Roma 18 dicembre 2013

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

CIR: CONDIZIONI PROFUGHI DEGRADANTI IN ITALIA, FERMARE BUSINESS DELLâACCOGLIENZA.

 

 

 

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati - CIR esprime il suo profondo sdegno e la sua rabbia per il trattamento degradante cui sono sottoposti i migranti nel centro di Lampedusa. Le immagini che abbiamo visto sono scioccanti. Le condizioni nel centro di Lampedusa sono disumane, inaccettabili in una democrazia. Nella Giornata mondiale per i Diritti dei Migranti e Profughi, che si celebra oggi, dobbiamo ricordare che i diritti devono essere al centro del nostro modo di guardare alle migrazioni, di gestirle e di dare risposte adeguate.

 

 

 

ăChiediamo con forza non solo che vengano accertate e perseguite le responsabilitˆ,  ma che venga posto fine a una vergogna che purtroppo crediamo non nasca dal caso. Eâ la parte peggiore, e mai vista prima, di un sistema di accoglienza inefficiente e inadeguato, fatto di centri dove sono stipati migliaia di richiedenti asilo a cui vengono dati servizi indecorosi. Centri in cui neanche la ASL e il Comune possono entrare, mentre dovrebbero essere proprio loro a dare servizi, anche sanitari, qualificatiä dichiara Christopher Hein direttore del CIR. ăLa ragione per cui questo avviene  che in Italia molti servizi per lâimmigrazione, dai grandi centri di accoglienza governativi agli sportelli di informazione e assistenza ai valichi aeroportuali, vengono affidati sulla base di un solo principio: quello dellâofferta economica pi vantaggiosa. Offerte fatte da cooperative e soggetti che spesso non perseguono altro che scopi lucrativi e a cui i diritti dei migranti non interessano. C⏠un business dellâimmigrazione inaccettabile, parliamo di commesse da milioni di euro su cui molti si stanno arricchendo, dove i diritti delle persone scompaiono. Visto che lo Stato ădi regolaä arriva a pagare gli enti gestori anche con 12 mesi di ritardo sono spesso solo societˆ profit che riescono ad anticipare i fondi necessari per la gestione. Gli affari fatti sulla pelle delle persone riguardano anche i Centri di Identificazione ed Espulsione e devono essere subito fermati. C⏠il rischio che ora la responsabilitˆ di quanto avvenuto sia attribuita esclusivamente allâEnte gestore, quando in realtˆ si deve inserire in un sistema  di cui  responsabile lo Stato, in primis il Ministero dellâInterno e la Prefettura. Condividiamo lâesternazione della Commissaria Malmstroem sulla possibilitˆ di fermare gli aiuti economici allâItalia se non saremo in grado di garantire unâaccoglienza dignitosa in linea con gli standard europeiä continua Hein.

 

 

 

Per dare subito risposte operative, il CIR chiede che il centro di Lampedusa ritorni alla sua funzione di Centro di Primo Soccorso e Assistenza, dove i migranti dovrebbero stare per circa 48 ore in attesa di un trasferimento nei Centri governativi. Eâ impensabile che nel centro di Contrada Imbricola ci siano persone in attesa di trasferimento da mesi. Eâ del tutto incomprensibile come in 2 anni e 1/2 dalla distruzione del centro di Lampedusa, lo Stato non sia stato in grado, almeno provvisoriamente, di allestire strutture adeguate allâaccoglienza dei migranti. ăSe questo  il primo passaggio indispensabile per poter garantire una prima accoglienza dignitosa deve poi essere certo che nei centri governativi, i cosiddetti CARA, i richiedenti asilo non stiano pi di 35 giorni, come previsto dalla legge. Dopo devono essere necessariamente trasferiti in centri pi piccoli dove il loro percorso verso lâintegrazione possa essere favorito. Attualmente ci sono richiedenti asilo e rifugiati che passano mesi, a volte anche pi di un anno, in centri dove possono essere stipati fino a 4mila migranti: cosa ne sarˆ di loro alla fine di un periodo di accoglienza fatto di vuoti e di mancanze di servizi e opportunitˆ? Lâaccoglienza, dopo un primissimo periodo, deve essere data in centri piccoli dislocati su tutto il territorio: i centri governativi devono essere solamente di transito e progressivamente svuotati. In questo modo non solo si favorisce lâintegrazione dei rifugiati, ma si possono anche porre limiti al grande business dellâimmigrazione ä conclude Hein.

 

 

 

 

 

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