24 ottobre 2012

"Venite a prenderci, stiamo affondando" La guardia costiera salva 226 migranti
Le motovedette sono intervenute in acque libriche dopo un messaggio lanciato da un barcone con un telefono satellitare e raccolto da Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia
la Repubblica, 23-10-2102
PALERMO - Duecentoventisei migranti di origine subsahariana (tra loro anche un bambino e 37 donne, di cui due in stato di gravidanza), a bordo di due diversi gommoni, sono stati soccorsi e salvati dalla Guardia costiera italiana in acque libiche. A raccogliere le richieste di aiuto, giunte via satellitare, nella serata di ieri erano stati Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia, e suor Grazia di Bari.
L'sos era arrivato con una chiamata da un telefono satellitare. Da un barcone in difficoltà carico di profughi al largo delle coste libiche. "Veniteci a prendere, stiamo per affondare...". Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia che si occupa di migranti e richiedenti asilo, ha girato l'allarme alle autorità: "Mi hanno detto che sono in mare da venerdì scorso e che le condizioni del mare stanno peggiorando. Non possiamo assistere inermi a una nuova tragedia del mare".
Il primo sos, quello raccolto da padre Mose, è arrivato intorno alle 21: "Venite a prenderci, stiamo per affondare"; arrivava da un'imbarcazione con 111 persone a bordo, che avrebbe preso il mare venerdì scorso e che è stata individuata a circa 30 miglia da Tripoli. Un'ora più tardi, la seconda richiesta di aiuto, da un'imbarcazione con altri 115 migranti, a circa 60 miglia da Tripoli. Le capitanerie di porto hanno immediatamente dirottato in area il rimorchiatore "Asso 30". Concluse le operazioni di trasbordo
di tutti i passeggeri, le motovedette della Guardia costiera hanno ripreso la rotta verso Lampedusa.



Immigrazione, sbarcati in quarantatrè Bloccati a Santa Maria di Leuca
Si tratta di cittadini asiatici di varie nazionalità
La coppia di scafisti è riuscita a fuggire
Corriere della sera, 23-10-2012
LECCE - Quarantatrè immigrati asiatici di varia nazionalità sono stati bloccati dalla Guardia di Finanza poco dopo essere sbarcati clandestinamente da un grosso gommone in località Marina di Pescoluse. Mezzi navali delle Fiamme gialle - informa una nota - hanno inseguito il natante, dotato di due potenti motori fuoribordo guidato da due scafisti, ma hanno desistito a circa 55 miglia al largo di Leuca per l'impossibilità di neutralizzarlo. I migranti sono stati accompagnati nel centro Don Tonino Bello di Otranto per le procedure di identificazione.



Permesso di soggiorno per Adoiou Abderrahim, cittadino marocchino, clandestino, autore dell’eroico salvataggio di una famiglia finita in acqua con l’auto.
Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha dato via libera al rilascio di un permesso per motivi umanitari nonostante due espulsioni a carico.
Immigrazioneoggi, 24-10-2012
Un permesso di soggiorno per motivi umanitari è stato concesso su indicazione del ministro dell’Interno, Annamaria cancellieri, a Adoiou Abderrahim, il cittadino marocchino che lo scorso 13 ottobre trasse in salvo una famiglia che si trovava a bordo di un veicolo finito fuori strada nelle acque di un canale nel Fucino, vicino Avezzano, in provincia dell’Aquila.
Per il ministro, che ha definito il gesto “un atto di coraggio, dall’elevato senso civico e spirito di appartenenza alla comunità” ha dato disposizione agli uffici del Viminale affinché venga rilasciato un permesso di soggiorno per motivi umanitari, per la durata di sei mesi. Il marocchino, al momento dei fatti, era destinatario di due decreti di espulsione.



Lavoro, cresce quello degli immigrati
Ma sono più discriminati e più precari. Guadagnano il 23% in meno rispetto agli italiani
Corriere della sera,
24-10-2102

Nel mondo del lavoro cresce la componente immigrata, ma aumentano anche precarietà e discriminazioni: riduzione delle ore lavorate, falsi contratti, sommerso e gap salariale. È questo il quadro che emerge da un rapporto sull'occupazione degli immigrati negli anni della crisi, realizzato dall'Ires-Cgil e che sarà pubblicato a novembre. Al primo semestre 2012 la quota del lavoro immigrato sul totale è pari al 10% circa e si concentra soprattutto in alcuni settori: servizi collettivi e alla persona (37%), costruzioni (19,2%), agricoltura (13%), turismo (15,8%) e trasporto (11,7%). Oltre un terzo degli occupati immigrati svolge una professione non qualificata e circa il 60% è impiegato in una microimpresa (contro il 34% degli italiani).
POCHI AUTONOMI - I lavoratori stranieri sono occupati nella maggior parte dei casi come dipendenti (87%) e parzialmente come autonomi (11,8%). La componente dei collaboratori è assolutamente marginale (1,3%), anche se nel corso del quinquennio è cresciuta di oltre 50 punti percentuali. Per quanto riguarda i salari, la differenza tra i guadagni di un italiano e quelli di un immigrato (entrambi a tempo pieno) sono complessivamente di 328 euro pari a un differenziale retributivo del 23%. «L'occupazione degli immigrati sta subendo gli effetti della crisi in maniera estremamente negativa - sottolinea l'Ires - i dati configurano una maggiore precarizzazione dei rapporti di lavoro e una riduzione notevole delle ore lavorate che in vari casi nasconde falsi contratti part-time, false partite iva e aumento del lavoro sommerso» (fonte: TmNews).



«Ma negli Usa la ferita del razzismo non si è chiusa»
Toni Morrison: «Le tensioni con i bianchi accresciute dal controesodo dei neri in fuga dal Nord industriale»
Corriere della sera, 24-10-2012
Alessandra Farkas
NEW YORK — «Avevo 29 anni quando, nel 1960, assistetti al linciaggio di una ragazza di 19 — racconta al Corriere il premio Nobel Toni Morrison —. Come allora mi rifiutai di permettere a quel veleno di insinuarsi nella mia coscienza e avvelenarla, anche oggi mi rifiuto di lasciare che questo nuovo e inenarrabile orrore mi intossichi, come sperano i tre mostri di Winnsboro. Perché, se lo facessi, vorrebbe dire che hanno vinto loro».
Al telefono dalla sua casa a nord di Manhattan l'autrice di capolavori della narrativa americana quali Sula, Jazz e L'occhio più azzurro (Frassinelli) ha un peso sul cuore. «Sono rimasta inorridita da questo brutale attacco che mi ha fatto ripiombare indietro nel tempo a un'era ben più malvagia. Provo un grande dolore per la giovane vittima».
Lei pensa che ancora oggi il colore della pelle possa suscitare odio cieco?
«Non posso rispondere a tale domanda perché non capisco la natura del razzismo e non riesco neppure ad approssimarmi al sentire di un individuo del genere. Ma si può chiamare uomo quello? Quale uomo può vantarsi di aver dato fuoco a una giovane donna nera indifesa? Non mi meraviglio che quei tre si siano coperti il volto mentre commettevano un atto di tale profonda e irrazionale codardia».
In attesa di avere più particolari sui fatti, che cosa può spingere ad atti del genere?
«Un razzismo di tale natura tradisce un serio disturbo della personalità, una forma di pazzia. Chiunque si faccia una ragione di vita nell'andare in giro incappucciato a bruciare croci dovrebbe essere rinchiuso in manicomio. Comunque sono certa che il tempismo di quest'attacco non sia affatto casuale».
Che cosa intende dire?
«Il razzismo sembra più intenso alla vigilia delle prossime elezioni presidenziali in cui l'America torna a decidere tra un nero intelligente, equilibrato ed esperto e un bianco volubile che cambia idea ogni momento. Negli Stati del Sud il livello di ostilità nei confronti del presidente Obama è fortissimo, irrazionale, malevolo».
Pensa davvero che l'attacco sia coinciso intenzionalmente con l'approssimarsi delle elezioni?
«Certo. Gli esperti hanno coniato un'espressione, Obama Derangement Syndrome, detta anche Baracknophobia, che descrive la paura irrazionale prodotta dall'arrivo di Obama alla Casa Bianca e che spinge chi è affetto da tale patologia a estremi di follia e violenza incontrollati. Molti, anche in Europa, non si rendono conto di quanto profondamente razzista sia ancora una larga parte del nostro Paese».
Nell'ultima intervista al «Corriere» lei stessa ha raccontato di come, durante la sua prima trasferta nel Sud segregato, a metà degli anni 50, le porte di hotel e ristoranti si chiudevano quando la vedevano arrivare insieme ad altri nove studenti universitari e tre docenti di colore. Eppure molti speravano che la ferita del razzismo si fosse rimarginata con l'elezione del primo presidente nero della storia.
«Il problema per i più facinorosi è dovuto al fatto che il Sud non è più bianco come un tempo in seguito al contro-esodo che negli ultimi anni ha visto molte famiglie afro-americane lasciare le grandi città industriali del Nord per tornare al paese da cui erano fuggite durante gli anni bui delle Leggi Jim Crow (le norme sulla segregazione razziale, ndr). Il voto degli afro-americani ha fortemente indebolito i politici repubblicani locali e ciò spiega il grande sforzo del Gop per impedire ai neri del Sud di votare».
Pensa che il loro tentativo possa andare in porto dopo la denuncia dei media e delle associazioni per i diritti civili?
«Purtroppo si tratta di una pratica antichissima, radicata in tutto il Sud prima della rivoluzione di Martin Luther King. Il pericolo per i repubblicani, oggi, viene anche da ispanici, nativi americani e minoranze in generale e, infatti, anche questi gruppi sono nel mirino dei maneggioni dei seggi».
Ritiene che i fatti della Louisiana si possano leggere come un avvertimento contro il voto dei neri?
«Ci vuole ben altro per intimorire i neri americani che nella loro lunga e travagliata storia hanno sopportato e trionfato contro le avversità più inumane. Tanti di loro sono morti durante il movimento per i diritti civili, così come nei 200 anni precedenti, ma niente e nessuno li ha fermati. Questa è solo una cicatrice in più sulla nostra pelle».
Il Sud è ancora pericoloso per i neri?
«Anche New York e Chicago sono pericolosi per un nero. Il Sud grava maggiormente sulle nostre anime a causa dell'epidemia di razzismo ed estremismo politico che da sempre inquina le frange estreme del partito repubblicano. È strano, se si pensa che il partito repubblicano è stato fondato da due abolizionisti, il nero Frederick Douglass e il bianco William Lloyd Garrison, insieme a Susan B. Anthony, pioniera del movimento per la liberazione delle donne. A quei tempi i razzisti erano i democratici e il Gop dimostra di non conoscere neppure la propria storia».

 

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