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Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli
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Anno XI n.1 del 3 gennaio 2013

 

Consultate www.uil.it/immigrazione

Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

Immigrazione: bilancio del 2012

2013: un anno migliore per tutti i cittadini ed i lavoratori, italiani e non?

159819-500def

 

Malgrado le leggi ed i contratti collettivi di lavoro (che in Italia sono estremamente avanzati), migliaia di persone lavorano ancora con paghe inferiori al 40% rispetto al salario minimo, nell’agricoltura, edilizia come nei servizi alla persona. Si tratta in particolare di rifugiati e di lavoratori stranieri - non sempre regolari - soggetti ad accettare condizioni di dumping lavorativo, pena il rischio di espulsione. E’ una piaga che la società civile deve combattere con forza. Buon anno!

 

 

 

 

SOMMARIO

 

 

 

 

Immigrazione: bilancio del 2012 pag. 2

 

Istat: in dieci anni arrivato 3,5 milioni di stranieri pag. 3

 

Un anno di Monti anche per gli immigrati pag. 6


Il lavoro etnico frutta all’Italia 1,7 miliardi di benefici pag. 8

Aumentano titolari stranieri di bar e hotel pag. 8

 

Uil di Bari e Puglia: slitta di 6 mesi la possibilità per gli stranieri extra UE di utilizzare dichiarazioni sostitutive pag. 9

 

Notizie in breve pag.10

 

Esteri: New York Times. In Italy, shantytowns of

refugees reflect paradox on asylum pag.10

 

 

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.



Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti


 

 

 

 

 

 


 

Bilancio: l’immigrazione nel 2012

 


Il 2012 e gli immigrati in Italia, un bilancio

Fonte: www.redattoresociale.it


Se il 2012 sarà ricordato per la sentenza storica della Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia per i respingimenti in mare, oltre che per la nuova sanatoria degli irregolari, sono stati anche altri gli eventi significativi per gli oltre 5 milioni di stranieri in Italia: dall’introduzione della Carta blu per i “cervelli provenienti dall’estero” all’allungamento a un anno del permesso di soggiorno per trovare lavoro.

Immigrati stabili ma in movimento. Sono 5 milioni e 11 mila gli immigrati in Italia, secondo la stima del Dossier Caritas/Migrantes 2012. L’anno precedente erano 4.968.000, l’aumento netto è quindi del tutto esiguo rispetto alla stima dello scorso anno: circa 43 mila persone. Sono stati 262.688 i permessi di soggiorno validi alla fine del 2010 che, dopo essere scaduti, non sono risultati rinnovati alla fine del 2011, con la conseguenza di un rimpatrio non voluto o dello scivolamento nell’irregolarità. Nel precedente Dossier il dato era molto più alto: 684.413. Sono invece 231.750 i visti rilasciati dal ministero degli Affari Esteri nel 2011 per inserimento stabile.

Censimento: la popolazione cresce grazie agli stranieri. Il 2012 è stato anche l’anno del censimento Istat, secondo cui la popolazione straniera residente in Italia è quasi triplicata, dal 2001 al 2011, passando da 1.334.889 a 3.769.518 8 (il totale è 59,5 milioni).
Il commento del presidente Enrico Giovannini: “Dopo quasi vent’anni di stagnazione, in Italia la popolazione cresce di quasi il 4 per cento, un aumento dovuto esclusivamente alla presenza straniera”. La disparità dei dati tra il Dossier Caritas/Migrantes e il censimento è spiegata così da Franco Pittau, coordinatore del Dossier: “È notevole la differenza rispetto ai dati del censimento “che probabilmente non ha raggiunto tutti gli immigrati, resi sospettosi dalla crisi in atto come lo furono, nel 2001, a causa di una campagna elettorale dai toni astiosi nei loro confronti”.

L’Italia non è più una meta ambita per i migranti. Oltre ai dati di Caritas/Migrantes e dell’Istat, ci sono quelli della Fondazione Ismu, che calcola al primo gennaio 2012 4 milioni e 403 mila immigrati.
Dal 2010 al 2011 il loro numero è cresciuto solo dello 0,5 per cento, pari a 27 mila persone. “Le cause della battuta d’arresto vanno cercate nel perdurare della crisi economica che ha investito l’Italia e l’Europa”. In compenso sono in forte aumento gli italiani che emigrano all’estero: nel 2011 sono stati 50 mila, il 9 per cento in più rispetto al 2010. Attualmente vivono fuori dall’Italia circa 4,2 milioni di connazionali, “non molto meno degli stranieri in Italia”.

Cie: permanenza ridotta a 12 mesi?
“Porteremo la durata massima a 12 mesi”. L’ha detto il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri in audizione al Senato, convocata dalla Commissione Diritti Umani il 27 novembre 2012. La promessa è quindi quella di ridurre la permanenza degli immigrati nei Centri di identificazione e espulsione che attualmente è fissata a 18. Il provvedimento è attualmente in sospeso.

Respingimenti in Libia, Italia condannata a Strasburgo
La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per i respingimenti verso la Libia il 23 febbraio con la sentenza sul caso “Hirsi e altri contro Italia”. Era il 6 maggio 2009 e a 35 miglia a sud di Lampedusa, in acque internazionali, le autorità italiane avevano intercettato una nave con a bordo circa 200 persone di nazionalità somala ed eritrea (tra cui bambini e donne in stato di gravidanza). I migranti erano stati trasbordati su imbarcazioni italiane e riaccompagnati in Libia contro la loro volontà, senza essere prima identificati. Non è stato verificato se potessero chiedere asilo politico. Un respingimento frutto degli accordi bilaterali e del trattato di amicizia italo-libico siglati da Berlusconi e Gheddafi. La Corte europea dei diritti umani ha dato quindi ragione ai “respinti”, riscontrando in particolare la violazione dell’articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui trattamenti degradanti e la tortura, e stabilendo che l’Italia ha violato il divieto alle espulsioni collettive, oltre al diritto effettivo per le vittime di fare ricorso presso i tribunali italiani. L’Italia è stata dunque condannata a versare un risarcimento di 15 mila euro più le spese a 22 delle 24 vittime, in quanto due ricorsi non sono stati giudicati ammissibili. L’Unhcr ha parlato di “sentenza storica”. Ma a ottobre, la Federazione internazionale dei diritti umani (Fidh) ha denunciato che i respingimenti continuano: “È legittimo il sospetto che i respingimenti nel Mediterraneo verso la Libia proseguano nonostante l’ultima sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo”.

Decreto flussi e Carta blu
Sono 35 mila gli immigrati ammessi per lavoro stagionale dal decreto flussi del 21 marzo 2012. Oltre al decreto flussi per gli stagionali, è stato emanato il 23 novembre 2012 il testo del decreto flussi per lavoratori non comunitari. Il decreto prevede l’accesso al mercato del lavoro non stagionale per 13.850 stranieri. Il via alle domande è scattato il 7 dicembre 2012.
Nuove possibilità invece per i “cervelli” stranieri, che possono essere assunti direttamente dall’estero, senza passare dal decreto flussi. L’Italia ha adottato la Carta blu per i lavoratori qualificati, adeguandosi alla normativa europea l’8 agosto, giorno in cui il provvedimento è entrato in vigore.

Permessi di soggiorno, un anno per cercare lavoro
Il governo ha dato attuazione, senza modificarne i contenuti, ai provvedimenti, adottati dall’esecutivo precedente, sul contributo a carico dello straniero per rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno e sull’accordo di integrazione. Ma ha stabilito con la legge 92/2012 che il lavoratore straniero che resti disoccupato potrà cercare lavoro per tutto il tempo in cui fruisce di prestazioni a sostegno del reddito e, comunque, per non meno di un anno (anziché i sei mesi precedentemente previsti) e potrà anche prolungare il suo soggiorno oltre questo limite se in possesso di risorse sufficienti di origine lecita.

Giornalisti stranieri direttori di testata
I giornalisti stranieri possono diventare direttori di testata. A giugno del 2012 si è avviata a conclusione la lunga battaglia per i diritti civili dei “nuovi italiani” condotta dall’Ansi, associazione stampa interculturale, contro il requisito discriminatorio della cittadinanza italiana per i direttori.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Statistiche, numeri e persone

 


Logo istat.it

 

MIGRAZIONI INTERNAZIONALI E INTERNE

DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE

Oltre 3 milioni e mezzo di immigrati stranieri in dieci anni


(da:http://www.istat.it/it/archivio/78706) del 28/12/12)

L’immigrazione è da anni una componente consolidata nel quadro della dinamica sociale e demografica del Paese, tanto da rappresentare oggi il prevalente fattore di crescita della popolazione. Già nei primi anni ’70 il numero di immigrati superava costantemente quello degli emigrati, tuttavia, una marcata crescita dei flussi in ingresso, per la gran maggioranza relativi a cittadini stranieri, si è avuta soprattutto nell’ultimo decennio. Tra il 2002 e il 2011 sono oltre 3,9 milioni gli iscritti dall’estero, di cui 3,5 milioni di cittadinanza straniera (Figura 1). La comunità più rappresentata è quella rumena che, in termini assoluti, sfiora nell’ultimo decennio il milione di arrivi (943 mila, pari in termini relativi a un immigrato ogni quattro); seguono le comunità albanese (278 mila iscritti), marocchina (258 mila), ucraina (215 mila) e cinese (150 mila). Per quanto riguarda le emigrazioni, invece, tra il 2002 e il 2011 si riscontrano complessivamente 580 mila uscite dal Paese, di cui 175 mila relative a cittadini stranieri (Prospetto 1). Il dato sulle cancellazioni per l’estero di fonte anagrafica rappresenta verosimilmente una fotografia parziale della realtà, stante l’attitudine da parte dei cittadini stranieri di non comunicare all’anagrafe la

partenza oltre confine. A tal riguardo, è significativo osservare come nel medesimo periodo ammonti a 281 mila unità il numero di cittadini stranieri cancellati dalle anagrafi per irreperibilità. Il saldo migratorio che risulta nel decennio 2002-2011 è pari a 3 milioni 350 mila unità (3 milioni 69 mila se si tiene conto del numero di cancellati stranieri per irreperibilità). Una cifra ingente che testimonia come l’incremento demografico del Paese sia dovuto in grande prevalenza alla dinamica migratoria, a fronte di una dinamica naturale (differenza tra nascite e decessi) che nel medesimo periodo ha dato origine a un saldo negativo pari a circa 74 mila unità (5 milioni 624 mila nascite contro 5 milioni 697 mila decessi). Nel 2011 il saldo migratorio con l’estero è pari a circa 303 mila unità, il valore più basso dal 2007. Rispetto a tale anno, la dinamica migratoria è meno spinta sia per effetto dell’incremento delle cancellazioni (+61% rispetto al 2007) sia per la contrazione delle iscrizioni (-27%).

Romania primo paese di provenienza degli stranieri

Relativamente ai paesi di origine dei cittadini stranieri, si rileva negli ultimi anni un notevole flusso di immigrati provenienti dalla Romania (oltre 89 mila nel 2011). Questo fenomeno è dovuto al proseguimento, dal 2007, dell’ ”effetto ingresso” della Romania (e della Bulgaria) nell’Unione Europea, fenomeno che ha reso possibile l’iscrizione anagrafica di un numero elevato di cittadini stranieri comunitari Altri Paesi da cui più frequentemente provengono gli stranieri sono il Marocco (24 mila) e la Cina (20 mila). Anche per quanto riguarda le cancellazioni per l’estero, il primo Paese che, in valore assoluto, attrae gli stranieri è la Romania (oltre 7 mila cancellazioni) seguita da Cina (circa 1.600 unità) e Albania (1.500 unità).

Gli Italiani si muovono soprattutto in Europa occidentale

PROSPETTO 1. CITTADINI STRANIERI IMMIGRATI, EMIGRATI E CANCELLATI PER IRREPERIBILTA’. PRINCIPALI CITTADINANZE. Anni 2002-2011, frequenze cumulate

 

 

 

 

Stati di cittadinanza

Immigrati

Emigrati

Cancellati per irreperibilità

Romania

942.726

33.762

50.641

Albania

278.186

8.075

15.334

Marocco

258.203

8.958

29.665

Ucraina

214.673

5.637

7.979

Cina

150.247

7.242

28.938

Moldova

135.462

2.777

2.997

Polonia

97.782

7.122

6.502

India

93.468

4.440

4.571

Brasile

80.238

3.944

5.102

Ecuador

78.200

1.847

3.843

Altri stati esteri di cittadinanza

1.234.194

90.736

125.378

Totale

3.563.379

174.540

280.950

Nel 2011 il saldo migratorio con l’estero dei cittadini italiani è negativo: il numero di cancellati, pari a 50 mila unità, supera ampiamente quello delle iscrizioni (31 mila unità). Per gli italiani, contrariamente a quanto si rileva per gli stranieri, i principali Paesi di origine e di destinazione appartengono all’area a sviluppo avanzato (Europa occidentale e Stati Uniti). Guidano la graduatoria la Germania (oltre 5 mila iscrizioni e quasi 7 mila cancellazioni) e la Svizzera (quasi 3 mila immigrati e 6 mila emigrati), seguite dal Regno Unito (oltre 2 mila iscrizioni e 5 mila cancellazioni). Nei confronti di questi paesi europei, inoltre, l’Italia presenta un saldo migratorio negativo.

Saldo migratorio con l’estero positivo in tutte le regioni ma…

Nel complesso, il saldo migratorio con l’estero è positivo per tutte le regioni italiane. Le differenze tra le varie regioni sono tuttavia marcate: se da un lato il Lazio guida la graduatoria con saldo migratorio netto pari a 7,6 per mille residenti, seguita dalla Lombardia (6,9 per mille) e dall’Emilia Romagna (6,8 per mille), dall’altro troviamo in coda la Sardegna con un saldo netto di appena l’1,8 per mille, di poco preceduta dalla Puglia (2,1 per mille) e dal Molise (2,3 per mille). Il Lazio e la Lombardia raccolgono, peraltro, la maggioranza dei flussi in arrivo (rispettivamente 50 mila e 86 mila, coprendo il 35% del volume degli ingressi dall’estero) non solo in termini assoluti ma anche in termini relativi (rispettivamente 8,7 e 8,6 ogni mille residenti). L’attrattività di tali regioni è pari a tre volte quella che si riscontra in Puglia (2,9 per mille) e Sardegna (2,8 per mille). Sul fronte delle cancellazioni per l’estero i dati del 2011 testimoniano una maggiore propensione all’uscita dalle regioni del Centro-nord che da quelle del Mezzogiorno. Tale aspetto contraddistingue particolarmente le regioni del Nord-est. Il Trentino-Alto Adige, ad esempio, viene lasciato da 2,6 residenti ogni mille, il Friuli-Venezia Giulia da 2,3, il Veneto da 1,9 residenti ogni mille. Sul versante meridionale della Penisola appare significativamente inferiore il livello di abbandono in Campania, con lo 0,7 per mille, o in Puglia ( 0,8 per mille).

... la quota principale riguarda i cittadini stranieri del Nord

Nell’articolato quadro dei flussi migratori con l’estero la quota maggiore riguarda i cittadini stranieri, i quali, pur costituendo appena il 7% della popolazione residente, movimentano il 92% dei flussi in entrata e il 39% di quelli in uscita. I flussi in ingresso di cittadini stranieri hanno nel 56% dei casi il Nord come area dove viene eletta la residenza, contro il 25% di quelli diretti al Centro ed il 19% di quelli diretti nel Mezzogiorno. Lombardia (80 mila), Lazio (47 mila), Emilia-Romagna (35 mila) e Veneto (32 mila) sono le regioni che raccolgono più iscrizioni dall’estero di cittadini stranieri. Rapportando tali valori a quelli della popolazione residente, il Lazio (8,2 immigrati stranieri per mille residenti) supera la Lombardia (8 per mille) e l’Emilia-Romagna (7,9 per mille). I livelli minimi di attrattività si rilevano nelle regioni del Mezzogiorno (3,2 per mille) e, in particolar modo, in Sardegna (2,1 per mille), Puglia (2,4 per mille) e Molise (2,8 per mille). Al Nord si rileva non solo una maggior intensità dei flussi migratori in arrivo ma anche una più intensa dinamica di quelli in uscita, il che dà luogo a un livello di turnover ben più accentuato. Il tasso di emigratorietà per gli stranieri residenti nel Nord è pari a 0,8 per mille residenti, ovvero pari a quattro volte quello che si riscontra nel Mezzogiorno. Il maggior numero di abbandoni si rileva in Lombardia (oltre 7 mila 600) e in Veneto (circa 5 mila) ma in termini relativi è il Trentino-Alto Adige (1,4 per mille residenti) la regione nella quale si riscontra una maggiore intensità di emigrazioni per l’estero da parte di cittadini stranieri.

Più espatri che rimpatri per gli italiani

Nel 2011 si rilevano circa 31 mila 500 rimpatri di cittadini italiani contro oltre 50 mila espatri. Ne consegue un saldo migratorio con l’estero negativo (-0,3 per mille) e generalizzato su tutto il territorio, con la sola eccezione della Calabria (+0,1 per mille residenti). Nel bilancio tra ritorni e abbandoni di italiani l’area del Paese con il saldo negativo più elevato è il Nord-est (-0,4 per mille), che precede la ripartizione delle Isole (-0,3 per mille). L’area meno colpita è invece il Sud (-0,1 per mille). Le regioni che quantitativamente assorbono la maggior parte dei rimpatri sono Lombardia (circa 6 mila), Lazio (3 mila 200), Sicilia (circa 3 mila) e Campania (2 mila 400) che, prese nel loro insieme, raccolgono il 46% del totale. Tuttavia, in termini di propensione relativa, i rimpatri risultano piuttosto uniformemente distribuiti sul territorio. I tassi di immigratorietà regionali risultano, infatti, per la maggior parte compresi tra lo 0,4 e lo 0,6 per mille residenti, con le sole eccezioni del Molise (0,7 per mille) e della Calabria (0,9 per mille). Il Veneto si colloca al terzo posto per numero di espatri (4 mila 600), dietro Lombardia (9 mila 700) e Lazio (4 mila 800), precedendo di poco la Sicilia. In queste quattro regioni si concentra circa la metà (47%) delle uscite dai confini nazionali. Nel Nord, il tasso di emigratorietà è più alto in Valle d’Aosta (1,3 per mille), Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia (1,2 per mille). Nel Mezzogiorno è più elevato nel Molise (1 per mille) e nelle due Isole (0,9 per mille).

Immigrati più donne che uomini, emigrati più uomini che donne

Complessivamente, si iscrivono dall’estero più donne che uomini (51,9%). Tale rapporto registra

valori molto diversi da quello medio se si considerano i singoli paesi di cittadinanza sono donne il 74,9% degli iscritti di cittadinanza ucraina e il 74% degli iscritti polacchi, con una quota indicativa in età compresa tra i 40 e i 59 anni. In generale, si conta un maggior numero di

donne tra gli immigrati provenienti dall’Europa orientale (anche moldave, bulgare e rumene superano abbondantemente il 50% della quota arrivi), trattandosi perlopiù di persone impiegate in attività di assistenza o lavoro domestico, o arrivate in Italia per motivi di ricongiungimento

familiare. Il parziale riequilibrio della composizione di genere a favore della componente maschile viene quindi di fatto esercitato dai cittadini di Paesi africani o asiatici. Ad esempio, nel caso dei cittadini indiani si osserva una spiccata prevalenza maschile, superiore al 70%. Infine, per i cittadini italiani di rientro nel Paese si rileva una composizione di genere favorevole agli uomini in

misura pari al 53,8%. Tra coloro che lasciano il Paese, a prescindere dalla cittadinanza, il 53,1% è di genere maschile. Escludendo dal computo i cittadini italiani, la cui composizione di genere è sbilanciata in favore degli uomini (57,4%), emerge che per i cittadini stranieri la quota di emigrati di sesso maschile è pari al 47,6%.

Il rientro in patria al termine del processo lavorativo

Oltre le implicazioni economiche e sociali alla base dei processi migratori che investono il Paese, vanno tenuti presenti anche gli effetti demografici, che portano a ringiovanire, anno dopo anno, la struttura per età della popolazione. Anche nel 2011 chi si iscrive in Italia ha in media un’età inferiore rispetto a chi si cancella: 30,6 anni contro 33,7. Il 74,3% degli iscritti ha un’età inferiore ai 40 anni contro il 65,8% dei cancellati e solo il 4,8% degli iscritti ha 60 anni e più contro il 9,2% dei cancellati. Per effetto della logica sottostante la dinamica degli espatri e dei rimpatri, i cittadini italiani di rientro hanno un’età media più avanzata (36,5 anni) rispetto a coloro che lasciano il Paese (33,8 anni). A testimonianza di quanto sia avvertito il desiderio di rientro nei confini nazionali a conclusione del percorso lavorativo condotto all’estero, il 19% dei rimpatriati ha 60 anni e più. Il fenomeno di rientro nel Paese di origine si può osservare, ma in direzione opposta, anche tra quelle cittadinanze che da più tempo sono presenti sul territorio italiano come, ad esempio, quella albanese, per la quale il 23 per cento delle cancellazioni per l’estero è relativo a cittadini di 60 anni e più.

Cresce il numero dei laureati che lasciano il paese

Il numero degli emigranti italiani con 25 anni e più oscilla nell’ultimo decennio tra 29 e 39 mila unità (Prospetto 4). E’ da rilevare come si sia modificata la distribuzione dei flussi in uscita rispetto al titolo di studio posseduto: la quota di laureati passa dall’11,9% del 2002 al 27,6% del 2011, mentre la quota di emigrati con titolo fino alla licenza media passa dal 51% al 37,9%. Nel medesimo periodo, il numero di italiani che si iscrive dall’estero diminuisce da oltre 35 mila a 22 mila unità. Anche per gli iscritti risulta in aumento la quota dei laureati, dal 13,7% al 25,9%, mentre diminuisce quella di coloro in possesso di titolo fino alla licenza media, dal 66,7% al 48%. Le principali mete di destinazione sono la Germania, la Svizzera, il Regno Unito e la Francia che, messe insieme, assorbono il 44% degli emigrati di 25 anni e più. Al di fuori dell’Europa ci si reca soprattutto negli Stati Uniti e in Brasile. Se si considerano i soli cittadini laureati la graduatoria dei Paesi di destinazione si modifica e vede al primo posto, in valore assoluto, il Regno Unito che accoglie l’11,9% degli emigrati laureati, seguito da Svizzera (11,8%), Germania (11%) e Francia (9,5%). Sul fronte dei rientri in patria, Germania e Svizzera sono i principali Paesi di provenienza. Dall’’analisi del profilo dei laureati emerge che dopo la Germania (12,8% dei ritorni) si collocano il Regno Unito (11%), gli Stati Uniti (9,6%) e la Francia (7,6%).

 

PROSPETTO 4. CITTADINI ITALIANI ISCRITTI E CANCELLATI DA E PER L’ESTERO DI 25 ANNI E PIU’, PER TITOLO DI STUDIO. Anni 2002-2011, valori assoluti e composizioni percentuali

ANNI

ISCRITTI

CANCELLATI

Totale

Fino a licenza media (%)

Diploma (%)

Laurea (%)

Totale

Fino a licenza media (%)

Diploma (%)

Laurea (%)

2002

35.394

66,7

19,7

13,7

29.240

51

37,1

11,9

2003

36.419

66,8

19,8

13,4

33.912

51,5

36,8

11,8

2004

34.262

62,3

24,7

13

33.778

56,4

31,4

12,2

2005

28.818

58,7

24,8

16,5

35.163

51,5

31

17,4

2006

28.717

61,3

21,7

17

38.580

50,4

29

20,6

2007

27.540

59,3

22,3

18,4

30.174

41,7

33,2

25,2

2008

23.621

52,3

24,5

23,3

32.387

40,5

33,5

25,9

2009

21.502

54,1

25,2

20,6

31.397

42,6

33,6

23,8

2010

20.269

52,4

24,8

22,8

30.742

38,3

34,8

26,9

2011

22.209

48

26,1

25,9

38.563

37,9

34,5

27,6


 

 

 

 

 

 

 


2012: un anno di governo Monti, anche per gli immigrati

Molte decisioni dei professori hanno riguardato gli stranieri in Italia, dai permessi più lunghi per i disoccupati alla regolarizzazione. Ma ci sono anche promesse non mantenute e occasioni sprecate

Di Elvio Pasca, http://www.stranieriinitalia.it/


Roma – 16 novembre 2012 – Compie un anno il governo guidato da Mario Monti e la sua azione in questi dodici mesi si è fatta sentire, nel bene o nel male, anche sul fronte dell’immigrazione.

Che il tema fosse ritenuto importante dai Professori è sembrato chiaro proprio il 16 novembre 2011, quando a giurare nelle mani del Presidente della Repubblica è stato chiamato anche un ministro dell’Integrazione e della Cooperazione Internazionale. Ad Andrea Riccardi sono andate (non senza qualche resistenza) competenze che altrimenti sarebbero state dei colleghi, soprattutto  Cancellieri (Interno), Fornero  (Lavoro) e Terzi (Esteri).

A dicembre la prima manovra economica del governo, il famoso decreto Salva Italia, non ha dimenticato gli immigrati, che in tempi di sacrifici per tutti se ne sono visti piovere dall’alto anche uno aggiuntivo, quell’ “Imposta sul valore degli immobili situati all’estero” che è andata a colpire anche le case comprate in patria con i soldi risparmiati qui, salvo la possibilità di scontare l’eventuale patrimoniale già pagata nel Paese d’Origine. Lo stesso decreto ha però anche messo finalmente nero su bianco che chi attende il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno va considerato a tutti gli effetti un immigrato regolare

Se per romeni e bulgari il 2012 si è aperto con la fine delle restrizioni all’accesso al mercato del lavoro, per gli extra ue sono arrivati altri sacrifici, quando il 30 gennaio è entrato in vigore il nuovo contributo sui rilasci e i rinnovi dei permessi di soggiorno, con importi variabili da 80 a 200 euro. Quello, però, era un regalo del governo precedente, firmato dagli allora ministri dell’Interno e dell’Economia Roberto Maroni e Giulio Tremonti, un colpo di coda dal sapore leghista che si è fatto sentire duramente sui bilanci delle famiglie immigrate.

Anna Maria Cancellieri e Andrea Riccardi dissero di voler “avviare una approfondita riflessione e attenta valutazione” della nuova tassa, ipotizzando una “modulazione rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare”. Poi la titolare del Viminale ventilò la possibilità di aumentare la durata dei permessi di soggiorno, diluendo di fatto la stangata. Entrambe le promesse, però, finora non sono state mantenute.

Altra eredità del precedente governo è stata l’entrata in vigore, a marzo,  dell’accordo di integrazione. E se per ora la firma presso gli sportelli Unici dell’Immigrazione non sembra aver creato grossi problemi e si procede con i mini-corsi di educazione civica, bisognerà vedere cosa succederà nel 2014, quando bisognerà verificare se i firmatari hanno tenuto fede agli impegni.

Una tassa eliminata dal governo Monti è invece quella sulle rimesse degli immigrati irregolari, introdotta  per iniziativa leghista. L’ha cancellata lo scorso marzo il decreto legge sulle semplificazioni fiscali, per tenere fede agli impegni internazionali dell’Italia sul fronte della riduzione dei costi per l’invio di denaro in patria da parte dei migranti, considerata una leva fondamentale per lo sviluppo dei Paesi d’Origine.

Un altro decreto sulle semplificazioni ha invece abolito l’invio del contratto di soggiorno agli Sportelli Unici per ogni nuova assunzione di lavoratori stranieri. E ha velocizzato le procedure per far arrivare in Italia lavoratori stagionali, permettendo inoltre che, terminato un contratto, possano firmarne un altro senza tornare in patria.

Sempre a 35 mila lavoratori stagionali (e a 4 mila lavoratori già formati in patria) era dedicato, la scorsa primavera, l’unico decreto flussi firmato quest’anno. Accogliendo le indicazioni degli esperti del ministero del lavoro, infatti, il governo ha deciso di non aprire le frontiere ad altri ingressi di lavoratori subordinati , per tutelare e permettere il reimpiego dei lavoratori immigrati disoccupati che già si trovano in Italia.

Per i disoccupati, la scorsa estate, è arrivata anche una novità importante. La riforma del mercato del lavoro condotta in porto dal ministro Elsa Fornero ha infatti innalzato ad almeno dodici mesi (prima erano sei) e comunque a tutta la durata degli eventuali ammortizzatori sociali la validità del permesso di soggiorno per attesa occupazione, allontanando il rischio che chi perde il lavoro perda anche il diritto di rimanere in Italia.

Monti e i suoi hanno poi dato finalmente attuazione a due direttive europee che i loro predecessori avevano fatto scadere. Lo scorso luglio, il decreto legislativo 108/2012 ha previsto ingressi al di fuori delle quote, procedure più veloci e un super permesso di soggiorno (la carta blu) per una vasta platea di lavoratori qualificati.

Negli stessi giorni è arrivato anche il decreto legislativo 109/2012, che ha introdotto sanzioni più dure per chi dà lavoro a immigrati irregolariprevedendo anche un permesso “premio” per incentivare le denunce da parte dei lavoratori più sfruttati, come quelli schiavi dei caporali nei campi o sui cantieri. E soprattutto, su richiesta del Parlamento e grazie alla spinta di Riccardi, ha dato il via a una vera e propria regolarizzazione.

Proprio la regolarizzazione, con 135 mila domande inviate da famiglie (soprattutto) e imprese tra il 15 settembre al 15 ottobre scorso, è stata però forse un’occasione persa, considerando che il bacino di lavoratori irregolari era molto più ampio. Una procedura penalizzata soprattutto dai costi alti e da altri paletti fissati dal governo, come quella prova di presenza in Italia a partire dal 2011 sulla quale, tra l’altro, si è fatto chiarezza solo una decina di giorni prima che si chiudessero gli invii.

In queste settimane il governo è impegnato a trovare una via di uscita per i ventimila profughi dell’Emergenza Nordafrica ospitati nelle strutture di accoglienza. Dal primo gennaio rischiano di rimanere per strada, e se la concessione di permessi umanitari sembra la soluzione trovata in questi giorni per definire il loro status giuridico,senza altre risorse e una proroga degli interventi di sostegno si rischia una situazione esplosiva.

Nel bilancio di questo anno di governo non si può infine non citare il mancato impulso a una riforma della legge sulla cittadinanza per le seconde generazioni che pure era ritenuta necessaria da diversi membri dell’esecutivo. “È una questione che personalmente io sento molto” ammise a giugno in un’intervista lo stesso Mario Monti, aggiungendo però  che non avrebbe rischiato una crisi dell’esecutivo forzando la mano al Parlamento su questo tema. I tecnici, quindi, sono rimasti fermi, e la politica pure. Se ne riparla la prossima legislatura.

Elvio Pasca


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lavoro etnico


Il lavoro degli immigrati frutta all’Italia 1,7 miliardi di benefici


Secondo il rapporto Caritas «gli immigrati producono ricchezza e aiutano ad affrontare la crisi». Allarme Cgil: “A fine anno a rischio centinaia di migliaia di precari”.
Nel Belpaese circa 5 milioni di stranieri: svolgono i mestieri che noi non vogliamo più fare - La Stampa

I migranti ci aiutano ad affrontare la crisi: sono 1,7 miliardi di euro i benefici prodotti dagli stranieri a fronte del rapporto costi/benefici per le casse statali, comprese le spese di giustizia e sanitarie. È quanto si legge nel «Dossier statistico immigrazione 2012 Caritas/Migrantes» che fotografa i dati sull’immigrazione relativi a tutto il territorio nazionale. Secondo lo studio gli stranieri che soggiornano stabilmente in Italia, sono circa cinque milioni (l’8,2% dell’intera popolazione residente) e rappresentano il 10% della forza lavoro.

In primo luogo, spiega una nota, «è da rilevare che il numero complessivo degli stranieri soggiornanti stabilmente in Italia, a diverso titolo, è di circa cinque milioni, ossia l’8,2% dell’intera popolazione residente. Anche per sfatare alcuni tabù e falsi miti sul rapporto tra occupazione e immigrazione, sono interessanti i dati sull’occupazione: nel quadriennio compreso tra il 2007 e il 2011 si è registrato un aumento di ben 750mila lavoratori stranieri impiegati nei mestieri non più ambiti dagli italiani, a fronte di una perdita complessiva di un milione di posti di lavoro. Si attesta, quindi, a circa il 10% dei lavoratori totali la percentuale di quelli di origine straniera. Uno dei settori nevralgici nei quali è più presente la forza lavoro straniera è, fatto notorio, quello di colf e badanti, con ben l’85% degli occupati, mentre sono il 10% dei totali gli infermieri immigrati».

Ma è il dato sui benefici per l’economia del Paese che potrebbe sorprendere: «Sono 1,7 miliardi di euro i benefici prodotti dagli stranieri a fronte del rapporto costi/benefici per le casse statali, comprese le spese di giustizia e sanitarie». Dati che non sorprendono chi come lo «Sportello dei Diritti», rileva il fondatore Giovanni D’Agata, attraverso l’attività costante d’integrazione e mediazione e di studio del fenomeno, sostiene l’importanza dell’immigrazione regolare per l’economia e per lo sviluppo sociale del Paese, e che condivide pienamente la sintesi del rapporto Caritas secondo cui «gli immigrati producono ricchezza e aiutano ad affrontare la crisi». In tal senso, lo studio evidenzia che «gli stranieri utilizzano in proporzione meno il sistema sanitario nazionale rispetto ai nostri concittadini e il tasso di criminalità, nonostante talune percezioni diffuse e forse amplificate da qualche media compiacente, se calcolato per fasce di età omogenee mostra un incidenza dei reati sugli stessi livelli o addirittura inferiore (chiaramente senza contare alcuni reati tipici dello status di straniero) a quella degli italiani». I maggiori problemi per lo «Sportello dei Diritti», anche alla luce di tali dati, non derivano, dai flussi degli stranieri che tentano d’introdursi clandestinamente nel territorio nazionale (che oggi deve considerarsi parte dello spazio comune europeo), tanti dei quali richiedenti asilo e che quindi sfuggono da fame, carestie, conflitti e persecuzioni, ma soprattutto dalle carenze di normative troppo rigide come la Bossi - Fini che nonostante le ampie critiche e le incessanti richieste di modifica resta in vigore, e dalla necessità di una più ampia visione europeista dei fenomeni migratori anche attraverso una legislazione europea più compiuta.



Aumentano gli stranieri titolari di bar e alberghi

http://www.italiaoggi.it/


Aumentano gli stranieri titolari di bar e alberghi

Aumenta il numero degli stranieri a guida di un'impresa attiva nel settore degli alberghi, dei bar e della ristorazione. Particolarmente operosi sono i cittadini cinesi, che ormai detengono il 33% di tutte le imprese amministrate da immigrati. Lo afferma uno studio dell'Anmil che ha elaborato dati Inail del 2011. Secondo la ricerca, sono circa 270mila gli stranieri impiegati nel settore, un terzo del totale, e più della metà (il 60%) sono donne. In Lombardia circa un quarto degli alberghi o dei bar è gestito da persone giunte dall'estero, nel Lazio il 12% e nel Veneto l'8%. Gli esperti affermano che il fenomeno "è legato al fatto che, dati i costi economici e l'impegno di lavoro prolungato nella gestione di un esercizio pubblico, la maggiore disponibilità da parte di particolari comunità straniere ad avviare un'attività a diretta gestione familiare consente un importante risparmio di costi". Nonostante la crisi in Italia, il settore muove un giro d'affari pari al 10% del Pil e dà lavoro a oltre 2 milioni di persone: 800mila direttamente, le altre nell'indotto. Le imprese distribuite sul territorio nazionale sono circa 300.000, il 50% al Nord, il 22% al Centro, il restante 28% al Sud e nelle Isole.


UIL di Puglia e Bari


         

Slitta di sei mesi la possibilità per i cittadini stranieri extracomunitari di utilizzare le dichiarazioni sostitutive


La possibilità per gli immigrati di autocertificare la documentazione a corredo della domande contemplate nel Testo Unico Immigrazione che sarebbe dovuta entrare in vigore il 1 gennaio 2013 subirà un rinvio per effetto di un emendamento alla Legge di Stabilità (art.1 comma 388). Lo slittamento si è reso necessario in quanto non è stato ancora adottato il Decreto del Ministro dell’interno per individuare le modalità per l’acquisizione d’ufficio dei certificati del casellario giudiziale italiano, dei dati anagrafici e di stato civile, delle certificazioni concernenti l’iscrizione nelle liste di collocamento del lavoratore e di quelle necessarie per il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di studio nonché le misure idonee a garantire la celerità nell’acquisizione della documentazione.

La normativa:

Ø Il DPR 28 dicembre 2000, n. 445, recante il testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari i materia di documentazione amministrativa è stato modificato in alcune parti con effetto dal 1 gennaio 2012. Le modifiche erano state introdotte con l'articolo 15, comma 1, della Legge 12novembre 2011 n. 183 (Legge di Stabiltà 2012).

Ø Con la Circolare del Ministero dell'Interno n.33/2011 "Articolo 15, legge 12 novembre 2011, n. 183. Norme in materia di certificati e dichiarazioni sostitutive" sono state fornite le prime indicazioni.

Ø La circolare  n. 512 del 24/01/2012 del Ministero dell'Interno aveva chiarito che in assenza di un esplicito intervento emendativo del legislatore, nei procedimenti amministrativi curati dalle Questure, si dovevano sempre utilizzare le certificazioni rilasciate dalla pubblica amministrazione.

Ø Legge 04/04/2012 n° 35 incorpora nel testo le modifiche apportate dalle Commissioni cancellando questa disciplina speciale, anche se soltanto a partire dall'inizio del 2013:

«4-bis. All'articolo 3, comma 2, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n.445, le parole: ", fatte salve le speciali disposizioni contenute nelle leggi e nei regolamenti concernenti la disciplina dell'immigrazione e la condizione dello straniero" sono soppresse. 4-ter. All'articolo 2, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n.394, e successive modificazioni, le parole: ", fatte salve le disposizioni del testo unico o del presente regolamento che prevedono l'esibizione o la produzione di specifici documenti" sono soppresse.

4-quater. Le disposizioni di cui ai commi 4-bis e 4-ter acquistano efficacia a far data dal 1º gennaio 2013. 4-quinquies. Con decreto del Ministro dell'interno, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sono individuate le modalita' per l'acquisizione d'ufficio dei certificati del casellario giudiziale italiano, delle iscrizioni relative ai procedimenti penali in corso sul territorio nazionale, dei dati anagrafici e di stato civile, delle certificazioni concernenti l'iscrizione nelle liste di collocamento del lavoratore licenziato, dimesso o invalido, di quelle necessarie per il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di studio nonche' le misure idonee a garantire la celerita' nell'acquisizione della documentazione»; alla rubrica sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «e di documentazione amministrativa per gli immigrati»…………….:


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notizie in breve

 

ITALIA - Sanita' immigrati clandestini. Ministero stanzia 30 mln

 Una cifra vincolata di 30 milioni di euro per la tutela della salute degli stranieri extracomunitari privi di permesso di soggiorno. E' quanto ha previsto il ministero della Salute nel recente riparto dei fondi destinati ai cosiddetti obiettivi di piano. Lo rende noto il ministero in una nota in cui annuncia l'accordo sancito nei giorni scorsi dalla Conferenza Stato-Regioni per l'applicazione delle [...]

Salute: il ministro Balduzzi soddisfatto dell’accordo raggiunto dalla Conferenza Stato-Regioni per uniformare l’assistenza sanitaria agli immigrati.
Il documento, anticipato da ImmigrazioneOggi, prevede anche l’iscrizione obbligatoria al Ssn dei minori stranieri anche irregolari e il prolungamento del permesso di soggiorno fino al compimento del primo anno del bambino alle donne extracomunitarie in stato di gravidanza.

Immigrazione. Le nuove norme cubane sull'emigrazione e le posizioni di apolidia di fatto in Italia

ITALIA - Migrazioni. Aumentano immigrati e emigrati laureati. Rapporto Istat

ITALIA - Immigrati. Il paradosso della politica italiana sui rifugiati. NYT

ITALIA - Immigrazione. Tavolo asilo: inadeguata la gestione dell'emergenza Nord-Africa

ITALIA - Immigrazione. Presidente Napolitano: l'ostilita' e' rifiuto della realta'

Un “bando d’idee” per il nuovo logo e lo slogan dell’Unar.
Iniziativa promossa in collaborazione con la Rete NEAR.

A Ravenna la polizia municipale sarà affiancata da “collaboratori stranieri”.
Un progetto per la mediazione culturale con le comunità etniche per i poliziotti impegnati nella sicurezza cittadina.

“Siamo tutti sotto lo stesso cielo”, il viaggio in mare dei migranti raccontato ai bambini con il linguaggio delle fiabe.
A Parma lo scrittore Roberto Piumini propone uno spettacolo-narrazione per i più piccoli.

Da: Aduc Immigrazione e Immigrazione Oggi

 


 

Esteri


In Italy, Shantytowns of Refugees Reflect Paradox on Asylum

By ELISABETTA POVOLEDO, www.nytimes.com/.
Published: December 26, 2012

ROME — The abandoned university building on the outskirts of Rome, colloquially known as Salaam Palace, was once a sparsely populated makeshift shelter where new arrivals from Africa — fleeing war, persecution and economic turmoil — squatted to create their own refuge. Over the years, scattered mattresses were joined by sloppily plastered plywood walls, slapdash doors and scavenged furniture. Today, an irregular warren of tiny rooms includes a small restaurant and a common room. On a recent cold afternoon, a hammer clinked as a bathroom was added to a one-room apartment where an oven door had been left open for heat. More than 800 refugees now inhabit Salaam Palace, and its dilapidation and seeming permanence have become a vivid reminder of what its residents and others say is Italy’s failure to assist and integrate those who have qualified for asylum under its laws. Salaam Palace and an expanding population in shantytowns elsewhere are the result of what refugee agencies say is an Italian paradox surrounding asylum seekers. “Italy is quite good when in the asylum procedure, recognizing 40 percent, even up to 50 percent of applicants in some years,” said Laura Boldrini, the spokeswoman for the United Nations High Commissioner for Refugees in Italy. “What is critical is what comes after.” She and others involved in aiding refugees say that neglect and absence of resources add unnecessary hardship to already tattered lives and are creating a potential tinderbox for social unrest. Italy has just 3,150 or so spots in its state-financed asylum protection system, in which refugees receive government assistance. Waiting lists are impossibly long, leaving many to fend for themselves. “If you’re not lucky to get one of those, you’re on your own. You have to find a way to support yourself, learn the language, get a house and a job,” Ms. Boldrini said. That has certainly been the experience of those in Salaam Palace. Some have been living in the building since early 2006, when it was occupied by a group of refugees with the help of an organized squatters’ association. Most had fled war and other hardships in Sudan and the Horn of Africa. Nearly all have refugee status, or some form of protection, but they have been unable to find steady work in Rome. Italy’s economic crisis has made that challenge all the harder. “We escaped one war to find another kind of war — 800 people crammed in a palazzo,” said Yakub Abdelnabi, a resident of Salaam Palace who left Sudan in 2005. Last summer, Nils Muiznieks, the Council of Europe commissioner for human rights, visited Salaam Palace, and according to a council report issued in September, “witnessed the shocking conditions in which the men, women and children were living in this building, such as one shower and one toilet shared by 250 persons.” Apart from volunteers, the residents had no guidance to help them find work, go to school or deal with administrative burdens, the report said. “This has effectively relegated these refugees or other beneficiaries of international protection to the margins of society.” Local authorities can demand documents for social assistance, documents that are often impossible for the refugees to obtain. Occasional government-financed aid projects have had negligible effect, residents said. Though immigrants are granted access to medical care, many are leery of navigating Italy’s labyrinthine national health system, which is why on a blustery December day, medical students had volunteered to provide flu shots to some residents of Salaam Palace, in a makeshift clinic amid cigarette butts and empty beer bottles. “This is the worst time of the year, when the risk of epidemic is high,” said Dr. Donatella D’Angelo, the president of a volunteer association that provides weekly health care at Salaam Palace. In recent weeks, she and her team of volunteers have provided more than 100 flu shots to residents. “It’s a drop in the bucket,” she said. “Look at the conditions they live in and tell me if they’re not likely to transmit the flu to each other.” Those with health complaints are referred to state hospitals and clinics, but the doctors can do little about the psychological frailty that overcomes many. “Depression, in various forms, is normal here,” said Dr. Marta Mazza, a volunteer. Because of its geography, Italy is more exposed to migration from Africa, and it has called on other European Union countries to help bear the burden. Even so, the country has lagged in its own response, refugee agencies say. “It has never invested in a system that’s structural,” said Ms. Boldrini, of the United Nations High Commissioner for Refugees. “Every year is treated as if it’s any emergency.” Under European Union rules, asylum seekers must stay in the country in which they entered Europe, and can be sent back if they go elsewhere. Many residents of Salaam Palace say they sought something better, in France, Britain or Germany, but found themselves back in Rome. “No one believes that we can live like this in Italy,” said Bahar Deen Abdal, 28, a nattily dressed Sudanese man who has lived in Salaam Palace for four years. “This place, it’s like being in jail.” Another 900 refugees in Rome live in equally, if not more, squalid conditions, according to a recent report, with one group occupying a shantytown along the Tiber. As far as priorities go, assistance to the refugees ranks low on the government’s list of priorities when Italians are absorbed in their own economic struggles. Yet refugee agencies argue that Italy has every incentive to assist asylum seekers. “Of course it means a financial effort,” said Christopher Hein, director of the Italian Refugee Council.” But refugees could be transformed into taxpaying citizens, Mr. Hein said. “We think the investment is worth it.” Those at Salaam Palace try to make do. There is a canteen, run by residents, where basic needs, including injera, the Ethiopian and Eritrean bread, as well as some tomato sauce and spaghetti, can be found. Yohannes Bereket, 35, was granted refugee status three years ago after fleeing his native Eritrea, where he had apprenticed as a shoemaker. Residents of Salaam Palace can hardly afford bespoke shoes. So today he ekes out a living mending clothes and cobbling the occasional sole. “At least I have a place to sleep,” he said. “It’s not great, but I do what I can.”