In Italia quasi tutti i migranti irregolari che giungono dalla Grecia vengono respinti nel giro di poche ore senza ricevere informazioni, senza interpreti e senza la notifica del respingimento. Questo quanto emerge dal rapporto ‘I porti insicuri’ realizzato dall’associazione Medu - Medici per i diritti umani - in collaborazione con l’Asgi - Associazione per gli studi giuridici sull’ immigrazione.
In base ai dati forniti dal Ministero dell’Interno, nel 2011 i migranti respinti in Grecia dai porti italiani sono stati 2.334, nel 2012 1.606 e 529 nel primo semestre del 2013, questo significa che circa il 90% dei migranti rintracciati è stato rinviato nel paese ellenico.
Il rapporto raccoglie le testimonianze dirette di 66 migranti che hanno dichiarato di essere stati riammessi dall’Italia alla Grecia. Sono state documentate 102 riammissioni, di queste 45 si sarebbero verificate nel 2013 e 25 avrebbero riguardato minori non accompagnati.
La maggior parte degli intervistati proviene da: Afghanistan (30%), Siria (26%), Sudan (14%), Eritrea (12%), Algeria (4,5%), Sud Sudan (3%), Iran (3%) e Tunisia (3%).
I principali porti di partenza dalla Grecia sono stati Patrasso, Igoumenitsa e Corinto, mentre quelli italiani di riammissione sono stati Ancona, Brindisi, Venezia e Bari.
In 8 casi su 10 i migranti riammessi hanno dichiarato di aver cercato inutilmente di comunicare alle autorità italiane la propria volontà di richiedere protezione internazionale, e inoltre, hanno riferito di non aver ricevuto nessun tipo di informazione e orientamento legale nei porti italiani, nessuna assistenza linguistica e nessuna notifica di respingimento.
L’85% dei 66 migranti riammessi ha riferito di essere stato rimandato in Grecia in poche ore e sulla stessa nave con la quale era arrivato. In un caso su 5 i migranti riammessi hanno dichiarato di aver subito violenze.
Sui 66 migranti intervistati, 22 persone hanno dichiarato di essere minori al momento del respingimento e 15 erano invece minori non accompagnati, solo in 4 casi di questi è stata eseguita la determinazione dell’età.
Rapporto ‘Porti insicuri’
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