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Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli
iscritti UIL

 

 

 

 

Anno XI n.5 del 30 gennaio 2013

 

Consultate www.uil.it/immigrazione

Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

Cittadinanza negata per difetto di disabilità

Cittadinanza negata agli stranieri affetti da sindrome di Down

Appare essere la madre di tutte le discriminazioni: negata la cittadinanza ad un ragazzo non per mancanza o incompletezza dei requisiti, ma in quanto disabile portatore di Down e dunque, secondo la legge, “incapace di intendere e di volere”. E’ quanto è capitato ad un giovane di origine albanese che, al compimento del 18° anno di età, aveva fatto regolare richiesta di cittadinanza italiana. Molti giuristi ricordano che la cittadinanza è una concessione data dallo Stato e non un diritto civile. Il nodo sta nel giuramento che non può essere richiesto a chi (secondo la Legge n. 91 del 1992 sulla cittadinanza), si considera “incapace di esprimere la propria volontà”. La UIL chiede al Governo di rispettare la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, ratificata dal nostro Paese con la legge n. 18 del 2009, dispositivo che riconosce ai disabili il diritto anche a cambiare cittadinanza.

 

 

 

 

SOMMARIO

 

 

 

Appuntamenti pag. 2

 

Cittadinanza italiana negata a disabili Down pag. 2

Lavoro domestico: licenziare costa caro pag. 3

 

Stranieri e sanità: comunicato di Cgil,Cisl,Uil Lombardia pag. 4

 

Scuola: esclusi i figli degli irregolari dall’iscrizione online pag. 5

Servizio Civile: ancora un bando per soli italiani pag. 6

Inchiesta: CIE, prima schiave, poi detenute pag. 7

Razzismo: caso Boateng in Ciociaria pag. 8

Foreign Press: Obama’s Immigration reform plan pag. 9

Notizie in breve: pag.10

 

 

 

 

 

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.



Dipartimento Politiche

Migratorie: appuntamenti


 

 

 

 

 

 


Roma 02 febbraio 2013, ore 11.30, presso Regione Lazio

Unione Forense: presentazione del rapporto “conflittualità locali e cittadini stranieri nel Lazio”

(Giuseppe Casucci)

Bruxelles, 5 febbraio 2013, sede ETUC

Incontro con ETUI per corso di formazione in Italia: “EU migration polizie and their impact on working conditions and integration of migrant workers”

(Giuseppe Casucci)

Roma 07 febbraio 2013, ore 10.00, sede ILO – Rome

Incontro: “promuovere l’integrazione dei lavoratori domestici in Europa”.

(Ivana Veronese, Giuseppe Casucci)

Roma 14 febbraio 2013, ore 11, Via del Velabro 5

Comitato direttivo del CIR

(Giuseppe Casucci)


 

In primo piano

 


Cittadinanza italiana negata ai ragazzi stranieri con sindrome Down

Sono nati e cresciuti in Italia, ma i comuni in cui risiedono hanno respinto la domanda di cittadinanza. Il nodo del problema sta nel giuramento: sarebbero incapaci di intendere e volere e dunque e, dunque, di chiedere in modo consapevole di diventare cittadini.


carta d'identità(http://www.superabile.it/web/it/Home/index.html) MILANO, 28 gennaio 2013 - Quando ha spento le 18 candeline sulla sua torta di compleanno sperava, insieme ai genitori, che fosse finalmente giunto il momento di chiedere la cittadinanza italiana, come hanno diritto di fare le seconde generazioni tra il diciottesimo e il diciannovesimo anno di età. Di origine albanese, figlio di immigrati regolari residenti in Italia da molti anni, questo ragazzo è, però, affetto dalla sindrome di Down e la legge n. 91 del 1992 non lo considera idoneo a presentare la richiesta. ''Il nodo del problema sta nel giuramento, passaggio imprescindibile quando si vuole ottenere la cittadinanza - spiega Mascia Salvatore, responsabile dell'ufficio legale del portale online stranieriinitalia.it, che ha sollevato la questione in un articolo del 4 gennaio 2013-: chi ha una qualunque disabilità mentale viene considerato incapace di intendere e di volere e, dunque, di chiedere in modo consapevole di diventare cittadino italiano". Nemmeno è possibile che sia il tutore della persona interdetta a prestare giuramento al suo posto. "Lo scoglio sta proprio nel fatto che il giuramento è un atto personalissimo, un po' come il matrimonio, e dunque, nessuno può pronunciarlo per conto di qualcuno d'altro", sottolinea Gaetano De Luca dell'ufficio legale di Ledha. Anche lui si è scontrato con questo problema: dall'autunno del 2011 segue un caso simile, ancora in attesa di una sentenza definitiva da parte del Tar di Roma.  Anche Andrea Sinno, responsabile del servizio di consulenza "Telefono D" dell'Aipd (Associazione Italiana Persone Down), non sa come aiutare il figlio di una donna sudamericana che, nato e cresciuto in Italia, si è presentato alla questura di Roma per richiedere la cittadinanza, ma è stato rimandato indietro con le stesse motivazioni. "La prima soluzione che ci è venuta in mente per risolvere il problema -spiega Sinno- è stata quella di richiedere una procedura d'adozione di urgenza da parte del compagno italiano della signora. Il problema è che il ragazzo aveva già raggiunto la maggiore età e questo non è stato possibile. Si potrebbe richiedere l'affidamento ad un amministratore di sostegno, una figura sostitutiva a quella del tutore, che agisce per conto della persona con disabilità solo in alcune specifiche situazioni e quindi verrebbe a cadere la presunzione che sia totalmente incapace di intendere e volere: ma è solo un'ipotesi. La soluzione del problema potrebbe sicuramente arrivare solamente da un cambiamento della legislazione in materia di cittadinanza. Nel frattempo, abbiamo comunque dato mandato ad alcuni giuristi di esaminare la situazione". Una questione da Azzeccagarbugli, quindi, che forse potrebbe essere risolta se l'Italia rispettasse la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, ratificata dal nostro Paese con la legge n. 18 del 2009: "Obbliga gli Stati firmatari a riconoscere alle persone disabili la libertà di movimento, il diritto di scegliere la propria residenza e anche quello di cambiare cittadinanza", afferma De Luca di Ledha. Sarà dunque questo che sosterrà l'avvocato in tribunale per vedere finalmente riconosciuto un diritto fondamentale a chi si ritrova a vivere in un Paese dove origine straniera e disabilità sono ostacoli in apparenza insormontabili.


 

Società


Lavoratrici domestiche: "tegola" su famiglie, licenziarle può costare 1.500 euro


(AGI) - Roma, 28 gen. - Licenziare la colf può costare fino a 1.500 euro. In seguito alla riforma Fornero, infatti, anche il datore di lavoro domestico e' sottoposto al finanziamento della nuova indennità di disoccupazione ASpI e mini-ASpI. L'obbligo scatta in tutti i casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, successivi al 1° gennaio 2013, indipendenti dalla volontà del lavoratore, ovvero in tutti i casi di licenziamento, compresi quelli per giusta causa o giustificato motivo. Sono escluse solo le interruzioni del rapporto di lavoro per dimissioni o risoluzione consensuale. Il contributo di licenziamento e' dovuto all'Inps ed e' pari a 483,80 euro per ogni 12 mesi di anzianità presso lo stesso datore di lavoro e per un massimo di tre anni. E' obbligatorio, a prescindere dalla richiesta, da parte del lavoratore, della prestazione di disoccupazione e non e' previsto una proporzionalità in base alle ore lavorate e alla retribuzione mensile. Per esempio - come spiega Assindatcolf - se si interrompe un rapporto di lavoro intrattenuto da più di tre anni, il contributo sarà pari ad 1.451,40 euro (483,80x3 anni). Se ad essere licenziato e' un lavoratore assunto da 9 mesi, in base alle informazioni avute ad oggi, sarà pari ad 362,85 (483,80/12x9 mesi).

"Consideriamo la normativa una limitazione alla libertà del datore di lavoro domestico di risolvere il rapporto in qualsiasi momento ed un onere economico eccessivo", afferma Assindatcolf. "Pertanto, ci attiveremo presso le competenti sedi al fine di richiedere per il lavoro domestico l'eliminazione del contributo di licenziamento, o quanto meno la sua correzione".


 

 

 

 

 


Portale Integrazione

Tribunale di Milano: sì all’iscrizione al S.S.N. ai genitori ultra 65enni di stranieri extra UE

“Discriminatorio negare ai genitori ultra 65enni di immigrati extracomunitari, entrati in Italia per ricongiungimento familiare, l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale”


Il Tribunale di Milano, sezione lavoro, con ordinanza del 5 dicembre 2012, ha accolto l’azione giudiziaria antidiscriminazione contro il Ministero della Salute e la Regione Lombardia per non aver adottato le disposizioni necessarie a consentire l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, dei cittadini di Paesi terzi non membri dell’UE ultra sessantacinquenni ricongiuntisi in Italia con i loro familiari. La vicenda trae origine dalla disposizione contenuta nel D.lgs n. 160/2008, recante modifiche ad alcune norme contenute nel D.lgs. n. 5/2007 sui ricongiungimenti familiari. In particolare, l’articolo 1, comma 1 lett. d)  di tale decreto subordina il ricongiungimento familiare degli stranieri ultra sessantacinquenni con i loro familiari già soggiornanti in Italia, al  possesso di una polizza assicurativa, o all’iscrizione al SSN previo pagamento di un contributo forfettario fissato da un apposito decreto del Ministero della  Salute, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. In mancanza di tale decreto (ad oggi non ancora adottato) solo due regioni italiane, l’Emilia-Romagna ed il Veneto, hanno provveduto , stante il vuoto normativo, ad emanare provvedimenti amministrativi ad hoc prevedendo un contributo forfetario annuale e non frazionabile parti a 387 euro per l’iscrizione al SSN degli anziani stranieri ricongiuntisi (si veda in proposito circolare Regione Emilia Romagna 23/7/2010). Il giudice del lavoro di Milano ha innanzitutto evidenziato il trattamento di svantaggio e di disfavore prodotto dalla mancata decretazione ministeriale, che obbliga gli anziani stranieri ricongiuntisi ad affidarsi unicamente alle copertura sanitaria offerta dalle compagnie assicurative private, con una tutela sanitaria inidonea, inferiore e nettamente parziale rispetto a quella garantita non solo ai cittadini italiani, ma anche agli altri stranieri legittimamente soggiornanti. Il giudice del lavoro di Milano ha affermato come  rientri entro l’ambito di discrezionalità politica la scelta del legislatore di rendere onerosa e non gratuita l’iscrizione al SSN degli stranieri ‘ricongiunti’, alla luce dei principi del buon funzionamento della PA  e della ricerca dei necessari “equilibri” nella gestione della  finanza pubblica. Ciò nonostante, nel momento in cui  la legge conferisce al cittadino straniero interessato dalla procedura di ricongiungimento familiare il diritto ad iscriversi al SSN, a titolo oneroso, godendo quindi di una copertura sanitaria completa alla pari dei cittadini e degli altri stranieri regolarmente soggiornanti, tale diritto non può essere ‘sterilizzato’ in via amministrativa per l’omissione della P.A. medesima senza con questo determinare i presupposti della ‘discriminazione’. Il giudice ha dunque ordinato alla Regione Lombardia di rendere possibile l’iscrizione al SSN dei soggetti ricorrenti a fronte del versamento di un contributo forfetario annuale e non frazionabile, in analogia a quanto già disposto dalle Regioni Veneto e Emilia- Romagna, pari a 387 euro.

Scarica

Ordinanza del Tribunale di Milano


 


Comunicato Cgil, Cisl e UIL della Lombardia

Gli stranieri ultra 65enni ricongiungi ai propri figli possono iscriversi al S.S.N.


Milano, 28/01/2013 - Giovedì scorso, dopo che le Confederazioni regionali di Cgil, Cisl e Uil da mesi avevano chiesto un intervento alla Regione Lombardia, la Direzione Generale della Sanità Regionale ha inviato una circolare alle ASL della Lombardia in merito all’assistenza sanitaria ai genitori ultra 65enni, ricongiunti con i propri figli, cittadini extra UE. La circolare giunge a seguito dell’incontro che si è svolto presso l’assessorato alla sanità lunedì 21 gennaio scorso. L’esigenza di un intervento era motivata dal fatto che il decreto legislativo n. 160 del 2008 ha introdotto l’obbligatorietà della stipula di una assicurazione sanitaria contro il rischio della malattia, ma ha rinviato ad un successivo decreto ministeriale la quantificazione dell’importo per l’iscrizione al SSN, che ad oggi non è stato emanato. Con la conseguenza che l’unica possibilità fino ad oggi esistente restava quella di stipulare una polizza con un istituto assicurativo privato. La difficoltà e spesso l’impossibilità di ottenere una polizza assicurativa contro il rischio di malattia con un Istituto assicurativo, sono state da noi poste nei mesi scorsi alla Regione Lombardia, sollecitando un provvedimento, come avvenuto in altre regioni, per consentire l’iscrizione volontaria al Servizio Sanitario Regionale. Ora, finalmente, nell’ambito del complessivo recepimento dell’Accordo Stato – regioni del 20 dicembre 2012, in attesa di pubblicazione in G.U.. ed a seguito anche della sentenza del Tribunale di Milano del 5 dicembre 2012, si è resa possibile l’iscrizione al Servizio Sanitario Regionale della Lombardia, a fronte di un versamento annuale di un importo pari a € 387,34, salvo eventuale conguaglio qualora siano definite tariffe differenti dai Ministeri competenti. Nell’esprimere soddisfazione per questo intervento di riconoscimento del diritto alla tutela della salute contro una condizione di discriminazione, auspichiamo a breve un provvedimento che recepisca totalmente i contenuti dell’accordo Stato-Regioni, in particolare faciliti l’accesso alle cure sanitarie per gli stranieri irregolari e l’iscrizione obbligatoria al SSN dei minori privi di permesso.

Cgil                           Cisl                Uil

Fulvia Colombini Paola Gilardoni Pier luigi Paolini


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Discriminazioni


Repubblica BolognaScuola, iscrizioni online, esclusi
i figli di immigrati senza permesso

L'allarme di Rete studenti: il server è sempre bloccato e occorre il codice fiscale che viene dato solo a chi ha il permesso di soggiorno. "Il Ministero deve modificare il format immediatamente"


Scuola, iscrizioni online, esclusi i figli di immigrati senza permessoBologna, 23 gennaio 2013 - Continuano le iscrizioni online alle scuole dell’obbligo e continuano i problemi. Il server è spesso bloccato, la confusione è molta. Il servizio di assistenza di Rete Studenti, il Pronto Soccorso Studentesco, è sempre attivo e a disposizione, ma questo non basta. Tra i campi obbligatori da compilare per i genitori c’è anche il codice fiscale, il che escluderebbe tutti i figli degli immigrati privi di permesso di soggiorno. Il testo unico sull’immigrazione è molto chiaro e spiega che i minori stranieri sono soggetti all’obbligo scolastico. Dice Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli Studenti Medi: “E’ inammissibile. L’iscrizione deve essere possibile anche per i figli di immigrati privi di permesso di soggiorno, come ci spiega l’articolo 38 del testo unico immigrazione, e il Ministero deve provvedere a modificare i campi di iscrizione immediatamente”. Continua Lanni: “E’ incredibile che le famiglie e gli studenti quest’anno debbano affrontare mille difficoltà per iscrivere i propri figli a scuola. Il server è sempre bloccato, ci sono mille problemi. L’esperimento delle iscrizioni online sembra proprio un bel fallimento. Il servizio di assistenza che abbiamo messo a disposizione è intasato dalle richieste di aiuto, noi continuiamo ad essere a disposizione, contattandoci alla mail soccorso studentesco@gmail.com, sul nostro sito internet www.retedeglistudenti.it  o al numero 3457181789.” Conclude Lanni: “Chiediamo che venga risolta immediatamente questa situazione riguardante gli studenti figli di immigrati privi di permesso di soggiorno e chiediamo che il termine delle iscrizioni venga prorogato vista l’infinità di problemi che si stanno verificando.”
Sull’impossibilità per i figli di immigrati senza il permesso di soggiorno di essere iscritti a scuola, attraverso la procedura on line, la Flc-Cgil dell’Emilia Romagna ha scritto al ministro Francesco Profumo. “E’ necessario un suo immediato intervento, altrimenti si nega il diritto all’istruzione per questi bambini”. Nella scuola dell’obbligo nessun bambino può essere rifiutato, anzi la scuola nemmeno è tenuta a sapere e a comunicare la regolarità o meno dei figli di migranti. Da quest’anno l’iscrizione alle classi prime però può essere fatta solo in Internet ed è obbligatorio il codice fiscale. “Questo determina l’impossibilità ad iscrivere i figli di immigrati irregolari, oltre a suscitare nei genitori il timore di entrare in relazione con la scuola che invece è la principale agenzia di inclusione e integrazione”, si legge nella lettera del sindacato. E' attesa per venerdì una circolare ministeriale che dovrebbe risolvere il problema. Almeno così spera la Cgil che a questo punto chiede, a fronte dei molti problemi che sta creando alle famiglie la procedura on line, di permettere l'iscrizione anche nel modo tradizionale, ovvero su carta.


 


Diritti sociali degli stranieri. Corte Costituzionale boccia legge Calabria che li riconosce solo a possessori di carta di soggiorno

Articolo di Claudia Moretti, Aduc Immigrazione


Con sentenza n. 4 del 14 gennaio 2013, la Corte Costituzionaletorna ad affermare l'uguaglianza di diritti sociali per i cittadini extracomunitari regolari sul nostro territorio, a prescindere dalla durata del loro soggiorno. Di certi diritti, almeno. Il caso portato di fronte alla Consulta, riguarda la questione di costituzionalità posta dallo Stato verso la legge della regione Calabria sul “Fondo per la non autosufficienza”. Tale normativa, laL.R. 44 del 20 dicembre 2011, introdotto per disciplinare l'accesso ai benefici sociali relativi alla non autosufficienza, contiene una disposizione che seleziona gli stranieri ai quali detti benefici possono esser concessi e li individua nei possessori di carta di soggiorno.
A parte il fatto che tale titolo non esiste più, se non nei casi relativi ai cittadini comunitari, che è stato sostituito dal Permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo, si profila in detta disposizione una discriminazione bella e buona. Coloro che hanno bisogno di cura ed assistenza a condizioni di reddito insufficiente, non ne hanno meno bisogno per il solo fatto di soggiornare da minor tempo in Italia, e risulta evidente l'irragionevolezza e l'arbitrarietà della limitazione. La Corte accoglie il ricorso del Ministero, dichiara illegittima la norma per contrasto all'art. 3 della Costituzione (diritto di uguaglianza):
“...La discriminazione introdotta dalla disposizione censurata risulterebbe lesiva anche dei principi di ragionevolezza e di eguaglianza (art. 3 Cost.), essendo basata su un elemento di distinzione arbitrario. Come rilevato dalla Corte costituzionale in rapporto ad analoghe norme regionali (sentenza n. 40 del 2011), non vi sarebbe, infatti, alcuna ragionevole correlazione tra il requisito di accesso ai benefici (possesso, da parte dello straniero, del «permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo») e le situazioni di bisogno e di disagio, riferibili direttamente alla persona in quanto tale, che costituiscono il presupposto di fruibilità delle prestazioni sociali.”
Non solo, ma la norma appare violare anche la legge dello Stato in materia di cittadini extracomunitari, che all'art. 41 del d.lgs. 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), ai fini della fruizione delle provvidenze e delle prestazioni, anche economiche, di assistenza sociale, equipara gli stranieri titolari di permesso di soggiorno di durata annuale ai cittadini italiani. La Regione Calabria si è difesa dicendo che le parole “carta di soggiorno” sono da interpretarsi in modo a - tecnico, e ben possono riferirsi in modo generico al permesso di soggiorno annuale.
E' uno scherzo? Chi conosce le amministrazioni locali (e non solo) sa benissimo che lasciare alle istituzioni il potere di allargare la portata di una norma, interpretandola pro-cittadino (extracomunitario peraltro) a svantaggio delle finanze pubbliche, significa di fatto negare il diritto. Vi immaginate lo straniero che chiede il beneficio argomentando: “carta di soggiorno, in fondo è un termine a- tecnico, vuol dire permesso di soggiorno... è uguale”. Mah! Ben ha fatto il Ministero ad impugnare la norma e la Corte Costituzionale ad abrogarla.


 

 

 

 

 

 

 

 

 


Servizio civile. Ancora un bando "solo per italiani"

Aperto il reclutamento di volontari per accompagnare invalidi e ciechi e per progetti in sardegna e Valle D’Aosta. Ma il governo inserisce di nuovo la clausola della cittadinanza bocciata dal tribunale di Milano: “È la legge…”


(http://www.stranieriinitalia.it/) Roma – 29 gennaio 2013 – Ormai la posizione del governo italiano è chiarissima: il servizio civile è riservato ai giovani italiani. Il tribunale di Milano dice di aprirlo anche agli stranieri, altrimenti è una discriminazione? Quella sentenza non conta nulla, valgono solo la legge 77/2002, che inserisce la cittadinanza italiana tra i requisiti, e un parere dato lo scorso luglio dall’Avvocatura Generale dello Stato secondo la quale quella norma è “in vigore ed efficace”, “non in contrasto con i principi comunitari” e “non manifestamente contrastante con i parametri costituzionali”. Ha già fatto scalpore, a metà gennaio, il bando per i 350 volontari da  impiegare nelle zone dell’Emilia colpite dal terremoto dello scorso maggio. E ora farà discutere il nuovo “Bando straordinario per la selezione di 457 volontari da impiegare in progetti di servizio civile in Italia” pubblicato ieri dal Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, guidato dal ministro Andrea Riccardi. Ottantaquattro volontari sono destinati a progetti finanziati dalla Regione Sardegna, altri cinque a un progetto della Valle d’Aosta, gli altri trecentosessantotto accompagneranno in tutta Italia grandi invalidi e ciechi. Sono ragazzi tra i diciotto e i ventotto anni che si daranno da fare per dodici mesi, e ai quali il bando chiede di essere sani, incensurati e, ancora una volta, “cittadini italiani”. Nelle premesse, l’ormai usuale riferimento al parere dell’Avvocatura. C’è un mese di tempo per le domande, e chissà che fino ad allora non nasca una  battaglia legale simile a quella vinta a Milano  da un  giovane di origine pachistana insieme ad ASGI e Avvocati Per Niente. Intanto Daniele Lugli, difensore civico della Regione Emilia-Romagna, è intervenuto contro il bando per i volontari del terremoto, il cui “carattere discriminatorio”, sottolinea in una nota,  “è particolarmente evidente se inserito nella nostra realtà che, invece, da anni conosce un Servizio civile regionale aperto a ragazzi e ragazze di ogni nazionalità”. “L’apertura ai giovani non, o non ancora, di nazionalità italiana si mostra uno strumento di grande efficacia nell’integrazione tra pari in un compito condiviso” scrive Lugli. “Il Servizio civile – aggiunge - è un momento importante nella costruzione personale, nella formazione civica, nel passaggio alla piena responsabilità dei giovani. Come tale dovrebbe essere aperto a tutti, riconosciuto nella sua natura di investimento ineludibile e non di spesa improduttiva da tagliare”. Considerazioni che, a quanto pare, non trovano ancora ascolto nei palazzi del governo. EP


 

CIE


Inchiesta

Prima schiave poi detenute

di Giovanni Tizian

Tra le immigrate rinchiuse al Cie di Ponte Galeria (Roma) quattro su cinque sono vittime di tratta. E dopo essere fuggite da criminali che le hanno costrette a prostituirsi, diventano prigioniere della legge Bossi-Fini


Roma, 23 gennaio 2013 - Rita è salita sull'aereo in partenza da Roma Fiumicino con gli occhi gonfi di lacrime. Destinazione Lagos, Nigeria. Trecento chilometri a nord est da Benin City. La città da cui tre anni prima era partita inseguendo il sogno europeo, cadendo nel tranello di false promesse dei trafficanti di essere umani. L'undici gennaio scorso è stata rimpatriata contro la sua volontà. Mettendola in serio pericolo. Rita è una schiava, vittima della tratta. Il suo corpo è una merce a buon mercato. Arrivata con grandi sogni da realizzare e abbandonata al proprio destino sui marciapiedi della fortezza Europa. Insieme ad altre donne e uomini ha affrontato un viaggio lungo due mesi. Sessanta giorni di pane e acqua. Senza potersi lavare né rinfrescare dopo ore di traversata nel deserto. Ogni giorno un autobus differente. Così fino in Iran. Qui è stata rinchiusa in una casa di transito affollata da altri fantasmi come lei. Poi ancora un pullman l'ha portata al confine tra Iran e Turchia: la frontiera doveva attraversarla a piedi. Infine un ennesimo autobus per raggiungere Smirne, la terza città turca . C'è rimasta otto mesi, trincerata in un'altra baracca di transito, piena di persone che, come lei, erano in attesa di arrivare in Europa. Lei, diretta in Grecia, ci prova in tutti i modi a conquistare le coste dell'isola di Lesbo. Tenta la prima, la seconda, la terza, la quarta e la quinta volta. Respinta. Ancora prima di aggrapparsi all'ultima speranza: il barcone delle forze dell'ordine. Poi arriva il giorno fortunato e la Grecia diventa realtà per Rita. Appena il tempo di poggiare il piede sulla terra promessa e viene arrestata come clandestina. Comincia la trafila di carte e richieste. Ottiene la protezione internazionale e riceve il cedolino del permesso di soggiorno da richiedente asilo. Era salva, pensava. Non le rimaneva che contattare Queen, la sua futura sfruttatrice, che le ha pagato il biglietto fino ad Atene, portandola a casa sua. A quel punto del suo lungo viaggio scopre di aver contratto un debito di 45 mila euro: l'ha costretta con le botte e le minacce a prostituirsi, forzandola a andare in strada tutte le notti, dalle dieci di sera alle cinque di mattina. A Rita non restava che subire. Non poteva rifiutarsi, neanche quando era malata. Una vita impossibile, da cui riesce a divincolarsi. Nonostante la paura della maledizione del rito voodo a cui la madame l'aveva sottoposta, e che tutte le ragazze nigeriane temono più di ogni altra cosa. Convinte che spezzare il patto siglato possa comportare la morte o la follia.  Dopo due mesi di vita negli inferi della prostituzione alla mercè di violenti e malattie, Rita ha avuto il coraggio di fuggire dalla sua aguzzina. E fugge fino in Italia. Arriva a Padova dove le si aprono le porte del Centro di identificazione ed espulsione. "Appena portata al Cie, siamo state allertata dalla dalla Caritas di Padova, l'hanno incontrata, più e più volte, spiegandole che in Italia esiste l'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione che poteva proteggerla", osserva Francesca De Masi, responsabile dell'associazione Be Free che assiste le donne vittime di tratta all'interno del centro di Ponte Galeria a Roma. E attacca: "Una volta arrivata a Ponte Galeria, abbiamo steso insieme una denuncia contro la sua sfruttatrice, l'abbiamo portata al Tribunale di Roma, consapevoli, da un lato, che la tratta è un crimine transnazionale, e quindi anche se una ragazza ha subito lo sfruttamento in un altro Paese è comunque vittima di una gravissima violazione dei diritti umani, e deve imprescindibilmente essere tutelata; dall'altro lato, eravamo però consci della miopia delle nostre Istituzioni, per cui in Italia si contano sulle dita delle mani i giudici, le forze dell'Ordine, le procure, i governi, che pongono attenzione su tale problema, troppo impegnati come sono a perseguire i "clandestini" e a sbatterli nelle gabbie, reali e simboliche, in cui le persone straniere vengono rinchiuse, cancellandone la storia di vita, di sfruttamento,e tutti i traumi subiti".



Repubblica Roma

Razzismo, caso Boateng in Ciociaria. Diciassettenne si toglie la maglia e se ne va


Razzismo, caso Boateng in Ciociaria  diciassettenne si toglie la maglia e se ne va28/01/13 - "Lo hanno insultato, gli hanno urlato di tutto, anche 'sporco negro'. E il nostro calciatore, insieme al resto della squadra, ha abbandonato il campo a partita in corso: quasi sicuramente saremo multati, ed è una beffa oltre al danno". Fabio Roccia, presidente dello Sporting Pontecorvo, club di calcio dilettantistico della provincia di Frosinone, si sfoga raccontando un piccolo "casa Boateng" in Ciociara. Un calciatore, un 17enne di origini marocchine, è stato insultato sabato scorso durante una partita di categoria Juniores disputata in casa del Sant'Elia. Il giovane sarebbe stato bersaglio di insulti razzisti tanto da spingerlo, a pochi minuti dalla fine e con il risultato sul 3-0 per il Sant'Elia, ad abbandonare il campo, seguito dai compagni di squadra, e togliersi la propria maglia in segno di sdegno. Il gesto, l'abbandono durante una partita, ha ricordato quello di Kevin Boateng, calciatore del Milan, e della sua squadra in occasione dell'amichevole in casa del Pro Patria. "Non ero sul posto - spiega all'agenzia Dire il presidente del Pontecorvo - Ma sono stato aggiornato dai miei calciatori, dai dirigenti e da diversi genitori: tutti hanno riportato la stessa versione. Mi hanno detto che una quindicina di giovanissimi ha insultato il nostro giocatore ed un altro dei nostri, che non giocava ma che era in tribuna, che fa parte di una casa famiglia". Il ragazzo che era in campo, dice ancora il presidente, "tra le altre cose, è più ciociaro di noi: è da 15 anni in Italia, parla il dialetto meglio di noi, frequenta il liceo locale". Ma il numero 1 della società di Pontecorvo non se la prende più di tanto con i giovani che hanno insultato il 17enne calciatore: "Ce l'ho più con istruttori, con gli allenatori: una cosa del genere è inconcepibile e loro non hanno fatto nulla, non sono intervenuti, o quasi. Se qualcosa hanno fatto è stato più o meno inutile. Personalmente non ho sentito nessuno di quella società, nessuno mi ha contattato per scusarsi. Siamo una piccola società, tra le nostre squadre ci sono giocatori marocchini, romeni, albanesi. Ragazzi in difficoltà che aiutiamo come possiamo. E poi succedono queste cose...". 
Sul posto, sabato, sono intervenuti i Carabinieri che hanno avviato le indagini per risalire agli autori degli insulti. A commentare l'accaduto anche il ministro per l'Integrazione Andrea Riccardi che parla addirittura di due ragazzi africani insultati: "Ho appreso con profonda indignazione e con preoccupazione l'episodio accaduto a due ragazzi africani della sua squadra di calcio, pesantemente insultati e intimiditi a causa del colore della pelle da giovanissimi tifosi di una squadra avversaria. Voglio portare attraverso di lei la vicinanza mia e del governo italiano a questi ragazzi, ai loro genitori e a tutta la squadra di calcio per gli inaccettabili slogan razzisti. La circostanza è ancora più grave perché è accaduta a ridosso delle celebrazioni del Giorno della Memoria: è il segnale di quanto ancora bisogna fare per promuovere, specie tra i giovani, una cultura di dialogo, di convivenza e di rifiuto del razzismo, della xenofobia e dell'antisemitismo". "La solidarietà e lo sdegno sono importanti, ma non bastano" ha proseguito Riccardi  "Le cronache ci raccontano di troppi episodi a sfondo razzista che lambiscono il mondo del calcio a tutti i livelli. Sono fenomeni di massa che non possiamo assolutamente sottovalutare. Occorre un piano di azione nazionale che coinvolga scuola, mondo dello sport, enti locali, operatori dell'informazione e istituzioni centrali".
 

 

Esteri


Pronta la sanatoria bipartisan per gli immigrati irregolari in Usa


Washington, 29 gennaio 2013 - Un gruppo di otto senatori, quattro repubblicani e quattro democratici, ieri ha presentato in una conferenza stampa il progetto di riforma della legge sull’immigrazione negli Stati Uniti. Il progetto bipartisan, che i senatori contano di approvare affinché la Camera possa valutarne i contenuti entro la primavera o l’estate prossima, ha quattro punti fondamentali: agevolare la regolarizzazione degli 11 milioni di clandestini spianando loro la strada verso la cittadinanza, rendere più efficaci i controlli alle frontiere, controllare che gli immigrati rispettino le durate dei visti e dei permessi di soggiorno e controlli più stretti per chi assume gli immigrati irregolari. “C’è ancora molto da fare ma questo accordo bipartisan è estremamente significativo”, ha detto il senatore Democratico di New York Charles Schumer. Anche il senatore Repubblicano dell’Arizona John McCain, sfidante di Obama alle elezioni del 2008, sostiene il progetto: “Non fa bene al nostro Paese avere queste persone qui [gli illegali], nascoste nell’ombra”, ha detto McCain. Secondo il senatore, gli americani per troppo tempo si sono accontentati di ricevere servizi base dagli immigrati clandestini “senza fornire loro nessuno dei diritti che rendono il nostro Paese così straordinario”. McCain ha anche lanciato un messaggio chiaro ai membri del suo partito: “Il partito Repubblicano sta perdendo supporto da parte dei cittadini di origine sudamericana”. Dal canto suo Marco Rubio, repubblicano della Flordida, ha invece dichiarato che “siamo obbligati e dobbiamo affrontare la realtà con la quale ci troviamo a che fare” La legge sull’immigrazione è uno dei punti fondamentale dell’agenda del presidente Barack Obama, che domani volerà a Las Vegas, in Nevada, per presentarla. Anche se il percorso, una volta superato il Senato, sarà più difficile alla Camera, guidata da una maggioranza Repubblicana.


 

Foreign Press


Obama to announce his immigration reform plan, said to be more liberal than Senate effort

By David Nakamura and Rosalind S. Helderman,  http://www.washingtonpost.com/


The Obama administration has developed its own proposals for immigration reform that are more liberal than a separate bipartisan effort in the Senate, including a quicker path to citizenship for illegal immigrants, people with knowledge of the proposals said. President Obama is expected to provide some details of the White House plans during a Tuesday appearance in Las Vegas, where he will call for broad changes to the nation’s immigration laws. The speech will kick off a public push by the administration in support of the broadest overhaul of immigration law in nearly three decades. Obama plans to praise the proposals laid out Monday by an eight-member Senate working group, saying they reflect the core tenets of the administration’s immigration blueprint developed in 2011, a senior administration official said. But the president’s remarks also are likely to emphasize differences that could foreshadow roadblocks to passage in Congress at a time when both parties say there is momentum for a comprehensive deal. For example, the Senate proposal would let illegal immigrants obtain legal residency quickly. But it would not allow them to seek full citizenship until border security had been improved and a new system was in place for employers to verify the employment status of workers. Obama will not endorse such a proposal, the administration official said. The president intends to make clear the need for a more straightforward route for un­documented workers and students to obtain citizenship, reflecting fears among advocates that a cumbersome process would create a decades-long wait for some migrants. “We see the Senate principles as a centrist set of principles, but we expect the administration to be more detailed to the left,” said Frank Sharry, executive director of America’s Voice, a leading immigration advocacy group. “I don’t think it’ll be an immigration advocate’s dream, but it will be a solid left-of-center proposal.” White House press secretary Jay Carney sought to close the gap between the White House and the Senate group during his daily briefing with reporters Monday, calling the Capitol Hill announcement “a big deal” because it includes a path to citizenship supported by four senators from each party. Similar provisions — opposed by many Republicans who think they would reward lawbreakers over those who come to the country legally — helped doom previous attempts to overhaul immigration in 2007 and 2010. “This is in keeping with the principles the president has been espousing for a long time, in keeping with bipartisan efforts in the past and with the effort this president believes has to end in a law that he can sign,” Carney said. He declined to say whether the White House objects to the proposal from the Senate group that would tie citizenship to border security and employment-verification measures. But he noted the administration’s focus on border-security issues, which included deporting nearly 410,000 immigrants in 2012, an all-time high. The borders “have never been better enforced than they are now,” Carney said.


 

 

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( dai siti: di Immigrazione Oggi e Aduc Immigrazione)