27 giugno 2013

Promessa del nuoto sincronizzato a bordo vasca perché è tunisina
Nata in Veneto, per la legge non può gareggiare. Zaia: un cortocircuito
Corriere della sera, 27-06-2013
Riccardo Bruno  
Anche ieri era in vasca. Come tutti i pomeriggi, da lunedi a venerdi, dalle tre alle cinque e mezzo. Prima gli esercizi in palestra poi nuoto sincronizzato. R fará dieci anni a novembre e non si perde un allenamento. Ma è costretta a perdersi le gare. È nata in Italia, ma i genitori sono tunisini. Per la nostra legge è tunisina pure lei, anche se vive da sempre nel Padovano, anche se frequenta le scuole venete, anche se è la promessa di una società sportiva italiana.
Ogni volta che quest'anno c'era una competizione ufficiale, la invitavano a stare a bordo piscina. Era in sincrono con le compagne ma non con il diritto. «A marzo la squadra è andata a Roma per due giorni — ricorda il padre, falegname, dal 2002 in Italia —. Lei no. Ci è rimasta malissimo. Non si è sentita bene, l'ho dovuta portare al pronto soccorso».
R. però è determinata, quando le amiche sono rientrate ha ripreso come sempre gli allenamenti. «Purtroppo i regolamenti attuali ci impediscono di fare diversamente» si scusa come quasi fosse colpa sua Aurora Calzavara, direttrice sportiva della società il Gab- biano, a Campodarsego. Segue una quarantina di ragazze, una decina sono nella squadra di R: «La categoria è la "esordienti B". L'anno prossimo passeranno al livello A. E a quel punto sarà necessario il tesseramento per tutte le gare, non solo per quelle nazionali».
«Mia figlia è andata con loro in trasferta a Mestre e Montebelluna — spiega il padre —. Si scaldavano tutte insieme, poi quando ini- ziavano lei si doveva fare da parte. È stata felice quando le compagne hanno vinto il trofeo, ma non può durare a lungo cosi». Anche a scuola, quarta elementare, ne ha risentito. «Per fortuna le maestre la conoscono, sanno quanto si impegna —continua il papá —. Hanno capito qual era il suo malessere, l'hanno aiutata e sostenuta».
Tutti sono dalla sua parte. La squadra e la scuola, ma anche Mirko Patron, il sindaco di Campodarsego, quindicimila abitanti, industrie metalmeccaniche e valigerie. Ieri pomeriggio ha chiamato i genitori in Comune: «Io non posso fare niente, ma vi do la mia solidarietà».
Persino il leghista Luca Zaia non si è tirato indietro, pur premettendo che era e resta contrario allo «ius soli» (il diritto di esse- re Cittadini dello Stato dove si nasce): «C'è un evidente cortocircuito burocratico che va risolto e su cui serve una meditazione seria e approfondita — ha detto il governatore del Veneto —. Occorre un segnale di civiltà e di attenzione nei confronti delle aspirazioni di questa giovane e dei tanti bambini che vivono da anni nella nostra Regione».
Qualcosa però si sta muovendo, grazie anche alla storia di questa bambina padovana. La Federazione italiana nuoto ieri ha fatto sapere che già da un anno ha approntato un nuovo Statuto e nuovi regolamenti che consentiranno «agli atleti residenti in Italia» (e non più solo ai Cittadini italiani) di partecipare alie attività agonistiche. Manca soltanto l'ok della
giunta del Coni. «Ma è una atto formale. Si potrà partire già dalla prossima stagione, da settembre».
R. l'ha saputo ieri sera, quando è uscita dalla vasca, e si è finalmente allargata in un sorriso. Il padre è più cauto: «È una buona notizia, ma prima di festeggiare aspettiamo che le cose cambino davvero». Come un buon italiano, sempre meglio diffidare della nostra burocrazia.



"Non si può più tergiversare Serve una nuova legge"
La Stampa, 27-06-2013
Khalid Chaouki, 30 anni, è un deputato Pd, arrivato in Italia dal Marocco a 8 anni.
Come scongiurare ingiustizie come quelle della bambina? «Garantire lo lus soli è fondamentale. Non si tratta di un provvedimento all'americana esteso a tutti i figli degli immigrati nati in Italia, ma occorre, secondo la nostra proposta, che i genitori risiedano da almeno 5 anni. La discussione è circondata da polemiche, ma non si può continuare a tergiversare».
Perché è importante approvare una nuova legge?
«Per evitare che i giovani figli di immigrati vengano trattati in modo innaturale e ingiusto. I diritti, compreso quello sport, come si evince in questo caso, vengono ora disattesi. E viene meno anche il diritto all'affermazione personale, dei propri sogni. Negando peraltro potenziali successi che potrebbero costituire una risorsa anche per l'Italia».
Nel frattempo, come aiutare questa piccola nuotatrice? «Il Presidente della Repubblica ha facoltà di intervenire in circostanze eccezionali come questa. Sarò lieto di inoltrargli una richiesta



"L'emergenza sono i clandestini Non cambio idea per una bimba'
La Stampa, 27-06-2013
Con tutto il rispetto, per la bambina, i  problemi dell'immigrazione sono altri: sono le centinaia di migliaia di stranieri che stanno qui a bivaccare. Non cambio una legge per il nuoto sincronizzato».
Matteo Salvini, segretario della Lega lombarda, non le sembra che fatti come questi siano la spia di una situazione che non funziona? «In un Paese serio gli Immigrati che sbagliano pagano. Siccome qui non pagano, la cittadinanza si ottiene a 18 anni. Punto. Non è Balotelli che mi fa cambiare idea».
E neanche questo episodio...
«L'emergenza sono i milioni di clandestini, non le bambine. Non si va avanti a colpi di pietà».
Il suo collega di partito Zaia invece apre a un dialogo sul diritto di cittadinanza.
«Non necessariamente bisogna essere d'accordo su tutto. L'unica cosa che ci accomuna tutti nella Lega Nord è la richiesta di indipendenza da Roma. Sul resto - cittadinanza, gay, aborto, eutanasia - ognuno può pensaria come vuole. Ma per noi prima viene la Padania e poi la cittadinanza».    [F.SCH.]
 


Le leggi sull’immigrazione sono un freno allo sviluppo delle Università italiane. Un manifesto dei rettori milanesi per chiedere cambiamenti.
In Italia solo l’1,6% degli studenti internazionali. “Il problema non è la fuga dei cervelli ma la mancata attrazione”.
Immigrazioneoggi, 27-06-2013
Le leggi sull’immigrazione sono tra gli ostacoli principali alla competitività delle Università italiane nel pamorama internazionale. Per questo tre rettorei degli atenei milanesi hanno proposto un manifesto in 10 punti per chiedere disposizioni che mettano l’Università italiana alla pari di quelle degli altri Paesi Ocse.
Lo hanno annunciato i rettori di tre università milanesi, Andrea Sironi della Bocconi, Gianluca Vago dell’Università Statale e Giovanni Azzone del Politecnico. L’occasione è stata fornita da un incontro, promosso dall’Associazione Peripato, intitolato Il sapere di Milano nel mondo: l’internazionalizzazione delle Università milanesi. E per i tre rettori il problema non è “la fuga dei cervelli”, quanto la mancata attrazione di studenti o di docenti stranieri. Nel 2010 sono stati 59.024 (dati Ocse) gli italiani iscritti a una facoltà all’estero, una vera esplosione migratoria pari al 40% in più rispetto al 2008. Ma sempre nel 2010, sono stati più di 4,1 milioni gli studenti di tutto il mondo iscritti in un’università estera. E se gli Usa ne hanno attratto il 17%, il Regno Unito il 13, Francia e Germania il 6, l’Italia solo l’1,7%.
Per Gianluca Vago “siamo troppo lenti nelle decisioni, impelagati in un dedalo di normative che non riusciamo a spiegare agli stranieri. Se ad esempio vogliamo promuovere un corso all’estero l’accreditamento del Ministero ci arriva a cose fatte. È possibile?”. “Siamo un Paese – continua – che vive di veti. Dove per far venire un docente dagli Stati Uniti, dobbiamo prima certificare che non sia un delinquente. Ogni scambio viene regolato da leggi fatte per mettere argine all’immigrazione clandestina”. Altro problema è il riconoscimento del merito: “È normale che le persone con talento vogliono vivere in Paesi dove la corruzione è minima e vigono sistemi competitivi”.



Danimarca: nasce una nuova organizzazione di immigrati per assistere gli studenti immigrati nella loro carriera scolastica.
Nuova iniziativa per favorire l’integrazione e la solidarietà tra immigrati.
Immigrazioneoggi, 27-06-2013
Può essere difficile trovare la strada giusta dopo la fase di scuola dell’obbligo, in particolare per gli immigrati. Ora alcuni giovani immigrati si sono riuniti per aiutare i loro compagni immigrati in questo particolare settore.
“Non siamo consulenti professionali e non vogliamo esserlo”, dice Maria Consolata Namgambe, una studentessa di diritto presso l’Università di Copenaghen nata in Uganda e promotrice dell’organizzazione Immigrants Advise Immigrants (Immigrati consigliano gli immigrati). “Per ora, l’organizzazione opera esclusivamente attraverso il suo sito web, ma a lungo termine si propone di organizzare anche incontri in cui i giovani possano incontrarsi e sostenersi a vicenda. Immigrants Advise Immigrants renderà possibile per gli immigrati raggiungere i loro obiettivi sull’esempio di altre persone come loro che hanno intrapreso con successo programmi di istruzione”, ha spiegato Namgambe.
Namgambe prende come esempio una ragazza pakistana che vive con i suoi genitori a Copenaghen e che vuole trasferirsi a Odense per studiare. Come parlarne con i genitori? Come è vivere in quella zona? Immigrants Advise Immigrants offre indicazioni su queste e altre questioni pratiche, oltre a fornire informazioni sulle opzioni in vari istituti scolastici della Danimarca. Il progetto mira dunque a fornire assistenza agli studenti immigrati attraverso altri immigrati che possano meglio comprendere le problematiche e guidare i giovani nelle loro scelte, sulla base di un principio di solidarietà e sensibilità che possa rendere l’integrazione più facile ed efficiente.
(Samantha Falciatori)

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