Incontro Governo, regioni e parti sociali
Cgil, Cisl, Uil: no a misure transitorie
sulla Croazia
Il 1 luglio 2013 la Croazia entra in Unione
Europea. In queste ultime ore lItalia sta decidendo se stabilire o meno una
moratoria sul diritto dei croati a lavorare liberamente nel nostro Paese. In
una riunione convocata dal Ministero del Lavoro, parti sociali e la maggioranza
delle regioni presenti si sono espresse per la liberalizzazione.
Roma, 14 giugno 2013 – Si tenuta
ieri, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri in via della Mercede, una
riunione che aveva come oggetto il regime di ingresso per motivi di lavoro dei
cittadini Croati. In effetti, il prossimo 1
luglio la Croazia diventer il 28 Stato Membro dellUnione Europea ed i suoi
abitanti avranno accesso alla libera circolazione nello spazio Schengen, ma non
automaticamente il diritto a risiedere e lavorare in un altro Paese
dellUnione. Questo dipender dalle scelte che faranno i vari governi,
garantendo o meno la libert completa di circolazione e ricerca di lavoro,
oppure optando per le cosiddette misure transitorie previste dai Trattati
dellUnione. Tra queste, la possibilit di una moratoria generale per i primi
due anni (rinnovabili), oppure limitazioni allaccesso al lavoro in specifici
settori, anche in relazione alla situazione di crisi economica ed
occupazionale. Lincontro di ieri stato promosso dalle Direzioni generali del
Ministero del lavoro, immigrazione e politiche dei servizi per il lavoro, ed
stato moderato da Natale Forlani, direttore generale per lImmigrazione del
Welfare. Erano presenti alla riunione assessori delle regioni Lombardia,
Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Marche, nonch delle provincie
autonome di Trento e Bolzano. Presenti anche rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil
e delle controparti datoriali. Tra gli altri funzionari partecipanti alla
riunione, esponenti dei Ministeri
dellInterno, Esteri, Agricoltura, Politiche Europee ed Integrazione. In
rappresentanza della UIL, hanno partecipato Giuseppe Casucci (Politiche
Migratorie) e Michele Berti (UR UIL Friuli Venezia Giulia). Forlani ha
introdotto la riunione facendo una
panoramica delle posizioni che stanno emergendo nell'Unione Europea in
relazione allingresso della Croazia e ad eventuali misure transitorie di
limitazione nella ricerca di lavoro. Questo il quadro riassuntivo: I paesi del Nord
Europa sono tutti per la liberalizzazione; per qualche forma di restrizioni si sarebbero dichiarati
invece finora Spagna, Francia, Austria, Belgio, Paesi Bassi e Slovenia. Germania e Gran Bretagna
sarebbero favorevoli a restrizioni, escluse le alte qualifiche professionali.
Tutti gli altri Paesi non hanno ancora esplicitato la loro decisione. Compresa
lItalia, che deve ancora decidere, anche se non mancherebbero pressioni
interne allo stesso nostro Esecutivo per una moratoria almeno circoscritta ad
alcuni settori colpiti dalla crisi economica. Va fatto notare che, in
termini di procedura, allItalia basterebbe non prendere alcuna posizione,
perch scatti automaticamente una prima moratoria di due anni estesa a tutti i
settori produttivi. In questo caso, i cittadini Croati potranno tranquillamente
circolare nel nostro come in altri Paesi dellUnione, ma gli verrebbe impedito
di lavorare (anche se in genere lo fanno lo stesso irregolarmente). Per quanto
riguarda lItalia, la Confindustria non ha partecipato alla riunione, ma ha
scritto di essere favorevole al libero ingresso per lavoro. Anche tutti gli
esponenti delle altre associazioni imprenditoriali si sono espressi per la
liberalizzazione, stessa posizione delle provincie autonome di Trento e
Bolzano, cos come le regioni invitate allincontro con leccezione di due:
Veneto e Lombardia che si sono dette favorevoli alle misure transitorie. La
motivazione, in particolare del Veneto, che la pesante situazione di crisi
produttiva ed occupazionale, verrebbe ulteriormente aggravata dalla possibile
invasione dei croati. I sindacati presenti hanno unanimemente ribadito le
posizioni gi espresse da Cgil, Cisl e Uil nella lettera inviata al Ministro
Giovannini a fine maggio. siamo assolutamente contrari ad ogni forma di
restrizione alla libera circolazione ed alla libert di lavorare dei
frontalieri croati, per i quali sono in atto da anni forme di ingresso agevolato e soppressione dei visti dingresso per
soggiorni brevi (fino a 90 giorni);
facilitazioni, in virt delle quali i cittadini croati sono da decenni
presenti nel nostro paese e contribuiscono in settori chiave delleconomia
regionale del Friuli Venezia Giulia e del Veneto (turismo, cantieristica
navale, agroalimentare), ma anche nel settore del lavoro domestico e
dellassistenza domiciliare. E ben noto, ha aggiunto Michele Berti della UIL
FRIULI VG, nel suo intervento, che questi lavoratori non operano in conflitto
con i posti di lavoro degli italiani e che, loro stessi, sono in gran parte
discendenti di cittadini italiani. E anche noto – ha aggiunto –
quello che successo nel 2004 al tempo dellingresso in UE di Romania e
Bulgaria: la moratoria non ha impedito a queste persone di venire in Italia a
lavorare, ma sono state un alibi per un esteso fenomeno di lavoro nero. Oggi,
stato spiegato, moltissimi degli oltre diecimila frontalieri che lavorano
nelle regioni del Nord Est, operano in condizioni di irregolarit. Il rischio
con la moratoria, che essa diventi un alibi per molti datori di lavoro di
continuare cos. Nel suo intervento Casucci ha segnalato la necessit di avere
maggiore attenzione a quanto sta accadendo nel mercato del lavoro italiano:
stranieri e giovani italiani abbandonano lItalia per mancanza di lavoro e
prospettive per il futuro, ha detto: invece di chiudere la stalla dopo che i
buoi sono scappati, dovremmo invece preoccuparci di varare provvedimenti di
sostegno a politiche attive di impiego per italiani e non, anche per evitare
che migliaia di lavoratori scivolino nel lavoro nero o se ne vadano dopo aver
lavorato anni accanto a noi. Lesponente UIL ha concluso: questo purtroppo
sta gi accadendo, ed un brutto
segnale: significa che per
migliaia di cittadini stranieri,
lItalia non pi un Paese su cui scommettere il proprio futuro. Il dibattito continuato vivace con
interventi praticamente di tutti i
presenti. A conclusione dellincontro, il direttore Forlani ha assicurato che
tutti i contributi verranno verbalizzati e che le posizioni delle parti sociali
e degli assessori regionali, saranno trasmesse in sede di Governo.