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Rapporto Annuale 2013

Italia - scheda paese

Rom del campo di Tor de’ Cenci manifestano contro la chiusura del campo, Roma, 10 luglio 2012
©Amnesty International

ITALIA

Capo di stato: Giorgio Napolitano
Capo di governo: Mario Monti

I rom hanno continuato a subire discriminazioni, a essere segregati in campi, sgomberati con la forza e lasciati senza casa. Sistematicamente, le autorità non hanno protetto i diritti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Sono nuovamente falliti i tentativi d’introdurre il reato di tortura nel codice penale e di creare un organismo nazionale indipendente per i diritti umani. Non sono state adottate misure sistemiche per impedire le violazioni dei diritti umani da parte della polizia e garantire l’accertamento delle responsabilità. È rimasta diffusa la violenza contro le donne, in particolare gli omicidi.

DISCRIMINAZIONE

ROM
Il governo non ha affrontato in modo adeguato le continue violazioni dei diritti umani dei rom, soprattutto riguardo all’accesso a un alloggio adeguato. Varie centinaia di rom sono state sgomberate con la forza e molti sono rimasti senza casa. Campi autorizzati o “tollerati” hanno continuato a essere chiusi senza salvaguardie legali e procedure adeguate. Le autorità non hanno provveduto a migliorare le misere condizioni di vita nella maggior parte dei campi autorizzati, mentre quelle negli insediamenti informali sono addirittura peggiorate, con scarso accesso all’acqua, ai servizi igienici e alla corrente elettrica. Le autorità locali hanno continuato a escludere molti rom dall’assegnazione di alloggi di edilizia popolare, preferendo invece perpetuare politiche di segregazione etnica dei rom nei campi.

La strategia nazionale per l’inclusione dei rom, presentata a febbraio, è rimasta largamente inapplicata. Il Comitato Cerd delle Nazioni Unite a marzo e il Commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani a settembre hanno ribadito le loro critiche alle autorità per non essere state in grado di garantire i diritti dei rom. Il governo non ha garantito la riparazione ai rom i cui diritti sono stati violati durante lo stato d’emergenza, dichiarato nel 2008 per gli insediamenti “nomadi” in cinque regioni italiane. Lo stato d’emergenza è rimasto in vigore fino a novembre 2011, quando una sentenza del Consiglio di stato lo ha dichiarato illegittimo. A febbraio il governo ha però presentato ricorso contro il verdetto del Consiglio di stato, sostenendo che la corte era andata oltre i suoi poteri di controllo degli atti di governo. A fine anno, il ricorso era pendente dinanzi la Corte suprema di cassazione. A maggio, il Consiglio di stato ha dichiarato che, in attesa della decisione della Cassazione, alcune attività iniziate durante lo stato d’emergenza potevano essere portate a termine.

- Le autorità di Roma hanno continuato ad applicare il “Piano nomadi”, che ha provocato numerosi sgomberi forzati di campi informali, “tollerati” o autorizzati e il reinsediamento di molti rom in campi segregati autorizzati. I residenti del campo di Tor de’ Cenci sono stati sgomberati con la forza in due operazioni il 25 luglio e il 28 settembre, senza un’adeguata consultazione preventiva e nonostante l’opposizione di Ngo, della Chiesa cattolica e del governo nazionale. A giugno, le autorità comunali hanno aperto un nuovo campo segregato in un’area isolata a La Barbuta, vicino all’aeroporto di Ciampino. A marzo, alcune Ngo avevano avviato un procedimento legale dinanzi al tribunale civile di Roma, affinché il reinsediamento dei rom a La Barbuta fosse dichiarato discriminatorio. Circa 200 residenti del campo di Tor de’ Cenci sono stati trasferiti a La Barbuta.

- A maggio, nella città di Pescara, si sono verificate minacce razziste, intimidazioni e incitamento alla violenza contro i rom, dopo che un tifoso di una squadra di calcio era stato ucciso presumibilmente da un rom. Le famiglie rom hanno dichiarato di aver paura di uscire per portare i figli a scuola. Subito dopo l’inizio dei disordini, il sindaco di Pescara ha rilasciato alcune dichiarazioni discriminatorie contro i rom, menzionando la necessità di rivedere i criteri per il loro accesso alle case popolari.

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE
La Corte suprema di cassazione ha confermato che le coppie omosessuali avevano diritto alla vita familiare, compreso, in particolari circostanze, il diritto a un trattamento paritario a quello assicurato dalla legge alle coppie coniugate. Tuttavia, ha anche stabilito che il matrimonio tra persone dello stesso sesso contratto all’estero non era giuridicamente valido in Italia.

RIFUGIATI, RICHIEDENTI ASILO E MIGRANTI

Molti rifugiati e richiedenti asilo, inclusi minorenni, hanno continuato a vivere in condizioni difficili e d’indigenza, inducendo i tribunali di alcuni paesi dell’Eu a bloccare il loro rinvio in Italia, secondo quanto stabilito dal regolamento Dublino II. Spesso le autorità non si sono fatte carico delle loro necessità e non hanno tutelato i loro diritti.

Le condizioni nei centri di detenzione per migranti irregolari sono state ben al di sotto degli standard internazionali. Secondo quanto segnalato, le tutele legali per il rimpatrio dei migranti irregolari nei paesi d’origine sono state violate in molte occasioni. I lavoratori migranti sono stati spesso sfruttati e vulnerabili agli abusi, mentre la loro possibilità di accedere alla giustizia è rimasta inadeguata. Le politiche migratorie dell’Italia non hanno rispettato i diritti dei migranti all’occupazione, a condizioni di lavoro eque e favorevoli e alla giustizia. A settembre, il Commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani ha criticato il trattamento riservato a rifugiati, richiedenti asilo e migranti, citando la mancanza di misure per integrare i rifugiati e per affrontare il loro stato d’indigenza, le condizioni degradanti di detenzione per i migranti irregolari e il rischio di abusi dei diritti umani a causa di accordi con paesi quali Libia, Egitto e Tunisia.

- A febbraio, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che, respingendo in alto mare migranti e richiedenti asilo africani, l’Italia aveva violato gli obblighi sanciti dal diritto internazionale di non rimandare le persone in paesi in cui potrebbero subire abusi. Nel caso di Hirsi Jamaa e altri vs. Italia, la Corte ha valutato la difficile situazione di 24 persone provenienti da Somalia ed Eritrea, che furono tra le oltre 200 persone intercettate in mare dalle autorità italiane nel 2009 e costrette a tornare in Libia. A settembre, il Consiglio d'Europa ha aperto un procedimento per esaminare i progressi dell’Italia nell’applicazione della sentenza.

Il 3 aprile, l’Italia ha sottoscritto con la Libia un nuovo accordo per il controllo dell’immigrazione. Le autorità italiane hanno cercato il sostegno della Libia per arginare i flussi migratori ma hanno ignorato il fatto che migranti, rifugiati e richiedenti asilo continuavano a rischiare gravi abusi dei diritti umani in quel paese. La Libia si è impegnata a rafforzare il controllo dei confini, per impedire la partenza dei migranti dal proprio territorio, e l’Italia a fornire addestramento ed equipaggiamento per migliorare la sorveglianza frontaliera. Erano del tutto assenti efficaci salvaguardie per i diritti umani. L’accordo non ha tenuto in alcuna considerazione le necessità di protezione internazionale dei migranti.

CONTROTERRORISMO E SICUREZZA

Il 19 settembre, la Corte suprema di cassazione ha confermato la condanna in appello di 22 agenti della Cia, di un ufficiale militare americano e di due agenti dei servizi segreti italiani per il rapimento di Usama Mostafa Hassan Nasr (noto come Abu Omar), avvenuto a Milano nel febbraio 2003. Egli fu in seguito trasferito dalla Cia in Egitto dove, secondo le accuse, fu torturato. Gli imputati americani sono stati processati in contumacia. La Corte ha anche ordinato un nuovo processo per due funzionari al vertice dei servizi segreti italiani e per altri tre funzionari di alto grado, per il loro coinvolgimento nel rapimento. Le accuse nei loro confronti erano state respinte dalla corte d’appello di Milano nel dicembre 2010, poiché il governo aveva chiesto che le prove chiave fossero coperte dal “segreto di stato”. Alla corte d’appello di Milano è stato chiesto di riconsiderare l’ambito e i limiti del “segreto di stato” e come dovrebbe essere applicato nel nuovo processo.

A settembre, il Parlamento europeo ha esortato l’Italia e altri stati membri dell’Eu a rivelare tutte le informazioni necessarie in merito a tutti i voli sospetti legati ai programmi di rendition e detenzione della Cia; a indagare efficacemente sui ruoli svolti dai governi nelle operazioni della Cia; a rispettare il diritto alla libertà d’informazione e a rispondere opportunamente alle richieste d’accesso alle informazioni.

TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI

A ottobre, il parlamento ha approvato la ratifica del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ma non ha introdotto il reato di tortura nel codice penale, come la Convenzione richiede. Non sono state adottate misure sistemiche per impedire violazioni dei diritti umani da parte della polizia né per assicurare l’accertamento delle responsabilità. Le condizioni di detenzione e il trattamento dei detenuti in molti istituti di pena e altri centri detentivi sono state disumane e hanno violato i diritti dei detenuti, compreso il diritto alla salute. Ad aprile, il senato ha reso pubblico un rapporto sullo stato delle prigioni e dei centri di detenzione per i migranti, documentando un grave sovraffollamento e l’incapacità di tutelare il rispetto della dignità umana e di altri obblighi internazionali.

PROCESSI PER IL G8 DI GENOVA
Il 5 luglio, la Corte suprema di cassazione ha confermato tutte le 25 condanne emesse in appello contro alti funzionari e agenti di polizia responsabili delle torture e altri maltrattamenti inflitti a manifestanti il 21 luglio 2001. Gli ufficiali superiori sono stati condannati a pene variabili dai cinque ai tre anni e otto mesi di reclusione, per aver falsificato i documenti d’arresto. Tuttavia, grazie a una legge d’indulto approvata per diminuire il numero dei detenuti, che prevede la riduzione di tre anni delle condanne, nessuno è stato incarcerato, sebbene tutti siano stati sospesi dal servizio per cinque anni. Le condanne in appello per lesioni personali gravi inflitte a nove agenti sono decadute, poiché la prescrizione è intervenuta prima della conclusione dell’appello in Cassazione, annullando così anche la sospensione dal servizio. Tutti i condannati, compresi quelli i cui reati erano prescritti, dovevano essere sottoposti a procedimenti disciplinari.

UCCISIONI ILLEGALI
L’inadeguatezza delle indagini su alcuni decessi durante la custodia hanno impedito l’accertamento delle responsabilità di agenti di polizia e guardie carcerarie. Sono stati sollevati timori per il fatto che le forze di polizia municipali fossero state dotate di armi da fuoco senza adeguate salvaguardie e che queste venissero impiegate in modo non conforme al diritto internazionale.

- Il 13 febbraio, il ventottenne cileno Marcelo Valentino Gómez Cortès, che era disarmato, è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco esplosi da un agente della polizia municipale di Milano. A ottobre, l’agente è stato riconosciuto colpevole di omicidio dopo il processo di primo grado e condannato a 10 anni di carcere. L’agente ha presentato appello contro la sentenza, dopo la quale è stato assegnato a funzioni d’ufficio e gli è stato revocato il porto d’armi.

- A  marzo, un agente di custodia è stato ritenuto colpevole di omissione di soccorso e di falsificazione di atti d’ufficio per la morte di Aldo Bianzino, deceduto nel 2007 in un carcere di Perugia due giorni dopo l’arresto. L’agente è stato condannato a 18 mesi di reclusione con sospensione della pena. Il processo ha rivelato le lacune dell’indagine iniziale sul decesso. La famiglia ha portato avanti una campagna per la riapertura del caso.

- Ad aprile, un giudice di primo grado ha prosciolto un medico dall’accusa di omicidio colposo, per aver prescritto un farmaco sbagliato a Giuseppe Uva, morto poco dopo essere stato fermato dalla polizia a Varese, nel 2008. Il giudice ha ordinato una nuova indagine sul periodo intercorso dal momento dell’arresto all’arrivo in ospedale. L’autopsia eseguita nel dicembre 2011 aveva rivelato che la vittima poteva essere stata stuprata e sottoposta a maltrattamenti.

VIOLENZA CONTRO DONNE E RAGAZZE

La violenza contro le donne è rimasta diffusa e nel 2012 sono stati registrati circa 122 casi di omicidio. A giugno, la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne ha rilevato che, malgrado i miglioramenti nella legislazione e nelle politiche, il numero di omicidi non è diminuito. Tra le sue raccomandazioni, c’erano la creazione di un’istituzione nazionale indipendente per i diritti umani con una sezione dedicata ai diritti delle donne, l’approvazione di una legge sulla violenza contro le donne e la modifica del reato d’immigrazione irregolare per garantire accesso alla giustizia alle donne migranti in situazione d’irregolarità.

SVILUPPI GIURIDICI, COSTITUZIONALI O ISTITUZIONALI

A dicembre, il parlamento ha approvato una legge tardiva, necessaria per ottemperare allo Statuto di Roma dell’Icc, che l’Italia aveva ratificato nel 1999. Sono state introdotte misure per regolamentare la collaborazione della magistratura con l’Icc.

A dicembre, una commissione parlamentare, incaricata di esaminare un disegno di legge per la creazione di un’istituzione nazionale per i diritti umani, ha concluso che, a causa delle imminenti elezioni politiche, non sarebbe stato possibile approvare la legge entro la fine della legislatura. Il disegno di legge era già passato attraverso un lungo dibattito parlamentare al senato. Organismi internazionali, tra cui l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, hanno criticato l’Italia in molte occasioni per non aver creato un’istituzione nazionale per i diritti umani, in ottemperanza a quanto richiesto dagli standard internazionali.

MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL

Delegati di Amnesty International hanno visitato l’Italia a marzo, aprile, giugno, settembre, novembre e dicembre.

S.O.S. Europe: Human rights and migration control (EUR 01/013/2012)

Italy: Briefing to the UN Committee on the Elimination of Racial Discrimination, 80th session (EUR 30/001/2012)

On the edge: Roma, forced evictions and segregation in Italy (EUR 30/010/2012)

Exploited labour: Migrant workers in Italy’s agricultural sector (EUR 30/020/2012)

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