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di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

Newsletter periodica d’informazione

(aggiornata alla data del 21 settembre 2012)

 

Regolarizzazione   2012. Il Tavolo Immigrazione al Ministro Riccardi: “la procedura di emersione sia equa e fruibile”

 

 

Sanatoria Immigrati 2012

 

Sommario

 

Saiba mais... Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti                                                                       pag. 2

Saiba mais... Regolarizzazione: Tavolo immigrazione dal Ministro Riccardi                                                     pag. 2

Saiba mais... Regolarizzazione: la procedura va a rilento, ma può essere migliorata                                       pag. 2

Saiba mais... Regolarizzazione: Riccardi: “è come l’ha chiesta il Parlamento”                                                pag. 4

Saiba mais... Regolarizzazione - Cgil,Cisl,Uil Umbria: sanatoria ennesima scusa far cassa                                pag. 5

Saiba mais... Scuola: 775 mila studenti stranieri, il 40% è nato in Italia                                                                     pag. 5

Saiba mais... Ocse: non si arresta in Italia il flusso di immigrati                                                                       pag. 6

Saiba mais...  Consiglio d’Europa: “preoccupa il trattamento di Rom e imigranti”                                        pag. 9

Saiba mais...  Formazione e tirocini: diecimila nuovi ingressi                                                                         pag. 8

Saiba mais...   UIL di Varese: “chiediamo una nuova legge sulla cittadinanza”                                               pag. 9

 

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.it                                                                                                 Anno X -  n. 30



Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti


 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, 26-27 settembre, Bruxelles

ITUC - Meeting on the “12 by 12” campaign on domestic work” 

(Giuseppe Casucci)


 

Regolarizzazione


Immigrati. Associazioni a Riccardi: “la procedura di emersione sia equa e fruibile”

Per il Tavolo Nazionale Immigrazione: “altrimenti rischia di essere un’occasione mancata”


Roma, 20 set. (Adnkronos) - La procedura di regolarizzazione dei lavoratori immigrati "va resa equa e fruibile o rischia di essere un'occasione mancata". E' quanto chiesto, in sintesi, dalle organizzazioni del Tavolo nazionale immigrazione nell'incontro, tenutosi oggi presso il ministero della Cooperazione e Integrazione con il ministro Andrea Riccardi e rappresentanti dei ministeri dell'Interno e del Lavoro, ai quali le associazioni hanno esposto le preoccupazioni derivanti dall'estrema difficoltà di utilizzare il provvedimento a causa di alcune condizioni previste per accedervi, come riferisce una nota del Tavolo Immigrazione. "I rappresentanti dei ministeri presenti hanno confermato la posizione del Governo che, secondo le organizzazioni del Tavolo immigrazione, impedisce di fatto a una parte dei datori di lavoro di far emergere i rapporti di lavoro in corso. In particolare - prosegue la nota - come ha ribadito nell'intervento introduttivo a nome del Tavolo Oliviero Forti di Caritas Italiana, l'esperienza dei primi giorni dall'entrata in vigore conferma il rischio di un insuccesso dell'intervento di emersione in assenza di chiarimenti sui principali punti critici". "La richiesta della prova di presenza in Italia al 31 dicembre 2011, e' a nostro parere incongrua e ingiustificata e si configura come una vessazione sia nei confronti dei lavoratori che dei datori di lavoro. Ricordiamo infatti - aggiungono - che le pubbliche amministrazioni non possono produrre documentazione, salvo in casi molto particolari, per stranieri irregolarmente presenti nel territorio".  "La nostra richiesta, che non ha ottenuto risposta - prosegue la nota - e' di chiarire al più presto almeno cosa si intenda per organismi pubblici, ampliando il più possibile il novero dei soggetti che possono rientrare in questa categoria, non escludendo anche il ricorso a certificazioni emesse da enti privati".  "L'attuale situazione - denunciano ancora - determina fra l'altro uno scenario che potrebbe dar luogo a un ampio contenzioso giurisdizionale. Il rischio che abbiamo evidenziato anche in questa occasione ai rappresentanti del Governo e' che il provvedimento venga applicato in maniera restrittiva e disomogenea e che, in assenza di

una circolare esplicativa, si alimenti il mercato delle prove false e l'attività di faccendieri e imbroglioni. Non ci resta dunque

concludono le associazioni - che sperare che da parte del governo arrivi finalmente un segnale che vada nella direzione da noi indicata per rendere davvero efficace e fruibile un provvedimento così atteso".


 


La procedura di emersione va a rilento, ma la sua fruibilità può essere migliorata

Di Giuseppe Casucci, Coord. Nazionale Dipartimento Politiche Migratorie UIL


Roma, 21 settembre 2012 – L’adesione alla procedura di emersione (altrimenti chiamata <ravvedimento operoso>) non è certo al fulmicotone. Alla fine del sesto giorno dalla sua entrata in vigore, il Viminale comunica che il totale dei moduli compilati è di 21.041, mentre le domande effettivamente pervenute al sito del Ministero dell’interno https://nullaostalavoro.interno.it/Ministero/index2.jsp è di 16.497. Siamo attualmente ad una media di 2.750 domande inviate al giorno.

Certo è presto per fare una valutazione. Nel 2009 il rush finale vide una media giornaliera di 20 mila domande presentate. Bisognerà dunque aspettare alcune settimane per valutare la “performance” di questa operazione che nasce con molti limiti e molti condizionamenti. Nell’incontro avuto ieri tra Tavolo immigrazione e Ministro Riccardi, quest’ultimo ha parlato di “lavoro realizzato in grande solitudine”, ha chiesto la massima collaborazione al mondo del sociale, ed ha risposto alle legittime critiche dei sindacati e delle Associazioni, facendo capire che i paletti alla procedura non li aveva messi il suo ministero. E che molti altri, non meglio definiti, avrebbero voluto un approccio ancora più limitato e difficile.

Nondimeno, alcune cose sono state dette dai rappresentanti del Tavolo Immigrazione:

a)     E’ irragionevole chiedere a chi è entrato irregolarmente nel nostro Paese di esibire prove fornite da “organismi pubblici” per provare la presenza ininterrotta dal 31 dicembre 2011. Dobbiamo ricordarci che la legge 94/2009 impone alla Pubblica Amministrazione (con esclusione dei medici e degli insegnanti) di denunciare l’immigrato che risulti privo di permesso di soggiorno. Come avrebbe potuto dunque un “clandestino” avere la prova certificata da un ente a partecipazione pubblica? Quasi impossibile, a meno che non abbia iscritto il figlio a scuola o non sia finito in un pronto soccorso. Diversa è la situazione per gli “overstayers” (chi è entrato in Italia con un permesso regolare limitato – ad esempio turismo – ed è poi rimasto oltre la data di scadenza del permesso): loro ce l’hanno la prova, il timbro sul passaporto o se sono andati alla questura a certificare la loro presenza. C’è però anche chi è entrato da un altro Paese Schengen: in questo caso potrà esibire il timbro di un altro Paese UE, mentre il transito in Italia sarà avvenuto senza ulteriori controlli. Che fare per loro? Il prefetto Morcone del Viminale ha ammesso che questo è un limite che va sicuramente corretto. Le associazioni hanno chiesto comunque di allargare la casistica degli organismi e delle prove da certificare (ad esempio un abbonamento annuale di trasporto, il contratto con società fornitrici di servizi, ecc.). Importante è rendere maggiormente fruibile l’accesso alla regolarizzazione, evitando il ricorso agli imbroglioni ed alla documentazione falsa;

b)    Appare discriminatoria la preclusione alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro a tempo parziale (tranne il lavoro domestico), anche considerato che, attualmente sul mercato, prevalgono le forme di lavoro atipiche e a tempo parziale;

c)     Costi eccessivi: la procedura sembra preoccuparsi più di fare cassa, che far emergere il maggior numero di lavoratori stranieri possibili. I costi vanno da 4000 fino a 14 mila euro. Non a caso – su 16.497 domande presentate finora, ben 14.711 riguardano  il lavoro domestico, contratto di lavoro che costa meno è che può essere a tempo parziale di 20 ore. Il rischio comunque è che a pagare non siano i datori di lavoro, ma che siano obbligati a farlo i lavoratori immigrati, pur di avere la domanda presentata. In ogni caso il costo alto, ed il rischio di perdere i soldi versati in caso di domanda respinta funziona da deterrente alla presentazione delle istanze.

d)    I rappresentanti del Tavolo Immigrazione hanno fatto presente il differente trattamento riservato dalla procedura a datore di lavoro e lavoratore straniero. Il primo, sarà comunque protetto legalmente dalla sanatoria, anche se la conclusione negativa della domanda sarà considerata non di sua responsabilità. Il secondo, invece, è comunque esposto al rischio che la domanda venga rigettata o che il datore di lavoro non si presenti allo sportello unico. In questo caso rischia l’espulsione, anche se il rigetto non è avvenuto per sua colpa. E’ stato chiesto alle Associazioni, dunque,  di valutare i casi e prevedere la possibilità di un permesso temporaneo o permesso per ricerca di occupazione, come ultima istanza per lo straniero che si è autodenunciato ed ha avuto un rigetto non per sua responsabilità.

Le associazioni, infine, hanno chiesto al Ministro Riccardi di correggere l’impostazione della procedura, in modo da permettere l’emersione del maggior numero di stranieri irregolari, anche attraverso una nuova circolare esplicativa dei punti ancora oscuri contenuti nelle circolari precedenti e nel decreto legislativo. Per ora abbiamo solo la promessa del Ministro e dei suoi collaboratori a rivedere alcuni aspetti, ma le risposte arriveranno probabilmente solo attraverso le FAQ in quanto, ci è sembrato,  non tutti i Ministeri sarebbero disposti a collaborare ad una maggiore apertura della regolarizzazione.


 


Regolarizzazione. Riccardi: “È come l’ha chiesta il Parlamento, Lega Nord compresa”

"All’artigiano, al piccolo imprenditore, ai singoli cittadini viene concessa per un brevissimo periodo la possibilità di entrare nella legalità piuttosto che essere denunciati". La risposta del ministro dell’Integrazione a un’interrogazione del Carroccio


(www.stranieriinitalia.it) Roma - 19 settembre 2012 – Mentre procede senza impennate l’invio delle domande (poco più di 12 mila alle 13.00 di oggi), il governo torna a difendere la regolarizzazione. E ribadisce due  concetti chiave: è nata per salvare i datori di lavoro, prima che i lavoratori stranieri, ed è come l’ ha chiesto tutto il Parlamento, Lega Nord compresa. Oggi pomeriggio a Montecitorio il ministro per l’Integrazione Andrea Riccardi, durante il question time, ha risposto a un’interrogazione della Lega Nord. Chiedeva se l’esecutivo avesse valutato le "controindicazioni" della sanatoria, come "l’effetto annuncio" , il rischio di dare un permesso a persone che rimarranno "a svolgere attività illecite" o di penalizzare "le nostre realtà produttive e i lavoratori italiani". Questo mentre  "il costo di tale regolarizzazione – hanno scritto paradossalmente i deputati del Carroccio  - appare piuttosto modesto".

"Qui non parliamo di una sanatoria come è accaduto negli anni passati – ha detto Riccardi - ma dell’opportunità offerta per un mese ai datori di lavoro di potersi mettere in regola prima dell’entrata in vigore di nuove e ferree regole dell’unione europea contro il lavoro nero degli immigrati. All’artigiano, al piccolo imprenditore, ai singoli cittadini viene concessa per un brevissimo periodo la possibilità di entrare nella legalità piuttosto che essere denunciati . È un’unica opportunità". "Voglio ricordare - ha aggiuto - che il ravvedimento operoso è stato inviato in base a una richiesta della Camera e del Senato nei modi e i tempi che il Parlamento aveva ritenuti giusti. Le regole e i requisiti sono quelli votati dal Senato lo scorso 5 giugno, con il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania”. Nell’interrogazione veniva anche "prospettato il paragone con i lavoratori italiani e l’esistenza di rischi come se l’azione del governo e le decisioni del Parlamento volessero creare danni alla comunità nazionale. Tale giudizio - ha risposto Riccardi  - è irricevibile dal momento che gli italiani possono diventare regolari mentre agli stranieri, irregolari e clandestini, questo non è concesso". Tra contributo forfettario e arretrati, ha aggiunto il ministro, "il datore di lavoro dovrà versare dai 4300 ai 14mila euro". Una situazione ben diversa rispetto ai provvedimenti dei governi passati:  "Mi permetto di ricordare – ha concluso - che le due sanatorie bossi fini hanno riguardato 700mila immigrati, ed era sufficiente versare 280 euro, mentre la sanatoria del ministro Maroni ha coinvolto 300mila persone ed era sufficiente il contributo forfetario onnicomprensivo di 500 euro e null’altro". EP



Sanatoria per i clandestini, come difendersi dal rischio truffe

 


Grande affluenza nelle sedi dei sindacati che assistono i datori di lavoro nella presentazione delle domande on line

CLAUDIO BRESSANI, La Stampa.it, 19 settembre 2012


Sono circa duecento gli immigrati che si sono finora rivolti agli sportelli della Camera del Lavoro di Novara per chiedere informazioni sulla sanatoria partita sabato. E almeno altrettanti si sono recati all’analogo servizio di consulenza allestito. C’è tempo fino al 15 ottobre per regolarizzare la propria posizione attraverso una «dichiarazione di emersione» del datore di lavoro, che in tal modo ammette di aver impiegato un irregolare e accetta di assumerlo. «L’affluenza è altissima - dice Lara Bozzola, che coordina il servizio immigrazione alla Cgil - spesso è il lavoratore che si informa e poi torna accompagnato dal datore di lavoro. Si tratta quasi solo di colf e badanti; le altre categorie di subordinati sono molto meno numerose. In parte ciò è dovuto alle condizioni meno favorevoli, perché è ammesso solo il rapporto a tempo pieno, mentre per il lavoro domestico basta il part time». «A chiedere delucidazioni vengono in tanti - conferma Riccardo Monzu, responsabile dello Sportello famiglia della Cisl - verificano i requisiti e soprattutto i costi, che sono elevati, poi non tutti avviano la procedura. Il datore di lavoro deve pagare un forfait di mille euro oltre a sanare i contributi per almeno un semestre arretrato: ciò significa in media altri 750 euro per un lavoratore domestico a 20 ore la settimana e 1100 per il tempo pieno». I patronati mettono in guardia dal rischio di truffe: «Invitiamo tutti a non rivolgersi ad uffici privati di consulenza o presunti tali - dice Monzu - che chiedono soldi, e anche tanti. Noi invece facciamo la pratica gratis, si iscriveranno al sindacato solo se lo vorranno». Bozzola: «Ci sono tante agenzie private che nascono per queste emergenze e spariranno subito dopo. Il caso tipico è dell’immigrato che si rivolge ai nostri sportelli: se gli diciamo che non ha i requisiti, ad esempio perché è entrato in Italia dopo il 31 dicembre 2011, allora gli consigliano di lasciar perdere. Lui non si rassegna e si affida ad una di queste agenzie senza scrupoli: gli chiedono 500, anche mille euro per istruire una pratica destinata in partenza ad essere bocciata o gli fabbricano prove false. E così commette reato». Le spese, a cominciare dal contributo forfettario di mille euro, sono in teoria a carico del datore di lavoro, ma in pratica pochi si fanno illusioni: a pagare sarà quasi sempre il lavoratore, che si vedrà trattenere la somma. «Quali siano gli accordi tra i due - dicono al sindacato - non lo sappiamo».



Umbria. Regolarizzazione lavoratori extra UE: ennesima scusa per fare cassa

Regolarizzazione di lavoratori extracomunitari: ennesima scusa per fare cassaLa nota unitaria di Cgil, Cisl e Uil sulla procedura per stranieri privi di permesso di soggiorno


 

L'arrivo di immigrati a Perugia (Foto F.Troccoli)

 

 

Al di là delle prime “euforie”, andando a verificare le disposizioni normative, ancora una volta si capisce come spesso si gestiscano fenomeni complessi senza avere una chiara visione del problema. E’ evidente come l’obiettivo principale della regolarizzazione è ancora una volta quello di far cassa: ciò è dimostrato dall’onerosità dell’operazione (un contributo forfetario di € 1000 e 6 mesi di contributi e oneri fiscali) che, come tutti sappiamo, ricadrà quasi esclusivamente sui lavoratori.

Tra l’altro è bene ricordare che nel caso in cui la domanda venga respinta o archiviata, i costi sostenuti non saranno rimborsati.

Oltre ai costi, l’altro elemento di criticità è quello che il lavoratore debba provare di essere in Italia almeno alla data del 31 dicembre 2011 con della documentazione rilasciata da organismi pubblici.  Il punto è: quanti immigrati  irregolari si rivolgono ai pubblici uffici?

Altra questione non marginale, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, è quella legata al tipo di rapporto di lavoro, laddove si prevede il part-time solo per il lavoro domestico e non per le altre tipologie di lavoro.

Infine, se la regolarizzazione non va a buon fine per cause ostative dovute al lavoratore, il datore di lavoro non rischia nulla sul piano penale e amministrativo. Se, invece, è il datore di lavoro ad avere un impedimento, nulla viene previsto dalla norma a favore del lavoratore.  Il tema è ancora una volta quello di una regolarizzazione caratterizzata da un incredibile squilibrio tra la posizione del lavoratore e quella del datore di lavoro.

A tutto ciò si aggiunge, come accaduto nelle precedenti regolarizzazioni, il forte rischio di  truffe, se non addirittura di racket, a danno della povera gente disposta a tutto pur di ottenere un permesso di soggiorno. Una sanatoria per pochi insomma, che rischia però di gonfiare le tasche di molti.

Riteniamo di essere di fronte ad un provvedimento paradossale se pensiamo, tra l’altro,  che è stato inserito all’interno di un decreto legge che si propone come scopo quello di combattere il lavoro nero.

Viste le difficoltà e le complessità delle questioni, le nostre strutture sono a disposizione per tutelare i  lavoratori interessati alla campagna di regolarizzazione. CGIL, CISL, UIL, REGIONE UMBRIA


 

Scuola


Radio Vaticana

Scuola: 775mila studenti sono stranieri ma il 44% è nato in Italia 


Roma, 19 settembre 2012 - Aumentano di almeno 36 mila unità gli studenti in Italia: nel nuovo anno scolastico, appena iniziato, sono quasi otto milioni. In diverse zone d’Italia, si sono registrati problemi di organizzazione dell’organico o di fondi per la manutenzione delle strutture. Ci sono state manifestazioni di protesta in Sardegna, in Lombardia, nel centro Italia. A Bologna gli studenti sono scesi in strada con lo slogan: “Scuola, siamo alla frutta”. Problemi strutturali a parte, c’è la sfida dell’integrazione nelle nuove società che sono sempre più multietniche. Sono 755 mila gli studenti che hanno cittadinanza non italiana anche se, a ben guardare, oltre il 44% di loro è nato su territorio italiano. Di integrazione, in particolare del dibattito intorno a una ipotetica quota di percentuale di stranieri da fissare per ogni classe. Fausta Speranza ha parlato con il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado:
R. – Se ne è parlato in molte occasioni e talvolta anche in Ministero, col precedente ministro. Debbo dire che io sono sempre stato contrario a definire astrattamente questi criteri: non esiste - a mio avviso - un rapporto ottimale e una soglia invalicabile fra il numero degli studenti stranieri e il numero degli studenti italiani. Però, certamente, se si tratta di integrazione, viene spontaneo pensare che ci vogliono un po’ degli uni e un po’ degli altri.
D. – Ribadiamo che è sempre una risorsa il diverso e l’altro. La questione, semmai, è solo ed esclusivamente la difficoltà della lingua e quindi la difficoltà d’integrazione dovuta alla lingua…
R. – I ragazzi stranieri lo sono quando riescono finalmente a comunicare reciprocamente: allora, da quel momento lì in poi lo diventano. C’è bisogno di professionalità matura e di professionalità qualificata. Per dare una risposta sul piano tecnico a questo problema, bisogna valutare le competenze tecnico-professionali che la singola scuola può mettere a disposizione o ha nel proprio - diciamo così - patrimonio istituzionale. Parlo di mediatori culturali, insegnanti di italiano per stranieri, o di tecnologie da mettere a disposizione. Tutto dipende, quindi, dall’organizzazione scolastica: se ci sono competenze adeguate, si può commisurare alle stesse il numero delle persone da inserire. Questo è quello che conta. Ovviamente, se queste competenze professionali ci sono nella scuola, si può fare l’inserimento, altrimenti non si dovrebbe fare.
D. – Nella sua visione di insieme, come presidente dell’Associazione nazionale presidi, ci sono effettivamente queste risorse nelle scuole o ci sono serie problematiche?
R. – Non è che si sono nelle scuole a prescindere: in alcune scuole ci sono sicuramente e sono anche adeguate e qualificate, perché spesso sono risorse che le scuole stesse hanno creato al loro interno: dal momento che hanno avuto il problema, lo hanno dovuto affrontare e nel corso degli anni si sono attrezzate per dare una risposta. In altre, invece non c’è per niente. Noi abbiamo una rigidità di organici, nel senso che il corpo docente viene mandato alle scuole anziché essere scelto da parte delle stesse scuole. Dunque, in qualche caso c’è e in qualche altro caso non c’è. E’ una cosa che per certi versi non vorrei dire del tutto casuale, ma insomma non preordinata. 
D. – Questo, però, mostra una scuola a "macchia di leopardo" in Italia, invece che di scuole tutte omogeneamente organizzate…
R. – Io sono d’accordo con lei, ma bisogna vedere se vogliamo parlare di una scuola che esiste con i suoi problemi, oppure della scuola che vorremmo che ci fosse. 
D. – Nella sua esperienza, è vero che la gente, le classi, le famiglie hanno risposto sostanzialmente bene a questo ingresso sempre più consistente di stranieri, che fa parte di tutta l’evoluzione della società multiculturale, più di quanto forse gli stereotipi dei media raccontino?
R. - Io credo proprio di sì e la vorrei mettere in questi termini: a una diffidenza aprioristica subentra poi, con il contatto con la realtà, non solo una accettazione ma anche una comprensione del fatto che il problema, se ben gestito - e ribadisco con le competenze professionali adeguate - può essere una modalità di arricchimento per tutti.


Società


OCSE: non si arresta in Italia il flusso di immigrati


Ocse: non si arrestano in Italia i flussi dimmigrati (AGI) - Roma, 19 set. - Non si arrestano in Italia i flussi d'immigrati e neanche la crisi economica globale, che ha provocato una battuta d'arresto negli altri Stati Ocse nel 2010, ha frenato gli stranieri che - sempre piu' numerosi - decidono di fermarsi nel Belpaese per ricominciare una nuova vita. La quota di cittadini stranieri sul totale dei residenti (italiani e stranieri) continua ad aumentare e al primo gennaio 2011 e' salita al 7,5% dal 7% registrato un anno prima. E' quanto rivela il rapporto Ocse 2012 'Prospettive sulle Migrazioni Internazionali'. L'analisi del 'capitolo Italia' del dossier stilato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico parte dagli ultimi dati Istat: sono 4,57 milioni gli stranieri residenti in Italia al gennaio 2011, 335mila in piu' rispetto all'anno precedente (+7,9%). Il rapporto stima anche il flusso di 60.300 migranti clandestini tra gennaio e agosto 2011. Il numero degli stranieri residenti nel corso 2010 e' cresciuto soprattutto per effetto dell'immigrazione dall'estero (425mila individui). I cittadini romeni, con quasi un milione di residenti (9,1% in piu' rispetto all'anno precedente) rappresentano la comunita' piu' numerosa in Italia (21,2% sul totale degli stranieri). A fine 2010 gli altri gruppi principali sono albanesi (483.000) e marocchini (452.000). Il numero di permessi di soggiorno concessi per i cittadini non comunitari e' aumentato del 16,4% nel 2010 rispetto all'anno precedente, a 599.000, il 62% delle quali sono stati emessi per piu' di 12 mesi. La maggior parte dei permessi e' stata data per motivi di lavoro (359.000) - sia subordinato sia stagionale - e ricongiungimento familiare (179.000). Nel 2011 i permessi emessi sono stati 331.000, di cui 141.000 per ricongiungimento familiare e 119.000 per lavoro.   L'ingresso di cittadini non europei per motivi di lavoro e' fissato da quote annuali. Nel 2009, il lavoro non-stagionale contingente e' stato limitato a 10.000 posti per la formazione e apprendistato. Tuttavia in quest'anno e' stato regolarizzato il maggior numero di lavoratori domestici e badanti: la maggior parte delle 295.000 richieste depositate e' stata accettata (233.000 a ottobre 2011). Nel 2010 erano 710.000 gli stranieri legalmente occupati nella cura della casa e nell'assistenza agli anziani. Sul fronte degli sbarchi, spiega il rapporto, nel 2011 gli immigrati clandestini giunti sulle coste d'Italia sono aumentati notevolmente a causa della mutata situazione politica in Tunisia e Libia. Nell'agosto 2011 quasi 60.300 clandestini sono stati intercettati lungo le coste della Sicilia, rispetto ai 4.400 di tutto il 2010. A molti di loro e' stato concesso asilo: nel primo semestre del 2011 sono state presentate 23.800 domande, più del totale del 2010 (10.050) e quasi il 25% sono state inviate dai tunisini. Delle 11.300 domande d'asilo chieste nel 2010, il 14% ha determinato lo status di rifugiato e il 24% un permesso di soggiorno per motivi umanitari. I tunisini entrati illegalmente in Italia all'inizio del 2011 hanno ottenuto lo status di protezione umanitaria.   A partire dal 10 marzo 2012 tutti gli stranieri che chiedono un primo permesso di soggiorno per oltre un anno devono sottoscrivere un contratto d'integrazione e impegnarsi ad acquisire una conoscenza di base della lingua italiana e dei principi educazione civica. Il numero di punti deve essere realizzato in due anni, anche se il contratto puo' essere prorogato di un anno. I punti possono essere persi per violazioni di alcuni termini, il permesso di soggiorno non puo' essere rinnovato e si puo' arrivare anche a un provvedimento di espulsione. A partire dal 2011 la residenza a lungo termine e' concessa solo agli immigrati che superano un test di lingua: a ottobre 2011 erano stati eseguiti 69.000 test, con un tasso di successo del 70%. Il governo tecnico formato a novembre 2011 insieme la riforma della legge sulla cittadinanza - in attesa in Parlamento dal dicembre 2009 - ha tra le sue priorita' le disposizioni relative al diritto di cittadinanza degli stranieri nati in Italia.


 

 

Discriminazioni


Rom e migranti. Consiglio d’Europa: “preoccupa trattamento”


18 settembre 2012 - Il trattamento di Rom e migranti in Italia e' "fonte di gravi preoccupazioni in materia di diritti umani": ad affermarlo e' Nils Muiznieks, commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, pubblicando un rapporto basato sulle osservazioni della sua visita in Italia nel luglio scorso. Accogliendo con favore l'adozione della prima strategia nazionale per l'inclusione di Rom e Sinti in Italia, il commissario ha invitato a tradurla "in azioni concrete". "Le politiche di segregazione nei campi e degli sgomberi forzati devono essere interrotte in modo definitivo - ha aggiunto Muiznieks - C'e' inoltre una continua necessita' di combattere l'antiziganismo che rimane elevato nel discorso politico e nei media". Il commissario ha quindi espresso soddisfazione per l'impegno delle autorita' italiane a non continuare la politica dei respingimenti dei migranti verso la Libia, una violazione dei diritti umani, sottolineando al contempo la "necessita' di evitare simili violazioni nell'ambito dell'applicazione di altri accordi, come quelli di riammissione con l'Egitto e la Tunisia, e dei rinvii di migranti verso la Grecia". Quanto al tema dei rifugiati, Muiznieks ha ricordato che la quasi totale mancanza di un sistema di integrazione e' in conflitto con gli obblighi dell'Italia in materia di diritti umani, facendo un chiaro riferimento alla "situazione scioccante dei circa 800 rifugiati e beneficiari della protezione internazionale che occupano il cosiddetto 'Palazzo della Vergogna' a Roma". 


 


Diecimila ingressi per imparare un mestiere. Pubblicato il decreto

Fissa il tetto massimo dei visti per chi viene in Italia per frequentare corsi di formazione o per un tirocinio in azienda. Chi arriva così avrà un permesso per studio


(www.stranieriinitalia.it) Roma – 17 settembre 2012 – Anche quest’anno saranno al massimo diecimila i cittadini extracomunitari che potranno entrare in Italia per imparare un mestiere, seguendo un corso di formazione professionale o facendo esperienza sul campo con un tirocinio. Il tetto ai visti di ingresso, che verranno rilasciati per motivi di studio, è stato fissato da un decreto firmato il 12 luglio scorso dal ministro del lavoro Elsa Fornero, arrivato sabato scorso in Gazzetta Ufficiale. Distingue due categorie:

-    cinquemila ingressi sono riservati a chi partecipa a corsi di formazione, organizzati da enti accreditati, che possono durare al massimo 2 anni e devono prevedere il rilascio di una qualifica o comunque di una certificazione sulle competenze acquisite.

-    cinquemila ingressi  (già divisi tra Regioni e province autonome) permetteranno di svolgere tirocini formativi e d’orientamento che completano un percorso di formazione professionale. Questi dovranno essere attivati da enti promotori indicati dalla legge, come ad esempio  centri per l’impiego, scuole, università o enti senza scopo di lucro autorizzati. Per ottenere il visto  d’ingresso, il cittadino straniero dovrà presentare al consolato italiano la documentazione relativa al corso di formazione o il progetto di tirocinio, che deve essere approvato dall’ufficio regionale competente. Una volta qui avrà un permesso di soggiorno per studio, che potrà convertire in un permesso per lavoro se al termine della formazione troverà un’occupazione.

Elvio Pasca


 


ITALIA - Rifiugiati. Solo 2,5% riesce ad avviarsi al lavoro


Le difficolta' della congiuntura economica, ma anche ostacoli supplementari come l'apprendimento dell'italiano e il mancato riconoscimento del titolo di studio. In due anni sui 12.083 richiedenti o titolari di protezione internazionali intervistati nell'ambito del progetto 'Nautilus', finanziato dal Fondo Europeo per i rifugiati, 300, cioe' facendo i conti solo 2,5%, hanno avuto accesso al mercato del lavoro (anche attraverso corsi di formazione e tirocini), e di questi solo 60 hanno un contratto (lo 0,5%) e otto sono avviati a percorsi di <auto imprenditorialità> con il sostegno di Unioncamere. Come evidenzia il consorzio Connecting People che gestisce Cie e 'Cara' (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) e ha raccolto le interviste nei propri sportelli di avviamento al lavoro in 12 citta', sui 12 mila solo 98 hanno visto riconosciuto in Italia il proprio titolo di studio. Inoltre, 'piu' del 70% - ha spiegato Giuseppe Lorenti, che ha curato la ricerca, in occasione di un seminario per presentare i risultati - dichiara di non capire e parlare l'italiano, il 25% lo parla male, e solo il 5% dichiara una discreta conoscenza. C'e' pero' resistenza da parte dei soggetti a partecipare ai corsi di alfabetizzazione, perche' non ne colgono il legame con l'accesso al mercato del lavoro'. Eppure non si tratta di persone solo di passaggio in Italia: 'L'81% - aggiunge - ha intenzione di costruire il proprio percorso di vita in Italia'. Anche i datori di lavoro, spiegano gli addetti del consorzio, hanno difficolta' a rapportarsi a questa potenziale forza lavoro (due persone su tre sono under 35, quasi il 90% hanno meno di 45 anni) poiche' hanno scarsa conoscenza della realta' dei rifugiati.
Secondo il sottosegretario al Lavoro, Maria Cecialia Guerra, quello che va fatto e' 'favorire l'incontro tra domanda e offerta' di lavoro, puntare non solo sul processo 'di tutela e guida nella fase di ingresso' ma anche nella mediazione linguistica e nella formazione. Un percorso che va compiuto in 'rete', mettendo 'insieme soggetti pubblici con i privati e il terzo settore'.
Sono necessari 'ulteriori interventi a livello territoriale, ma anche nazionale', ha detto il sottosegretario all'Interno, Saverio Ruperto, affinche' 'il nostro Paese non si limiti a garantire solo una presenza piu' o meno sicura a queste persone, nella condizione di esiliati inerti. Ma consenta una condizione di asilo, attraverso l'inclusione nel nostro territorio'.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cittadinanza

 


VARESE

Uil: "Chiediamo una nuova legge sulla cittadinanza"

«Cittadinanza prossima». È questo il titolo del convegno organizzato da Uil questa mattina, mercoledì 19 settembre, al Centro Congressi Ville Ponti in cui si è discusso della regolarizzazione per gli stranieri e della nuova sanatoria


«Cittadinanza Convegno Uil prossima». È questo il titolo del convegno organizzato da Uil questa mattina, mercoledì 19 settembre, al Centro Congressi Ville Ponti. Dopo la giornata di ieri che ha visto i dirigenti del sindacato e diversi ospiti, discutere di provvidenza complementare, l’incontro di oggi ha voluto affrontare un’altra tematica: quella dell’accoglienza e della cittadinanza per gli immigrati. A pochi giorni dall’apertura delle domande per la nuova sanatoria immigrati 2012, il convegno si è aperto discutendo di questo e molto altro. «Affrontiamo un tema molto importante per la nostra società, quello della cittadinanza per le persone straniere che risiedono da molto tempo nel nostro paese e per quelli che sono nati qui – spiega Antonio Albrizio, segretario della Uil -. Crediamo sia una questione aperta che deve essere trattata con la giusta attenzione dal governo e da tutte le parti chiamate in causa. Crediamo che gli immigrati da anni in Italia e i figli di immigrati nati qui debbano avere dei diritti di cittadinanza, molto diversi da quelli di oggi. Inoltre, il convegno si inserisce proprio in un momento in cui si parla di emersione delle posizioni irregolari e di sanatoria. In questo senso, crediamo che sia importante mandare messaggi di certezza e sicurezza ai cittadini, ed evitare che si possa cadere in situazioni che di legalità hanno ben poco. Vogliamo mettere in chiaro quali sono le procedure, a chi possono rivolgersi gli interessati». Ad approfondire la discussione è Albero Sera, vice presidente di Ital che spiega: «Riteniamo importante chiedere una legge sulla cittadinanza. Bisogna considerare che il 66% dei minori stranieri presenti in Italia sono nati qui. Questo convegno si chiama “Cittadinanza prossima” proprio perché chiediamo che una nuova legge venga approvata il prima possibile. Oggi le pratiche per diventare italiani sono molto lunghe e abbiamo aperto un nuovo servizio che permetta agli immigrati di avere un aiuto concreto». Una questione che guarda il problema dal punto di vista nazionale ma che coinvolge anche Varese. Basta pensare all’ultima emergenza profughi, quella della scorsa estate, che ha visto arrivare in Italia 28.000 persone, 380 delle quali accolte in Provincia. 
Durante il convegno sono stati presentati anche alcuni dati relativi alla nuova sanatoria: a Varese, come spiegato da Paolo Catenaro, dirigente dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Varese: «Il primo giorno sono arrivate 67 domande, il secondo 120 (le possibilità di aderire alla Sanatoria 2012 sono partite il 15 settembre e andranno avanti fino al 15 ottobre ndr). A livello nazionale invece sono arrivate 5800 domande. La città con il numero più alto ad oggi è stata Napoli con 790, segue Roma con 742, Milano con 670, Brescia con 248. Torino con 172 e Verona con 120». L’attività di lavoro per cui è stata richiesta la sanatoria vede al primo posto l’attività di collaboratrice familiare, segue quello di assistenza domiciliare e quello di lavoro subordinato». «C’è chi dice che se gli immigrati facessero un giorno di sciopero a livello nazionale l’Italia si fermerebbe – conclude Albero Sera -. Probabilmente non è proprio così ma questa affermazione dà un’immagine di ciò che accade oggi nel nostro paese». Al convegno hanno partecipato anche Julien Nguessan e Giovaljn Mashi, una ragazza dell’Albania e un ragazzo della Costa D’Avorio, responsabili Uil dei posti di lavoro, che hanno raccontato la propria esperienza. Hanno partecipato ai lavori del Convegno anche Piero Bombardieri dell’Ital Nazionale che ha dato
chiarimenti circa le pratiche di emersione in corso, e Gabriele Di Mascio, curatore dell’opuscolo Ital
e Uim su cittadinanza italiana, diritti e procedure. Ha chiuso i lavori del Convegno il Segretario Confederale Uil Guglielmo Loy che ha sostenuto come «sull’immigrazione abbiamo regole che non rispecchiano più la realtà, abbiamo strutture che non rispondono più alla realtà. Non può rimanere più tutto come prima. Bisogna applicare le regole e cambiare le regole. E per cambiare le regole convincere il Parlamento e convincere la maggioranza degli italiani. Per fare questo la Uil e l’Ital faranno dieci, cento, mille incontri come questo di oggi».

19/09/2012

Adelia Brigo adelia.brigo@varesenews.it