mio prossimo tour nella City... Puoi aiutarmi?!  ·

Certo! Allora la casa si trova nel quartiere di Hampstead al numero 20 di Maresfield Gardens.
Ti do qualche piccolo cenno storico interessante: Sigmund Freud si trasferí in Gran Bretagna trovando rifugio a Lonra, poiché per le sue origini ...Fine modulo

Sara

Ciao! Sono una studentessa di architettura e vorrei avere qualche informazione sul grattacielo progettato da Renzo Piano. E’ terminato? Spero possiate essermi d’aiuto! Grazie! Sara.

Ciao Sara! La London Bridge Tower progettata da Renzo Piano, sarà inaugurata nel giugno 2012, in concomitanza con le Olimpiadi! Location del grattacielo, noto anche col nome di “Shard of Glass” ("Scheggia di cristallo"), …

Ecco queste sono  soltanto alcune testimonianze delle centinaia di richieste di informazioni utili a chi deve recarsi  qui, che voi troverete nella  pagina face book da me creata.  Ma nell’incontro dibattito promosso a Londra,  concluso  da Di Pietro, rappresentante della UIL politiche internazionali, hanno portato la loro testimonianza “in diretta” giovani italo-londinesi come: Germana, romana, linguista ed interprete qualificata. Debora di origine nigeriana  ma nata in Italia, che sogna di ritornarci! Cristina, torinese,  che lavora per l’organizzazione delle prossime Olimpiadi. Eleonora, romana, emigrata per amore. Manuele, romano, fotografo di moda nella city. Ed altri ancora che hanno regalato all’evento un clima  fresco e positivo,  congeniale e a chi   qui a Londra è venuto , per studio, per lavoro, per amore …ed arricchente,  anche per me che  ho avuto la fortuna di incontrarli   durante il mio lavoro di ricercatrice junior nella city.


 

 

 

 

Dai territori

 


Se il giovane immigrato ti dà lavoro

Davide Ferrario, http://www.corriere.it/


Questa storia inizia a Bergamo molti anni fa, nel 1992, durante le guerre balcaniche. In una pagina di storia della solidarietà bergamasca che è bello ricordare, diverse centinaia di profughi bosniaci trovarono rifugio presso famiglie della città. Fu allora che conobbi Marko e i suoi. Marko era un bambino di otto anni a cui il destino aveva portato via tutto, ma che aveva la meravigliosa capacità dei piccoli di adattarsi. Ha imparato velocemente l'italiano ed è cresciuto come qualsiasi suo coetaneo. Ci siamo frequentati finchè è andato a prendersi una laurea in ingegneria elettronica a Berlino. Quando sono lì, vado a trovarlo. Qualche giorno fa mi diceva di aver avviato, grazie a dei fondi statali specifici, un'impresa con un suo amico, guarda caso un bergamasco di origini napoletane. Si occupano di fibre ottiche. Finito il sostegno statale, hanno trovato dei finanziatori privati inglesi che investono nelle loro ricerche. I ragazzi si sono allargati e hanno assunto il primo dipendente: un ingegnere cinquantenne. «Perché non un giovane?», ho chiesto. «Perché i più vecchi hanno esperienza e all'interno del progetto lui sa fare certe cose meglio di noi»... Ho ripensato a questa piccola storia e ne ho tratto un paio di considerazioni. La prima riguarda l'immigrazione. La vita dei due ragazzi dimostra quanto miope sia la posizione di chi considera l'immigrazione un problema e non una risorsa. A partire dalla definizione stessa dell'identità di Marko e del suo amico: sono bergamaschi? Tedeschi? Uno bosniaco? L'altro napoletano? E che ironia nella condizione di Marko, scappato da un Paese dove ci ammazzava per l'etnia... 
Io credo invece che li possiamo definire semplicemente cittadini di una nuova Europa. Ed è con questa prospettiva in mente che si deve affrontare ogni ragionamento contemporaneo sugli spostamenti dei popoli.
Poi, c'è l'ingegnere cinquantenne. Si sente sempre ripetere, qui da noi, che, nel mondo del lavoro, i vecchi non lasciano spazio ai giovani. Ci si è abituati a vederlo come un conflitto di generazionale, che contrappone diritti e aspirazioni. Invece non si considera mai che i giovani possono creare opportunità per i più anziani, proprio in quanto tali. 

Sembra che il mondo del lavoro sia ridotto a una zattera di naufraghi in cui, per sopravvivere, chi sta su deve buttare giù qualcun altro. Ma è vero il contrario. 
Giovani e vecchi si possono aiutare a vicenda, ciascuno portando in dote la sua specificità: chi la freschezza e chi l'esperienza. Naturalmente, ci sarebbe una terza considerazione. Perché, per far accadere tutto questo, Marko e i suoi amici sono dovuti andare in Germania e non sono rimasti a Bergamo...Ma questa è un'altra faccenda, che mi guasta i buoni pensieri fatti finora. Per cui, per amor di patria, meglio parlarne in altra occasione.


 

Foreign Press

 


The Impact of Chinese migration

We like to move it move it

 Few forces have influenced the modern world economy as much as Chinese migration

 CHONGQING AND JINTANG | from The Economist


 “RETURN to your hometown to work and care for your family”, reads a red banner strung over the main street of Fuxing, a hillside town in the heart of China. Until recently, farmers in surrounding villages dreamt only of getting away from their pumpkin patches and earning good wages in factories on the coast more than 1,000km (625 miles) away. Officials were happy to be rid of them. Now they are desperate to get them to stay. Jintang county, to which Fuxing belongs, once enjoyed the dubious honour of being the biggest labour-exporting county in Sichuan province. Poor, deep inland and badly connected with overseas markets, Sichuan had little choice but to encourage its huge, underemployed rural population to find work elsewhere. Officials from counties like Jintang used to tour factory towns near the coast touting the merits of their surplus labour— and trading on the stereotype of the tough and determined Sichuanese. In the 1980s and 1990s the number of people from Jintang who were working elsewhere grew from almost nothing to 180,000 (out of a population of 900,000). More than a third of them went to factories in Guangdong province (see map), the first area in China to cash in on the country’s export boom. China’s migrant workers like to stick close to others from their hometown, and many of Jintang’s workers ended up in a single district of Dongguan, a centre of labour-intensive production in Guangdong, making everything from electronics to clothing. A street in Dongguan became known as Little Jintang. Chinese media say the Communist Party chief of Jintang used to visit local factories to persuade them to hire his county’s migrants. Six years ago Jintang set up an office in Dongguan for this purpose.

The lure of home

A big change is now coming. Jintang is administered by Sichuan’s capital, Chengdu, which like other inland cities is beginning to boom, thanks to a flood of government investment in recent years and the transfer of some manufacturing away from the coast in search of cheaper land and labour. In Fuxing walls and lampposts are plastered with job advertisements, not for work in distant coastal factories but for positions in and around Chengdu. Some of them offer jobs with Foxconn, a huge Taiwanese firm which makes Apple’s iPads and other computer products at a plant near the city (for pay of more than 2,000 yuan—$320—a month, says one pink poster). Foxconn’s largest factory is in Guangdong, but it opened a huge, modern operation in Chengdu in October 2010, and has talked of expanding to an astonishing 500,000 staff within five years. Chengdu officials have been scrambling to make sure that as many jobs as possible go to locals (who appear undeterred by a number of unexplained suicides at Foxconn’s huge plants in China). By a roadside in Fuxing, a few dozen young men and women from the surrounding countryside wait with piles of baggage for a bus to take them to Chengdu (though technically in Chengdu, Fuxing is two to three hours’ drive away from the city proper, much of it along a winding country road). It is just after the lunar new year holiday, a time when migrant labourers have for more than two decades returned to the coast after spending the festival in their home villages. But for many of those at the bus-stop, Chengdu is their final destination. They crowd around your correspondent, regaling him with stories of how wages in Chengdu are now not much lower than on the coast, and how jobs nearby are getting easier to find. In a change with implications that resound beyond this small, remote corner of China, such stories mark the beginning of the end of a phase in China’s development: one that was marked by lengthy journeys and often miserable lives in faraway, Dickensian factories. Isolated Fuxing will soon be just a few kilometres from an expressway. Villagers are excited about the new road, not only because it will make travel to Chengdu much easier, but because it will bring business and job opportunities closer. Workers in Fuxing are putting the finishing touches to a large new open market and shopping complex. Officials across the county have been busying themselves with what until three or four years ago would have been an unthinkable task: persuading migrants to stay in Jintang after the new-year festivities rather than go back to the coast. They hold meetings with migrant-worker representatives and offer tax breaks and help secure loans for those wanting to start up businesses. A government-owned newspaper in Chongqing, a region neighbouring Sichuan, even published a photograph of policemen carrying the bags of migrants returning to spend the new-year holiday there. In a country where officials (and long-established city-dwellers) often view migrant workers with disdain, the signal was clear: welcome home. A stretch limousine was provided by a Chongqing boss as a free shuttle service for the workers (see picture above). Officials say that in 2011, for the first time, the number of local labourers migrating from one part of Chongqing region to another exceeded the number leaving for other provinces. Just a few years ago, 70% were going elsewhere. Xinhua, a state-run news agency, reported that since 2008, four-fifths of people leaving their homes for the first time in Henan, another big exporter of labour, had been migrating within Henan. Before then, it said, the same proportion had left for other provinces. In Sichuan the trend has been similar. In 2008, 58% of its 20m migrants were working outside the province. Last year the ratio dropped to 52%. A labour official in Chengdu says enthusiasm for staying close to home has been especially marked this year. One factor, he says, has been the difficulty that Europe’s downturn has caused coastal factories producing export goods. (By no means all of the new jobs being created inland are in the export sector, the traditional employer of migrant labour.). Migration over huge distances will remain a striking feature of China’s labour market for years to come. Employment along the coast suffered huge disruption late in 2008 as a result of the global financial crisis, with millions of migrants losing their jobs. But it quickly recovered as exports revived and stimulus measures helped spur growth. Now coastal factories are back to hand-wringing about a shortage of labour, notwithstanding the dark shadow cast by Europe’s misfortunes. But recent changes in migration patterns, though they are only just beginning, may be more than temporary distortions caused by troubled Western markets. They reflect China’s evolving economy and its ageing population. Even deep in the interior, the days of an abundant and apparently endless supply of cheap, young labour are over. The number of 15- to 29-year-olds peaked last year, according to UN estimates, and the working-age population as a whole will begin to decline in a few years. More than 90% of people under 30 from rural areas are already engaged in non-agricultural work, according to a report last year by the Development Research Centre, a government think-tank. So pressed are some businesses in Chongqing and Sichuan for semi-skilled labour that officials this year helped companies from the two regions to visit other provinces in search of workers. The shift in migration patterns may also reflect a rebalancing of China’s economy. Domestic demand has made a bigger contribution to China’s growth in recent years, driven by heavy investment in infrastructure and property. To serve this expanding internal market, firms do not need to nestle close to a port. The result is a fast-narrowing wage gap between the coast and the interior. In 2004 coastal wages for migrant labourers were 15% higher than inland, according to a survey by the National Bureau of Statistics. Now, many workers in Sichuan say that taking into account transport costs and higher living expenses on the coast, less well-paid jobs closer to home are beginning to look much more competitive. Experiments are under way in Chengdu and its environs, as well as in Chongqing, aimed at making it easier for migrants in urban areas to enjoy the same welfare benefits as registered city-dwellers. Lack of access to such benefits, particularly to urban schools, subsidised housing and health care, is a big problem for migrants. Many leave their children behind in their villages to be looked after (often not very attentively) by grandparents or other relatives. Between August 2010 and December last year, Chongqing awarded full urban-welfare rights to 3m migrants from its rural hinterland who had lived for a certain period in urban areas. Chengdu plans to eliminate welfare-related barriers to migration within the city boundary by the end of this year. This will mean that Fuxing’s farmers will be able to migrate to the city proper and enjoy the same benefits as were once enjoyed only by holders of urban hukou, or household-registration papers. The farmers will also be allowed to keep their land-use rights in the countryside. The reforms impose a big financial burden on local governments, but for the moment Chongqing and Chengdu—buoyed by a surge of government-led investment—are enjoying the kind of boom that was once confined largely to the coast. Chengdu boasted 15.2% growth in 2011, while Chongqing says its GDP grew 16.4%, faster than almost every other provincial area. The shift will create new problems even as it solves others, but it heralds a change of huge consequence for China’s hitherto unbalanced development.