Roma 14 gennaio 2013

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

 

 

CIR: DALLA NUOVA LEGISLATURA CI ASPETTIAMO UNA SVOLTA NEL DIRITTO DâASILO.

 

 

 

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) appoggia lâappello dellâAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per lâinclusione del tema dellâasilo nelle agende di tutte le forze politiche.

 

 

 

ăEâ evidente che il tema dellâasilo debba ormai essere trattato in Italia e riorganizzato in modo strutturale. Deve essere superata una gestione emergenziale che nel corso degli anni ha contribuito a sperperare risorse pubbliche e rendere lâintegrazione dei rifugiati sempre pi complessa. Sono migliaia le persone che non possono tornare nei loro paesi e sono costrette in Italia a vivere in condizioni non dignitose: in stabili occupati senza alcun sostegno verso lâintegrazioneä, dichiara Christopher Hein ăSperiamo che con la prossima legislatura si raggiungano 2 obiettivi: lâelaborazione di una legge organica sullâasilo che finalmente dia corpo allâarticolo 10 della costituzione e lâintroduzione di un programma nazionale di integrazione per i rifugiati. Come CIR siamo convinti che allo Stato Italiano una procedura dâasilo pi snella, tempi pi brevi per tutti gli iter burocratici e di conseguenza una durata pi breve dellâaccoglienza porterebbe a unâeconomia di spesa che potrebbe essere investita proprio per sviluppare un programma di integrazione. Infine dobbiamo citare una notizia di oggi: anche questâanno, contrariamente alla legge, il fondo dellâ8 per mille a diretta gestione statale dedicato allâintegrazione dei rifugiati e al ricongiungimento familiare, uno dei pochi fondi nazionali disponibili su questo tema,  stato cancellato e dedicato ad altri scopi. Eâ la prova evidente che non si pu˜ aspettare oltre lâintroduzione di un programma nazionale di integrazione che renda quelle che oggi sono possibilitˆ e colpi di fortuna per pochi rifugiati presenti in Italia, diritti per tutti. Anche perchŽ la presenza numerica assolutamente esigua di rifugiati nel nostro permetterebbe risposte articolate e investimenti reali. Non dobbiamo infatti dimenticare che i rifugiati si trovano per lâ80%  nel Sud del Mondo, da noi ne arrivano numeri veramente ridotti. In Italia i rifugiati sono solo 58.000 al 1milione e 700 mila presenti in Pakistan o ai 571.000 circa presenti in Germania, secondo i dati UNHCRä conclude Christopher Hein.

 

 

 

Lâintegrazione dei rifugiati una fotografia

 

Il CIR ha recentemente pubblicato la ricerca Le Strade dellâIntegrazione, finanziata dal Ministero dellâInterno - Dipartimento per le Libertˆ Civili e lâImmigrazione e dallâUnione Europea, nellâambito del Fondo Europeo per i Rifugiati, che ha analizzato lâimpatto che i percorsi di accoglienza e i servizi per lâintegrazione hanno avuto sulle capacitˆ, sulle opportunitˆ e le realtˆ di autonomia, di inserimento socio-economico e di integrazione di un target di persone in protezione internazionale, presenti in Italia da almeno 3 anni. Nello studio, che si  sviluppato su 7 territori (Torino, Bologna, Roma, Caserta, Lecce, Badolato e Catania), si sono raccolti 222 questionari rivolti a rifugiati e titolari di protezione sussidiaria  presenti in Italia da almeno tre anni , 92 interviste in profonditˆ e fatti 7 focus group.

 

 

 

I dati emersi dalla ricerca presentano una fotografia certamente non confortante sul livello di integrazione dei rifugiati nel nostro Paese. Dobbiamo ricordare che i dati quantitativi e le interviste qualitative si riferiscono a un campione statistico limitato, ma  secondo il CIR e il gruppo di lavoro, rappresentativo di una realtˆ pi ampia.

 

 

 

Dallâanalisi quantitativa, i cui dati trovano un riscontro anche nelle storie raccolte attraverso le interviste qualitative, emerge che per quanto riguarda il lavoro il 44,6% degli intervistati  disoccupato. Altro dato indicativo  che le occupazioni sono molto spesso non in linea con quella che  la pregressa esperienza personale dei rifugiati: tra i 18 laureati che hanno risposto al questionario, c⏠chi fa il bracciante agricolo, chi il custode, chi distribuisce giornali, chi  muratore alcuni fanno anche gli interpreti o i mediatori. Solo uno ha unâattivitˆ in linea con la sua professione, il pediatra. Al di lˆ del titolo di studio il 17%  operaio non specializzato, e un altro 40% del campione lavora nel settore delle pulizie, dellâassistenza domestica, dellâagricoltura, della ristorazione o del commercio. Il 75%  si dice soddisfatto del lavoro che svolge, ma con motivazioni che fanno riflettere: ăperchŽ mi consente di vivereä (27%), ăperchŽ non c⏠altroä (18%), ăperchŽ mi permette di mantenere la famigliaä (16%), ăperchŽ mi permette una vita dignitosaä (9%). Ben il 22% degli intervistati lavora in nero.

 

 

 

Per quanto riguarda la condizione alloggiativa  il 26% condivide casa con degli amici, il 22% con altre persone, solo il 10% vive da solo e il 21.5% con il proprio nucleo familiare. Il 18% in altre condizioni: occupazioni, presso il datore di lavoro, in centri di accoglienza. Una percentuale rilevante di rifugiati, sebbene in Italia da pi di 3 anni, non ha una situazione abitativa autonoma e dignitosa. Pochi quelli che sono soddisfatti della loro condizione abitativa: ben il 50% non risponde o non  soddisfatto della propria condizione abitativa. PerchŽ? Vivono in case sporche, senza riscaldamento e in diversi casi senza acqua. Un ulteriore dato preoccupante  che sulle 222 persone che hanno risposto al questionario solo 60 hanno dichiarato di aver trascorso del tempo in uno SPRAR (27%) e 69 in un CARA (31,1%). Ovvero solo il 58% dichiara di aver trascorso un periodo nel circuito dellâaccoglienza.

 

 

 

Ulteriori informazioni

 

UFFICIO STAMPA CIR 

 

Valeria Carlini

 

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