Newsletter periodica
d’informazione
(aggiornata alla data del
09 marzo 2012)
Permesso di soggiorno a punti: una misura estranea ad ogni logica di semplificazione
o
Dipartimento Politiche
Migratorie: appuntamenti pag. 2
o
Permesso a punti: una
misura estranea alla logica di semplificazione pag. 2
o
Permessi a punti:
esclusi rifugiati, chi ha la carta di soggiorno e chiede ricongiungimento pag. 3
o
Permesso a punti: al
via da sabato 10 marzo pag. 4
o
Società –
Abolita l’imposta del 2% sulle rimesse pag. 5
o
Società –
Fondazione Moressa: il valore economico degli immigrati pag. 5
o
Immigrazione
irregolare – la situazione nel CIE di Milo
pag. 6
o
Rifugiati –
Potenza: presentata rete di protezione per richiedenti asilo
pag. 7
o
Discriminazioni
– Sui mezzi pubblici ed al bar, da Messina a Milano pag. 8
o
Rimesse estere –
Marocco: dagli emigrati 7 miliardi di dollari all’anno pag. 9
o Foreign
Press – The Economist: “Illegal migration: the crossing point” pagg.9- 10
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti
Roma, 08 marzo 2012, ore 16.00,
via del Velabro
Comitato Direttivo del CIR
(Giuseppe Casucci)
Roma, 14 marzo 2012, ore 17.00,
Largo Chigi, 19
Incontro del Tavolo
Immigrazione con Andrea Riccardi, Ministro per la Cooperazione e l’Integrazione
(ore 17.00)
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci,
Angela Scalzo)
Roma, 16 marzo 2012, ore 10, Via
Sant’Andrea delle Fratte
Presentazione proposta PD di
Legge quadro sull’immigrazione
(Giuseppe Casucci)
Bruxelles, 20 marzo 2012, ore 09.00
Riunione del “Gruppo
Migrazione ed Inclusione” della CES.
(Giuseppe Casucci)
Roma, 23 marzo 2012, ore 15.00,
via IV Novembre – sede Parlamento Europeo
Convegno Nodi “Lavoro di
cura: tra diritti e formazione in una città multiculturale”
(Giuseppe Casucci)
Permesso a punti
Permesso di soggiorno a punti: una misura estranea ad ogni
logica di semplificazione
Di Guglielmo Loy, Segr. Confederale UIL
La
Uil è molto critica sull’introduzione del permesso di soggiorno a punti, in
vigore dal prossimo 12 marzo, sulla base del DPR n.179/2011. E’ un dispositivo,
infatti, complicato e farraginoso e
che ci appare in netto contrasto con la logica dell’Esecutivo volta alla
semplificazione delle norme che regolano la convivenza tra tutti i cittadini,
italiani e non. Il permesso a punti è stato voluto nel 2009 dal precedente
Governo con il “pacchetto sicurezza”, una legge dal carattere volutamente
ostile nei confronti dei cittadini immigrati e ripetutamente contestata da
sentenze italiane ed europee. Al nuovo arrivato vengono assegnati 16 crediti
con l’obbligo di studiare l’italiano e di partecipare ad un corso entro tre
mesi curato dagli sportelli unici per l’immigrazione, pena il quasi azzeramento
dei crediti. Ha poi a disposizione due anni per arrivare ad un minimo di 30
crediti, anche attraverso un test, superato il quale cessa l’obbligo del
permesso a punti. Se raccoglie zero punti o meno rischia l’espulsione. Se ne
totalizza più di zero e meno di 30, gli viene concessa la proroga di un altro
anno terminato il quale l’immigrato riviene sottoposto ad un test e deve
superare lo sbarramento di 30 punti. Se non ce la fa neanche la seconda volta,
è facoltà del prefetto procedere o meno all’espulsione. Questo dispositivo, in
effetti, appare studiato per
complicare inutilmente la vita ed il lavoro dei nuovi cittadini stranieri che
entrano in Italia a partire da sabato prossimo. L’applicazione di questa norma,
inoltre, presuppone un farraginoso sistema di valutazione dei presunti meriti e
demeriti degli stranieri e necessiterà per la sua applicazione di una struttura
elefantiaca di controllo che dovrebbe poggiare sulle questure e sugli sportelli
unici per l’immigrazione, già oberati da funzioni che sarebbe più opportuno
delegare agli enti locali. E’ anche un contratto a carattere unilaterale che
impone obblighi e costi agli stranieri senza offrire né mezzi né benefici. Si
chiede, ad esempio, ai nuovi cittadini di studiare la lingua italiana, ma non
si mette a disposizione nessun finanziamento (il dispositivo è a costo zero per
lo Stato) e si è vaghi sulle strutture formative di supporto, che verrebbero
poi pagate da fondi UE. Inutilmente punitivo è anche l’obbligo di arrivare a 30
crediti entro 3 anni, pena il rischio di espulsione. Dovremmo ricordare che lo
Stato attualmente ha difficoltà ad espellere anche chi entra irregolarmente nel
nostro Paese. Ci sembra dunque quantomeno illogica l’idea di voler espellere
chi è entrato in Italia rispettando la legge. A meno che l’espulsione non sia
motivata da seri motivi di ordine
pubblico e dalla sentenza di un giudice. In generale consideriamo giusta la
necessità che gli stranieri debbano studiare la lingua italiana e conoscere le
nostre leggi e norme di convivenza civile. Ma questo, a nostro parere, dovrebbe
avere un carattere di stimolo e premiale, piuttosto che una valenza di
possibile esclusione, come il permesso di soggiorno a punti sembra avere. Per
queste ragioni, la UIL chiede
espressamente al Governo di voler riconsiderare questa norma che ha un
contenuto penalizzante per gli stranieri onesti ed è estranea ad ogni logica di
semplificazione.
Il Governo corregge la carenza del DPR n. 179/2011 e
ricorda che lo stesso Testo Unico sull’Immigrazione (all’art. 4 bis) esclude
l’espulsione di alcune tipologie di stranieri. Esente da rischi anche chi è in
Italia per motivi umanitari, familiari, con permesso CE per soggiornanti di
lungo periodo e per chi sta esercitando il diritto al ricongiungimento
familiare.
(redazionale) Roma, 8 marzo 2012 –
L’articolo 4 bis del Testo Unico sull’immigrazione, introdotto con la legge
94/2009, recita: “La perdita
integrale dei crediti determina la revoca del permesso di soggiorno e
l’espulsione dello straniero dal territorio dello Stato…. ad eccezione dello
straniero titolare di permesso di soggiorno per asilo, per richiesta di asilo,
per protezione sussidiaria, per motivi umanitari, per motivi familiari, di
permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, di carta di
soggiorno per familiare straniero di cittadino dell’Unione europea, nonché
dello straniero titolare di altro permesso di soggiorno che ha esercitato il
diritto al ricongiungimento familiare”.Questo importante aspetto era
assente dal testo del decreto del Presidente della Repubblica del 14 settembre
2011, n. 179. Una omissione che ha creato qualche perplessità sul futuro di
rifugiati e richiedenti asilo e certo qualche problema a chi si è trovato a
dover mettere in vigore IL DPR sull’accordo di integrazione e permesso a punti
voluto dal pacchetto sicurezza e dal precedente Esecutivo.
La
Uil lo ha rilevato proprio ieri in un comunicato che ricordava come “tra i soggetti esclusi dal nuovo
dispositivo” mancassero “i rifugiati e quelli con permesso
umanitario”. E’ ben noto – ha rilevato la UIL - che per definizione e
normativa internazionale i rifugiati, richiedenti asilo e titolari di permesso
umanitario non possono essere espulsi”. In realtà il nuovo Esecutivo aveva considerato il problema,
tanto da ritenere necessario di ricordarlo in una circolare interna inviata ai
prefetti lo scorso due marzo (e di cui siamo venuti in possesso solo oggi), a
firma congiunta di Anna Maria Cancellieri ed Andrea Riccardi. Nel testo della
circolare c’è un esplicito richiamo all’art. 4 bis del Testo, mentre si precisa
alle autorità preposte che alcuni permessi di soggiorno (per asilo, ma anche
per ricongiungimento familiare e carta di soggiorno, ecc.) sono esclusi non
dall’accordo di integrazione e dai corsi di italiano e di educazione civica,
bensì dalla possibile espulsione. “ Ciò
premesso – si legge nella circolare – gli sportelli unici non
procederanno, per ragioni di semplificazione e di economicità amministrativa
alla verifica dell’adempimento dell’accordo ”. Niente test quindi. Salutiamo con
soddisfazione questa iniziativa dei Ministeri dell’Interno e dell’Integrazione,
mentre il giudizio critico sul carattere e complessità del provvedimento
rimane. E’ possibile e utile promuovere lo studio della lingua, della nostra
Costituzione e normativa per tutti gli stranieri (nuovi arrivati o magari anche
già in Italia), ma questo deve avere un carattere premiale ed inclusivo e non
avvenire con la minaccia di una possibile espulsione per chi non “supera gli
esami”. Ripetiamo il nostro punto di vista: lo Stato attualmente ha difficoltà
ad espellere già chi entra irregolarmente nel nostro Paese, tanto che intende
spendere parte degli introiti della criticata tassa sui permessi per finanziare
i programmi di ritorno volontario assistito. Ci sembra dunque illogica l’idea
di voler espellere chi è entrato in Italia rispettando la legge. A meno che
l’espulsione non sia motivata da seri motivi di ordine pubblico e dalla
sentenza di un giudice.
Per
queste ragioni, la UIL chiede al Governo di voler riconsiderare questa norma o
almeno correggerne gli aspetti penalizzanti e contrari all’indirizzo di
semplificazione voluto dallo stesso Esecutivo.
>> La circolare del 2 marzo
2012
Il dispositivo entra in vigore da sabato 10 marzo 2012. Di Marco Noci, http://www.ilsole24ore.com/
Roma, 5 marzo 2012 - Dal 10 marzo, il permesso di soggiorno dei lavoratori
stranieri che faranno ingresso in Italia sarà vincolato al rispetto
dell'accordo di integrazione fra lo straniero e lo Stato, disciplinato
dall'articolo 4-bis, comma 2, del Testo unico sull'immigrazione. L'accordo
riguarda tutti gli stranieri di età compresa fra i 16 e i 65 anni che entreranno
in Italia, per la prima volta, dal 10 marzo 2012 e chiederanno il rilascio di
un permesso di soggiorno di durata non inferiore a un anno. Il regolamento non
si applica ai minori non accompagnati o legalmente affidati e agli stranieri
soggiornanti per motivi umanitari sulla base di un progetto di assistenza e
integrazione sociale. Per il minore che ha compiuto i 16 anni, l'accordo è
firmato dai genitori o da chi esercita la potestà genitoriale. Lo straniero che presenta istanza di permesso di
soggiorno allo sportello unico per l'Immigrazione o alla Questura stipula,
quindi, con lo Stato, un accordo di integrazione articolato per crediti.
L'accordo è redatto in duplice originale, di cui uno è consegnato allo
straniero, tradotto nella lingua da lui conosciuta oppure, se non è possibile,
in inglese, francese, spagnolo, arabo, cinese, albanese, russo o lingua
filippina.
Per lo Stato, l'accordo è stipulato dal prefetto
o da un suo delegato. Alla sottoscrizione dell'accordo, sono assegnati allo
straniero sedici crediti, corrispondenti al livello A1 di conoscenza della
lingua italiana parlata. Con la sottoscrizione dell'accordo, lo straniero si
impegna a conseguire entro due anni una conoscenza poco più che elementare
(livello A2) dell'italiano e una conoscenza «sufficiente» dei «principi
fondamentali della Costituzione», delle «istituzioni pubbliche» e «della vita
civile in Italia», in particolar modo per quanto riguarda sanità, scuola,
servizi sociali, lavoro e obblighi fiscali e si impegna poi a far frequentare ai
figli la scuola dell'obbligo. Entro tre mesi dalla firma, lo straniero deve
seguire un mini-corso gratuito di «formazione civica e informazione sulla vita
civile» che dura tra cinque e dieci ore.
I crediti si perdono in caso di condanne penali
anche non definitive, misure di sicurezza personali e illeciti amministrativi e
tributari. Lo Stato, tramite lo sportello unico per l'immigrazione, si impegna
a favorire l'integrazione dello straniero tramite iniziative in collegamento
con Regioni ed enti locali e con organizzazioni dei datori di lavoro e dei
lavoratori, ad agevolare l'accesso alle informazioni che aiutano gli stranieri
a comprendere i principi della Costituzione e dell'ordinamento dello Stato e ad
assicurare la partecipazione gratuita dello straniero a una sessione di
formazione civica e di informazione sulla vita in Italia della durata di un
giorno.
L'accordo decade in caso di provvedimento
negativo in relazione al permesso di soggiorno. A due anni dalla firma (più un
eventuale anno di proroga), lo sportello unico per l'immigrazione esamina la
documentazione presentata dallo straniero (attestati di frequenza a corsi,
titolo di studio e così via) o, se questa manca, lo sottopone a un test. Un
mese prima della scadenza dei due anni, lo sportello unico invita, infatti, lo
straniero a presentare entro 15 giorni la documentazione relativa ai motivi di
acquisto dei crediti e la certificazione relativa all'adempimento dell'obbligo
di istruzione per i figli minori o, in assenza, la prova di essersi adoperato per
evitare l'inadempimento, e procede all'acquisizione d'ufficio della
documentazione relativa ai motivi di decurtazione. L'efficacia dell'accordo può
essere sospesa o prorogata, su richiesta, se sussiste un legittimo impedimento,
opportunamente documentato, derivante da gravi motivi di salute, da gravi
motivi di famiglia, da motivi di lavoro, dalla frequenza di corsi o tirocini di
formazione, aggiornamento o orientamento professionale e da motivi di studio
all'estero.
La risoluzione dell'accordo per inadempimento
determina la revoca o il rifiuto di rinnovo del permesso di soggiorno e
l'espulsione dello straniero, salvo che lo straniero appartenga a una categoria
per cui vige un divieto di espulsione.
Allo straniero che raggiunge o supera i 40
crediti, sono concesse agevolazioni per la partecipazione ad attività culturali
o formative, erogate da soggetti individuati dal ministro del Lavoro.
Come funzionano i crediti
1)Chi è coinvolto: stranieri
tra i 15 ed i 65 anni che entrano in Italia dopo il 10 marzo 2012 e chiedono un
permesso di soggiorno di almeno un anno.
2)Che
peso ha l’accordo: alla sottoscrizione, sono assegnati allo
straniero 16 crediti. Per adempiere all’accordo, lo straniero deve accumulare
30 crediti in due anni. La risoluzione dell’accordo per inadempimento,
determina la revoca od il rifiuto di rinnovo del permesso di soggiorno e
l’espulsione dello straniero.
3)Acquisto
dei crediti:
o Conoscenza
della lingua italiana: da 10 a 30 punti;
o Conoscenza
della cultura civica e della vita civile in Italia: da 6 a 12 punti;
o Percorsi
di istruzione per adulti, corsi di istruzione secondaria superiore o formazione
professionale: da 4 a 30 punti;
o Corsi
di studi universitari o di alta formazione in Italia: da 30 a 50 punti;
o Conseguimento
di titoli di studio con valore legale in Italia: da 35 a 64 punti;
o Corsi
di integrazione linguistica e sociale: da 4 a 30 punti;
o Attività
imprenditoriali: 4 punti;
o Scelta
di medico di base: 4 punti;
o Contratto
d’affitto o d’acquisto di una casa: 6 punti.
4)
Perdita dei crediti:
o Condanne
(anche non definitive, anche se patteggiate) per reati: da 5 a 25 punti;
o Misure
di sicurezza personali: da 6 a 10 punti;
o Sanzioni
(definitive) per illeciti amministrativi o tributari: da 2 a 8 punti.
Scarica :
Il regolamento
Il testo dell'accordo (allegato A)
Cosa dà punti (allegato B)
Cosa fa perdere punti (allegato C)
Società
Lo prevede il decreto sulle semplificazioni fiscali. Ora
"esame dei tecnici" e poi la firma di Napolitano
Roma,
2 marzo 2012 - Cancellata l'imposta del 2% sui trasferimenti di denaro
all'estero attraverso istituti bancari, altri agenti di attività finanziarie e
agenzie di money transfer. Lo prevede il decreto fiscale sulle semplificazioni
fiscali. Secondo quanto si legge nella relazione tecnica al provvedimento viene
di fatto cancellata l'imposta di bollo pari al 2 per cento dell'importo
trasferito con un minimo di 3 euro. Dall'imposta erano comunque esentati -
spiega la relazione - "i soggetti muniti di matricola Inps e codice
fiscale e non imponibili i trasferimenti effettuati verso Paesi membri dell'Ue,
nonché quelli effettuati dai cittadini della stessa Ue. Per quanto riguarda i
potenziali effetti negativi derivanti dall'abrogazione della disposizione in
esame, si ritiene, pur in assenza di dati puntuali, che essi siano di non
rilevante entità, vista l'area di non imponibilità e di esenzione
prevista". "La proposta di abrogazione nasce dall'esigenza - si
spiega nella Relazione Illustrativa che accompagna la bozza finale del decreto
fiscale - di mantenere la coerenza con gli impegni assunti dal nostro Paese a
livello internazionale ed evitare, inoltre, una significativa contrazione del
volume delle rimesse verso i Paesi extracomunitari, motivabile con la
migrazione di ingenti flussi monetari dai canali di trasferimento ufficiali a
quelli non autorizzati, privi di forme di controllo, tracciabilità, protezione
e tassazione. Tale deviazione di flussi monetari su canali illegali è stimato
in 2 miliardi di euro su base annua".
In
Italia si contano oltre 2,2 milioni di occupati stranieri, di
cui 402mila sono imprenditori, con
il loro lavoro producono il 12,1% del valore
aggiunto nazionale.
Venezia,
marzo 2012 Ricoprono quelle mansioni che “gli italiani non vogliono più
fare” come camerieri, baristi, pittori, stuccatori, magazzinieri, muratori,
carpentieri, commercianti ambulanti… Ma rappresentano la parte di popolazione
che maggiormente ha subìto gli effetti negativi della crisi dal momento che di
tutti i nuovi disoccupati
creati dal 2008 al 2011, il 40% è di origine straniera. Ma gli
immigrati sono anche quelli che “ringiovaniscono” l’Italia: il 13,9% di tutti i nati lo scorso anno sono stranieri.
Inoltre, tra gli oltre 4,5 milioni di residenti (il 7,5% della popolazione
totale), 650mila sono giovani di seconda
generazione, minori cioè che sono nati in Italia ma che sono ancora
per lo stato italiano cittadini stranieri. Queste le informazioni più
significative del fenomeno migratorio in Italia e del loro impatto
sull’economia nazionale elaborate dalla FONDAZIONE LEONE MORESSA che ha
analizzato gli ultimi dati a disposizione.
Gli
stranieri nel mercato del lavoro. L’Italia conta oltre 2,2
milioni di occupati stranieri, la maggior parte concentrati nelle aree
settentrionali: oltre mezzo milione nella sola Lombardia, oltre 200mila in
Emilia Romagna, Piemonte, Lazio e Veneto. Ma dal 2008 al 2011 si è assistito in
Italia ad un aumento del tasso di disoccupazione di 3,4 punti percentuali
passando dell’8,1% all’11,5%, raggiungendo 291mila immigrati senza lavoro.
Questo significa che nel triennio considerato un nuovo disoccupato su quattro
ha origini straniere. La crisi sembra però non aver fermato la voglia di fare
impresa da parte degli immigrati: gli attuali 402mila imprenditori di origine
straniera (che rappresentano il 9% di tutti gli imprenditori in Italia) sono
aumentati in numerosità nell’ordine del 3% dal 2010. Tra lavoro dipendente e
autonomo gli stranieri, secondo alcune stime, contribuirebbero alla formazione
del 12,1% del Pil nazionale, che tocca il 15% in Umbria e che supera il 14% in
Veneto, Piemonte, Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna.
Effetto
sostituzione italiani – stranieri per alcune professioni. Gli
stranieri sono occupati prevalentemente in lavori dalla media e bassa
qualifica. Quasi un terzo è occupato in professioni non qualificate e il loro
numero è cresciuto più di quanto non si sia verificato per altre
professionalità. Tra le prime professioni più ricoperte da stranieri, sembra
che molti mestieri “manuali” siano stati “snobbati” dagli italiani, che hanno
lasciato progressivamente il posto agli stranieri, assistendo ad un vero e
proprio effetto sostituzione. Nel caso di categorie come la ristorazione
(cuochi, camerieri, baristi), i lavoratori non qualificati nell’industria e le
figure di saldatori, montatori e lattonieri i nuovi ingressi di stranieri hanno
superato di gran lunga gli abbandoni degli italiani (oversostituzione).
Si registra una perfetta
sostituzione (quando il
flusso in entrata di stranieri è simile a quello in uscita degli italiani) nel
commercio ambulante e nelle professioni di laccatori, palchettisti e pittori. Si
tratta disostituzione parziale per
i magazzinieri, manovali edili, muratori, carpentieri, ponteggiatori,
pavimentatori, idraulici, installatori…
Redditi
dichiarati e Irpef pagato. In Italia si contano
complessivamente 3,2 milioni di contribuenti nati all’estero che dichiarano
oltre 40 milioni di €: tradotto in termini relativi si tratta del 7,9% di tutti
i contribuenti e del 5,1% del redditi complessivamente dichiarato in
Italia. Gli stranieri dichiarano mediamente 12.507 € e si tratta quasi esclusivamente
di redditi da lavoro dipendente. I nati all’estero nel 2009 hanno pagato di
Irpef quasi 6 miliardi di €, che equivale a 2.810 € a testa.
Gli
stranieri ringiovaniscono l’Italia. Oltre a
contribuire allo sviluppo economico, gli stranieri concorrono ad abbassare
l’età della popolazione italiana. Non solo i 4,5 milioni di stranieri residenti
sono mediamente giovani, ma di tutte le nascite quasi il 14% è nato da genitori
stranieri. Si stima che in Italia vi siano più di 650mila giovani di seconda
generazione, ossia minori che per la nostra giurisdizione sono considerati
cittadini stranieri pur essendo nati nel territorio italiano. “La raccolta
e l’analisi di dati sull’impatto economico dell’immigrazione”affermano i
ricercatori della Fondazione Leone Moressa “permette di delineare un
profilo il più possibile oggettivo del fenomeno migratorio, affinché questo non
faccia parte esclusivamente della agende politiche sulla sicurezza, ma che sia
riconosciuto come vero e proprio strumento di sviluppo economico, prosperità e
competitività: in sostanza un valore economico. Questo rende ancora più urgente
una seria riflessione sul diritto di cittadinanza: un bambino che nasce in
Italia da genitori stranieri acquisisce la loro cittadinanza e non quella
italiana, cioè del Paese nel quale è nato e nel quale molto probabilmente
costruirà il proprio futuro”.
Immigrazione irregolare
Alcuni hanno avuto
riconosciuta la protezione umanitaria e sussidiaria e hanno potuto lasciare il
centro. Per i trans c’è una sezione a parte.
Di Raffaella Cosentino
http://www.redattoresociale.it/Default.aspx
TRAPANI, 2
marzo 2012 - Al momento nel centro di identificazione e di espulsione di
contrada Milo, ci sono anche 79 richiedenti asilo che hanno fatto domanda
dall’interno del Cie. Di questi 17 devono ancora fare l’audizione con la
commissione territoriale che si riunisce direttamente nel centro. 64 sono stati
auditi e di questi 23 hanno ricevuto un diniego. “Esiste una bassa percentuale
di persone a cui viene riconosciuta la protezione umanitaria e sussidiaria”,
spiegano gli operatori del centro. La percentuale esatta ancora non ci è stata
comunicata dalla questura di Trapani, però questa affermazione comunque vuol
dire che nel centro di detenzione finiscono anche migranti che hanno diritto
alla protezione. Nel Cie di Milo
ci sono stati dei transessuali. Sarebbero 4 o 5 e per un paio di loro è stata
accordata la protezione umanitaria perché rischiano ritorsioni nei paesi
d’origine. Esiste un settore più piccolo in cui i trans vengono trattenuti,
separati dagli altri reclusi. Non c’è distinzione invece fra chi arriva a Milo
da ex detenuto e chi è appena sbarcato in Italia. Dentro sono reclusi anche due
tossicodipendenti che sono curati a base di metadone con una terapia stabilita
dal Sert. Gli operatori garantiscono che il personale del Sert ha accesso al
centro. Il tempo medio di trattenimento nel Cie è di circa due mesi (57
giorni), ma ci sono stati anche rimpatri lampo. 41 tunisini che erano stati
sbarcati a Mazara del Vallo lo scorso 11 febbraio da una motovedetta della Gdf
dopo un soccorso in mare, sono stati rimandati in Tunisia nel giro di una
settimana. Dieci si trovavano a Milo, dieci al Serraino Vulpitta e il resto in
una struttura di detenzione informale a Pozzallo (Rg). La prefettura spiega che
per gli sbarcati, dopo gli accordi con la Tunisia, il console tunisino a
Palermo effettua il ‘riconoscimento sottobordo’ direttamente in aeroporto a
Palermo e dà il documento per il viaggio di ritorno forzato. Chi sbarca arriva nel Cie già con un
primo certificato medico rilasciato dall’autorità sanitaria marittima che
attesta che la persona non ha malattie infettive. Nel Cie viene perquisito, si
effettua una visita medica all’ingresso e poi il foto segnalamento. Ci sono
stanze predisposte per tutte queste operazioni. Ci sono 5 mediatori culturali e
9 operatori a turno oltre al personale sanitario, 4 persone sono presenti nei
turni di notte. Il Cie è diviso in sei settori, ognuno a sua volta ha
all’interno dei moduli composti da una stanza di sei posti letto e
un’anticamera con la televisione e il bagno. I giornalisti non possono accedere
al di là delle sbarre dietro cui stanno i reclusi, quindi la descrizione è
stata fornita dall’ente gestore. Negli ambienti esterni alle celle ci sono
anche delle stanze in cui avvengono colloqui con mediatori e psicologi.
(Raffaella Cosentino)
Rifugiati
Potenza: presentata rete di protezione per richiedenti asilo
Potenza, 5 marzo 2012
(Adnkronos) - La Provincia di Potenza ha presentato il piano di iniziative a
favore degli immigrati rifugiati e richiedenti asilo denominato ''Sprar
Potenza''. Collaborano la Prefettura di Potenza, l'Arci Basilicata e i Comuni
di Avigliano, Bella, Rionero in Vulture, Melfi, Satriano di Lucania e Sasso di
Castalda dove sono stati accolti finora 30 migranti in fuga dal Nord-Africa. Si
tratta di piccoli gruppi (coppie o nuclei familiari con bambini) inseriti nelle
piccole comunità locali per promuovere e facilitare un'integrazione concreta ed
un virtuoso sviluppo collettivo. Stessa formula e' stata adottata per
l'accoglienza di 8 richiedenti asilo palestinesi. Inoltre, grazie ad un
protocollo con la Fondazione Città per la Pace e per i bambini, il progetto
sarà esteso a Sant'Arcangelo. La Provincia ha inoltre assicurato buoni consumo
settimanali da utilizzare presso negozi convenzionati mentre l'agenzia di
formazione dell'Ente, l'Apof-il, sta tenendo corsi di certificazione della
lingua italiana come seconda lingua e corso per assistenti familiari. Inoltre la Provincia ha candidato il
progetto ''Aesculapius, per cui è stata selezionata dal Ministero dell'Interno,
per la formazione del personale sanitario e socio-assistenziale sulla medicina
trans culturale e sulla mediazione culturale aperta al terzo settore. Per la
realizzazione delle attività è stata costituita una rete che coinvolge
l'Azienda Sanitaria di Potenza, l'azienda Ospedaliera ''San Carlo'', il
Crob-Irccs di Rionero in Vulture, gli Ordini regionali dei Farmacisti, degli
Psicologi, degli Assistenti sociali, la Fimmg, il Comune di Potenza, i soggetti
responsabili delle aree Pois (ambiti socio-territoriali), la Cgil, la cooperativa
''Punto e a capo''. ''E' una
follia - ha detto il presidente della Provincia Piero Lacorazza - che dei
bambini nati in Italia non diventino italiani. Prendo in prestito le parole del
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per rilanciare una battaglia di
civiltà per il nostro Paese, affinché venga riconosciuto ai migranti un diritto
fondamentale''. ''E' proprio sull'equilibrio tra diritti e doveri - ha
continuato - che va costruita giorno dopo giorno, partendo dalle scuole e creando una forte rete
tra le istituzioni come stiamo cercando di fare, una società migliore, nuove
occasioni di crescita e adeguate condizioni di sicurezza''.
Discriminazioni
di Ortensia Ferrara
(http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/ -
Messina, 6 marzo 2012 - «Quando
ero nelle scuole elementari un'insegnante bionda mi trattava male, era molto
razzista, e mi diceva che ero un'incapace e che quelli del mio paese sono delle
persone senza valore, e mi sono messa a piangere»: a raccontare questo episodio
è Sandra, 15 anni, originaria dell'Ecuador. Il suo è soltanto uno dei numerosi
episodi di razzismo che emergono da «Spunti di vista», la ricerca promossa
dall'Arci con il supporto dell'Unar sulle discriminazioni subite dai 'nuovi
italiani', cioè non soltanto le cosiddette 'seconde generazioni', ma tutti i
giovani di origine straniera nati in Italia o giunti nel nostro paese più di
recente. Attraverso la somministrazione di un questionario a un gruppo di 440
tra ragazzi e ragazze di età compresa tra i 15 e i 30 anni che vivono nei
comuni di Milano (230 intervistati) e Messina (210) e la raccolta di
testimonianze di vita e 'razzismo' quotidiano, si è cercato di capire chi sono
questi giovani, con chi si relazionano quotidianamente, se si sentono vittime
della discriminazione messa in atto dalla società che li dovrebbe ospitare, nel
caso di coloro che si trovano in Italia da pochi anni, o in cui vivono da
quando sono nati.
SI SENTONO ITALIANI - Il primo
dato che emerge è proprio la crescita di giovani delle seconde generazioni: il
27,6% del campione messinese ha dichiarato di essere nato in Italia, contro il
9,1% di Milano. Il dato incide sulle discriminazioni percepite: a Messina
dichiara di aver subito discriminazioni il 74% di maschi e il 65% delle
femmine, percentuale che a Milano scende rispettivamente al 60% e al 38%.
Questo aspetto si spiega parzialmente con le aspettative nei confronti della
società ospitante, che variano in relazione agli anni di permanenza in essa: i
giovani di seconda generazione vivono più intensamente le discriminazioni
subite rispetto ai primi migranti, avendo delle aspettative più elevate nei
confronti della società in cui vivono. Tra i luoghi di discriminazione, vincono
i mezzi pubblici: 48 giovani a Messina e 47 a Milano hanno subito
discriminazioni su autobus e metro; poi ci sono i luoghi di svago (negozi,
cinema, bar, locali notturni) indicati da 49 giovani a Messina e 16 a Milano;
la questura, dove molti dei ragazzi e ragazze intervistati sono costretti
periodicamente a recarsi per ottenere il rinnovo dei documenti necessari alla
regolarizzazione, e la polizia. Luogo di discriminazione è anche la scuola,
dove le seconde generazioni spesso subiscono i pregiudizi di insegnanti e
compagni (29 e 29) e il luogo di lavoro (18 e 25).
IL FILM - Dalle
esperienze di discriminazione quotidiana è nato anche il documentario Libera
tutti, prodotto dall'Arci e realizzato dal laboratorio di participatory video
del circolo Arci Thomas Sankara di Messina, in cui un gruppo dei giovani
coinvolti nel progetto Spunti di vista, coordinati dal regista Giuseppe
Minolfi, ha realizzato un'opera in cui raccontare il proprio quotidiano, le
aspettative, il rapporto con la società in cui vivono, la loro definizione
dell'inclusione sociale e la loro percezione dei fenomeni di discriminazione.
Il documentario si apre con due scene tratte dal film «Lo stato delle cose» di
Wim Wenders. Sul canale youtube dell’Arci nazionale è possibile visionare
un’anteprima del film (titolo: Libera tutti-work in progress).
Rimesse estere
Marocco, da emigrati 7 miliardi
di dollari annui
(di Stefano Oliviero) (ANSAmed) –
RABAT, 6 marzo 2012 - Una delle voci piu' importanti delle economie di molti
Paesi africani sono frutto delle rimesse degli emigrati. Un flusso di moneta
pregiata che, spesso, si trasforma in una vera risorsa per economie che, in
stagnazione o in crescita, traggono enormi benefici, anche se i relativi costi
di movimentazione sono ritenuti troppo alti. Per dare un'idea del fenomeno,
basta solo dire che ll flusso delle rimesse, per il solo Marocco, si puo'
quantificare in circa sette miliardi di dollari che entrano nel Regno ogni
anno. Quindi, dopo gli investimenti diretti esteri, i trasferimenti di valuta
dei migranti costituiscono la seconda fonte di introiti per il continente
africano. I costi di queste operazioni arriverebbero, però, fino al 15 per
cento dei capitali trasferiti. E' quanto stimato da un rapporto congiunto fra
Banca africana dello sviluppo (BAD) e Francia, secondo il quale, vista
l'importanza di questa fonte, sarebbe auspicabile un abbassamento delle spese.
"Questi flussi di denaro privato sostengono la crescita dei Paesi in via
di sviluppo, allo stesso modo della cooperazione allo sviluppo e degli
investimenti diretti esteri. Contribuiscono a rinforzare la capacità di risparmio
e di investimento dei paesi beneficiari". Visto che "quando l'Europa
perde un punto percentuale del suo tasso di crescita, l'Africa ne perde lo 0,5
per cento", sarebbe necessario, sottolinea il rapporto, trovare delle
fonti di crescita, principalmente attraverso una migliore riorganizzazione dei
fondi trasferiti dai migranti alle loro famiglie. Lo studio, inoltre, enfatizza
la necessità di diversificare gli intermediari: secondo la BAD, non dovrebbero
essere solamente le società di trasferimento fondi ad occuparsene; banche e
altre strutture specializzate in e-banking o microfinanza dovrebbero trovare il
loro spazio, poiché l'aumento della concorrenza garantirebbe la riduzione dei
costi. Driss Farès, segretario generale dell'Unione delle Banche maghrebine, ha
sottolineato che in Marocco, i transfert toccano i 7 miliardi di dollari
l'anno. "Bisogna evidenziare che si tratta di un risparmio defiscalizzato,
prelevato sulle economie ricche". Secondo Farès, la cifra sarebbe anche
sottostimata, in quanto le statistiche non integrerebbero nel calcolo l'invio
di valuta dai francesi di origine marocchina, poiché essi non rientrano più nei
migranti. Vi sarebbe inoltre la difficoltà di quantificare i transfert
provenienti dalla Germania, Paese in cui la doppia nazionalità è vietata. In
seguito allo studio di Francia e BAD, la rappresentante in Marocco della Banca
africana dello sviluppo, Amani Abou-Zeid, in un'intervista rilasciata a Les
Soir-Echos, ha annunciato la costituzione di un "fondo dei transfert dei
migranti", che avrebbe per obbiettivo quello di "sostenere le
iniziative locali". Amani Abou-Zeid si e' anche detta orgogliosa del fatto
che tre delle proposte prese in considerazione siano state avanzate dal
Marocco, Paese "pioniere grazie a delle associazioni esistenti da molto
tempo'' che ''hanno fatto un lavoro formidabile per sviluppare le loro comunità
in modo responsabile e integrato". Il ruolo della BAD sarebbe quindi
quello di "orientare e guidare, e se vi è il bisogno di un finanziamento,
essa interverrà attraverso il fondo recentemente creato". (ANSAmed).
Foreign Press
by ALEXANDROUPOLIS
AND BANJA KOVILJACA
(The Economist) March the
3rd, 2012 - It takes a few minutes to cross the Evros river, now the
main entry point for illegal immigrants from Asia into Europe, but it can be
frightening. On the Turkish side people-smugglers can be armed. In winter the
river is fast-flowing and very cold. Groups who pay €300 ($400) a head to cross
are packed into rubber dinghies at night. Some migrants get
panicky—especially because few know how to swim. So it is a relief to
find friendly faces on the Greek side. Many migrants are briefly arrested, detained
or surrender to the police. In most cases they are given a document letting
them stay for 30 days. Those who cross near Alexandroupolis go to the railway
station, where they may visit the Café Paris and meet a young Moroccan who
matches migrants with onward transport. The price for being smuggled from
Athens to France in a secret lorry compartment is €4,000. Getting out by
aeroplane is “very difficult”. An increasingly popular option is to go via the
western Balkans. The rate from Alexandroupolis to Austria, along a route
managed by Greeks, Albanians, Serbs and Moroccans, is €2,800. Most illegal
immigrants in Greece have crossed the Evros. In 2009 local police registered
8,800 migrants here; in 2010, 47,000; and in 2011, 55,000. In January this year
2,800 are known to have crossed. The most numerous are Pakistanis, followed by
Afghans, Bangladeshis, Algerians and Congolese. By some estimates Greece has
half a million illegal migrants. The euro crisis makes it hard for them to find
work. Illegal migrants are like water, says Despina Syrri, a researcher: when
one channel is blocked they find another. In the past many immigrants who did
not want to stay for long in Greece could find work, at least temporarily. Some
procured fake passports with visas for Europe’s Schengen zone. Many smuggled
themselves on to lorries heading by ferry to Italy. But these options are all
getting harder. That is why thousands now move north through Macedonia and
Serbia towards Hungary. Smaller numbers trek through Albania, Kosovo,
Montenegro and Croatia. It is hard to stanch the flow. Polish, German and other
policemen from Frontex, the European Union’s border agency, armed with the
latest technology, peer over the border into Turkey and help their Greek
colleagues to spot columns of would-be migrants, sometimes 100-strong. The
Greek police inform the Turks. But on the Turkish side the army is in charge,
not the police, and it often arrives too late. Short of a change in Turkish
policy, the use of force or a wall, the flow will continue. The border is some
206km (128 miles) long. All of it is river, except for a 12.5km stretch of
land. In 2010 at least 26,000 crossed here, but last year that number had
fallen to 900. And early last month the Greeks started building a fence to stop
people walking across. The reason for the decline since 2010, says Giorgios
Salamangas, the local police chief, is that Frontex’s early warnings have had
an effect. More pertinently, Turkish troops seem to have decided to change
their policy of “pretending they could not see them at all”. In Istanbul Murat
Celikkan, a civil-rights activist who has worked with refugees, says that
Turkey, itself overwhelmed with migrants from Afghanistan, Iran, Pakistan and
now Syria, wants to get rid of them. However, given the poor state of their
relations with the EU, the Turks also see this flow as leverage in talks with
Brussels. And they do not see why Turkey should take on the burden of hosting
immigrants just to help out the EU. In a snowbound Banja Koviljaca, on the
Serbian border with Bosnia, Anosh, a forlorn young Afghan, has ended up in
Serbia’s centre for asylum-seekers. In 2008 51 people applied for asylum in
Serbia. Last year the number was 3,134. The true figure crossing into Serbia
must be several times higher. Anosh crossed the Evros last year and bought a
fake Romanian passport in Athens for €400. He boarded a ferry to Italy, but was
rumbled on the Italian side when the police got their Romanian translator to
quiz him. Sent back to Greece, he and a group of Afghans paid a guide €500 each
to help them walk into Macedonia. There they stayed in a safe house for two
days and, after a taxi ride to the border, were shepherded across the hills
into Serbia for another €200. Rados Djurovic, who runs Serbia’s Asylum
Protection Centre, says that few of the asylum-seekers want to stay in Serbia.
They apply because it gives them a chance to rest, to get medical care, and to
move around legally until they work out how to leave and where to go. Most
important, they get an identity card that allows them to receive money, via a
wire-transfer agency, to continue their journey. From Bangladesh to Subotica on
the Serbian border with Hungary, where groups of Afghans and others live in
huts on frozen scrubland, countries play pass-the-buck with these immigrants.
In Kosovo, off the main route, police sources estimate that over 1,000 pass
through every year. Some say that, when they are caught in Macedonia or Serbia,
policemen sometimes take the migrants to the border and tell them to walk
across to Switzerland, Hungary or a “Muslim country”. Most migrants aim to get to Hungary because they can then cross easily
into Austria and, thanks to Schengen, get as far as Calais without border
controls. “So long as you have got the money,” says Mr Djurovic, “you can get
anywhere.”