07 gennaio 2013

Sgomberati 80 immigrati dal dormitorio di Brindisi Ma si temono disordini
la Gazzetta del Mezzogiorno, 07-01-2012
BRINDISI - Lo sgombero del dormitorio di via Provinciale per San Vito inizia oggi in modo graduale per concludersi il 15.
Venerdì scorso si è tenuto un nuovo incontro operativo in Prefettura, vi hanno preso parte il sindaco Mimmo Consales e l’assessore alle Politiche sociali, Marika Rollo, al fine di stabilire le modalità del trasferimento degli ottanta immigrati nell’ex scuola di via Sele al quartiere Perrino. Sul Centro di accoglienza gestito dalla Caritas pende da mesi un’ordinanza di sgombero date le condizioni di scarsa igiene e sicurezza della struttura, inutile sottolineare che costituisce un peso notevole per l’amministrazione comunale.
Serpeggiano inoltre, molte tensioni per l’operazione: il numero limitato di extracomunitari che potrà essere ospitato nel centro di accoglienza ristrutturato continua a mietere malumori tra gli attuali ospiti che temono di non rientrare nella lista di coloro a cui sarà garantito un ricovero



Immigrati all’italiana
Corriere della sera, 07-01-2013
Claudio Antonelli, Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Caro Severgnini, “gli immigrati hanno il dovere di adattarsi alla cultura del paese che li accoglie”. Questo è il monito che piu’ d’uno, in Europa, osa rivolgere agli immigrati; i quali spesso, invece, rimangono fedeli a regole e consuetudini del paese d’origine anche quando quest’ultime sono incompatibili con le norme della società di cui essi fanno ormai parte. Ma se francesi, tedeschi, olandesi ed altri ancora avrebbero il diritto di esigere da chi arriva da loro di comportarsi come la gente del posto, rispettando quell’insieme di regole condivise su cui si basa la loro società e agendo quindi, “alla francese”, “alla tedesca”, “all’olandese” e via dicendo, possiamo veramente dire che sarebbe logico ed opportuno, anche in Italia, rivolgere un simile invito agli immigrati, legali ed illegali? L’invito ai nuovi arrivati di fare come la popolazione locale, e di rispettare le regole in uso, se fatto dagli italiani sarebbe non solo superfluo ma apparirebbe semplicemente grottesco. Infatti, gli immigrati, nella penisola, a meno che non siano dei gran fessi, si adeguano immediatamente alla realtà italiana e fanno come vedono fare la stragrande maggioranza degli italiani, i quali allegramente aggirano ed eludono norme e divieti. Gli immigrati, in cio’ molto italiani, volgono prontamente a loro vantaggio il permanente stato di caos e la cronica mancanza di controlli esistenti nella penisola. Nello Stivalone, ai nuovi arrivati io, per carità di patria, rivolgerei l’invito esattamente opposto: “Per il bene del Paese che vi ha accolti, vi prego: non fate come gli italiani!”.



Castel Volturno (Ce): un ambulatorio mobile di Emergency per i braccianti stranieri.
Attivo da venerdì scorso, ha già visitato 34 pazienti con infezioni alla pelle e alle vie respiratorie.
Immigrazioneoggi, 07-01-2012
Un ambulatorio mobile di Emergency da venerdì scorso ha iniziato a operare nell’area di Castel Volturno, in provincia di Caserta, in una delle zone a più alta presenza di migranti in Italia e dove secondo l’Istituto internazionale per le migrazioni gli stranieri rappresentano un terzo della popolazione. Lo rende noto la stessa organizzazione medico-umanitaria.
L’ambulatorio mobile di Emergency offre cure gratuite ai migranti e alle fasce vulnerabili della popolazione residente: si tratta soprattutto di uomini senza permesso di soggiorno impiegati nell’edilizia e nell’agricoltura, spesso in condizioni di pesante sfruttamento.
Il team di operatori è attualmente composto da un medico, un’infermiera e tre mediatori culturali. Nelle prime due giornate di lavoro ha visitato 34 pazienti, provenienti per la maggior parte dall’Africa occidentale (Ghana, Nigeria, Sierra Leone, Liberia).
Tra le patologie più frequenti, lo staff di Emergency ha riscontrato infezioni alla pelle e alle vie respiratorie, dovute soprattutto alle difficili condizioni abitative: sovraffollamento, mancanza di servizi igienici e di corrente elettrica sono problemi comuni a molti alloggi. Sono stati inoltre diagnosticati alcuni casi di dipendenza da droghe e alcol.



Per il cardinale Bagnasco “gli immigrati sono esempio di libertà e umiltà”.
Nella Festa dei Popoli, celebrata a Genova, il presidente della Cei “portano servizio, calore, e amicizia nelle nostre case e non solo”.
Immigrazioneoggi, 07-01-2013
I migranti portano servizio e amicizia nelle nostre case e un esempio di fede semplice e profonda, non depauperata da certi pregiudizi occidentali, nelle nostre comunità. Lo ha ricordato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, nell’omelia pronunciata ieri nella cattedrale genovese di San Lorenzo alla messa per la Festa dei Popoli.
Il cardinale ha rivolto “un ringraziamento ai migranti, che siete approdati nella nostre città, che siete entrati in molte delle nostre case per portare servizio, calore, amicizia, presenza. E non solo nelle case – ha precisato il cardinale – voi frequentate le nostre comunità cristiane, pur mantenendo necessariamente le vostre tradizioni che sono fondamentali per la vostra vita, per la fede, che è una e unica ma si declina in tante tradizioni, modi e forme, usi e costumi che sono importanti perché custodiscono e alimentano l’unica fede”.
“Noi – ha osservato il presidente della Cei – siamo diventati un po’ illuministi, crediamo, ma a volte la nostra fede tende a un certo razionalismo e crediamo di essere adulti, quando depauperiamo le forme devozionali, tradizionali delle fede legate ai popoli, alle comunità, alle nazioni, quasi che la fede sia qualcosa di assolutamente puro, tanto da diventare astratto, aereo, disincarnato. Questo è uno sbaglio che a volte noi occidentali facciamo”. “Voi – ha concluso – con la vostra presenza e la vostra devozione ci date l’esempio di una libertà e umiltà rispetto alle categorie occidentali, pur ragionevoli e con un loro peso, non assoluto, un esempio che ci fa bene, perché ci invita ad essere più semplici, non superficiali ma molto spesso più profondi ed esistenziali. Continuate a darci il vostro esempio e ad alimentare la nostra, l’unica fede, così come noi accogliendovi come fratelli e sorelle vogliamo esservi amici e compagni di strada”.



Trapani come l'Alabama «Un bus per soli neri»
Proposta shock del presidente di commissione Andrea Vassallo: «Un servizio apposito per evitare le proteste degli indigeni»...
l'Unità, 0
6-01-2013
Manuela Modica
È la patria dell’integrazione razziale ma d’improvviso pare l’Alabama degli anni 50. Così su Trapani, capitale del Cous Cous, piomba l’accusa di razzismo: una richiesta di separazione razziale, da un lato i bianchi, dall’altro i neri. E non è la prima volta che questo succede.
L’ultima è il frutto di una delibera pubblicata sul sito del Comune lo scorso 2 gennaio, nella quale il presidente della Sesta Commissione consiliare, Andrea Vassallo del Psi, riporta la richiesta di «istituire un servizio di trasporto esclusivamente dedicato ad essi». Quando con essi si intende i migranti ospitati nel Cara di Salinagrande.
Perciò si, i nordafricani in un autobus a parte, separato dai siciliani. Roba da fare rivoltare Rosa Parks nella tomba, l’attivista americana che nel ’55 si rifiutò di alzarsi dal posto sull’autobus permesso ai soli bianchi e per questo arrestata. Una proposta shock che infanga l’immaginario di una città che di integrazione vive da sempre. Lì dove i sapori del nordafrica, i profumi, dominano la tavola dei siciliani e si fanno sintesi, proprio nel cous cous, di contaminazione culturale.
E la delibera non è solo razzista ma pure preveggiente: secondo Vassallo, infati, dalle lamentele ricevute dagli abitanti si intuisce cosa succederà prima o poi sulla linea 31, quella che da Salingrande muove verso il centro città: «Le numerose lamentele degli abituali viaggiatori indigeni della tratta i quali riferiscono di comportamenti poco civili adottati dagli immigrati che spesso creano ed alimentano all’interno del bus un clima di tensione tale da lasciar presagire, prima o poi, il verificarsi di episodi spiacevoli».
Era già accaduto nel 2008: «Tale e quale», riferisce Giusto Catania allora Europarlamentare per Rifondazione Comunista che si vide costretto a presentare un’interrogazione al parlamento europeo: «Ottenni una risposta lapidaria – racconta Catania – fu accolta come una follia giuridica, assolutamente inimmaginabile e fuori dal diritto. Come pure è questa. Ma ora come allora io la interpreto esclusivamente come propaganda elettorale. Si avverte questo come tema privilegiato per costruire consenso, sfuttando un presunto pseudo razzismo di bassa lega».
È la patria dell’integrazione razziale ma d’improvviso pare l’Alabama degli anni 50. Così su Trapani, capitale del Cous Cous, piomba l’accusa di razzismo: una richiesta di separazione razziale, da un lato i bianchi, dall’altro i neri. E non è la prima volta che questo succede.
L’ultima è il frutto di una delibera pubblicata sul sito del Comune lo scorso 2 gennaio, nella quale il presidente della Sesta Commissione consiliare, Andrea Vassallo del Psi, riporta la richiesta di «istituire un servizio di trasporto esclusivamente dedicato ad essi». Quando con essi si intende i migranti ospitati nel Cara di Salinagrande.
Perciò si, i nordafricani in un autobus a parte, separato dai siciliani. Roba da fare rivoltare Rosa Parks nella tomba, l’attivista americana che nel ’55 si rifiutò di alzarsi dal posto sull’autobus permesso ai soli bianchi e per questo arrestata. Una proposta shock che infanga l’immaginario di una città che di integrazione vive da sempre. Lì dove i sapori del nordafrica, i profumi, dominano la tavola dei siciliani e si fanno sintesi, proprio nel cous cous, di contaminazione culturale.
E la delibera non è solo razzista ma pure preveggiente: secondo Vassallo, infati, dalle lamentele ricevute dagli abitanti si intuisce cosa succederà prima o poi sulla linea 31, quella che da Salingrande muove verso il centro città: «Le numerose lamentele degli abituali viaggiatori indigeni della tratta i quali riferiscono di comportamenti poco civili adottati dagli immigrati che spesso creano ed alimentano all’interno del bus un clima di tensione tale da lasciar presagire, prima o poi, il verificarsi di episodi spiacevoli».
Era già accaduto nel 2008: «Tale e quale», riferisce Giusto Catania allora Europarlamentare per Rifondazione Comunista che si vide costretto a presentare un’interrogazione al parlamento europeo: «Ottenni una risposta lapidaria – racconta Catania – fu accolta come una follia giuridica, assolutamente inimmaginabile e fuori dal diritto. Come pure è questa. Ma ora come allora io la interpreto esclusivamente come propaganda elettorale. Si avverte questo come tema privilegiato per costruire consenso, sfuttando un presunto pseudo razzismo di bassa lega».
LA VERGOGNA DEL CARA
Un razzismo rifiutato in massa da tutti i componenti della commissione che hanno sconfessato Vassallo e chiesto le dimissioni del consigliere.
«Il problema reale è che è del tutto assente una politica di reale integrazione degli immigrati sul territorio: questa è la vera urgenza. – sostiene Francesco Bellina, consigliere comunale - Al Cara di Salinagrande manca solo il filo spinato per sancire la più totale emarginazione di queste persone. Solo un mese fa, un ragazzo ha provato ad andare via da lì e nel tentativo si è rotto gli arti inferiori, solo grazie al nostro intervento è stato possibile affidarlo temporaneamente ad una comunità e toglierlo dal Cara».
La marcia indietro
Una proposta shock che risolleva le criticità del centro di accoglienza di Trapani. Ma Vassallo sconfessa la natura razzista della sua proposta e chiede scusa: «Ho peccato di ingenuità e chiedo scusa a tutti quelli di cui ho urtato la sensibilità, immigrati in primis. Io non sono razzista. Ho solo fatto uno sbaglio ragionando per un momento solo sulle problematiche degli abitanti di Salinagrande e scordando quelle dei nord-africani».
Ma il problema su quella linea di trasporto, secondo Vassallo, esiste e va risolto: «Può capitare che qualcuno beva un po’ troppo e allora mette in atto comportamenti inadeguati, è una situazione da tenere sotto controllo, che va monitorata dalle forze dell’ordine». Intanto Trapani si ribella all’accusa e di fronte il palazzo Comunale, in pieno centro storico campeggia uno striscione provocatorio: «Un autobus per i razzisti: vassallo conducente».



Polemiche sul bus per immigrati Il sindaco: "Trapani non è razzista"
Vito Damiano interviene sulla discussa proposta del consigliere comunale Vassallo e precisa: "L'idea era quella di proporre un bus navetta gratuito per gli ospiti del centro, come esisteva anni fa. Nessuno vuole vietare loro di prendere i mezzi pubblici a pagamento".
la Repubblica, 06-01-2012
MARIA EMANUELA INGOGLIA
Trapani non è una città razzista, e nessuno ha pensato a una nuova forma di apartheid. Dopo la pioggia di polemiche che si sono abbattute sulla proposta del consigliere comunale Andrea Vassallo di istituire una linea di bus urbani riservata agli immigrati di colore, il sindaco di Trapani, Vito Damiano, dice a voce alta che "Trapani è lontana da ogni forma di discriminazione razziale".
Già lo stesso giorno in cui il consigliere dei Riformisti, presidente della sesta commissione consiliare ("Problematiche del territorio urbano") aveva lanciato pubblicamente l'idea di una linea di autobus dal centro cittadino fino al centro di accoglienza per richiedenti asilo di Salinagrande, il sindaco si era detto "attonito e sorpreso", aggiungendo che "l'idea di separare i trapanesi dagli immigrati diversificando il trasporto non solo è impensabile ma vergognosa".
Ieri, dopo gli indignati commenti arrivati da tutta Italia, Damiano è tornato sulla questione per ridimensionarla. "A seguito di verifiche e approfondimenti - precisa il sindaco - è emerso che le dichiarazioni del consigliere Vassallo sono state frutto dell'esame della situazione in cui vivono gli immigrati", con la conseguente "proposta di mettere a disposizione, per venire incontro alle loro esigenze di spostamento in città, di un bus navetta gratuito".
Questo tipo di soluzione, secondo il sindaco, "non avrebbe pregiudicato la possibilità di usufruire del servizio pubblico di trasporto, con il normale pagamento del biglietto della corsa". La soluzione di un bus navetta gratuito, ricorda Damiano, "era stata già adottata alcuni anni fa, quando gli ospiti del Centro erano poche decine, ma poi dismessa quando la popolazione ebbe un considerevole aumento, cosa che aveva fatto lievitare i costi del servizio.
L'amministrazione comunale, qualche mese addietro, aveva già valutato la possibilità di rispristinare il servizio gratuito di trasporto, ma l'ha dovuta accantonare a seguito dei costi di gestione non sostenibili sulla base dell'attuale critica situazione economico-finanziaria".
Secondo il sindaco "non è, tuttavia, da escludere che tale progetto possa essere riproposto, laddove il ministero dell'Interno, nell'ambito del  quale è riconducibile ogni iniziativa e problematica relativa alla suddetta struttura, dovesse garantire l'assunzione dei relativi oneri, tenuto conto che l'amministrazione comunale, ancora per qualche tempo, non sarà nella condizione di sostenere l'esborso per assicurare un adeguato servizio di trasporto gratuito".
Damiano conclude: "Sottolineo, infine, come la comunità trapanese si sia, nel tempo, dimostrata sempre tollerante e ben disposta all'accoglienza nei confronti di ogni persona bisognevole di aiuto e di conforto, secondo un tradizionale e connaturato senso di ospitalità, indiscutibile patrimonio umano da tanti riconosciuto alla gente siciliana in generale".

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