06 febbraio 2013

Disponibile un approfondimento sulla “Blue card” e gli altri casi particolari di ingresso al di fuori delle quote o con quote specifiche.
Iniziativa on-line a cura del Portale dell’integrazione.
Immigrazioneoggi, 06-02-2013
È disponibile da ieri sul Portale dell’integrazione un approfondimento sulla Blue card e sugli altri “casi particolari” di ingresso al di fuori delle quote o con quote specifiche.
Si tratta di quelle categorie che, nell’ambito delle norme del Testo unico sull’immigrazione (d.lgs. n. 286/98) dedicate all’ingresso ed al soggiorno degli stranieri per motivi di lavoro, all’art. 27 sono previste come possibili senza il previo rilascio di nulla osta al lavoro oppure, quando è richiesto, avviene con nulla osta rilasciato al di fuori delle quote periodicamente stabilite con il decreto flussi.
Si tratta dei cosiddetti “ingressi al di fuori delle quote”, ovvero ingressi per motivi di lavoro possibili nel corso di tutto l’anno e per i quali non esiste alcun tetto numerico (ad eccezione degli ingressi per tirocini formativi, per sport professionale e dilettantistico e per volontariato) ed è, di regola, prevista una procedura semplificata per il rilascio del nullaosta al lavoro. In alcuni casi poi (dirigenti in distacco, professori universitari, lavoratori specializzati distaccati in Italia, lavoratori marittimi, tirocinanti e giornalisti) il nullaosta al lavoro viene del tutto superato e la procedura prevede direttamente, o previa comunicazione allo Sportello unico, la richiesta del visto di ingresso alle rappresentanze diplomatiche o consolari italiane all’estero.



Meno disoccupati Così gli immigrati battono la crisi
QN, Il Giorno, 06-02-2013
Lodi, 6 febbraio 2013 - Resistono alla crisi meglio degli italiani. Non solo perdono il posto meno di frequente, anche perché non disdegnano mestieri umili, ma contribuiscono a creare ricchezza e a distribuirla. Nel solo 2011, gli immigrati che lavorano in Lombardia hanno mandato nei Paesi di origine 1,6 miliardi di euro, il 21,3% dei 7,4 miliardi di rimesse partiti dal Paese. Lo spiega Bankitalia, nel suo ultimo rapporto, secondo il quale il 65,5% del totale lombardo prende il volo da Milano, cui seguono a grande distanza Brescia (9,7%), Bergamo (7%) e Varese (4,1%). Ma dove va questo fiume di denaro? A far la parte del leone è sempre la Cina (27,9%), davanti a Filippine (11,6%), Romania (6,8%), Perù (5,8%) e Marocco (5%).
Un dato curioso. Perché i cinesi che lavorano in Lombardia sono solo 31.560, a fronte, per esempio, di 55.303 marocchini e di 102.922 romeni. Le deduzioni possono essere molteplici: o i cinesi mandano a casa un sacco di soldi, mentre marocchini e romeni li trattengono qui. O guadagnano molto, rispetto ad altre etnie. Oppure qualcuno, come dice la leggenda metropolitana, sfugge all’anagrafe.
Il dato del 21,3%, in ogni caso, è leggermente inferiore a quello delle presenze di immigrati in Lombardia nel 2011, secondo il rapporto Caritas, 1.178.000 unità, pari al 23,5% del totale nazionale. L’impressione è che in Lombardia il tasso di disoccupazione sia dunque un po’ più alto tra gli stranieri, rispetto alla media nazionale.
Ma se la crisi morde anche nella regione più ricca d’Italia, il Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, diffuso dal Ministero del Lavoro nel luglio 2012, spiega come qui gli immigrati perdano il posto meno degli italiani. In Lombardia (dati Inail), a fronte di 691.772 lavoratori nati all’estero occupati nel 2011, il saldo negativo tra chi è stato licenziato o non ha avuto il rinnovo del contratto e i nuovi assunti è di 3.596 unità. Non è tutto. Seppur di poco, a fronte di un quadro generale dell’occupazione sconfortante, l’incidenza degli immigrati occupati sul totale lombardo, seppur di poco è continuata ad aumentare, passando dal 16,1 del 2010 al 16,3% in un anno.
Tra settori di riferimento, il terziario occupa il 60,5% degli immigrati, segue l’industria (34,1%), fanalino di coda, ma in grande crescita, il settore pesca e agricoltura (3%). Circa gli imprenditori stranieri in Regione, sono 56.308, il 22,6% del totale nazionale. In raddoppio rispetto al 2005, ma con un incremento minore (101,6%) rispetto al dato italiano (113,8%). Perché? In Lombardia l’impresa straniera è partita prima.



Ora scappano anche gli immigrati
Crisi economica e immobilismo non colpiscono più solo gli italiani ma anche gli stranieri che erano venuti a cercare fortuna nel nostro Paese. E così chi può se ne va altrove. O torna al proprio paese d'origine. La ricerca della Fondazione Leone Moressa
L'Espresso, 05-02-2013
Emilio Fabio Torsello
In 32mila, con le valigie in mano, tutti stranieri, fuggiti dall'Italia a causa della crisi e di un Paese sempre più immobile. A scattare la fotografia di un'immigrazione che guarda sempre meno al nostro Paese come a un luogo in cui restare è la Fondazione Leone Moressa che certifica come nel 2011 le cancellazioni dall'anagrafe degli stranieri siano aumentate a fronte di un numero di iscrizioni inferiore rispetto al 2010. E mentre la politica continua a parlare di "Salva Italia" o "Cresci Italia", nel quotidiano la situazione lavorativa di quella fascia da sempre avvertita come più debole - gli stranieri, appunto - invia preoccupanti segnali di una condizione tale per cui è impossibile restare nel nostro Paese.
Ma nessuno conta gli irregolari
Dall'Italia, spiegano dalla Fondazione, si va via per mancanza di opportunità e spesso la nuova meta non è la patria da cui si era partiti ma un altro Paese, in grado di accogliere e garantire un futuro più dignitoso. E non si tratta solo di opportunità ma anche di qualità del lavoro. E se le cifre ufficiali parlano di 32mila stranieri che hanno lasciato il nostro Paese, alcuni operatori Caritas a mezzabocca fanno capire che gli immigrati in fuga potrebbero essere molti di più, con numeri a più zeri: "in queste stime non sono ricompresi gli stranieri senza permesso di soggiorno, fascia ancor meno tutelata di quanti possono invece permettersi di richiedere la cancellazione dalle anagrafi ufficiali".
La metà sono europei
Nel dettaglio, i ricercatori hanno rilevato come oltre la meta? degli stranieri che lasciano l'Italia per cercare fortuna altrove o al proprio paese di origine siano europei. Il 17,7% ha origini asiatiche, mentre il 12,2% è africano.
"Piu? di 19mila cancellazioni - spiegano dalla Fondazione Moressa - sono state richieste da soggetti provenienti da Paesi europei, di cui oltre un terzo rumeno. Tra gli asiatici che lasciano l'Italia, il 30,2% e? costituito da cinesi e il 19,1% da indiani. Tra gli americani invece, sono soprattutto i brasiliani (21,5%) a tentare altre strade fuori dall'Italia. In generale, sembrano lasciare l'Italia quelle popolazioni provenienti da paesi in via di sviluppo, per cui si puo? ipotizzare una propensione al rientro nel paese di origine oltre che allo spostamento verso altri paesi terzi".
La disoccupazione che non s'arresta
Per capire le motivazioni di tanti abbandoni, una vera e propria fuga, basta riconsiderare i dati relativi alla disoccupazione tra gli stranieri che dal 2008 - quando è scoppiata la crisi internazionale - al 2011 è praticamente raddoppiata, con un incremento di oltre 148 mila unita? (+ 91,8%) - costringendo compromessi lavorativi sempre più al ribasso - mentre quello degli italiani e? aumentato di 267 mila unita?. "Tra il 2008 e il 2011 - sottolineano ancora dalla Fondazione Moressa - il tasso di disoccupazione degli stranieri e? cresciuto di 3,6 punti percentuali, passando dall'8,5% al 12,1%, mentre nello stesso periodo il tasso di disoccupazione degli italiani e? passato dal 6,6% all'8,0%".
Una condizione di fragilità
"E' importante sottolineare - puntualizzano i ricercatori commentando il loro studio - che il tasso di disoccupazione e? il rapporto tra il numero di disoccupati e le forze lavoro (che includono occupati e persone in cerca di lavoro), quindi non tiene conto dei diversi tassi di attivita? delle due popolazioni. I dati sembrano, infatti, confermare che anche in periodo di crisi, a causa della maggiore debolezza delle reti familiari e amicali di supporto e del vincolo tra la regolarita? del soggiorno e il possesso di un impiego, gli stranieri hanno minori probabilita? rispetto agli italiani di passare all'inattivita?. Di conseguenza si tratta di una popolazione che presenta una maggiore fragilita? rispetto a quella italiana di fronte alla crisi. Questa fragilita? e la presenza di alternative migliori altrove possono essere indubbiamente i due fattori di spinta all'abbandono dell'Italia".



Padova - La protesta dei rifugiati per la libertà degli arrestati: blocchi stradali e cariche sotto il Comune
Dalla Prefettura alla Questura, fin sotto il Consiglio Comunale. Il Sindaco non li riceve, i Carabinieri caricano. Loro a gran voce: allora arrestateci tutti!
Melting Poi Europa, 06-02-2013
Padova. 5.02.2013 - Ancora i rifugiati in mobilitiazione, per chiedere diritti, accoglienza, permessi di soggiorno.
Cinque di loro non possono però esserci, arrestati a seguito delle denunce presentate dal presidente, il direttore e due operatori della Casa a Colori, dove si è consumata la la rivolta dello scorso 7 gennaio.
Sono accusati di sequestro di persona e per questo sono in attesa della decisione del GIP dopo gli interrogatori di garanzia di lunedì 4.
Il Presidio di Piazza Antenore si trasforma subito in corteo.
Immediatamente i rifugiati si dirigono verso l’ingresso della Prefettura lanciando finte banconote alle spalle dei reparti dei Carabinieri schierati a difesa di Palazzo Santo Stefano.
Il corteo si sposta, blocca le Riviere, il traffico va in tilt, autobus e tram non si muovono mentre imanifestanti si muovono verso la Questura. In testa portano uno striscione che non lascia spazio a dubbi: "siamo tutti colpevoli di chiedere diritti". Vogliono la libertà per i loro fratelli, o altrimenti, dicono, "arrestateci tutti".
Siamo quasi all’epilogo di un anno e mezzo di quel malsano esperimento chiamato "emergenza nordafrica" dove sotto le mentite spoglie dell’accoglenza migliaia di enti gestori, in larga parte cooperative e albergatori in Italia hanno costruito fortune. A Padova i migranti "ospitati" sono stati circa 260, poco piùdi 160 sono ancora in città, milioni di euro sono arrivati dal Ministero senza senza che nulla più oltre al vitto e l’alloggio, qualche corso di italiano e qualche ricorso contro i dinieghi sia stato offerto. Nessuna traccia dell’inserimento abitativo, nessuna traccia della formazione professionale, l’avviamento al lavoro, di un disegno che permettesse ai rifugiati di avere di fronte a loro qualche opportunità.
Lo scorso 7 gennaio la tensione è così esplosa per la mancanza del permesso di soggiorno, del titolo di viaggio, della carta d’identità, della garanzia di una somma per uscire dal "sistema". La Casa a Colori ha subito diversi danni causati dalla rabbia degli ospiti, mentre cinque di loro hanno trattenuto alcuni operatori in una stanza. L’accusa è grave, sequestro di persona, ma di sequestro non si è trattato.
Nonostante questo gli operatori del centro hanno sporto denuncia sancendo così, oltre al fallimento del loro lavoro, anche l’arresto dei rifugiati.
Dopo la tappa in Questura il corteo dei rifugiati si è diretto verso Palazzo Moroni, dove era in corso la seduta del Consiglio Comunale. Chiedevano di essere ascoltati, che qualche esponente volesse sentire le loro ragioni. Hanno bloccato gli ingressi rendendo difficile per consiglieri ed assessori raggiungere la sala dell’assemblea cittadina, ma per loro, nessuna risposta. Cancelli chiusi e silenzio per oltre un’ora fino a quando dall’interno arriva la notizia di una delegazione composta da tre consiglieri comunali e la rapporesentante della commissione stranieri pronti a scendere per riceverli. In pochi minuti però arriva anche la smentita. Il Sindaco Zanonato, responsabile nazionale immigrazione dell’Anci ha vietato categoricamente al gruppo di scendere per incontrare i manifestanti. Loro fanno dietro front e così si consuma l’ennesima pagina vergognosa per la politica cittadina: per il sindaco non tutti i cittadini sono uguali; in Consiglio Comunale i diritti non trovano posto; l’assemblea cittadina non gode di autonomia, supina agli ordini dell’arrogante Sindaco.
Dopo ore si conclude la mobilitazione, intorno ad un Comune sotto assedio e senza che la politica abbia voluto ascoltare la voce dei rifugiati, che è però risuonata tra le strade ed i portici della città, di quella città che vuole ascoltare.
Nei prossimi giorni, garantiscono i rifugiati insieme agli attivisti dell’Associazione Razzismo Stop, torneremo a farci sentire, fino a quando tutti i ragazzi in carcere non saranno liberati, fino a quando non arriveranno i nostri documenti, aspettando l’avvicinarsi del 28 febbraio, data in cui finirà la proroga del piano di accoglienza.
Sono emigrati dal loro Paese, sono fuggiti dalla Libia, hanno sperato nelle "democrazie europee" e si sono ritrovati a Lampedusa, nelle tendopoli del Sud, abbandonati dalle istituzioni per un anno e mezzo ed ora non vogliono dover fuggire ancora... con buona pace di chi proprio il 28 febbraio pensa di potersi liberare della loro istanza di dignità e democrazia.



Immigrati e cittadinanza le giornate per parlarne
Fino all'8 febbraio il Babzine, magazine d'attualità di Babel, dedica la programmazione al tema della cittadinanza, interrogando i giovani nati in Italia da genitori stranieri e raccontando come le associazioni cercano di porre l'attenzione sulla questione. Non solo. Il canale Babel manderà in onda una serie di interviste fatte ai candidati delle diverse liste elettorali per le politiche 2013
la Repubblica, 05-02-2013
Vladimiro Polchi
ROMA - Chi nasce in Italia è italiano. Giusto? No, sbagliato! Se sei figlio di immigrati scordati la cittadinanza per almeno 18 anni. In molti in questi anni (a partire dal presidente della Repubblica) hanno chiesto una riforma della vecchia legge del 1992, che resta ancorata allo ius sanguinis (si acquista la cittadinanza dei genitori) e non prevede lo ius soli (si è cittadini del Paese dove si nasce). Eppure nessuno dei 48 disegni di legge presentati alle Camere sulla cittadinanza in questa legislatura (contati dall'Espresso) ha raccolto i consensi necessari ad andare avanti. Per questo, per provare a smuovere le acque, Babel tv (canale Sky dedicato alla multiculturalità) rivoluziona la sua programmazione.
Una settimana per la cittadinanza. Fino all'8 febbraio il Babzine, magazine d'attualità di Babel, dedica la programmazione al tema della cittadinanza, interrogando i giovani nati in Italia da genitori stranieri e raccontando come le associazioni cercano di porre l'attenzione sulla questione. Non solo. Il canale Babel manderà in onda, nella settimana 4/8 marzo, una serie di interviste fatte ai candidati delle diverse liste elettorali per le politiche 2013, con domande sui temi legati all'integrazione a partire proprio dalla legge sulla cittadinanza.
Ius sanguinis o ius soli? Vari i rappresentanti delle forze politiche che hanno risposto alle domande di Babzine: Gianfranco Fini (Futuro e Libertà per l'Italia), Khalid Chaouki (Partito Democratico), Nichi Vendola (Sinistra Ecologia e Libertà), Mario Marazziti (Scelta Civica con Monti per l'Italia), Giovanni Fava (Lega Nord), Davide Barillari (Movimento 5 Stelle), Luigi Casero (Popolo Della Libertà), Oscar Giannino (Fare per Fermare il Declino), Paolo Ferrero (Rifondazione Comunista).



Immigrazione, le parole di Obama
Corriere della sera, 06-02-2013
Claudio Cannella, Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.     
Gentile dott. Severgnini, ho avuto il piacere, per mia fortuna, di ascoltate in diretta il discorso di Obama sulla riforma dell’immigrazione americana tenutosi a Las Vegas. Il Presidente americano più di una volta ha sottolineato l’importanza che gli immigrati possono avere nel sistema economico, culturale e sociale statunitense. Affermando quanto sia importante che sia data la cittadinanza ai giovani studenti che vanno negli Usa a studiare, ai giovani imprenditori stranieri che vogliono iniziare la lavoro attività nel territorio americano, perché entrambi possono rappresentare un’opportunità per il paese. Gli studenti, perché possono mettere il frutto dei loro studi al servizio della società statunitense mentre i giovani imprenditori, nel caso la loro attività funzioni, potranno far crescere l’economia americana e soprattutto creare nuovi posti di lavoro per i cittadini. Ah quanto mi piacerebbe che questo succedesse anche in Italia, ma la vedo dura finché ci sono ministri che reputano le leggi sull’immigrazione incostutizionali. Il mondo è cambiato e gli Stati Uniti sono ancora molto avanti a noi!

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