Il punto sulla procedura di emersione 2012

Esaminate un quarto delle domande. 23 mila approvate e 13 mila rigettate (una su tre). Centomila pratiche ancora in attesa.

In una riunione al Ministero per la Cooperazione Internazionale e lIntegrazione si fatto un magro bilancio  della procedura di ravvedimento operoso, che ancora una volta ha sottolineato i forti limiti della burocrazia nel far fronte al complesso fenomeno migratorio.

 

Roma 18 aprile 2013. Si svolta ieri, presso il Ministero per la Cooperazione Internazionale e lIntegrazione,  una riunione di analisi e bilancio dellandamento della procedura di emersione dei lavoratori stranieri irregolari. Presenti allincontro il Prefetto Mario Morcone per il Ministero ospitante la riunione, Natale Forlani direttore per limmigrazione del Ministero del Lavoro, ed il Prefetto Angelo malandrino Direttore Centrale Politiche Immigrazione ed Asilo del Ministero dellInterno. Hanno partecipato allincontro anche numerosi altri funzionari dei vari Dicasteri, tra cui il Mariangela Sconziano del Ministero degli esteri.

A rappresentare il tavolo Immigrazione ed Asilo, cerano esponenti di Cgil, Cisl e Uil, ANCI, Comunit di S. Egidio, Chiese Evangeliche, Acli, Caritas e SEI – UGL ed Impresa Etica.  

A nome della Uil intervenuto Giuseppe Casucci, Coord. del Dipartimento Nazionale Politiche Migratorie.

 

ComՏ noto, la regolarizzazione (tecnicamente chiamata ravvedimento operoso), stata avviata nel luglio del 2012, attraverso il decreto legislativo n. 109, dispositivo con il quale stata ratificata la direttiva 2009/52/CE che dispone sanzioni e provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno irregolare.

Attraverso la finestra di emersione – tra il 15 settembre ed il 15 ottobre scorsi – le imprese o le famiglie che avevano alle proprie dipendenze lavoratori stranieri in condizioni di irregolarit, potevano richiedere la regolarizzazione dello stesso dipendente, con la concessione – a fine procedura - di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Tra le difficolt che hanno caratterizzato la regolarizzazione ricordiamo: gli alti costi da pagare (mille euro allINPS, pi sei mesi di contributi arretrati, pi le tasse), la prova documentale di essere stati presenti in Italia fin da prima del 31 dicembre 2011, lalto reddito da dimostrare per chi faceva la richiesta e il rischio di espulsione per limmigrato, nel caso la procedura non si fosse conclusa positivamente.

A distanza di sei mesi dalla regolarizzazione i dati di bilancio forniti dal Viminale (alla data del 9 aprile 2013) appaiono non certo entusiasmanti:

 

Su 134.747 domande presentate, ne sono state lavorate 82.190, cos suddivise:

     23.255 definite con la firma del contratto di soggiorno e la richiesta di permesso:

     Altri 10.817 gi convocati;

     9.746 in fase di richiesta di integrazione documentale;

     13.417 rigettate;

     183 rinunce;

     24.772 valutate positivamente dalla DTL e calendarizzate per la convocazione in questura.

 

Nel corso dellincontro, la Uil ha fatto notare che su 37 mila domande concluse, ben un terzo sono state rigettate. Da unanalisi dei dati dello stesso Viminale si appurato inoltre che il 90% dei rigetti dovuto allimpossibilit per il migrante irregolare di esibire la prova documentale  di essere stato presente in Italia prima del 31 dicembre 2011. Dunque non irregolarit documentali o assenza del posto di lavoro, ma solo una norma restrittiva imposta nella procedura.

Vanno poi considerati gli alti costi della  regolarizzazione per molti settori di lavoro, che hanno spostato un eccesso di domande sul settore del lavoro domestico (il meno caro). Inoltre: i lacci e laccioli con cui la procedura stata cosparsa,  sono purtroppo serviti a rendere meno efficace lemersione e pi convenienti gli affari dei molti trafficanti di permessi.

Quadro  confermato dal Direttore Natale Forlani che ha dipinto a tinte fosche la situazione migratoria in Italia: centinaia di migliaia di stranieri senza lavoro, aumento della irregolarit, aumento della inattivit, moltissimi che se possono abbandonano lItalia e grandi affari per gli speculatori della regolarizzazione. Nel 2000 – ha detto Forlani – la domanda di lavoro straniero era comunque superiore allofferta e questo permetteva – malgrado i difetti del meccanismo del decreto flussi o delle regolarizzazione – lemersione di posti di lavoro veri. Oggi il lavoro non cՏ e queste regolarizzazioni fanno emergere molto poco. Servono invece agli affari lucrativi dei ben organizzati professionisti dei permessi.

A dimostrazione dellanalisi, il Direttore per lImmigrazione conferma che dallesame delle domande approvate ed un loro monitoraggio ex-post risulta che i contratti di lavoro emersi durano in genere solo poche settimane.

Un fenomeno, secondo Forlani, che riguarda anche lo strumento dei decreti flussi, diventato ormai uno strumento inutile al fine dellincontro tra offerta di lavoro etnico e domanda che non cՏ. Ma un espediente molto lucrativo purtroppo per chi utilizza queste scadenze invece per una sorta di riffa dei permessi a prezzi esorbitanti.

La crisi colpisce duramente anche gli stranieri, ha concluso il dirigente del Ministero del Lavoro, per questo non bisogna pensare a nuovi decreti flussi, ma a tutelare gli immigrati che vivono gi in Italia. Forlani ha citato i fatti di Modena e la decisione del sindacato di chiedere la riduzione delle quote per il decreto flussi stagionali. Una scelta che abbiamo subito approvato, in quanto si trattava di posti di lavoro inesistenti ed il rischio era solo il traffico dei permessi a prezzi altissimi.

Da una testimonianza della rappresentante di SantEgidio abbiamo avuto conferma di come il numero di richieste per ritorno volontario assistito si sia decuplicato negli ultimi dodici mesi, con persone disposte ad andarsene anche solo con il pagamento del costo di viaggio.

Nel suo intervento, Casucci ha concordato sulla necessit di unanalisi pi profonda della situazione migratoria e della sua evoluzione in Italia. Quello che sembra certo, stato il commento dellesponente UIL, che sia finita la fase in cui cera un mercato del lavoro attivo per gli immigrati (regolare o sommerso), anche a fronte di una situazione di scarsa crescita. Oggi anche quel lavoro viene a mancare: da qui lincapacit del decreto flussi (o della regolarizzazione) a far emergere permessi di lavoro vero. Se vero quanto affermato da Forlani per – ha aggiunto lesponente UIL – condire la sanatoria di tante strettoie solo servito a far alzare i prezzi del mercato dei permessi. Ora va trovata una via duscita per chi viene escluso senza colpa.

Nel corso della riunione ci si posti dunque il problema di salvaguardare quegli stranieri la cui procedura di emersione fallita, senza una loro responsabilit.  In questo senso si chiesta una maggiore tolleranza da parte delle strutture di controllo e la concessione di permessi per ricerca di lavoro.

Si anche ribadito da parte sindacale, la necessit di politiche attive occupazionali per chi gi in Italia e perde il lavoro, mentre si convenuto sulla inutilit (e forse dannosit) delluso a pioggia del decreto flussi, tranne per le quote obbligatorie (studio/lavoro, mobilit europea, discendenti di italiani, tirocini e formazione, ecc.). Uno strumento che andr comunque sostanzialmente rivisto per il futuro.

Nel corso dellincontro stato ribadito da parte dei Ministeri interessati che cՏ la massima disponibilit ad aiutare nella concessione del permesso per emersione, tranne nei casi di violazione della legge.

In effetti, in molti casi di rigetto avrebbero suggerito a questure e prefetture la concessione ad personam di permessi per ricerca di occupazione.

Il tavolo immigrazione ha richiesto un monitoraggio attento dellandamento della procedura, maggiori informazioni e un tavolo di confronto permanente per risolvere i casi individuali pi difficili.