20 settembre 2012

Omar, malato senza diritti in carcere e nel Cie
l'Unità, 20-09-2012
Italia-razzismo
L’associazione Medici per i Diritti Umani da qualche mese sta monitorando la situazione sanitaria dei centri di identificazione ed espulsione (Cie). Nel corso di questa attività sono arrivate molte segnalazioni, tra cui quella di un trentenne africano, raccolta dal dottor Alberto Barbieri e qui raccontata. Si tratta di una storia di richieste inascoltate e di malasanità. Il tutto ha inizio in carcere, quando Omar «nota una piccola tumefazione al braccio sinistro. Segnala subito il problema ai medici del penitenziario». Avrebbe bisogno di fare «degli accertamenti fuori dall’istituto di pena» ma non è facile, e il Servizio Sanitario Nazionale ha lunghe liste di attesa. E così passano ben quattro mesi prima che Omar venga sottoposto a un’ecografia.
Il referto dell’esame è tranquillizzante e depone per un probabile vecchio ematoma, si consiglia comunque l’esecuzione di una biopsia. Dovrà attendere però diversi mesi in cella, esattamente cinque, con la tumefazione che cresce e il dolore che aumenta. Il responso non è allarmante: una forma di tumore benigno. Ma si nota una discrepanza tra la diagnosi e la malattia, infatti la massa continua crescere.
Dopo oltre undici mesi dall’insorgenza dei primi sintomi Omar finisce di scontare finalmente la sua pena. Ma succede qualcosa che non aveva previsto: viene trasferito nel Cie di Ponte Galeria. Ciò è accaduto perché è una persona irregolare, ossia senza validi documenti per rimanere in Italia. Sono molte le persone straniere che vengono tradotte dal carcere al Cie perché nel periodo della detenzione non hanno avuto la possibilità di rinnovare il titolo di soggiorno, o perché – e questo è il caso di Omar – in carcere non si è provveduto alla loro identificazione. Una volta nel Cie «espone il proprio problema ai medici che sono solleciti nel richiedere una visita chirurgica specialistica da effettuarsi in un centro ospedaliero esterno».
La possibilità di fare questa visita è davvero esigua perché gli «ospiti» (così definiti dal ministero dell’Interno), per poter uscire devono essere accompagnati dalla polizia, non sempre disponibile per mancanza di personale. E così Omar salta il primo appuntamento e arriva con molto ritardo al secondo ripiegando sulla visita al pronto soccorso. Il medico allarmato cerca di predisporre un ricovero ma senza alcun risultato. Omar torna al centro e solo dopo due mesi riuscirà a essere sottoposto a una risonanza magnetica. Nel frattempo la malattia degenera e gli analgesici fanno sempre meno effetto. Dopo trenta giorni viene ricoverato e operato. Sono passati ben 13 mesi dall’insorgenza dei primi sintomi e il referto dell’esame istologico è chiaro: si trattava di un tumore maligno aggressivo, con alta frequenza di recidiva. E così è stato. Nei mesi successivi la situazione non migliora, quell’intervento doveva essere diverso, più radicale, ma non è stato autorizzato dallo stesso Omar che, per problemi linguistici: non aveva capito. Dopo essersi rivolto a un’altra struttura sarà operato altre due volte. Questa è la storia di Omar ma è anche la storia di molti reclusi rimasti senza voce.

 

Immigrazione: sbarco in Calabria
Un centinaio di afghani scesi da peschereccio fatto arenare
(ANSA) - ROCCELLA IONICA (REGGIO CALABRIA), 20 SET - Un centinaio di immigrati, in prevalenza afghani, sono sbarcati stamani sulla costa calabrese, a Roccella Ionica, nel reggino.
Nel gruppo ci sono numerose famiglie. Le donne sono 23 ed i bambini 29, alcuni di meno di due anni di eta'. Le loro condizioni sono complessivamente buone. Solo una bimba di 7 anni e' stata portata in ospedale per accertamenti. Gli immigrati sono sbarcati da un motopeschereccio di una ventina di metri fatto arenare.



Immigrati: rintracciati 38 pakistani appena sbarcati su coste leccesi
Libero, 20-09-2012
Lecce, 20 set. (Adnkronos) - Ieri in tarda serata i militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Lecce hanno rintracciato, a Leuca, 38 immigrati extracomunitari di presunta nazionalita' pakistana appena approdati sulla coste salentine.
Nel corso dell'operazione, una motovedetta veloce della Sezione Operativa Navale di Otranto ha effettuato l'inseguimento di un natante che potrebbe aver effettuato lo sbarco conclusosi con la fuga dell'imbarcazione in acque greche.
I 38 cittadini extracomunitari, tutti maschi adulti, dopo le prime cure effettuate sul posto, sono stati trasferiti nel centro 'Don Tonino Bello' di Otranto per le procedure di identificazione.



L'ltalia fa ancora gola, ma solo agli immigrati
Anche se non ce lavoro gli stranieri aumentano (+7,5%), mentre calano nel resto d'Europa. Altri 12mila regolarizzati dal governo
Libero, 20-09-2012
ENRICO PAOLI
A prima vista potrà sembrare un paradosso. Nel Paese dove l'economia è ferma e lo spread morde alle gambe, mettendo le famiglie con le spalle al muro, c'e un fenomeno che non conosce crisi: l'immigrazione. A testimoniarlo è il rapporto Oese 2012 dedicate alle "Prospettive sulle Migrazioni Internazionali". L'analisi del "capitolo Italia" del dossier stilato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che parte dagli ultimi dati lstat, spiega come sono si siano affatto arrestati i flussi d' immigrazione verso l'ltalia. E neanche la crisi economica globale, che ha provocato una battuta d'arresto negli altri Stati Ocse nel 2010, frenato gli stranieri che - sempre più numerosi -decidono di fermarsi nel Belpaese per ricominciare una nuova vita. Se esistesse uno spread dell'immigrazione ne deterremmo il primato.
LE CIFRE
La quota di Cittadini stranieri sul totale dei residenti (italiani e stranieri) continua ad aumentare e al primo gennaio 2011 è salita al 7,5% dal 7% registrato un anno prima. Sono 4,57 milioni gli stranieri residenti in Italia al gennaio 2011, 335mila in più rispetto all'anno precedente (+7,9%). Il rapporto stima anche il flusso di 60.300 migranti clandestini tra gennaio e agosto 201le problematiche migratorie in un contesto di persistente ed elevata disoccupazione, molti governi hanno introdotto politiche maggiormente restrittive in materia di migrazione». Un politichese andante dietro al quale si nasconde una sola verità: nonostante tutto siamo il ventre molle dell'Europa, sotto tutti i punti di vista. Non solo. L'ltalia è la maglia larga di una catena che prova a stringere i cancelli dell'immigrazione.
E siccome il problema è anche generazionale, dalla ricerca emerge come «i giovani migranti senza lavoro rappresentano altresi una particolare fonte di preoccupazione che necessita di un'azione di intervento mirata da parte dei governi». Cosa della quale l'ltalia sembra far difetto. Il numero degli stranieri residenti nel corso 2010 è cresciuto soprattutto per effetto dell'immigrazione dall'estero (425mila individui).
LE COMUNITA'
I Cittadini romeni, con quasi un milione di residenti (9,1% in più rispetto all'anno precedente) rappresentano la comunità più numerosa in Italia (21,2% sul totale degli stranieri). A fine 2010 gli altri gruppi principali sono albanesi (483.000) e marocchini (452.000). Il numero di permessi di soggiorno concessi per i Cittadini non comunitari è aumentato del 16,4% nel2010 rispetto all'anno precedente, a 599.000, il 62% delle quali sono stati emessi per più di 12 mesi. La maggior parte dei permessi è stata data per motivi di lavoro (359.000) - sia subordinato sia stagionale - e ricongiungimento familiare (179.000). Nel 2011 i permessi emessi sono stati 331.000, di cui 141.000 per ricongiungimento familiare e 119.000 per lavoro.
L'ingresso di Cittadini non europei per motivi di lavoro è fissato da quote annuali. Nel 2009, il lavoro non-stagionale contingente è stato limitato a 10.000 posti per la formazione e apprendistato. Tuttavia in quest'anno è stato regolarizzato il maggior numero di lavoratori domestici e badanti: la maggior parte delle 295.000 richieste depositate è stata accettata (233.000 a ottobre 2011). Nel 2010 erano 710.000 gli stranieri legalmente occupati nella cura delia casa e nell'assistenza agli anziani. Numeri, cifre, dati che danno la fotografia sempre più appeso agli stranieri, soprattutto per quanto riguarda determinati lavori, ma che non ha ancora metabolizzato l'idea dei villaggio globale. Né dal punto di vista culturale, né da quello legislativo. Perche l'assenza di veri controlli e la mancanza, per carenza di mezzi, di una vera opera di prevenzione ha determinato questo salto in avantí dell'immigrazione, creando uno squilibrio fra risorse disponibili  e domanda. Una forbice che rischia di allargarsi, creando altri danni.
Proprio per questa ragione il deputato del Pdl, Alfredo Mantovano, punta il dito contro il sistema dell'accoglienza in Italia. In particolare il meccanismo per i «richiedenti asilo e protezione umanitaria è inadeguato»; dice l'ex sottosegretario, «i flussi di persone dai Paesi delle cosiddette "primavere arabe", sono destinatí ad aumentare». «Il sistema di prima accoglienza dei rifugiati in Italia è migliorato», spiega Man- tovano, «ma ancora inadeguato sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo». Da parte sua il ministro per l'Integrazione e la Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi, replica con i numeri ricordando che le domande presentate da datori di lavoro desiderosi di regolarizzare immigrati irregolari alle loro dipendenze sono piü di 12 mila. Il ministro, in partícolare, ha risposto ad un'interrogazione della deputata leghista Silvana Andreina Comaroli che criticava la «sanatoria» rappresentata dal decreto legislativo di luglio sul "ravvedimento operoso" dei datori di lavoro.



Immigrati: Riccardi, in 5 giorni 12.274 domande per regolarizzazioni
(ASCA) - Roma, 19 set - ''Alle 13 di oggi a cinque giorni dall'inizio'' delle operazioni per la regolarizzazione da parte dei datori di lavoro degli immigrati ''risultano presentate 12.274 domande''. Lo ha detto il ministro della Cooperazione internazionale ed integrazione, Andrea Riccardi, durante il Question Time alla Camera rispondendo ad un'interrogazione sui rischi derivanti dalla sanatoria per i lavoratori stranieri irregolari prevista dal decreto legislativo n. 109 del 2012.
''Non parliamo di una sanatoria come e' avvenuto negli anni passati - ha ribadito Riccardi - ma dell'opportunita' offerta per un mese, dal 15 settembre al 15 ottobre prossimo ai datori di lavoro di potersi mettersi in regola prima dell'entrata in vigore di nuove regole dell'Unione europea contro il lavoro nero degli immigrati''.
All'artigiano, al piccolo imprenditore, ai singoli cittadini, ha spiegato Riccardi, ''viene concessa per un brevissimo periodo la possibilita' di rientrare nella legalita' piuttosto di rischiare di essere denunciati. E' un'unica possibilita'''.
Riccardi ha ricordato inoltre che il ''ravvedimento operoso e' stato inviato in base ad una richiesta della Camera e Senato nei modi e tempi che il Parlamento ha ritenuti giusti''.
''Tra i vari requisiti necessari - ha sottolineato Riccardi - devono essere versate tutte le somme dovute per almeno 6 mesi: retribuzione, contribuzione, fisco e oneri accessori. Cio' che non e' stato pagato in precedenza va oggi corrisposto. Per ogni pratica e' necessario versare la somma di 1.000 euro per le coperture delle spese dello Stato e delle amministrazioni. In questo modo e' stato calcolato che il datore di lavoro dovra' versare dai 4.300 ai 14 mila euro''.



Insensatezza e libertà
Avvenire, 20-09-2012
Giorgio Ferrari
​Una cresta sottile separa il diritto dalla libertà. E una altrettanto sottile corre fra la libertà e la responsabilità. Ma in queste ore – e soprattutto domani, giorno di preghiera nelle moschee – questi ambiti sui quali si innerva la nostra civiltà e senza una netta demarcazione dei quali non si ha alcuna società civile, rischiano di venir travolti dall’insensatezza di chi ha riacceso la miccia della provocazione antireligiosa e dall’irragionevole furia di chi ne approfitterà per allargarne l’incendio.
Stiamo parlando – a pochi giorni di distanza dall’infausta diffusione su YouTube del demenziale cortometraggio americano sulla figura di Maometto, che ha fornito il pretesto per un’ondata di proteste anti-occidentali a cominciare dalla tragica morte dell’ambasciatore statunitense a Bengasi Chris Stevens – della pubblicazione da parte del settimanale satirico francese Charlie Hebdo di una serie di vignette sul Profeta (in sé non particolarmente offensive, per lo meno secondo il gusto e la tolleranza occidentali), che hanno fatto raddoppiare la tiratura del periodico provocando al contempo lo spiacevole effetto collaterale di costringere il governo francese a chiudere una ventina di ambasciate, consolati e scuole francesi in altrettanti Paesi considerati a rischio. Qualcuno ha calcolato il costo economico, oltre che politico e sociale di questa guasconata editoriale che già ha garantito ai suoi autori una denuncia per incitazione all’odio?
C’è della follia e – si direbbe – del metodo in tutto ciò. Come versare della benzina su un fuoco tutt’altro che sopito, su un rogo ribollente che ignora gli appelli internazionali alla calma e alla tolleranza. Ci dobbiamo aspettare dunque un altro "venerdì della collera" anti-occidentale? Dal Pakistan al Marocco una parte dell’islam certificherà nuovamente la sua rabbia contro gli "infedeli" assaltando sedi e proprietà francesi, americane, inglesi, accanendosi sui marchi più noti, sulle catene di ristorazione, sulle sedi delle banche? Impossibile dirlo con certezza, soprattutto considerando che a soffiare su quei fuochi è l’onnipresente fondamentalismo islamico, che ha buon gioco nel manipolare il risentimento popolare coniugandolo con quello politico.
Il problema per noi tuttavia rimane intatto quanto insoluto: esiste ancora un diritto alla critica e alla satira? Oppure l’impaurito Occidente si deve fare ostaggio della collera e della furia degli offesi? E quanti ambasciatori avrebbero dovuto uccidere i cristiani, quanti negozi avrebbero dovuto saccheggiare, quante bandiere avrebbero dovuto bruciare per tutte le volte che il nome di Gesù è stato offeso, deriso, calpestato?
«L’Italia – ricorda il ministro degli Esteri Giulio Terzi – ha un codice penale che prevede di perseguire chi offende le religioni e questo credo debba essere un principio diffuso in tutti i Paesi del mondo. Nessuno deve permettersi di dileggiarle o di scherzare sui valori che rappresentano». Potremmo cominciare da qui. Ma chi spiegherà all’islam che – come dice il premier Ayrault – «la Francia è un Paese in cui è garantita anche la libertà di caricatura e se qualcuno si sente offeso può rivolgersi ai tribunali»? E quanti anni dovranno trascorrere prima che i fondamentali concetti di tolleranza, di libertà di espressione, di diritto di critica vengano compresi e accettati anche nel mondo islamico, dove spesso l’unica libertà accettata è quella di obbedire alla sharia e la modalità con cui si risponde a una provocazione è quasi sempre quella della fatwa?
Ieri il Papa, dopo il coraggioso e profetico viaggio in Libano, ha lanciato un forte appello ai musulmani perché con i cristiani si facciano promotori di pace, con una testimonianza sincera. L’unica via per superare, nel rispetto reciproco, divisioni e provocazioni.
Libertà e responsabilità, abbiamo detto all’inizio, la prima figlia della Parresìa (il dovere morale dell’antica Grecia di dire la verità, ovvero di potersi liberamente esprimere), la seconda che germina (se pure sotto falso nome) fin dall’Etica Nicomachea di Aristotele. Districare questi due concetti, avvinghiati l’uno all’altro come edere amorevoli, è impresa ardua, forse titanica per la cultura occidentale e anche per il suo futuro: perché nella vasta campata che congiunge questi pilastri della nostra civiltà c’è posto – lo diciamo con amaro orgoglio – anche per l’Assange di Wikileaks, per il reverendo Terry Jones che invoca il rogo del Corano, per l’olandese Theo Van Gogh assassinato per un film sull’islam, per i tanti che esercitano – spesso irresponsabilmente – il proprio diritto di parola, e che tuttavia vanno comunque difesi, nonostante siano proprio loro i primi da educare alla responsabilità. E, lasciatecelo dire, non sono certo i soli.



Europarlamento e Consiglio trovano l’accordo sul sistema unico di asilo. Verso la modifica del Regolamento di Dublino.
Introdotte riforme fondamentali: nella proposta di direttiva i richiedenti asilo non potranno essere trasferiti verso i Paesi dell’Ue che non sono in grado di provvedervi.
Immigrazioneoggi, 20-09-2012
I richiedenti asilo non potranno essere trasferiti verso i Paesi dell’Ue che non sono in grado di provvedervi. È questo uno dei principi con cui verrà modificato il Regolamento di Dublino che stabilisce i criteri per determinare quale Stato membro è competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale.
Dopo quattro anni di negoziati, la Commissione libertà civili del Parlamento europeo ha trovato un accordo con i rappresentanti del Consiglio sulla direttiva per l’accoglienza, uno dei cinque atti che devono costituire il sistema comune europeo dell’asilo. Il testo dovrà essere approvato dal Consiglio prima di essere votato dalla plenaria del Parlamento entro la fine dell’anno. I 27 avranno tempo due anni per recepire le disposizioni nelle legislazioni nazionali.
La direttiva cerca di introdurre condizioni di accoglienza più uniformi per i richiedenti asilo nei 27 Stati Ue, di migliorarne l’accesso al mercato del lavoro e garantire i diritti sanciti dalle leggi internazionali.
Nel testo concordato è prevista la detenzione in speciali centri di accoglienza dal momento dell’arrivo e nel tempo necessario a verificare ed accettare la richiesta. Dovrà essere garantito che tutte le informazioni vengano fornite dalle autorità nazionali in una lingua comprensibile per il richiedente asilo. La detenzione è prevista anche “per proteggere la sicurezza nazionale e l’ordine pubblico”, in attesa del rimpatrio dei non aventi diritto che presentano domanda “solo allo scopo di ritardare o aggirare la decisione di rimpatrio” e nel contesto dei trasferimenti ad un altro Stato membro della Ue. L’uso delle infrastrutture carcerarie è ammesso solo se non ci sono altre strutture adeguate. I richiedenti asilo dovranno essere tenuti separati dai carcerati ordinari ed avere accesso a spazi all’aperto.
“In un mondo ideale – ha dichiarato il relatore del provvedimento alla Commissione parlamentare, Cecilia Wikström – il Regolamento Dublino II non dovrebbe essere necessario. Ma ora stiamo creando un nuovo quadro normativo che fornisce maggiori garanzie legali per singoli rifugiati e regole chiare per gli Stati membri. Abbiamo concordato le questioni più difficili, come la definizione di 'famiglia', i diritti dei minori non accompagnati e più chiare le regole dei termini per la detenzione. L’obiettivo è quello di creare un sistema di asilo umano entro la fine dell’anno”.
In dettaglio vediamo quali sono le modifiche proposte dal provvedimento:
Trasferimenti - I deputati chiedono di introdurre nel nuovo regolamento un chiaro riferimento alla "solidarietà" con gli Stati membri sotto la pressione e l’obbligo di proteggere i diritti fondamentali dei richiedenti asilo. I rappresentanti del Parlamento hanno inserito una disposizione che renderebbe impossibile il trasferimento dei richiedenti asilo verso gli Stati membri in cui “ci sono difetti sistemici nella procedura di asilo e le condizioni di accoglienza (...) con conseguente rischio di trattamenti inumani o degradanti”. Ciò è in linea con le recenti sentenze della Corte di giustizia europea e della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Meccanismo di allarme preventivo - Il progetto di regolamento introdurrebbe un meccanismo di gestione di allarme e di crisi, per aiutare a porre rimedio alle disfunzioni nei sistemi nazionali di asilo, o problemi derivanti da pressioni particolari, prima che diventino crisi a pieno titolo. Questo meccanismo è progettato anche per affrontare una crisi in modo rapido ed efficace, attraverso la richiesta dello Stato membro interessato, di mettere in atto un piano d’azione entro 3 mesi. La Commissione europea e l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (UESA) dovrebbe monitorare l’esecuzione del piano.
Una migliore protezione per i richiedenti asilo - L’accordo prevede una maggiore protezione per i richiedenti asilo, come il diritto ad un colloquio personale per determinare quale Stato membro è competente per l’esame di una domanda. Inoltre, i Paesi dell’Ue sarebbero obbligati a fornire assistenza legale gratuita su richiesta, in caso di una revisione di una decisione di trasferimento, a meno che un tribunale decida che non ci siano prospettive concrete per proporre l’impugnazione. I minori non accompagnati senza genitori nell’Ue potrebbero ottenere il diritto di riunirsi con i nonni, fratelli o zii che vivono nella Ue.
Ricorso contro una decisione di trasferimento e la detenzione - I richiedenti asilo hanno il diritto di presentare ricorso contro una decisione di essere trasferiti in un altro Stato dell’Unione europea. I richiedenti asilo avrebbero anche il diritto di chiedere di rimanere nello Stato membro in cui si trovano, in attesa della decisione sul ricorso. Il nuovo regolamento introdurrebbe un unico motivo per la detenzione nei casi in cui vi sia un rischio significativo di fuga, limitando il periodo di detenzione fino a un massimo di tre mesi.



In un fumetto la storia di Amir, giovane sbarcato a Lampedusa.
“Il ragazzo scalzo” è un’opera realizzata dai volontari della Croce Rossa Italiana.
Immigrazioneoggi, 20-09-2012
Il ragazzo scalzo è il titolo del fumetto ideato dai volontari della Croce Rossa Italiana che racconta la storia di Amir.
Dal Nord Africa a bordo di un barcone della speranza verso Lampedusa, per poi essere trasferito in un centro di accoglienza e iniziare un lungo cammino verso l’integrazione.
Il libro verrà presentato lunedì prossimo a Roma, presso la sede del comitato centrale della Cri.
“La mia storia inizia e finisce qui – dice Amir seduto su uno scoglio di Lampedusa – quando tu capirai le ragioni che mi hanno spinto a fare questo viaggio. Allora io non sarò più solo un clandestino”.
Obiettivo dichiarato dell’opera, realizzata in collaborazione con la Scuola Romana Fumetti, è “sensibilizzare i giovani sui fenomeni della migrazione e dell’integrazione sociale, diffondendo lo spirito dei sette principi fondamentali del Movimento internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa”.

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