LĠadesione alla regolarizzazione procede con prudenza

Procedura di Emersione lavoratori stranieri irregolari. A 10 giorni dal suo inizio, presentate 24.577 domande. Oltre il 90% riguardano il settore del lavoro domestico. Bangladesh, India, Marocco, Egitto ed Ucraina le nazionalitˆ che pesano per oltre la metˆ delle richieste. I rischi di una procedura con troppi lacci e laccioli


(redazionale) Roma, 25 settembre 2012 -  Cominciata il 15 settembre scorso,  la procedura di emersione del lavoro straniero irregolare terminerˆ il 15 ottobre a mezzanotte.   Ad un terzo dunque del suo percorso temporale, la regolarizzazione sfiora oggi le 25 mila richieste inviate al portale del Ministero dellĠinterno.

Di queste solo 2.461 riguardano il lavoro subordinato a tempo indeterminato, tutte le altre concernono il settore domestico dove, come si sa, si pu˜ presentare la domanda per un contratto di 20 ore settimanali.

Ieri alle ore 18.00, erano 15.198 le richieste di emersione presentate per collaboratore familiare e 6.590 per assistente alla persona (o badante). Le prime 10 nazionalitˆ (Bangladesh, India, Marocco, Egitto, Ucraina, Cina Popolare, Pakistan, Senegal, Tunisia e Sri Lanka) riguardano 18.140 domande, quasi i ¾ del totale delle richieste presentate.

EĠ curioso che spicchino sopra altre, alcune nazionalitˆ (Marocco, Egitto, Pakistan) usualmente poco propense allĠoccupazione nel settore domestico. E visto che questĠultimo conta per oltre il 90% sul totale delle domande presentate, una spiegazione appare dĠobbligo.  

E le ragioni appaiono semplici: i costi della regolarizzazione nel settore domestico pesano per meno di un terzo rispetto a quelli richiesti in altri settori: se si deve rischiare, dunque, meglio farlo al minor costo possibile. Ed i rischi ci sono: in caso di non accettazione della domanda i 1000 Û di una tantum richiesti non verranno restituiti. Inoltre, al momento della convocazione presso lo sportello unico, il datore di lavoro dovrˆ aver pagato contributi previdenziali e imposte per tutto il periodo arretrato (obbligatori 6 mesi minimi).

Se la procedura fallisce, ancora, il datore pu˜ rischiare conseguenze amministrative e penali (se dipende da sue inadempienze), ma lĠimmigrato rischia comunque lĠespulsione.

Un fenomeno simile (anche se ingigantito) era giˆ successo nel 2009, quando  una regolarizzazione ristretta solo a colf e badanti fin“ per produrre un boom di adesioni (300 mila), apparentemente richieste di assunzioni per quel settore.

Sembr˜ allora che tutti gli immigrati irregolari lavorassero come colf o badanti. Tranne poi, come ci ha spiegato di recente lĠINPS, veder scomparire in pochi mesi quei posti di lavoro e la relativa iscrizione allĠIstituto di Previdenza.

Solo questo ci dovrebbe avvertire dei rischi possibili di una procedura ÒdrogataÓ e della creazione fittizia di posti di lavoro su misura. Posti che, in molti casi non corrispondo alla realtˆ, ma che vengono creati in funzione delle regole a volte surreali imposte dal dispositivo stesso di regolarizzazione.

Nel corso dellĠincontro avuto tra Tavolo Immigrazione e Ministro Riccardi lo scorso 20 settembre, questi rischi erano giˆ stati evidenziati:

a) la necessitˆ di fornire una prova della presenza in Italia del lavoratore straniero irregolare al 31 dicembre 2011, pu˜ favorire lĠopera di faccendieri abili fabbricatori di prove fasulle (girano giˆ voci – speriamo non vere - di consolati in cui verrebbero  forniti timbri retrodatati sul passaporto);

b) un costo cos“ alto per accedere alla regolarizzazione, inoltre, potrebbe essere scaricato sul lavoratore immigrato ( giˆ successo frequentemente in passato): una vittima che non ha altra scelta se non di pagare se vuole cogliere lĠoccasione data  dalla procedura di emersione;

c) la esclusione di chi non ha la carta di soggiorno produrrˆ solo nuovi contenziosi giudiziari.

d) E, soprattutto: se lĠattuale regolarizzazione ha lĠobiettivo di far emergere pi irregolari possibili, che senso ha renderla cos“ complicata? Che succederˆ nel momento dellĠapplicazione della direttiva 52, che porterˆ ad un aggravamento delle pene per i datori di lavoro che assumono illegalmente?  Tanti lacci e laccioli non rischiano di produrre lĠeffetto opposto: quello di far perdere a molti lĠoccasione di tornare alla legalitˆ ed alla piena fruizione dei diritti civili?

 Il Ministro Riccardi si  detto ben consapevole dei rischi di una sanatoria cos“ architettata (e pasticciata, aggiungiamo noi); ha fatto capire di godere di scarsa collaborazione da parte di altri e si  detto comunque dĠaccordo sulla necessitˆ  di apportare alcune correzioni in corso dĠopera (ad esempio chi entra in Europa da un altro Paese dellĠarea Schengen).

Speriamo lo faccia presto con una circolare, in modo da evitare arbitrarie interpretazioni a livello di uffici locali, nel momento di esame delle domande.

Dipartimento Politiche Migratorie della UIL