Newsletter periodica d’informazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli
iscritti UIL

 

 

 

 

Anno X n. 36 del 30 ottobre 2012

 

Consultate www.uil.it/immigrazione

Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

Coordinamento Nazionale UIL Immigrati

 

 

 

Gli stranieri in Italia nel 2011 hanno superato i 5 milioni. Foto di archivio

Coordinamento Nazionale Immigrati UIL

Martedì 6 novembre 2012, ore 09.30 - 16.30 – UIL Nazionale, via Lucullo, 6 – Piano VI, sala Bruno Buozzi

Temi dell’evento:

Ø     Bilancio della procedura di emersione dei lavoratori stranieri irregolari;

Ø     La campagna “12 x 12” per la ratifica della Convenzione ILO n. 189 “lavoro dignitoso per lavoratrici e lavoratori domestici”;

Ø     Programma 2012/2013 di attività del Dipartimento Politiche Migratorie

 

 

 

 

 

 

SOMMARIO

 

Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti pag. 2

 

“Save the date”: Coordinamento Nazionale Immigrati pag. 2

Dossier Immigrazione Caritas Migrantes 2012 pag. 2

 

l’Italia ha una legge per i migranti di talento pag. 5

 

Scuola: 9 alunni su 100 sono stranieri pag. 7

 

Emergenza Nord Africa: appoggio di sindacati e società civile pag. 8

 

Consulta: “rivedere la legge sull’Immigrazione “ pag. 8

 

Lavoro domestico: metti fine alla moderna schiavitù pag. 9

 

Discriminazioni, RC auto: fine della tariffa etnica pag. 9

News in evidenza pag. 10

 

 

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.



Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti


 

 

 

 

 

 

Roma, 06 Novembre 2012, sede CNEL, ore 10.00

Riunione gruppo ONC, Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri

(Angela Scalzo)

Rovigo, 08/11/2012, ore 9.00,

Convegno UIL/Ital su immigrazione e cittadinanza

(Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL))

Roma, 08/11/2012, sede ANCI, ore 11.00

Incontro con il sindaco di Reggio Emilia Graziano Del Rio, su proseguimento campagna sui diritti di cittadinanza

(Giuseppe Casucci)



“Save the date”: 06/11/2012

 

Convegno lavoro irregolareCoordinamento Nazionale Immigrati UIL

Martedì 6 novembre 2012, ore 09.30 /16.00 – presso la UIL Nazionale, via Lucullo, 6 – Piano 6°, sala Bruno Buozzi

Temi dell’evento:

Ø     Bilancio della procedura di emersione dei lavoratori stranieri irregolari;

Ø     La campagna “12 x 12” per la ratifica della Convenzione ILO n. 189 “lavoro dignitoso per lavoratrici e lavoratori domestici”;

Ø     Programma 2012/2013 di attività del Dipartimento Politiche Migratorie

Modera: Giuseppe Casucci, Coord. Naz. Dipartimento Politiche Migratorie UIL

Oratori invitati:

Panel: “Procedura di emersione”

Prof Saverio Ruperto, Sottosegretario all’Interno, con delega sull’immigrazione;

Prefetto Mario Morcone, Capo di Gabinetto Ministero per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione;

Alberto Sera, Vice Presidente Ital

Panel: “Campagna “12 x 12” sul lavoro domestico”

Luigi Cal, Direttore Ufficio ILO per l’Italia e San Marino;

Rosanna Margiotta,      Dirigente Ministero del Lavoro   

Ivana Veronese                       Segreteria Nazionale Uiltucs

Conclude: Guglielmo Loy, Segr. Conf.le UIL  

Pomeriggio: discussione del Coordinamento sul programma di attività 2012/2013


 

Dossier Immigrazione

 


In Italia 5 milioni di stranieri regolari. Nel 2065 saranno 14 milioni


Scarica la sintesi del dossier:
 Scheda di sintesi dei principali dati (.pdf)

Cover Dossier Immigrazione 2012

(ASCA) - Roma, 30 ottobre 2012 - Il numero complessivo degli immigrati regolari, inclusi i comunitari e quelli non ancora iscritti in anagrafe, abbia di poco superato i 5 milioni di persone alla fine del 2011, un numero appena più alto di quello stimato lo scorso anno (5.011.000 rispetto a 4.968.000). E' quanto emerge dal Dossier Statistico Immigrazione 2012 realizzato dalla Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes.   Nel 2011 il Ministero degli Affari Esteri ha rilasciato 231.750 visti per inserimento stabile, in prevalenza per motivi di lavoro e di famiglia, mentre sono stati circa 263 mila i permessi di soggiorno validi alla fine del 2010 che, dopo essere scaduti, non sono risultati rinnovati alla fine del 2011. Il numero stimato dei comunitari (1.373.000, per l'87% provenienti dai nuovi 12 Stati membri) e' stato ottenuto applicando ai residenti a fine 2010 lo stesso tasso d'aumento riscontrato tra i soggiornanti non comunitari nel 2011. Le principali collettività sono risultate: Romania 997.000, Polonia 112.000, Bulgaria 53.000, Germania 44.000, Francia 34.000, Gran Bretagna 30.000, Spagna 20.000 e Paesi Bassi 9.000. La ripartizione della stima totale per aree continentali vede prevalere l'Europa, tra comunitari (27,4%) e non comunitari (23,4%), seguita dall'Africa (22,1%), dall'Asia (18,8%) e dall'America (8,3%), mentre le poche migliaia di persone provenienti dall' Oceania e gli apolidi non raggiungono neppure lo 0,1%. Tra i soggiornanti europei non comunitari (1.171.163), gli albanesi sono i più numerosi (491.495). Seguono 223.782 ucraini; 147.519 moldavi; 101.554 serbi e montenegrini; 82.209 macedoni; 37.090 russi; tra i 20mila e i 30mila ciascuno, i bosniaci, i croati e i turchi. Per quanto riguarda il continente africano, alla fine del 2011 i marocchini risultano essere la prima collettività, con 506.369 soggiornanti (i piu' numerosi anche tra tutti i non comunitari). Le altre grandi collettività africane provengono da Tunisia (122.595), Egitto (117.145), Senegal (87.311), Nigeria (57.011), Ghana (51.924); seguono Algeria (28.081) e Costa d'Avorio (24.235); quindi, con circa 15 mila soggiornanti, Burkina Faso e, con 10 mila soggiornanti o poco meno, Camerun, Eritrea, Etiopia, Mauritius e Somalia. In totale, i soggiornanti africani sono 1.105.826. Gli immigrati dall'Asia, che alla fine del 2010 hanno inciso per il 12,7% sull'insieme dei residenti stranieri nell'Unione Europea, nell'anno successivo sono arrivati a incidere in Italia per 6 punti percentuali in più, per un totale di 924.443 soggiornanti. In particolare, l'Italia e' lo Stato membro che nell'UE accoglie le collettività più numerose di cinesi (277.570 soggiornanti nel 2011), filippini (152.382), bangladesi (106.671) e srilankesi (94.577), mentre e' il secondo Stato per quanto riguarda la presenza di indiani (145.164) e pakistani (90.185). La componente americana totalizza nel suo complesso 415.241 soggiornanti. Le principali collettività provengono dal Perù con 107.847, dall'Ecuador con 89.626, dal Brasile con 48.230 e dagli Stati Uniti con 36.318, seguite - con circa 20mila soggiornanti ciascuna - dai cittadini della Colombia, di Cuba e della Repubblica Dominicana e quindi - con circa 10mila - di Argentina, Bolivia ed El Salvador.
E NEL 2065 SARANNO OLTRE 14 MILIONI - L'immigrazione in Italia continuerà a crescere. Secondo le previsioni sul futuro demografico del paese (scenario medio), infatti, nel 2065 la popolazione complessiva (61,3 milioni di residenti) sarà l'esito di una diminuzione degli italiani di 11,5 milioni (28,5 milioni di nascite e 40 milioni di decessi) e di un saldo positivo di 12 milioni delle migrazioni con l'estero (17,9 milioni di ingressi contro 5,9 milioni di uscite): in questo nuovo scenario demografico gli stranieri supereranno i 14 milioni.
AUMENTANO PERMESSI SOGGIORNO - I permessi di soggiorno in vigore alla fine del 2011, inclusi i minori iscritti sul titolo dei genitori e al netto dei casi di doppia registrazione (archivio del Ministero dell'Interno revisionato dall'Istat), sono stati 3.637.724, in leggero aumento rispetto ai 3.536.062 del 2010 (+2,9%).
MEZZO MILIONE DOMANDE ASILO IN 61 ANNI - In Italia, dal 1950 al 1989 sono state 188 mila le domande d'asilo e dal 1990 (anno di abolizione della riserva geografica) fino al 2011 se ne sono aggiunte circa 326 mila per un totale, dal dopoguerra ad oggi, di oltre mezzo milione. La media annuale e' stata di circa 8mila domande, superata di quasi quattro volte nel 2011 (ma anche nel 2008 e nel 1999, quando le domande furono più di 30mila). Nel 2011 le domande sono state presentate in prevalenza da persone provenienti dall'Europa dell'Est e dal martoriato continente africano; quasi un terzo (30%) delle domande prese in esame (24.150) e' stato definito positivamente (una su tre ha riguardato il riconoscimento dell'asilo e le altre la protezione sussidiaria o umanitaria, per un totale di 7.155). Gli sbarchi dal Nord Africa, confluiti per lo più nell'isola di Lampedusa, hanno coinvolto circa 60 mila persone, in partenza prima dalla Tunisia e poi dalla Libia (28mila). In Italia, per far fronte alle esigenze di accoglienza, si dispone di 3 mila posti che fanno capo al Servizio per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), in collaborazione con gli Enti locali, le Regioni e il mondo sociale, e di 2 mila posti assicurati dai Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), mentre e' di altri 3 mila posti la capienza dei Centri di accoglienza per immigrati.
IN ITALIA 2,5 MILIONI LAVORATORI STRANIERI - Anche nel 2011, mentre gli occupati nati in Italia sono diminuiti di 75mila unità, gli occupati nati all'estero sono aumentati di 170mila. Attualmente gli occupati stranieri, incluse anche le categorie non monitorate dall'indagine campionaria dell'Istat, sono circa 2,5 milioni e rappresentano un decimo dell'occupazione totale. Nello stesso tempo tra gli stranieri e' aumentato il numero dei disoccupati (310mila, di cui 99mila comunitari) e il tasso di disoccupazione (12,1%, quattro punti più rispetto alla media degli italiani), mentre il tasso di attività e' sceso al 70,9% (9,5 punti più elevato che tra gli italiani). I neocomunitari, che tra i residenti incidono per un quarto, nell'archivio Inail raggiungono quasi un terzo tra i lavoratori nati all'estero occupati come dipendenti e il 40% tra i nuovi assunti del 2011. Nell'attuale congiuntura la forza lavoro immigrata continua a svolgere un'utile funzione di supporto al sistema economico-produttivo nazionale per la giovane età, la disponibilità e la flessibilità (caratteristiche che, purtroppo, spesso si traducono in forme più o meno gravi di sfruttamento). Gli immigrati sono concentrati nelle fasce più basse del mercato del lavoro e, ad esempio, mentre tra gli italiani gli operai sono il 40%, la quota sale all'83% tra gli immigrati comunitari e al 90% tra quelli non comunitari.

Motivati dal bisogno di tutela, sono oltre 1 milione gli immigrati iscritti ai sindacati, con una incidenza dell'8% sul totale dei sindacalizzati e del 14,8% sulla sola componente attiva. Del resto, gli archivi dell'Inail attestano che essi sono maggiormente soggetti al rischio infortunistico: tra i lavoratori nati all'estero, in controtendenza con l'andamento generale, gli infortuni sono infatti cresciuti, raggiungendo un'incidenza media del 15,9% sugli infortuni complessivi a fronte del 15% dell'anno precedente. Le ispezioni condotte nel 2011 hanno riscontrato in situazione irregolare il 61% delle aziende sottoposte a verifica, in circa la metà dei casi per lavoro nero, condizione che accresce l'esposizione dei lavoratori al rischio di infortunio sul lavoro.
SOPRATTUTTO COLLABORATORI FAMILIARI - I collaboratori familiari (poco più di 750 mila quelli nati all'estero assicurati presso l'Inps) rappresentano la categoria più numerosa tra gli immigrati e costituiscono una risorsa preziosa per un paese in cui ogni anno 90 mila persone in più diventano non autosufficienti, dove il bisogno di assistenza aumenterà con il crescente invecchiamento della popolazione autoctona (aumento degli ultra65enni dall'attuale 20,6% della popolazione al 33% previsto a metà secolo). Seguono gli infermieri stranieri (un decimo del totale) che assicurano un apporto indispensabile al servizio sanitario nazionale e a molte strutture private. Anche il settore agricolo, scarsamente attrattivo nei confronti degli italiani, per molti immigrati costituisce una prospettiva di inserimento stabile (allevamenti e serre) o un'opportunità limitata a determinati periodi dell'anno (lavoro stagionale) o quanto meno al momento dell'ingresso, al punto che l'agricoltura e' stato il solo settore ad aver registrato, per gli immigrati, un saldo occupazionale positivo. Altri settori per i quali il contributo degli immigrati continua a risultare fondamentale sono l'edilizia, i trasporti e, in generale, i lavori a forte manovalanza: dai dati messi a disposizione dalle organizzazioni delle cooperative, risulta che gli immigrati incidono per oltre un sesto nelle cooperative di pulizie e per oltre un terzo in quelle che si occupano della movimentazione merci. L'attenzione alle percentuali permette anche di segnalare la rilevanza assunta dagli immigrati in altre categorie, seppure quantitativamente non rilevanti. I marittimi in Italia, la cui flotta per tonnellate di portata e' al 14* posto nel mondo e tra i primi nel comparto crocieristico (dati di Confitarma), sono 60 mila (su un totale mondiale di 1.372.000) e sul personale operante a bordo gli stranieri incidono per il 40%, in provenienza soprattutto dalla Romania, dall'India e dalle Filippine (dove a Manila, dal 2007, opera una sede distaccata dell'Accademia della Marina Mercantile Italiana per formare lavoratori del posto che suppliscano alla nostra mancanza di maestranze).
42,5 MLN COSTRETTI A FUGA IN ALTRI PAESI - Nel 2011 sono state 42,5 milioni le persone costrette alla fuga in altri paesi, di cui 15,2 milioni i rifugiati e 26,4 gli sfollati interni. Nello stesso anno sono state presentate 895 mila domande di asilo (primo paese gli Stati Uniti con 76mila casi): di esse, 277 mila sono state presentate nell'UE, con 51 mila casi in Francia (primo paese) e 37.350 in Italia. Sono tanti i focolai di guerra, alcuni conosciuti e altri dimenticati, e 1,2 miliardi di persone vivono in regimi dispotici (34) o in 'Stati fragili' (43) alle prese con degrado, povertà ed emergenze.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lavoro


ConfiniOnline - Le regole del no profit

L’Italia ha una legge per gli immigrati di talento ma nessuno lo sa 

Scarica la Direttiva 2009/50/CE: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:155:0017:0029:it:PDF

Di Francesca Strumia


L'Italia ha recepito l'European blue card directive del 2009. Adesso, uno straniero, lavoratore altamente qualificato, può entrare e soggiornare in Italia a condizioni agevolate. Dovrà avere titolo di studio e abilitazione professionale per l’esercizio di una vasta gamma di professioni. Ma si può fare ancora di più. Blu è, da agosto, la carta che consente a uno straniero, lavoratore altamente qualificato, di entrare e soggiornare in Italia a condizioni agevolate rispetto alla generalità dei migranti. La norma è italiana (decreto 108/2012 )108/2012) il colore è europeo: il decreto in questione attua, con la consueta flemma della penisola, la European blue card directive del 2009 (direttiva 2009/50).
Con la sua attuazione, la folla di categorie che popolano, in maniera più o meno definita, la legislazione italiana sull’immigrazione - immigrati per motivi economici, per ricongiungimento famigliare, per studio, per motivi umanitari ecc.-, si arricchisce di un nuovo esemplare: gli immigrati per talento. Ci si pone finalmente il problema di attrarre immigrati qualificati e di aprire loro una corsia preferenziale. Il lavoratore straniero, altamente qualificato secondo i termini di direttiva e decreto, può ottenere un permesso di soggiorno, la carta blu per l’appunto, a prescindere dalle quote dei decreti flussi. Con la carta blu, lo straniero gode di parità di trattamento con i cittadini europei per una serie di diritti (in materia per esempio di istruzione, condizioni di lavoro, previdenza), di una certa libertà di circolazione nella Ue (dopo 18 mesi di carta blu può entrare senza visto e soggiornare in un altro stato membro per svolgervi lavoro altamente qualificato, mentre un normale permesso di soggiorno non conferirebbe nessun diritto di soggiorno o accesso al mercato del lavoro in altri stati membri) e può cumulare periodi di residenza in diversi stati membri ai fini dei cinque anni necessari per ottenere un permesso di soggiorno di lungo periodo.
 Chi è dunque questo lavoratore altamente qualificato a cui l'Europa, e l'Italia per suo mandato, stendono un tappeto blu? Il fortunato ha titolo di studio e abilitazione professionale per l’esercizio di una vasta gamma di professioni, tra cui alta dirigenza, professioni intellettuali, professioni tecniche, e può vantare l'offerta di un contratto di lavoro di almeno un anno e con una retribuzione lorda non inferiore a 24.789 euro. A tale identikit corrispondono senz’altro molteplici profili, ed è facile intuire che forse non tutti i lavoratori altamente qualificati saranno altrettanto altamente talentuosi. Per dirla all’anglosassone, non perdiamoci la foresta per qualche albero isolato: al di là del dettaglio della norma, è la sua premessa che cela una vis innovatrice. La legislazione italiana sull’immigrazione è in genere preoccupata più di respingere che di attrarre. Il decreto sulla carta blu, anche se concepito un po’ per forza, in ritardo sui termini e sotto le bacchettate della Commissione, segnala una nuova visione dell’immigrazione e traccia il primo segmento di una linea blu. Come allungare, come consolidare tale “linea blu”?
L’Italia che si arrovella tra decreti sviluppo e piani di crescita, mentre scivola nella morsa del declino demografico, ha bisogno impellente di attrarre immigranti qualificati, di incentivarne i figli a studiare e a intraprendere iniziative economiche nella penisola, di trattenerli facendone elemento innovatore della sua cittadinanza.
 È proprio nella cittadinanza, in effetti, che ci si imbatte, percorrendo col pensiero la linea blu. Cittadinanza che è punto di arrivo di qualsiasi percorso di immigrazione e integrazione, e punto di partenza di una riflessione su come cambiare l’Italia, cambiando gli italiani. Direttiva e decreto tacciono in proposito, e le tracce della linea blu si disperdono dunque nei dintorni del delicato tema dell’accesso alla nazionalità. In materia di cittadinanza e nazionalità, il legislatore italiano ha campo libero. Mentre le norme sull’ingresso e la residenza degli immigrati, infatti, sono ormai in gran parte di impronta comunitaria, la legislazione sulla nazionalità è rimasta il giardino segreto dei parlamenti nazionali. Lo chiarisce una dichiarazione annessa al trattato di Maastricht, che introduceva la cittadinanza europea; lo riconoscono i giudici europei, che con cadenza regolare azzardano tentativi di rinforzare la cittadinanza dell’Unione a scapito di quella nazionale e poi tornano timorosi sui propri passi (vedasi ad es. il caso Dereci C-256/2011); lo ribadiscono i governi degli stati membri, che di fronte alla Corte di Giustizia Europea intervengono frequentemente a sostegno del proprio spazio di autonomia. Eppure la cittadinanza è un campo spinoso, in cui si confrontano interessi divergenti e opposte visioni della “nazione” per cui raccogliere i consensi necessari per una riforma è ardua impresa. In Italia, le “Nuove Norme sulla Cittadinanza” (legge 91/1992) sono ormai vecchie di vent’anni, sopravvissute a qualche sporadico progetto di riforma, persosi poi nei meandri delle crisi politiche degli ultimi anni.
Il clima di convergenza portato dalla crisi di questi giorni, e il momentum della carta blu offrono un contesto favorevole per rispolverare, il vecchio, ma più che mai urgente dibattito sulla cittadinanza. La legge attuale, ancora fortemente improntata a criteri di ius sanguinis, riflette un quadro storico-demografico e una coscienza nazionale, che le tendenze degli ultimi decenni hanno inevitabilmente alterato e scalfito. Le disposizioni vigenti si preoccupano di aspiranti cittadini che in Italia non sono nati nè hanno mai vissuto, mentre in misura rilevante trascurano persone che in Italia sono cresciute, frequentano le scuole, lavorano: all’immigrante tipo richiedono dieci lunghi anni di residenza continuativa in Italia prima di poter parlare di cittadinanza. Sul filo della “linea blu” di pensiero che questo articolo intende seguire, una riforma delle norme in questione è l’occasione per promuovere l’interesse del paese ad attrarre gli immigranti di talento, consolidando la relativa corsia preferenziale. Oltre al permesso di soggiorno per lavoro qualificato, a quello per soggiornanti di lungo periodo, all’accesso al mercato del lavoro, perchè non offrire loro una chance di autentica integrazione tramite condizioni agevolate per la cittadinanza? In tempi più brevi dei dieci lunghi anni di anzianità residenziale della norma attuale, con requisiti chiari, e magari con un procedimento più rapido dei settecentotrenta giorni attualmente richiesti (dalla legge, nella realtà chi ci è passato parla di anni e anni di attesa).
Categorie a cui riservare una corsia preferenziale per talento potrebbero essere, oltre ai lavoratori altamente qualificati della carta blu, anche gli studenti laureati con profitto nelle università italiane (non è certo nell’interesse del paese che, dopo aver usufruito delle sue logore risorse universitarie, vadano altrove!), e coloro che creano in Italia imprese di profitto (le famose start-up di cui si parla in sede di decreti sviluppo, per esempio).
Certo, non di solo talento può nutrirsi l’anima del cittadino. Una riforma è necessaria anche per assecondare in maniera più equa i legittimi interessi di una schiera di immigranti stabiliti nel nostro paese: c’è bisogno di dare minore peso all’anzianità residenziale dell’immigrato, di uno snellimento delle procedure, di riempire alcuni gap importanti nella protezione dell’unità famigliare.
 
Talento e fairness come principi ispiratori porterebbero già lontano, sulla via della cittadinanza. Con qualche nuance blu, quella via potrebbe portare a un pool di nuovi cittadini d’eccellenza, motivati a investire nell’avventura italiana. Motivazione e serietà sono attributi contagiosi. Chissà che una buona dose di nuovi cittadini, possa, nel tempo, essere d’ispirazione anche a quelli vecchi? Testimoniare l’impegno di certi figli di immigrati, che studiano, lavorano, e navigano tra un permesso di soggiorno e l’altro non può che dare una positiva scossa a qualche compagno un po’ bamboccione, cresciuto tra le carezze dell’italianità.
«Ma a chi importa la cittadinanza?», dirà qualcuno. «Se un percorso blu ci deve essere -prosegue l’obiezione-  bisogna che passi per sgravi fiscali, e poi diritti di base, sanità, istruzione, alloggio». Ai tempi del crepuscolo degli ideali, la cittadinanza non fa più leva. Può darsi che l’appeal del concetto sia un po’ provato dai tempi che corrono.
Per l’immigrante che intende restare, però, una volta trovata la casa, assicuratasi l’assistenza medica, compilata la dichiarazione dei redditi, resta un bisogno di certezza e di programmazione di lungo periodo, a cui solo la cittadinanza può offrire risposte definitive. Solo il cittadino è sicuro di poter restare a tempo indeterminato nello stato a cui appartiene, sa di poter trasmettere ai suoi figli uno status certo, ha piena voce politica a livello locale e nazionale; solo per il cittadino il mercato comune europeo non ha più barriere di sorta. Solo il cittadino perde, una volta per tutte, la veste dello straniero.
Nelle parole di Gaetano Salvemini, che nel Radcliff Quarterly nel 1941 descrive la sua naturalizzazione come cittadino americano, “È questa sensazione di essere a casa che ti conquista passo per passo. E un bel giorno ti accorgi di non essere più un esule, ma un cittadino nel tuo paese».
 
È nell’interesse dell’Italia, ormai paese di immigrazione, incentivare gli esuli entro i suoi confini a diventare cittadini. Soprattutto (anche se non solo) quelli che portano laboriosità, idee, legalità. Per loro, quella veste di cittadini, che molti italiani per nascita portano con noncuranza, può essere motivo di orgoglio e catalizzatore di integrazione. Per il paese, d’altra parte, appropriarsi dei loro valori, rivestendoli della propria cittadinanza, può essere fattore di rinnovamento. Tutto dipende dalla foggia di quella veste, oggi un po’ démodé e bisognosa di un restyling. Pensiamo con cura a una nuova foggia per la nostra cittadinanza. Pensiamola esigente ma inclusiva. Pensiamola in blu.


 

Scuola

 


9 alunni su 100 sono stranieri

Gli alunni con cittadinanza non italiana sono 756mila, quasi 9 su 100 nelle scuole dell'obbligo. Ma solo il 6% entra per la prima volta nel sistema scolastico italiano


Duecento paesi e 755.939 alunni con cittadinanza non italiana presnti nell’anno scolastico 2011/2012 nostre scuole. Sono gli ultimi dati pubblicati dal Ministero della Pubblica Istruzione, nel nuovo Notiziario sugli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano.  Il rapporto degli alunni stranieri sul totale degli alunni è in continua crescita per ciascun ordine di studio; nella scuola dell’obbligo ormai su 100 alunni 9 sono stranieri. Rispetto all’anno scolastico precedente, gli alunni stranieri aumentano di 45.676 unità, pari al 6,4%: si tratta però ormai soprattutto di alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia (44% degli alunni stranieri in totale) piuttosto che di immigrati (3,6%). Chi infatti nel corso dell’anno scolastico scorso è entrato per la prima volta nel sistema scolastico italiano è appena il 6% degli studenti con cittadinanza non italiana, cioè lo 0,5% del totale degli studenti. In crescita significativa gli alunni iscritti alla scuola dell’infanzia (+8,3% rispetto all’anno scolastico precedente) e alle superiori (+7,2%).

Alle superiori -Alle superiori, gli alunni stranieri scelgono soprattutto istituti professionali e istituti tecnici. I ragazzi di 2G, nati in Italia da genitori stranieri, sono i più numerosi alunni dei licei linguistici e degli istituti tecnici. Ai professionali invece gli alunni nati all’estero sono quasi il doppio degli italiani. Pressochè alla pari invece italiani, nati in Italia e nati all’estero alle magistrali e al liceo artistico, mentre classico e scientifico gli iscritti restano in prevalenza italiani. Fra gli alunni con cittadinanza non italiana, il 39,5% ha un ritardo sul corso degli studi: quasi quattro volte più degli alunni italiani (10,7%).

La concentrazione - Il 73% delle scuole ha una percentuale di alunni stranieri compresa fra 1 e 30% (33.805 scuole sotto il 15%, 8.413 tra il 15 e il 30%), mentre 993 scuole per motivi logistici, di territorio e di disponibilità di offerta formativa, si trovano a dover accogliere una percentuale di stranieri che supera il 40%. A livello regionale questo fenomeno è maggiormente rilevante in Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte; al contrario, Campania, Sardegna e Sicilia hanno tra il 40 e 46% di scuole prive di alunni stranieri. Il limite del 30% di alunni stranieri fissato dal ministro Gelmini è entrato in vigore dall’anno scolastico 2010/2011 ma in modo graduale, essendo stato introdotto a partire dal primo anno della scuola dell’infanzia e dalle classi prime sia della scuola primaria e sia della scuola secondaria di I e di II grado. La percentuale di classi con oltre il 30% di alunni stranieri è pari al 5,3%, ma questo fenomeno di concentrazione di alunni stranieri nelle singole classi risulta tuttavia ridimensionato se si considerano le classi al netto degli alunni stranieri nati in Italia: la percentuale allora scende all’1,7%. È inoltre interessante notare come al crescere del grado di istruzione aumenti la percentuale delle classi con una presenza maggiore del 30% dei nati all’estero: 0,6% nella primaria, 1,9% nel I grado e 2,9% nel II grado. Anche in questo caso le regioni che mostrano una percentuale di classi con una elevata presenza di alunni stranieri sono l’Emilia Romagna, l’Umbria e la Lombardia.

I paesi - La cittadinanza degli alunni non italiani conferma il quadro degli anni precedenti: il maggior flusso migratorio si registra dalla Romania che, con 141.050 unità, raggiunge una percentuale pari al 18,7% dell’intera popolazione scolastica straniera. A seguire gli studenti provenienti dall’Albania (circa 103.000 pari al 13,6%) e dal Marocco (12,7%). Molto distante, al quarto posto, la Cina: 34.080 alunni. I comuni con un più elevato numero di presenze di studenti stranieri sono Roma (36.657), Milano (31.583) e Torino (22.843). Poiché la presenza di alunni stranieri è legata all’immigrazione sul territorio si può affermare che in alcuni comuni questa è stata particolarmente favorita tanto che la presenza degli studenti con cittadinanza non italiana supera il 20% degli alunni in totale. Questo accade a Mirandola (MO), Montichiari (BS), Arzignano (VI), Campi Bisenzio (PO) e in particolare a Pioltello (MI), dove il 28,1% degli studenti sono stranieri.


 

 

 

 

 

 

 

Profughi


Emergenza Nord Africa: Associazioni e sindacati: "Dignità e certezze per i profughi"

"Destino incerto per ventimila persone. Servono permessi di soggiorno umanitari, risorse e verifiche sull’accoglienza. Si sprecano soldi pubblici alimentando razzismo e conflitti".


Sbarchi Lampedusa ultime notizie: morti molti clandestini, anche bambiniRoma – 29 ottobre 2012 - Sono oltre 20mila i profughi arrivati in Italia dalla Libia nel corso dell’”Emergenza Nord Africa” e accolte nel sistema d’accoglienza gestito dalla Protezione civile, ma il loro destino è incerto. Senza un intervento del governo, il 31 dicembre si troveranno per strada, senza alcun sostegno, pronti a diventare immigrati irregolari. Nasce da questa situazione l’appello di associazioni e sindacati per dare “dignità e certezze per i profughi e i territori coinvolti”. I primi promotori sono ARCI, ASGI, Centro Astalli, Comunità di S.Egidio, Senza Confine, CIR, CGIL UIL, SEI UGL, Focus-Casa dei Diritti Sociali, che per domani 30 ottobre hanno organizzato una manifestazione a Roma “insieme ai profughi per chiedere una soluzione urgente e dignitosa”.

“Mancano meno di tre mesi – si legge nell’appello - alla conclusione della cosiddetta Emergenza Nord Africa, la cui gestione è stata affidata alla Protezione Civile, e non si sa ancora quale sarà la sorte delle oltre 20mila persone giunte in Italia dalla Libia nel 2011, tra cui molti rifugiati in fuga da guerre e persecuzioni. Preoccupa la mancanza di un provvedimento che consenta alle molte migliaia di persone presenti di ottenere un titolo di soggiorno di lungo periodo, senza il quale è impossibile avviare qualsiasi progetto di inserimento sociale”.

I promotori chiedono quindi al Governo “con forza e urgenza" :

- una decisione immediata con un provvedimento chiaro che consenta il rilascio di un permesso di soggiorno umanitario in favore di tutti i profughi giunti dalla Libia;

- una soluzione dignitosa ed efficace per l’inclusione sociale dei profughi coinvolti nei progetti d’accoglienza, con la predisposizione di risorse adeguate, che consenta di realizzare il processo di integrazione di queste persone con precisi percorsi di uscita dai centri emergenziali con una chiara previsione di misure di sostegno;

- un coinvolgimento reale delle organizzazioni di tutela e dei territori coinvolti nell’accoglienza per la definizione delle soluzioni concrete;

- una verifica puntuale della qualità dei servizi erogati sul territorio nell’ambito dei progetti d’accoglienza per evitare sprechi, chiudendo al più presto quelle esperienze inadeguate di ospitalità e valorizzando le esperienze di qualità, con l’obiettivo di riportare quest’ultime al più presto all’interno della rete SPRAR.

"In mancanza di soluzioni concrete e rispettose della dignità delle persone e dei territori coinvolti – ammoniscono associazioni e sindacati- riteniamo che il rischio di innescare tensioni sociali e di provocare ulteriore disagio sia altissima. Senza soluzioni realistiche e dignitose si rischia di sprecare ancora per molto tempo ingenti risorse pubbliche alimentando peraltro razzismo e conflitti".


 

Giurisprudenza


I giuristi: "Rivedere leggi sull'immigrazione per tutelare i diritti"

Seminario della Corte Costituzionale: dalla Consulta spinta innovatrice al cambiamento della normativa sugli immigrati


ROMA, 27 ottobre 2012 -  La Corte Costituzionale, insieme alle Corti sovranazionali, ha avuto un ruolo centrale nella progressiva revisione dello status dello straniero e dell'immigrato in Italia, e dalle sue sentenze e arrivata una spinta innovatrice che ha di fatto preceduto i passi compiuti per via legislativa. Per questo la Corte auspica che le norme si conformino sempre più al nuovo profilo che si è andato via via delineando, rivedendo anche recenti interventi normativi in materia di immigrazione, chiarendone eventuali punti critici ed eliminando automatismi che nella pratica possono confliggere con i diritti essenziali e fondamentali delle persone.

 L'invito - fatto proprio dallo stesso presidente della Corte, Alfonso Quaranta - è emerso chiaramente nel corso di un convegno organizzato dalla stessa Consulta dal titolo "La condizione giuridica dello straniero nella giurisprudenza della Corte costituzionale".

 Dopo l'avvio dei lavori, affidato allo stesso Quaranta che ha poi anche concluso il dibattito, il seminario ha visto le relazioni dei giuristi Guido Corso, Cecilia Corsi e Bruno Nascimbeni, che si sono confrontati sul tema dell'incontro passando in rassegna il lavoro svolto dalla Consulta nel corso degli anni su questo fronte. Un contributo giurisprudenziale che ha progressivamente permesso di passare da una normativa sull'immigrazione improntata principalmente sulla salvaguardia dell'ordine pubblico e sul presidio delle frontiere, e quindi ispirata da esigenze di sicurezza, a una normativa che tiene conto anche dei diritti fondamentali della persona.

Il dato che si è acquisito è che l'intervento pubblico non può limitarsi al controllo degli ingressi, ma investe anche la tutela della salute, l'istruzione, il diritto all'abitazione. Non è un caso che la Consulta abbia sistematicamente "bocciato" quasi tutti i ricorsi che il governo centrale - tentando di far leva su una competenza esclusiva in materia di immigrazione - ha proposto contro le Regioni che hanno legiferato in tal senso.

C'è poi la problematica che riguarda la disciplina di ingresso e di espulsione, che ha avuto un'evoluzione travagliata nel corso degli ultimi 15 anni. Diverse le leggi che si sono avvicendate, dalla Napolitano-Turco del '98 alla Bossi-Fini del 2002, fino al pacchetto sicurezza firmato dall'ex ministro Maroni che introdusse anche il reato di immigrazione clandestina, ma fu per più aspetti censurato dalla Consulta.

Anche gli automatismi che accompagnano l'espulsione o la possibilità di regolarizzare gli immigrati sono stati indicati come un limite da ripensare e sentenze recenti della Corte, come la 172 del 2012, che ha dichiarato illegittima una norma che escludeva automaticamente la possibilità di regolarizzare gli stranieri condannati per reati di scarsa gravità, va in questa direzione.


 

 

 

 

 

 

 

 

Lavoro Domestico


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Appoggia la nostra campagna per i diritti e la protezione per i lavoratori domestici:

Per mettere fine alla moderna schiavitù

Ratifica subito anche in Italia della Convenzione OIL 189 e Raccomandazione 201. Cgil, Cisl e Uil indicono per il 13 dicembre 2012 una giornata di mobilitazione.


In tutto il mondo vi sono oltre 100 milioni di lavoratori impiegati a svolgere il proprio lavoro nella casa di qualcun altro. Questi lavoratori domestici, puliscono, cucinano, fanno il bucato, forniscono assistenza ai bambini ed agli anziani e molto altro ancora.

Il loro lavoro è sottovalutato, sottopagato, invisibile, non riconosciuto, e non rispettato.

La grande maggioranza dei lavoratori domestici, sono donne (82%), molte delle quali migranti o bambine. In molti paesi i lavoratori domestici sono esclusi dalla legislazione del lavoro e dai sistemi di protezione sociale. A molti viene negato il diritto, sia per legge che in pratica, di formare o aderire a un sindacato. Di conseguenza, maltrattamento, sfruttamento, violenza, e abusi fisici e sessuali sono frequenti e spesso impuniti. Nel giugno 2011, l'organismo delle Nazioni Unite che si occupa di questioni del lavoro, l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), ha adottato la Convenzione n. 189 e raccomandazione n. 201 sui lavoratori domestici. La Convenzione ILO n. 189 riconosce il diritto dei lavoratori domestici a difendere collettivamente i propri interessi attraverso i sindacati; protegge il loro diritto ad un salario minimo in Paesi in cui esiste, garantisce una forma di pagamento mensile e l'accesso alla sicurezza sociale, inclusa la maternità; la Convenzione rende obbligatorio per i lavoratori domestici la fruizione di almeno un giorno libero alla settimana e regola il loro orario di lavoro. In sostanza, la convenzione n 189 riconosce al lavoro domestico pari dignità con ogni altra occupazione e assicura che i lavoratori domestici siano trattati alla pari di tutti gli altri lavoratori ai sensi della legislazione del lavoro. La Convenzione 180 è entrata in vigore nel 2012 dopo la ratifica dei primi due Paesi: Uruguay e Filippine. Nel corso dell’anno hanno ratificato anche Mauritius e Nicaragua.

La Campagna “12 x 12”

Nel dicembre 2011, la Confederazione Internazionale dei sindacati (ITUC –CSI), ha lanciato a livello mondiale la campagna “12 x 12”, proponendosi l’obiettivo di ottenere la ratifica della Convenzione n. 189 da parte di 12 Paesi entro il 2012.

La campagna ha già ottenuto la costituzione e la mobilitazione di Comitati “12 x 12” in 81 paesi, chiedendo la ratifica della Convenzione ed il miglioramento della legislazione nazionale. I Comitati “12 X 12” hanno intrapreso varie attività con l’obiettivo di richiamare l’attenzione dei politici e dei legislatori, ed hanno organizzato eventi pubblici per promuovere la convenzione OIL n 189, e raggiungere gruppi ed organizzazioni di sostegno dei diritti dei lavoratori domestici.

Unisciti alla nostra campagna per i diritti e la protezione per i lavoratori domestici:

Maggiori informazioni sul sito: www.ituc-csi.org

Mantieni la pressione sulla richiesta di ratifica della Convenzione ILO n. 189!

I giorni di mobilitazione “12 x 12”

Nella settimana tra il 12 ed il 18 dicembre 2012, la Csi ha lanciato a livello mondiale una campagna di mobilitazione con iniziative che si terranno in 81 Paesi nel Mondo.

In Italia Cgil, Cisl e UIL organizzano una giornata di sensibilizzazione e mobilitazione sulla necessità di ratificare subito la Convenzione 189, promuovendo un incontro pubblico un pomeriggio tra il 12 ed il 18 dicembre, dalle 14.30 alle 17.30. L’evento, che avrà il patrocinio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, verrà ospitato presso la sede romana dell’Oil di Via Panisperna, 28.

All’evento verranno inviti: rappresentanti del Governo (Min. Lavoro, Integrazione ed Esteri); rappresentanti del Parlamento (Commissioni Lavoro di Camera e Senato); Associazioni impegnate in questo settore, Comunità straniere, particolarmente quelle Sud Americane, Filippine, ed Est europee; controparti datoriali.

Il dibattito sarà aperto e cercheremo di far partecipare più lavoratrici interessate possibili.


 

 

 

 

 

 

 


ImmigrazioneOggi

 

Caritas: sono 5 milioni gli immigrati residenti in Italia, solo 43 mila in più rispetto al 2011.
Presentato stamane il Dossier statistico immigrazione 2012 Caritas/Migrantes.

Benedetto XVI: “No alla chiusura ermetica delle frontiere”.
Presentato il messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2013. “Coloro che emigrano portano con sé sentimenti di fiducia e di speranza che animano e confortano la ricerca di migliori opportunità di vita”.

Regolarizzazione, la Regione Lombardia autorizza l’iscrizione al Servizio sanitario per i regolarizzandi.
L’iscrizione sarà provvisoria e durerà 6 mesi rinnovabili.

Cagliari: un corso per imparare l’italiano attraverso l’informatica.
Corso gratuito per cittadini immigrati socialmente svantaggiati promosso dall’associazione Alfabeto del mondo.