(redazionale)
Roma, 25 settembre 2012 - Cominciata il 15 settembre scorso, la procedura di emersione del lavoro straniero irregolare
terminer il 15 ottobre a mezzanotte. Ad un terzo dunque del suo percorso temporale, la
regolarizzazione sfiora oggi le 25 mila richieste inviate al portale del
Ministero dellĠinterno.
Di queste solo 2.461 riguardano il lavoro
subordinato a tempo indeterminato, tutte le altre concernono il settore
domestico dove, come si sa, si pu presentare la domanda per un contratto di 20
ore settimanali.
Ieri alle ore 18.00, erano 15.198 le richieste di
emersione presentate per collaboratore familiare e 6.590 per assistente alla
persona (o badante). Le prime 10 nazionalit (Bangladesh, India, Marocco,
Egitto, Ucraina, Cina Popolare, Pakistan, Senegal, Tunisia e Sri Lanka)
riguardano 18.140 domande, quasi i ¾ del totale delle richieste
presentate.
EĠ curioso che spicchino sopra altre, alcune
nazionalit (Marocco, Egitto, Pakistan) usualmente poco propense
allĠoccupazione nel settore domestico. E visto che questĠultimo conta per oltre
il 90% sul totale delle domande presentate, una spiegazione appare dĠobbligo.
E le ragioni appaiono semplici: i costi della
regolarizzazione nel settore domestico pesano per meno di un terzo rispetto a
quelli richiesti in altri settori: se si deve rischiare, dunque, meglio farlo
al minor costo possibile. Ed i rischi ci sono: in caso di non accettazione
della domanda i 1000 Û di una tantum richiesti non verranno restituiti.
Inoltre, al momento della convocazione presso lo sportello unico, il datore di
lavoro dovr aver pagato contributi previdenziali e imposte per tutto il
periodo arretrato (obbligatori 6 mesi minimi).
Se la procedura fallisce, ancora, il datore pu
rischiare conseguenze amministrative e penali (se dipende da sue inadempienze),
ma lĠimmigrato rischia comunque lĠespulsione.
Un fenomeno simile (anche se ingigantito) era gi
successo nel 2009, quando una
regolarizzazione ristretta solo a colf e badanti fin per produrre un boom di
adesioni (300 mila), apparentemente richieste di assunzioni per quel settore.
Sembr allora che tutti gli immigrati irregolari
lavorassero come colf o badanti. Tranne poi, come ci ha spiegato di recente
lĠINPS, veder scomparire in pochi mesi quei posti di lavoro e la relativa
iscrizione allĠIstituto di Previdenza.
Solo questo ci dovrebbe avvertire dei rischi
possibili di una procedura ÒdrogataÓ e della creazione fittizia di posti di
lavoro su misura. Posti che, in molti casi non corrispondo alla realt, ma che
vengono creati in funzione delle regole a volte surreali imposte dal
dispositivo stesso di regolarizzazione.
Nel corso dellĠincontro avuto tra Tavolo
Immigrazione e Ministro Riccardi lo scorso 20 settembre, questi rischi erano
gi stati evidenziati:
a) la necessit di fornire una prova della
presenza in Italia del lavoratore straniero irregolare al 31 dicembre 2011, pu
favorire lĠopera di faccendieri abili fabbricatori di prove fasulle (girano gi
voci – speriamo non vere - di consolati in cui verrebbero forniti timbri retrodatati sul
passaporto);
b) un costo cos alto per accedere alla
regolarizzazione, inoltre, potrebbe essere scaricato sul lavoratore immigrato
( gi successo frequentemente in passato): una vittima che non ha altra scelta
se non di pagare se vuole cogliere lĠoccasione data dalla procedura di emersione;
c) la esclusione di chi non ha la carta di
soggiorno produrr solo nuovi contenziosi giudiziari.
d) E, soprattutto: se lĠattuale regolarizzazione
ha lĠobiettivo di far emergere pi irregolari possibili, che senso ha renderla
cos complicata? Che succeder nel momento dellĠapplicazione della direttiva
52, che porter ad un aggravamento delle pene per i datori di lavoro che
assumono illegalmente? Tanti lacci
e laccioli non rischiano di produrre lĠeffetto opposto: quello di far perdere a
molti lĠoccasione di tornare alla legalit ed alla piena fruizione dei diritti
civili?
Il
Ministro Riccardi si detto ben consapevole dei rischi di una sanatoria cos
architettata (e pasticciata, aggiungiamo noi); ha fatto capire di godere di
scarsa collaborazione da parte di altri e si detto comunque dĠaccordo sulla
necessit di apportare alcune
correzioni in corso dĠopera (ad esempio chi entra in Europa da un altro Paese
dellĠarea Schengen).
Speriamo lo faccia presto con una circolare, in
modo da evitare arbitrarie interpretazioni a livello di uffici locali, nel
momento di esame delle domande.
Dipartimento Politiche Migratorie della UIL