Regolarizzazione: non sono pochi gli stranieri irregolari in Italia, quello che forse  manca  pi coraggio da parte dellĠEsecutivo.

 

Roma, 16 ottobre 2012 – 134.576 domande inviate. EĠ questo il bilancio, alla mezzanotte di ieri, della procedura di emersione del lavoro etnico irregolare presente nel nostro Paese. Altre settemila persone alle 24.00 avevano compilato i moduli, ma non hanno fatto a tempo ad inviarli. Verranno considerati? Probabilmente no.

Sono tante le persone che potranno emergere, oppure  stato un flop? Noi della UIL pensiamo di no: il lavoro svolto dai tantissimi funzionari del Ministero dellĠInterno e degli sportelli unici, nonchŽ dei Patronati e delle Associazioni che da sole hanno compilato ed inviato quasi 60 mila domande,  stato utile, addirittura prezioso. A tutti loro va un doveroso ringraziamento.

Il problema, naturalmente sta a monte. Ad inizio estate il parlamento aveva espresso un parere unanime chiedendo al Governo di offrire ad imprese e famiglie una chance di far emergere i lavoratori impiegati irregolarmente,  prima che le pi severe norme introdotte dalla direttiva UE n. 52 entrassero in vigore.

 

 Il Governo lĠha fatto ma, prigioniero di veti incrociati da pi parti politiche, ha costellato la procedura di lacci e laccioli, tanto da renderla complessa, costosa e poco equa.

Complessa: si  preteso che gli immigrati irregolari dovessero dimostrare (con certificazione da organismo pubblico) di essere in Italia dal 31 dicembre 2011. Ci sono voluti 20 giorni dopo lo start della regolarizzazione, perchŽ lĠAvvocatura Generale dello Stato allargasse la casistica delle prove possibili;

Costosa: si va da 2000 Û per il lavoro domestico a pi di 10 mila euro per altri settori ( tra una tantum, contributi ed anticipazioni Irpef). Non tutti avevano i soldi o il coraggio di rischiare cifre che, se la pratica andava male, non sarebbero state restituite;

Poco equa: si sono usati due pesi e due misure per datori e lavoratori. Ai primi viene data comunque la tutela dai rigori della legge (anche se la pratica verrˆ respinta, non per loro responsabilitˆ), ai secondi resta il rischio di poter essere espulsi.

Il Ministro Cancellieri avrebbe dichiarato ieri che forse, se le domande sono poche, vorrˆ dire che lĠirregolaritˆ non  cos“ diffusa in Italia. EĠ un dubbio, certo, che anche noi abbiamo considerato. Ma le testimonianze che vengono dai nostri patronati ci danno un altro messaggio. Per almeno venti giorni, dallĠinizio della regolarizzazione, su 10 persone che visitavano i nostri sportelli, solo una in media era nelle condizioni di presentare la domanda.

Forse, dato lĠarrivo tardivo del parere dellĠAvvocatura, si doveva dare pi tempo alle imprese di inviare i moduli. EĠ significativo, su questo punto, un dato che viene dallo stesso Viminale: fino al 4 ottobre (data del parere dellĠavvocatura) la media giornaliera  stata di 2500 domande. Dopo quella data e fino a ieri la media  schizzata oltre le 8000 richieste giornaliere, a riprova che il lacciolo della prova di presenza era un deterrente letale.

Abbiamo chiesto pi tempo per la regolarizzazione, non ci  stato concesso. Se lĠobbiettivo era davvero quello di far emergere pi lavoro nero possibile, forse allora ci voleva pi coraggio rendendo la procedura pi equa e fruibile.

In questo senso, pur apprezzando il lavoro fatto dai ministeri coinvolti, a noi sembra comunque unĠoccasione mancata.

 

Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL

Giuseppe Casucci, Coord. Dipartimento Politiche Migratorie UIL