23 gennaio 2013

Diritti sociali degli stranieri. Corte Costituzionale boccia legge Calabria che li riconosce solo a possessori di carta di soggiorno
ADUC, 23-01-2013
Claudia Moretti
Con sentenza n. 4 del 14 gennaio 2013, la Corte Costituzionale torna ad affermare l'uguaglianza di diritti sociali per i cittadini extracomunitari regolari sul nostro territorio, a prescindere dalla durata del loro soggiorno. Di certi diritti, almeno.
Il caso portato di fronte alla Consulta, riguarda la questione di costituzionalità posta dallo Stato verso la legge della regione Calabria sul “Fondo per la non autosufficienza”. Tale normativa, la L.R. 44 del 20 dicembre 2011, introdotto per disciplinare l'accesso ai benefici sociali relativi alla non autosufficienza, contiene una disposizione che seleziona gli stranieri ai quali detti benefici possono esser concessi e li individua nei possessori di carta di soggiorno.
A parte il fatto che tale titolo non esiste più, se non nei casi relativi ai cittadini comunitari, che è stato sostituito dal Permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo, si profila in detta disposizione una discriminazione bella e buona. Coloro che hanno bisogno di cura ed assistenza a condizioni di reddito insufficiente, non ne hanno meno bisogno per il solo fatto di soggiornare da minor tempo in Italia, e risulta evidente l'irragionevolezza e l'arbitrarietà della limitazione.
La Corte accoglie il ricorso del Ministero, dichiara illegittima la norma per contrasto all'art. 3 della Costituzione (diritto di uguaglianza):
“...La discriminazione introdotta dalla disposizione censurata risulterebbe lesiva anche dei principi di ragionevolezza e di eguaglianza (art. 3 Cost.), essendo basata su un elemento di distinzione arbitrario. Come rilevato dalla Corte costituzionale in rapporto ad analoghe norme regionali (sentenza n. 40 del 2011), non vi sarebbe, infatti, alcuna ragionevole correlazione tra il requisito di accesso ai benefici (possesso, da parte dello straniero, del «permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo») e le situazioni di bisogno e di disagio, riferibili direttamente alla persona in quanto tale, che costituiscono il presupposto di fruibilità delle prestazioni sociali.”
Non solo, ma la norma appare violare anche la legge dello Stato in materia di cittadini extracomunitari, che all'art. 41 del d.lgs. 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), ai fini della fruizione delle provvidenze e delle prestazioni, anche economiche, di assistenza sociale, equipara gli stranieri titolari di permesso di soggiorno di durata annuale ai cittadini italiani.
La Regione Calabria si è difesa dicendo che le parole “carta di soggiorno” sono da interpretarsi in modo atecnico, e ben possono riferirsi in modo generico al permesso di soggiorno annuale.
E' uno scherzo? Chi conosce le amministrazioni locali (e non solo) sa benissimo che lasciare alle istituzioni il potere di allargare la portata di una norma, interpretandola pro-cittadino (extracomunitario peraltro) a svantaggio delle finanze pubbliche, significa di fatto negare il diritto. Vi immaginate lo straniero che chiede il beneficio argomentando: “carta di soggiorno, in fondo è un termine atecnico, vuol dire permesso di soggiorno... è uguale”.
Mah! Ben ha fatto il Ministero ad impugnare la norma e la Corte Costituzionale ad abrogarla.



Rifugiati, i rimpatri sommari in Grecia violano i fondamentali diritti umani
I bambini non accompagnati e i richiedenti asilo non devono essere rispediti indietro. L'Italia invece  rimanda sommariamente indietro i bambini migranti non accompagnati e i richiedenti asilo adulti verso la Grecia, dove affrontano condizioni detentive inumane. Lo afferma Human Rights Watch (HRW) in un  rapporto di 45 pagine pubblicato oggi
la Repubblica, 22-01-2013
ROMA - L'Italia  rimanda sommariamente indietro i bambini migranti non accompagnati e i richiedenti asilo adulti verso la Grecia, dove essi si trovano ad affrontare un sistema di asilo che non funziona e condizioni detentive inumane, afferma Human Rights Watch (HRW) in un rapporto pubblicato oggi. Migranti scoperti dopo avere viaggiato clandestinamente sui traghetti che arrivano dalla Grecia, fra cui  bambini appena tredicenni, sono stati rispediti indietro dalle autorità italiane nel giro di poche ore senza che ne vengano presi in adeguata considerazione i particolari bisogni in qualità di bambini o di richiedenti asilo. Il rapporto di 45 pagine "Restituiti al mittente: Le riconsegne sommarie dall'Italia alla Grecia dei minori stranieri non accompagnati e degli adulti richiedenti asilo" documenta la mancanza di screening appropriati a identificare le persone bisognose di protezione nelle procedure della Polizia di frontiera italiana nei porti adriatici di Ancona, Bari, Brindisi, Venezia, in violazione degli obblighi giuridici dell'Italia. Human Rights Watch ha condotto interviste con 29 bambini e adulti che dai porti italiani sono stati rispediti sommariamente verso la Grecia, 20 dei quali nel 2012.
Quei viaggi nascosti sotto i camion. "Ogni anno centinaia di persone rischiano la morte o menomazioni nascondendosi sotto camion e macchine imbarcate sui traghetti che attraversano l'Adriatico", ha detto Judith Sunderland, ricercatrice senior per l'Europa occidentale di Human Rights Watch. "Troppo spesso l'Italia li rispedisce immediatamente verso la Grecia, ignorando le condizioni spaventose che i migranti incontreranno là". Affidati ai capitani dei traghetti commerciali, adulti e anche bambini vengono detenuti in celle improvvisate o nelle sale macchine delle navi durante il viaggio di ritorno in Grecia, a volte senza ricevere cibo decente.
Gli abusi delle forze dell'ordine. Una volta ritornati in Grecia, i bambini migranti non accompagnati e i richiedenti asilo, come tutti i migranti, sono esposti agli abusi delle forze dell'ordine, a condizioni di detenzione degradanti, e a un ambiente ostile pervaso di violenza xenophoba, afferma Human Rights Watch. Ali M., un ragazzo afgano che aveva 15 anni quando è stato rispedito dall'Italia al porto greco di Igoumenitsa nel marzo 2012, ha raccontato che la polizia greca lo ha portato in un luogo di detenzione nei pressi del porto dove lo ha tenuto rinchiuso in condizioni squallide senza  cibo decente per oltre due settimane insieme ad adulti sconosciuti.
Senza tutele e rimpatri indiscriminati. Le leggi italiane e internazionali proibiscono l'allontanamento dei bambini migranti non accompagnati a meno che si determini che sia nel loro migliore interesse. Ciononostante, Human Rights Watch ha incontrato 13 bambini di età comprese fra 13 e 17 anni che sono stati rimpatriati sommariamente verso la Grecia. A nessuno di loro era stato concesso un tutore o l'assistenza dei servizi sociali, come invece previsto dalle leggi italiane e internazionali. Sebbene la politica ufficiale del governo italiano sia di concedere il beneficio del dubbio a chi affermi di essere un minore non accompagnato, la ricerca di Human Rights Watch indica che tale politica non viene sempre applicata. Solo uno dei ragazzi intervistati da Human Rights Watch ha detto che era stato sottoposto a una qualche forma di procedura di determinazione dell'età, che nel suo caso si era limitata a una radiografia del polso. Ali M., per esempio, è stato rimpatriato senza che ne venisse determinata l'età: "ho detto loro che avevo 15 anni, non mi hanno ascoltato. Mi hanno messo in biglietteria e poi sulla nave".
Sono soprattutto ragazzi afgani. Le migliori pratiche di determinazione dell'età sono multidisciplinari, e richiedono che qualsiasi esame medico eseguito sia non-invasivo, afferma Human Rights Watch. L'assegnazione a un tutore o all'assistenza dei servizi sociali o le pratiche di determinazione dell'età possono avvenire solo qualora i bambini vengano effettivamente accolti nel Paese. "La maggior parte di quelli che abbiamo incontrato sono ragazzi afgani in fuga dai pericoli, dal conflitto, dalla povertà", ha dichiarato Alice Farmer, ricercatrice sui diritti dei bambini di Human Rights Watch. "L'Italia deve comportarsi responsabilmente verso questi bambini e garantirgli tutele adeguate, a cui hanno diritto".
Almeno il diritto di fare domanda d'asilo. Anche le riconsegne sommarie dall'Italia alla Grecia dei migranti adulti senza dargli la possibilità di richiedere asilo violano le leggi italiane e internazionali, afferma Human Rights Watch. L'Italia ha senza dubbio il diritto di applicare le proprie leggi sull'immigrazione ma ai richiedenti asilo si deve concedere di potere esercitare il loro diritto di avanzare domanda di asilo, e nessuno dei respinti deve essere messo in condizioni dove possa subire abusi.
Le scelte di Italia e Grecia condannate dall'UE. Prove schiaccianti dei problemi cronici del sistema di asilo e delle condizioni nei luoghi di detenzione in Grecia hanno portato a sentenze storiche delle corti europei per ostacolarele riconsegne a quel Paese eseguite in base al regolamento Dublino II, che in generale prevede che  ogni domanda di asilo venga esaminata dal primo Paese di ingresso nell'Unione Europea. Numerosi Paesi dell'UE  hanno conseguentemente sospeso i ritorni verso la Grecia. L'Italia non ha sospeso i "trasferimenti Dublino" verso la Grecia ma afferma di prendere in considerazione il rischio di abusi quando ne contempla la possibilità, però le le riconsegne sommarie eseguite nei porti contraddicono questa politica, dice Human Rights Watch.
Chi chiede asilo non deve essere "rispedito al mittente". La maggioranza delle persone intervistate hanno detto di non avere potuto esprimere il loro desiderio di avanzare domanda di asilo, e cinque di loro che lo hanno potuto fare nei porti hanno raccontato di avere visto la loro richiesta ignorata dai funzionari della Polizia di frontiera. Secondo la Polizia di frontiera di Bari, solo a 12 dei quasi 900 migranti irregolari scoperti al porto fra il gennaio 2011 e il giugno 2012 è stato concesso di rimanere in Italia. "Alcuni richiedenti asilo possono scegliere di non richiedere asilo, una volta in Italia, anche se gliene venisse data la possibilità, perché vogliono viaggiare verso altri Paesi dove credono che le prospettive di integrazione e di ottenere protezione siano migliori", afferma Sunderland, "ma quelli che sì vogliono avanzare  domanda di asilo non devono essere rispediti al mittente".
Negato l'accesso alle Ong per essere informati. Le organizzazioni non governative sotto contratto per la fornitura di servizi e informazioni ai migranti irregolari scoperti nei porti sono regolarmente impedite a farlo, perché la decisione di concedere di rimanere in Italia è tenuta nelle mani della Polizia di frontiera, dichiara Human Rights Watch. A nessuna delle persone intervistate era stato concesso l'accesso alle organizzazioni non governative e nemmeno informazioni sul loro diritto di avanzare  domanda di asilo. Solo sette di loro avevano  ricevuto il beneficio dell'assistenza di un interprete. "Tutto il punto di mettere organizzazioni non governative sotto contratto per fornire servizi nei porti è di assicurare che i diritti dei migranti vengano rispettati" dice ancora Sunderland. "Ma queste non possono fare il loro lavoro se non gli viene permesso di avere completo accesso ai migranti in arrivo, e la realtà è che quelli che hanno bisogno di assistenza si perdono nel sistema vigente".
L'imminente sentenza della Corte Europea. La Corte europea dei diritti umani dovrebbe presto emettere una sentenza sul caso Sharife et al. contro l'Italia e la Grecia, riguardante la riconsegna sommaria, avvenuto nel 2009, di 25 adulti e 10 bambini che sostengono che il ritorno fosse in violazione del loro diritto alla vita e alla protezione contro la tortura e i maltrattamenti e a un ricorso effettivo. Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Nils Muižnieks e il Relatore speciale dell'ONU per i diritti dei migranti François Crépeau, hanno raccomandato all'Italia di sospendere con urgenza i rimpatri sommari verso la Grecia.
Le raccomandazioni all'Italia di HRW. Human Rights Watch ha raccomandato all'Italia di intraprendere il cambiamento di numerose procedure, fra le quali:
1) Sospendere immediatamente le riconsegne sommarie verso la Grecia;
2) Assicurarsi che chiunque, raggiunta l'Italia, affermi di essere un minore non accompagnato venga accolto sul territorio italiano, gli siano dati accesso a un adeguato processo di determinazione dell'età e le adeguate tutele;
3) Condurre screening degli adulti appropriati, atti a identificare tutti quelli che abbiano bisogni speciali di protezione, siano in particolare condizione di debolezza o esprimano il desiderio di chiedere asilo;
4) Assicurarsi che le organizzazioni non governative autorizzate abbiano accesso completo e senza limiti a tutti i migranti, in modo che esse possano fornire tutela legale e assistenza ai migranti;
5) Garantire che a tutte le compagnie di navigazione che operano tra la Grecia e l'Italia abbiano delle chiare linee guida per il trattamento umano e sicuro dei clandestini scoperti a bordo e di quelli riportati in Grecia.



L'Italia volta le spalle ai bambini in cerca di rifugio da soli
Ogni anno, centinaia di ragazzi non accompagnati viaggiano dall'Afghanistan all'Italia attraversando mille insidie e pericoli, attaccati sotto i Tir o nelle stive delle navi. Cercano rifugio, educazione, una opportunità di sfuggire alla guerra. Eppure l'Italia respinge molti di loro, impedisce il loro ingresso e non prende alcuna iniziativa per dargli protezione o cura
la Repubblica, 23-01-2013
ALICE FARMER *
ROMA - Ogni anno, centinaia di ragazzi viaggiano da soli dall'Afghanistan all'Italia correndo grandi rischi. Sono alla ricerca di rifugio, di una educazione, di una opportunità di sfuggire alla guerra in corso nel loro Paese. Eppure l'Italia respinge molti di loro, impedisce il loro ingresso e non prende alcuna iniziativa per dargli protezione o cura.
Per 18 ore sotto un camion. Ho incontrato uno di questi ragazzi, "Ahmed S.," la scorsa estate, nel corso di una nostra ricerca in materia. Ahmed ci ha detto che aveva lasciato la sua casa in Afghanistan nel 2011, perché temeva per la sua vita. Appena diciassettenne, aveva viaggiato da solo fino in Grecia, raggiungendo infine la città portuale di Patrasso. Ahmed è là riuscito a nascondersi sotto un camion che saliva a bordo di un traghetto diretto verso un porto italiano. Rimasto incastrato sulla cima di una scatola tra gli assi del camion per 18 ore mentre la nave attraversava il Mare Adriatico, al suo arrivo Ahmed ha trovato la polizia italiana, che prontamente lo ha detenuto.
L'attacco dei talebani. "Gli ho raccontato  tutta la storia [di ciò che era accaduto in Afghanistan], ho mostrato la cicatrice", ci ha detto, spiegandoci che degli uomini associati ai talebani lo avevano attaccato nei pressi della sua casa. Ahmed avrebbe voluto chiedere asilo in Italia, ma non ha mai avuto la possibilità di parlare con un avvocato o di incontrare un rappresentante delle organizzazioni non governative che dovrebbero aiutare i ragazzi come lui. Nessuno gli ha spiegato i suoi diritti. Invece, appena quattro ore dopo il suo arrivo, la polizia di frontiera italiana lo ha rispedito in Grecia sulla stessa nave sulla quale era arrivato. Questa volta, ha viaggiato in una cella nella sala macchine della nave, con solo pane e burro da mangiare e senza potere andare in bagno.
Invece di proteggere l'Italia "rispedisce". Invece di offrire protezione ai bambini che fanno questi viaggi pieni di insidie, l'Italia li rispedisce indietro ad affrontare pericoli terribili. In Grecia, i bambini migranti vivono la miseria, gli abusi da parte delle forze dell'ordine, le condizioni di detenzione orribili. La situazione è talmente grave che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che la Grecia non è un paese sicuro d'asilo. Il sistema di asilo in Grecia non offre alcuna possibilità di  protezione né a questi bambini, né a tutti gli altri richiedenti asilo.
E una volta in Grecia, è sicuro il rimpatrio in Afghanistan. Se non ricevono asilo in Grecia, possono essere deportati in Afghanistan, dove si troveranno ad affrontare il rischio di essere soggetti a violenze, di essere reclutati e diventare bambini soldato, di non potere soddisfare bisogni di base come casa e alimentazione. E se i bambini cercano di lasciare la Grecia di nuovo per raggiungere l'Italia -che è quello che fa la maggior parte di loro- affronteranno ancora una volta il rischio di abusi da parte della polizia nei porti greci e, appesi sotto un camion o nascosti all'interno di container frigoriferi o serbatoi di carburante, i rischi di un viaggio che di per sé li può portare alla morte o a rimanere menomati.
Senza mangiare e bere per due giorni. Verrebbe naturale pensare che l'Italia aiuti dei bambini così in pericolo, ma a nessuno dei ragazzi che abbiamo intervistato per il nostro rapporto è stata data adeguata assistenza al momento dell'arrivo in Italia. Ali M., per esempio, ci ha raccontato: "Non avevo mangiato da due giorni e quando il camion è arrivato in Italia avevo molta fame, sono uscito e dopo pochi passi la polizia mi ha preso ..... Mi hanno interrogato, gli ho detto che avevo 15 anni. Hanno parlato con le autorità greche e mi hanno rispedito su una nave diretta a [la città portuale greca di] Igoumenitsa". Nessuno dei ragazzi con cui abbiamo parlato è stato accolto in Italia, tutti erano stati rimandati indietro nel giro di poche ore.
Se l'età è stabilita superficialmente. L'Italia ha aderito agli standard internazionali che richiedono che i bambini migranti non accompagnati come Ahmed e Ali vengano accolti in Italia per potere determinare quali passi vadano intrapresi nel loro migliore interesse. La nostra ricerca dimostra invece che le autorità italiane rispediscono sommariamente i bambini in Grecia a seguito di un procedimento di determinazione dell'età superficiale, incompleto e che non soddisfa gli standard internazionali. Se le autorità non sanno se una persona è un bambino o meno, quella persona dovrebbe essere ammessa nel Paese in attesa di un procedimento multidisciplinare che ne determini l'età. Tuttavia, i poliziotti nei porti italiani non sempre accettano le affermazioni dei ragazzi di essere minorenni e gli negano l'accoglienza e la protezione di un tutore o di altre persone che li potrebbero aiutare a capire i propri diritti.
L'Italia deve rispettare i suoi obblighi. Ali, Ahmed, e i ragazzi come loro sono sfuggiti a un Paese devastato dalla guerra e hanno viaggiato per mesi su una rotta piena di insidie per raggiungere l'Italia. Sicuramente meritano una migliore accoglienza dagli "Italiani brava gente". Come minimo, l'Italia deve rispettare i suoi obblighi di accogliere questi bambini non accompagnati sul suo territorio, e deve dargli la possibilità di vedere riconosciuta la propria età e la loro domanda di asilo. Rispedirli indietro verso i pericoli da cui sono scappati dimostra poco più di un cinico disprezzo verso il benessere dei bambini.
* Alice Farmer è ricercatrice sui diritti dei bambini per l'Europa di Human Rights Watch e co-autrice del rapporto "Restituiti al mittente: Le riconsegne sommarie dall'Italia alla Grecia dei minori stranieri non accompagnati e degli adulti richiedenti asilo"



Unicredit finanzia un progetto per immigrati
CAMPOBASSO Prosegue l'impegno per il sociale di UniCredit.
ilTempo.it, 23-01-2013
Grazie ai contributi raccolti con «Carta E», che senza alcun costo aggiuntivo per il titolare, destina il 2 per mille di ogni spesa a un fondo per iniziative di solidarietà, sarà finanziato il progetto dedicato all'inserimento lavorativo degli immigrati presenti nella provincia di Campobasso. Il programma, promosso dall'associazione «Dalla Parte degli ultimi», favorirà l'integrazione e l'inserimento lavorativo per gli immigrati della zona. I fondi destinati al programma sono pari a 25 mila euro e contribuiranno alla formazione mirata di professionalità che favoriscano l'avvicinamento al mondo del lavoro. Un aiuto concreto che consentirà di porre le basi per il futuro. «I progetti di inclusione lavorativa e imprenditorialità sociale – ha dichiarato Frederik Geertman, regional manager del Centro Italia di UniCredit – rappresentano una delle migliori strade per attenuare il disagio sociale dovuto alla caduta dei livelli di occupazione». Il fenomeno dell'immigrazione nella provincia di Campobasso risulta in costante crescita, assumendo un carattere strutturale destinato ad aumentare nel corso del tempo.



“Forni crematori per gli immigrati”: al via il processo sul post razzista “firmato” dal consigliere leghista
Il Vostro Giornale, 23-01-2013
Albenga. Una frase a dir poco infelice che ha generato un mare di polemiche e che gli è costata un’accusa di istigazione all’odio razziale. E’ quella espressa da Mauro Aicardi, esponente ingauno della Lega Nord, che domani affronterà la prima udienza del processo scaturito dalle parole contestatissime.
Il post della discordia evocava l’utilizzo dei forni crematori per gli immigrati stranieri, ed era su Facebook a commento di un articolo di IVG.it su un caso di cronaca che aveva coinvolto due marocchini. Rimbalzando sul social network, il commento aveva urtato la sensibilità dei più. Di qui le critiche di esponenti politici e cittadini comuni, con la conseguente richiesta di dimissioni immediate, e il tentativo dei colleghi del Carroccio di gettare acqua sul fuoco delle polemiche.
Ad Aicardi non basterà chiedere scusa e dirsi pentito: il 10 gennaio 2012 la Procura aprirà un fascicolo contro di lui per istigazione all’odio razziale, il cui epilogo è tutto da scrivere.
L’esponente della Lega aveva scritto “Servono i forni” in riferimento alla notizia di una rapina subìta da un marocchino da parte di un suo connazionale, un episodio di ordinaria delinquenza all’ombra delle torri ingaune. Il commento direttamente collegato alla memoria dei campi di sterminio, subito notato da Gianni Pisana del Fli, è rimbalzato dappertutto con un effetto mediatico a valanga: da Repubblica al Corriere, dalla Rai a Mediaset a La7.



Fumetti contro il razzismo: un concorso per giovani migranti o di seconda generazione.
ComiX4= è l’iniziativa promossa dalla rivista “Africa e Mediterraneo”.
Immigrazioneoggi, 23-01-2013
Un concorso per fumettisti migranti o di seconda generazione, per dare un calcio al razzismo e alla xenofobia. È ComiX4= (Comics for Equality Award), premio per giovani artisti del fumetto, diretto da Africa e Mediterraneo e valido fino al 30 giugno 2013.
Il concorso è diviso in due premi, Premio della giuria e Premio del pubblico, e ognuno di questi avrà 3 vincitori. Le categorie a cui poter partecipare, attraverso delle storie, sono tre: Lotta al razzismo, Storie di migrazione e Stereotipi. Per i 6 finalisti, un premio di 1.000 euro a testa.
La partecipazione è aperta a tutti i ragazzi con origini migranti. Ha origini migranti o chi vive in uno dei 27 Paesi europei ma è nato altrove, o chi è nato nel Paese dove risiede ma ha almeno un genitore nato in Paese diverso. Il concorso è rivolto a chi vive stabilmente in uno dei 27 Paesi europei.
I fumetti dovranno essere inviati, entro la data di scadenza, all’indirizzo mail Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. o attraverso il sito internet www.comix4equality.eu. Ogni partecipante potrà inviare fino ad un massimo di tre storie.



Immigrati, la crociata di Hollande
Nel 2012 la Francia ha espulso quasi 37 mila persone. Ma per la stampa le fuoriuscite sono concentrate prima dell'arrivo del Ps all'Eliseo
Lettera43, 23-01-2013
Paolo Saccò
Sono 36.822 i clandestini espulsi nel 2012. Secondo fonti vicine all'entourage del ministro dell'Interno francese, Manuel Valls, l'Eliseo avrebbe battuto tutti i record durante l'anno da poco concluso.
Una cifra che sicuramente è destinata a entrare nei libri di storia, ma ancora molto lontana dall'obiettivo dei 40 mila previsto dal precedente governo. Anche se, come hanno spiegato dal ministero, c'è stato un incremento del 12%, visto che nel 2011 le espulsioni si erano fermate a 32.912.
Un triste exploit che di certo non nobilita il lavoro della gauche al governo, tanto che dal ministero alcuni funzionari hanno sottolineato l'impatto «senza precedenti» delle ultimi misure prese dal governo di François Fillon e, in particolare, il ritorno delle popolazioni rom (+10%).
IL FN CHIEDE ALTRE ESPULSIONI. «Che cosa sono 36.822 espulsioni quando ogni anno arrivano sul territorio francese 200 mila immigrati irregolari, e che una grandissima parte degli espulsi riesce a ritornare perché abbiamo scelto di cancellare i nostri confini?», si è chiesto il Front national in un comunicato pubblicato in reazione alle cifre ufficiali.
Certo le cose ora sono cambiare con il presidente François Hollande e negli uffici di Place Beauvau a nessuno verrebbe in mente di presentare degli obiettivi numerici in termini di rimpatri di migranti per il 2013, ma Valls ha ripetuto più volte di voler continuare con una politica «giusta», ma «determinata». E, per mostrare la sua fermezza sull'argomento, il ministro dell'Interno si è mostrato impermeabile ai malumori crescenti dei clandestini che domandano di essere regolarizzati e alle critiche di un certa, forse vecchia, sinistra desiderosa di non perdere consensi.
LA CRITICA DELLA STAMPA. «Questa corsa delle statistiche ci fa vergognare» di essere francesi. L'editorialista del Point Hervé Gattegno ha reagito duramente alla divulgazione delle statistiche da parte del ministero dell'Interno: «Il ministro ha divulgato queste cifre come se si trattasse di un buon indicatore di efficacia, a mia opinione, non c'è niente di glorioso».
Certo, «proseguire a delle espulsioni non è immorale», ha tenuto a chiarire Gattegno, «ma si tratta spesso di persone in difficoltà cui va riconosciuta la propria dignità». Non sarebbe quindi la statistica in sé a essere «deplorabile» secondo il capo redattore del Point, ma «l'inumano livello di burocrazia» che la divulgazione di questi numeri esprime.
In ogni caso, sembra proprio che Valls voglia continuare la politica portata avanti dalla destra per parecchi anni, e in questo senso «sono pochi al Partito socialista a richiedere ancora delle regolarizzazioni di massa».
ESPULSIONI PRECEDENTI A HOLLANDE. Forse nostalgica della gauche magnanima verso gli stranieri alla Lionel Jospin, Libération ha cercato di rimediare agli errori comunicativi del ministero diffondendo il dettaglio delle «espulsioni di massa».
«Se si osservano bene le cifre, l'aumento del 2012 si è concentrato nei mesi precedenti l'elezione di Hollande», ha puntualizzato Libé, nella scia di quanto fatto «a un ritmo frenetico» per tutto il 2011 dalla squadra di Nicolas Sarkozy in piena campagna elettorale.

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