(in)
Successo parziale per la regolarizzazione.
Luci
ed ombre della procedura di emersione avviata dal dlgs
n. 109/2012. Da domani, per imprese
e lavoratori stranieri
irregolari sar tutto molto pi difficile. EĠ dĠobbligo in ogni caso un
ringraziamento ai funzionari ministeriali che hanno lavorato con impegno e
professionalit.
Dipartimento
Politiche Migratorie della UIL
Roma. 15 Ottobre 2012 – A poche ore dalla
conclusione della procedura di emersione, che terminer oggi alle ore 24,
possiamo dare un giudizio moderatamente positivo sui suoi risultati, pur
essendo obbligati a rilevare – per onest intellettuale – le
numerose carenze che lĠhanno caratterizzata e le occasioni mancate che
avrebbero potuto trasformarla in una grande chance di emersione dal lavoro nero di un bacino di lavoratori
stranieri <sans papier> che numerosi osservatori valutano essere tra le
500 e le 800 mila persone.
Vediamo prima i dati: alle ore 18.00 del 14 ottobre
(ultimo dato disponibile dal sito del Viminale) abbiamo un totale di 116.102
moduli inviati. Mentre, le domande gi pervenute allo sportello unico sono
state 114.424. Dei moduli inviati, ben 101. 000 sono relativi al settore del
lavoro domestico. Mentre il lavoro subordinato degli altri settori raccoglie
poco pi di 15 mila domande.
EĠ credibile la genuinit degli invii, per quanto
riferito ai settori? Ci permettiamo di dubitarne: il Marocco, tradizionalmente
assente dal settore domestico, su un totale di 13.922 domande, ne ha inviate
ben 11.368 per lavori di colf o bandante. Lo stesso dicasi per il Bangladesh
(12.629 su 13.752), Egitto (7.466 su 9.548), Pakistan (8.667 su 9.604),
Senegal, Tunisia, ecc.
Sorge dĠobbligo una domanda: se questi Paesi non
hanno mai lavorato nel settore domestico, come mai le domande sono concentrate
in quellĠarea di attivit? La risposta appare banale: perch i costi per una
richiesta relativa a colf e
badante non supera i 2000 Û (tra una tantum e contributi previdenziali), mentre
in settori come lĠedilizia o commercio, agricoltura il costo pu essere tra tre
a cinque volte maggiore.
E qui veniamo ad un limite forte della regolarizzazione
che la UIL (assieme al Tavolo Nazionale Immigrazione) ha denunciato da subito:
una procedura costosissima ed i soldi che lĠimprenditore (o verosimilmente il
lavoratore straniero irregolare) dovrebbe rischiare non verranno restituiti in
caso la domanda dovesse fallire per qualsiasi ragione. Meglio allora fare
richiesta sul settore domestico. Una volta avuto il permesso di soggiorno, si
potr cambiare datore di lavoro appena possibile.
Secondo aspetto: la necessit di dimostrare di
essere stati presenti in Italia, ininterrottamente, dal 31 dicembre 2011, con
documentazione attestata da un Òorganismo pubblicoÓ. Abbiamo denunciato subito
la irragionevolezza di questo criterio. Se la legge 94 del 2009 obbligava i
pubblici funzionari (tranne insegnanti e medici) a denunciare chi si
presentasse senza poter esibire il permesso, come pretendere allora che quegli
stessi funzionari dovessero dare un certificato di qualsivoglia genere? EĠ
stato necessario il parere (tardivo) dellĠAvvocatura Generale dello Stato per
allargare la casistica degli organismi titolati a provare la presenza in Italia
dello straniero irregolare, includendo prove ragionevoli come lĠabbonamento ad
un mezzo pubblico, una carta sim di cellulare, un certificato medico, una
certificazione consolare o anche la certificazione di unĠassociazione solidale,
ecc.
Da quando stato divulgato il parere
dellĠAvvocatura, il trend delle domande presentate aumentato (anzi
triplicato), ma i tempi rimasti erano troppo stretti. Abbiamo pi volte
richiesto di posticipare i termini di conclusione della procedura, ma abbiamo
incontrato nel governo orecchie da mercante.
Un altro aspetto che
consideriamo essere un ÒdeterrenteÓ allĠadesione alla procedura di
Òravvedimento operosoÓ, lĠassenza di parit di trattamento tra lavoratore e
datore di lavoro. QuestĠultimo – anche se va male la domanda – sar
comunque al riparo dal rigore della legge (a meno che non abbia colpe
manifeste); il lavoratore straniero invece rischia lĠespulsione, anche se non
ha nessuna responsabilit sullĠesito eventualmente negativo della domanda.
Tutto questo ha certo rallentato il
trend di adesione, da parte dei datori di lavoro come degli stessi lavoratori immigrati.
Attualmente la nostra valutazione iniziale (centomila domande) va corretta
verso lĠalto e ci si pu aspettare un totale vicino alle 130 mila domande. Un
risultato non disprezzabile, il cui merito va soprattutto ai funzionari del
Ministero dellĠInterno che hanno messo a disposizione personale qualificato,
tecnologie ed un ottimo expertise. A loro, come al Ministero dellĠIntegrazione,
deve andare il nostro doveroso ringraziamento.
Nondimeno, non possiamo non rilevare, che
lĠemersione toccher solo un quinto dellĠenorme bacino di lavoro irregolare che
alimenta unĠeconomia sommersa che nel nostro Paese valutata pesare tra il 20
ed il 25% del PIL.
Rendere la regolarizzazione pi semplice e
maggiormente fruibile per imprese e lavoratori stranieri, come abbiamo
ripetutamente chiesto, sarebbe stato un ottimo esempio di lotta allo
sfruttamento delle condizioni lavorative di clandestinit, oltre che portare
milioni di euro in pi nelle casse dello Stato.
Tutto questo stato fatto solo in parte, ed
questa quella che consideriamo lĠoccasione sprecata, specie in un mercato del
lavoro in cui continua il lavoro nero e lo sfruttamento della manodopera
irregolare etnica, con gravi effetti in termini di dumping sociale e
lacerazione del tessuto della civile convivenza, come hanno dimostrato in
passato episodi di intolleranza e razzismo.
Un quadro reso pi oscuro dallĠassenza questĠanno
del decreto flussi per lavoro subordinato (a parte quello stagionale) ed una
strategia di gestione degli ingressi che ci appare ancora farraginosa e
insufficiente a combattere gli ingressi clandestini. In effetti, a noi sembra
che lĠassenza di un vero governo dei flussi dĠingresso e regole complicate,
rendano solo difficile lĠingresso legale in Italia per lavoro e finiscano, sia
pur involontariamente, per lasciare spazio ai professionisti del traffico delle
persone.
Per tornare alla regolarizzazione,
pur dando un giudizio nel complesso positivo sul lavoro svolto dal personale
dei ministeri coinvolti, la procedura continua ad apparirci come unĠoccasione
sprecata per la maggioranza che ne
rester fuori. Ma anche un vero dramma.
Una volta concluse le operazioni di
regolarizzazione, infatti, la normativa introdotta con la Direttiva CE n. 52
procurer non pochi problemi a quei datori di lavoro che non hanno voluto o
potuto presentare la domanda di emersione e –conseguentemente – ai
loro lavoratori irregolari.
Infatti, a partire da domani, 16
ottobre 2012, saranno pienamente operative le nuove sanzioni a carico dei
datori di lavoro che impiegano stranieri in condizione di irregolarit (senza
permesso di soggiorno o con permesso scaduto, revocato o annullato). Se il
rapporto di lavoro non sar caratterizzato da condizioni di particolare
sfruttamento, il datore rischia le pene gi previste dal testo unico
immigrazione e cio la reclusione da sei mesi a tre anni, la multa di 5.000
euro per ogni lavoratore impiegato ed in pi, ora, anche il pagamento delle
spese di rimpatrio dello straniero (nel caso di persone giuridiche, societ e
associazioni anche prive di personalit giuridica, si aggiunge una sanzione
pecuniaria che pu arrivare a 150mila euro, come prevista dal d.lgs. 231/2001).
Nei casi di sfruttamento, invece,
le pene potranno arrivare a quattro anni e mezzo di reclusione e 7.500 euro di
multa. Il lavoratore, in questi casi, potr presentare una denuncia a carico
del datore di lavoro ed ottenere un permesso di soggiorno per tutta la durata
del processo.
Quando ricorrer – per legge
- la condizione di ÒsfruttamentoÓ? Quando sussiste anche una sola delle
seguenti condizioni: 1) la sistematica retribuzione dei lavoratori palesemente
difforme dai contratti collettivi nazionali o comunque sproporzionata
rispetto alla quantit e qualit del lavoro prestato; 2) la sistematica
violazione della normativa relativa allĠorario di lavoro, al riposo
settimanale, allĠaspettativa obbligatoria, alle ferie; 3) la sussistenza di
violazioni della normativa in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di
lavoro, tale da esporre il lavoratore a pericolo per la salute, la sicurezza o
lĠincolumit personale; 4) la sottoposizione del lavoratore a condizioni di
lavoro, metodi di sorveglianza, o a situazioni alloggiative particolarmente
degradanti.
Insomma un vero incubo per imprese
scorrette e lavoratori stranieri sfruttati che, oltre ad essere vittime delle
furbizie del datore di turno, rischiano lĠespulsione e per questo non andranno
probabilmente mai a denunciare il loro sfruttatore.