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Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli
iscritti UIL

 

 

 

 

Anno XI n.16 del 7 maggio 2013

 

Consultate www.uil.it/immigrazione

Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

Diritti di cittadinanza: è l’ora dello “jus soli”?

Cittadinanza, verso la riforma?

Un ddl (del Governo?) sullo jus soli sarebbe pronto nelle prossime settimane: parola di Cécile Kyenge. Il neo ministro per l’Integrazione si scaglia anche contro il reato di immigrazione clandestina di cui chiede l’abrogazione e contro i Centri di identificazione ed espulsione dove vengono rinchiusi molti immigrati irregolari. “18 mesi di detenzione” ha detto “sono troppi”. Grazie signora Ministro: anche la UIL la pensa come lei: la stessa Bossi – Fini andrà profondamente riformata. Leggi così importanti, però, debbono essere riformate raggiungendo il massimo consenso politico possibile, altrimenti si rischia che non siano a prova di cambi di maggioranza. E’ comunque un buon inizio e sono temi (come tanti altri) su cui si può cominciare a discutere con serenità, lasciando da parte le ideologie. Hanno a che vedere con la trasformazione della nostra società, che è cambiata ed ha bisogno di un nuovo contratto sociale, scritto e sottoscritto da tutti i contraenti: italiani e nuovi cittadini.

 

 

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SOMMARIO

 

 

Appuntamenti pag. 2

 

I sindacati scrivono a Cecile Kyenge: incontriamoci pag. 2

Loy: “discutere sulla riforma della cittadinanza” pag. 2

 

Cittadinanza: Kyenge annuncia ddl pag. 3

 

Boldrini incontra sindacati e associazioni pag. 4

 

L’intervento di Loy nell’incontro con Laura Boldrini pag. 5

 

Emigrazione: chi sono i nuovi migranti pag. 5

 

Emigrazione al contrario: i portoghesi fuggono in Africa pag. 7

Condizione retributiva delle donne straniere pag. 8

Sanatoria: sentenza innovativa pag. 9

 

Foreign Press: pag.10

 

Notizie in breve pag. 11

 

 

 

 

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.


Dipartimento Politiche

Migratorie: appuntamenti



Roma, 08 maggio 2013, sede CIR, ore 14.30

Assemblea dei soci CIR

(Giuseppe Casucci)

Monastir (Tunisia), 10 - 11 maggio 2013

UGTT: Conferenza Internazionale sulle migrazioni

(Giuseppe Casucci)

Roma, 14 maggio 2013, Chisinau – Moldavia

Firma protocollo di collaborazione tra sindacati Moldavi,Ukraini ed italiani

(Giuseppe Casucci)


Cittadinanza


Loy (Uil): "Discutere sulla proposta di legge per la cittadinanza agli immigrati''

"Siamo convinti che una buona riforma possa e debba essere costruita con il massimo del consenso possibile"


Loy (Uil): Roma, 4 maggio 2013 - ''Secondo alcuni sondaggi, oltre il 70% degli italiani sarebbe favorevole a dare la cittadinanza ai bambini stranieri nati in Italia: il tema dei diritti di cittadinanza, del diritto di voto e della necessità di una legge che aggiunga lo ius soli allo ius sanguinis e' fortemente sentito anche dal popolo italiano. Ecco perchè siamo qui a sollecitare la discussione su una proposta di legge per la cittadinanza italiana agli immigrati''.
Ad affermarlo e' il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, parlando con la presidente della Camera, Laura Boldrini, nel corso di un incontro al quale hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni sostenitrici della campagna 'l'Italia sono anch'io'.  'Siamo convinti - sottolinea Loy - che una buona riforma, così importante, come quella dei diritti di cittadinanza, possa e debba essere costruita con il massimo del consenso possibile, se vogliamo che essa resista nel tempo. Ecco perchè bisogna stimolare il confronto nelle commissioni al fine di arrivare ad un punto di vista mediato e comune''.



Cgil, Cisl e Uil scrivono alla Ministra Cecile Kyenge: incontriamoci e lavoriamo insieme per migliorare la normativa sull’immigrazione.


Roma, 7 maggio 2013 – In una lettera inviata oggi alla ministra per l’Integrazione cecile Kyenge, Cgil, Cisl, Uil hanno chiesto alla neo ministra un incontro a breve per affrontare le principali tematiche rimaste in sospeso in materia di immigrazione: dal contrasto alla tratta e allo sfruttamento, al sostegno ai processi di accoglienza ed integrazione, dai diritti di cittadinanza e dal riconoscimento professionale, alla lotta alle discriminazioni in un quadro di riforma della legislazione in materia. “la sua presenza in questo dicastero – hanno scritto i sindacati è un segnale positivo in direzione del supporto a quel processo di coesione sociale da noi ampiamente condiviso e auspicato e che da tempo promuoviamo”. “Crediamo altresì che i tempi siano maturi per concretizzare molti degli obiettivi di integrazione tra gli italiani e le comunità di immigrati, ma che per farlo sia necessario un impegno congiunto tra tutti gli attori sociali e istituzionali”. Dobbiamo lavorare insieme per garantire in primis, continua la lettera, il rispetto della persona, ed i suoi diritti umani fondamentali”. I sindacati si sono anche detti preoccupati che – in questa fase di crisi economica – vengano attivati da parte del Governo tutti gli strumenti di tutela previsti dalla legge, e praticare vere politiche attive per l’occupazione, al fine di evitare che la perdita del lavoro per un cittadino immigrato si trasformi in uno scivolamento nell’economia sommersa e nella irregolarità”.

La lettera è stata firmata dai tre segretari confederali con delega sull’immigrazione: Vera Lamonica (Cgil), Liliana Ocmin (Cisl) e Guglielmo Loy (Uil)


 


Immigrati e cittadinanza,
Kyenge annuncia ddl
Muro Pdl: "Letta la fermi"
Testimonial, sì di Balotelli

Il ministro vuole abrogare il reato di immigrazione clandestina. E la legge sul 'ius soli', che renderebbe cittadini italiani i figli che nascono sul suolo dell’Italia da immigrati? "Difficile dire quando si farà". Gasparri: "Non sarà mai legge della Repubblica"


Roma, 5 maggio 2013 - Il reato di immigrazione clandestina "dovrebbe essere abrogato". Così a 'In 1/2 ora', su Rai 3 Cecile Kyenge, neoministro dell’Integrazione, di origine congolese. Un ddl sullo ius soli sarà pronto nelle prossime settimane: "E’ difficile dire se riuscirò" ha ammesso il ministro, "per far approvare la legge bisogna lavorare sul buon senso e sul dialogo, trovare le persone sensibili. E’ la società che lo chiede, il Paese sta cambiando". "Bisogna lavorare molto per trovare i numeri necessari" ha aggiunto precisando di non pensare a un eventuale fallimento. Coinvolgere Mario Balotelli come testimonial di una campagna a favore dello ius soli? "Una buona idea" per il ministro per l’Integrazione. "Non lo conosco personalmente - ha detto a Lucia Annunziata - so che lui sta subendo atti di razzismo, ma riesce a testa alta a dare un forte contributo all’Italia, che è il nostro Paese". E ancora: "Occorre rivedere la struttura dei Cie e lo stato di emergenza" legato agli sbarchi. Bisogna, ha spiegato, "guardare alla direttiva europea che l’Italia ha ratificato in modo sbagliato" anche riguardo alla permanenza di 18 mesi "che devono essere una extrema ratio". "La direttiva non chiede all’Italia di mettere nei Cie persone malate, fragili, minori, ma solo persone pericolose o criminali". "Il mio ministero riprenderà anche il tema delle comunità religiose e della loro integrazione e della loro liberta religiosa, come ha fatto l’ex ministro Riccardi. Non posso dare però certezza della realizzazione di una moschea per l’Expo del 2015 di Milano. Porrò il tema alla attenzione del governo". Così rispondendo a una domanda sulla possibilità della creazione di un luogo di culto islamico nel 2105 in occasione di Expo a Milano, posta Davide Piccardo, coordinatore della associazioni islamiche di Milano. BALOTELLI ACCETTA - Mario Balotelli risponde presente al ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge e si rende disponibile per un ruolo da testimonial di una campagna in favore dello ius soli. ‘’Sono sempre disponibile’’ per la lotta al razzismo e alle discriminazioni, ha spiegato in una dichiarazione affidata all’ANSA l’attaccante del Milan.

RIVOLTA PDL - “Non accetto le intimidazioni di esponenti del Pd che tentano demagogiche speculazioni sulla pelle del prossimo. Lo ius soli con l’automatica concessione della cittadinanza a tutti coloro che nascono in Italia non sarà mai legge della Repubblica italiana”. Lo dichiara Maurizio Gasparri, vicepresidente Pdl del Senato. Sulla stessa lunghezza d'onda l'ex presidente del Senato Schifani: “Non si esageri e si usi maggiore cautela anche da parte dei membri del governo. Quello del ministro Kyenge, che annuncia urbi et orbi che il reato di immigrazione clandestina andrebbe abrogato e un ddl sullo ius soli nelle prossime settimane, è soltanto l’ultimo episodio”. “E’ sintomatico di un atteggiamento che non tiene in alcun conto il ruolo del Parlamento e il necessario coordinamento con i capigruppo della maggioranza, richiamato espressamente dal presidente del Consiglio nel suo intervento”, aggiunge Schifani: “Non si possono fare proclami solitari, senza che gli argomenti siano discussi e concordati in un ambito collegiale. Ci auguriamo che si cambi rapidamente registro e ci si renda conto che il governo attuale è fatto di larghe intese e dunque di scelte comuni. Le iniziative personali ed i diktat, come quello di Fassina e compagni sul presidente Berlusconi, non inducono all’ottimismo”. Schifani poi è tornato a parlare su SkyTg24: “Ben venga Balotelli come testimonial dei diritti”. Ilpresidente dei senatori del Pdl, tuttavia, invita il presidente del consiglio Enrico Letta a richiamare i suoi ministri a maggiore cautela quando si parla di temi che non rientrano nel programma di governo. Intervistato da Skytg24, Schifani spiega: “E’ un governo di servizio” quello sostenuto anche dal Pdl, ma “quello che ha detto il ministro Kyenge non rientra nel programma. Credo che sia necessario che in queste ore di avvio delicato” del lavoro dell’esecutivo “il premier spieghi ai propri ministri che una maggiore sobrieta’ su temi non discussi tra la maggioranza sarebbe auspicabile” altrimenti gli stessi ministri “potrebbero creare nocumento al governo stesso”. Schifani ha anche ricordato come l’onorevole Biancofiore “per una intervista sia stata costretta ad accettare il ritiro delle deleghe” mentre il viceministro Fassina “ha posto un veto inaccettabile e odioso sul nostro leader e Kyenge ha anticipato la presentazione di un disegno di legge senza che fossero presi uguali provvedimenti. Sullo ius soli ci sono tante modalità, non c'è una chiusura pregiudiziale del centrodestra, ma la parola ius soli da sola non dice nulla. Mi stupisce che il ministro ne abbia parlato in maniera così secca, cosi’ tranchant. Come mi stupisce che abbia detto che il reato di immigrazione clandestina sia stato voluto da una maggioranza politica. Sappia il ministro che quella maggioranza e’ parte della maggioranza che sostiene il governo”. LEGA - La Lega Nord continua a criticare le posizioni di Cecile Kyenge. “La ministra dell’Integrazione pensa che andrebbe abolito il reato di immigrazione clandestina. Io invece penso che andrebbe subito abolito proprio il ministero dell’Integrazione”, boldriniscrive il segretario della Lega lombarda, Matteo Salvini, su Facebook. PD - Livia Turco, presidente del Forum Politiche Sociali e Immigrazione del PD, in una nota afferma: “Sull’emigrazione no alle ventennali contrapposizioni dobbiamo trovare nuove sintesi. Se partiamo dai fatti, se valutiamo gli effetti e i risultato delle leggi possiamo, anche in un ottica di collaborazione, rivedere le norme risultate inefficaci” E “scrivere una nuova legge-quadro che si collochi nel nuovo contesto europeo ed euro mediterraneo”. “Sicuramente è profondamente inefficace e disumano il trattenimento fino ai 18 mesi nei Cie che, contrariamente a quanto dice Maroni - prosegue Livia Turco - non è affatto imposto dalla Direttiva Europea ma è solo una opzione possibile all’interno di un contesto il rimpatrio volontario assistito che e’ l’opposto del sistema del trattenimento forzato e dell’espulsione. Sempre se guardiamo ai fatti risultano profondamente inadeguate le norme sul lavoro contenute nella Bossi-Fini, per non parlare poi della solitudine dei comuni nel gestire le politiche dell’integrazione. Dunque, se vogliamo il bene del Paese e governare in modo efficace l’immigrazione dovremmo metterci intorno ad un tavolo e scrivere una nuova legge-quadro che si collochi nel nuovo contesto europeo ed euro mediterraneo. E sulla cittadinanza ai figli degli immigrati Gasparri deponga il suo elmetto e ascolti le sagge parole di Napolitano, prenda atto della nuova cultura che c e’ nel paese e dia il suo contributo per fare una legge saggia ed equilibrata”. BOLDRINI - Riconoscere la cittadinanza agli immigrati e’ una questione di civiltà. Lo sottolinea la presidente della Camera Laura Boldrini oggi in visita a Venezia. Il tema e’ emerso da una domanda di un cameriere albanese del Caffe’’ Lavena di Piazza San Marco che ha due figli e vive da 17 anni in Italia. E’ una questione di civilta - ha risposto la Boldrini - con cui fare i conti. Il presidente Napolitano ha sollecitato più volte di cambiare la legge sulla cittadinanza. Visto l’affetto che circonda Napolitano ho la sensazione che la questione sara’ recepita presto”. “E’ anacronistico che i ragazzi nati in Italia - ha aggiunto - che vivono con i nostri figli non possano avere la cittadinanza. E’ una questione di civilta’ e il Parlamento deve prenderne atto”.


 


Boldrini, ius soli e diritto di voto: calendarizzare il dibattito sulle proposte di legge

Oggi si è tenuto l’incontro con i sindacati e le associazioni che appoggiano la campagna per la riforma della legge sulla cittadinanza


Roma, 3 mag. (Adnkronos) - Riforma dell'attuale normativa sulla cittadinanza, con l'introduzione dello ius soli, e diritto di voto ai residenti di origine straniera. La campagna 'L'Italia sono anch'io' entra nel cuore delle istituzioni con un incontro tra le associazioni promotrici e la presidente della Camera Laura Boldrini, oggi a Montecitorio. Le firme raccolte per le due proposte di iniziativa popolare sono ben 230mila. Boldrini non si tira indietro, anzi. "Associazioni diverse - spiega dopo aver ascoltato gli interventi - premono affinché queste proposte vengano calendarizzate. Ritengo ci siano i presupposti per non lasciarle nel cassetto". "Mi impegnero' con i gruppi parlamentari - assicura - per cercare un percorso di massima collaborazione". Boldrini ricorda l'interesse del Presidente Giorgio Napolitano su questi temi, in particolare sulla cittadinanza per i bambini nati o cresciuti in Italia da genitori di origine straniera. “Spero che il Parlamento - auspica Boldrini - voglia cogliere le istanze che dal Presidente arrivano. E la sua rielezione", chiesta a gran voce dalle forze politiche, "me lo fa sperare. Mi unisco a coloro che pensano che dalla crisi - aggiunge - possano aprirsi spiragli di novità" per una società "più solida e coesa". Quella dello ius soli e del diritto di voto "sono battaglie di civiltà che occorre portare avanti. Semplificare, velocizzare e rendere più trasparente l'iter delle proposte di iniziativa popolare affinché "non restino nel cassetto a prender polvere". E' uno degli impegni assunti dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che oggi e' tornata a ribadirlo nel corso dell'incontro con le associazioni promotrici della campagna 'L'Italia sono anch'io'. Sul tavolo due proposte di legge di iniziativa popolare: una sulla concessione della cittadinanza ai figli di migranti nati in Italia; l'altra per il riconoscimento del diritto di voto ai residenti di origine straniera da 5 anni nel nostro Paese. Il presidente della Camera riconosce che il Regolamento "è molto difficile da capire, almeno per me che rappresento l'italiano medio". E uno dei temi della riforma che Boldrini intende portare avanti intende proprio facilitare l'iter delle proposte di legge nate dalla gente, anche "per riconciliare le istituzioni con i cittadini - spiega - Per farlo, bisogna mettersi dalla parte dei cittadini, io da lì vengo. E bisogna far sì - aggiunge - che i cittadini possano seguire come più facilità i lavori parlamentari".



L’intervento di Guglielmo Loy all’incontro con il Presidente della Camera Laura Boldrini.

Roma, 3 maggio 2013.


Gentilissimo Presidente, parlo a nome delle tantissime associazioni - oggi qui rappresentate ampiamente - che hanno partecipato alla campagna l’Italia sono anch’io, nel corso di questi ultimi due anni, ed hanno raccolto oltre 200 mila firme e sensibilizzato, assieme a numerose altre iniziativa, l’opinione pubblica, sul tema dei diritti di cittadinanza. Sono in parte le stesse persone che, per le loro associazioni, compongono il tavolo immigrazione e che tante iniziative hanno portato avanti in questi anni per una normativa sull’immigrazione equa ed efficace. E’ un grande piacere ed un privilegio poterla incontrare nelle vesti di presidente della Camera dopo averla avuta come portavoce della campagna contro il razzismo “non aver paura”. Siamo molto felici della sua elezione a presidente della Camera, come lo siamo per la nomina a ministro di Cecile Kyenge, un fatto che consideriamo epocale soprattutto dal punto di vista del cambiamento di cultura di una società che è diventata multietnica, a prescindere dai limiti della nostra classe dirigente a governare il fenomeno migratorio. Vogliamo cogliere questa occasione per esprimere, anche attraverso Lei, la piena solidarietà alla Ministra dell’Integrazione, condannando i ripetuti e volgari attacchi razzisti di cui è stata ed è ancora oggetto. Ci rendiamo conto, assistendo a queste barbarie, che il rifiuto delle persone diverse da noi non proviene dalla gente comune, ma da una parte assolutamente identificata di estremismo politico. Uno spettacolo indegno per un Paese civile, un’assenza di senso della democrazia, di cui tutti faremmo volentieri a meno. Il tema dei diritti di cittadinanza, del diritto di voto e della necessità di una legge che aggiunga lo jus soli a lo jus sanginis, è sempre fortemente sentito anche dal popolo italiano. Secondo alcuni sondaggi, oltre il 70% degli italiani sarebbero favorevoli a dare la cittadinanza ai bambini stranieri nati in Italia. Questa sensibilità è testimoniata anche dalle decine di proposte di legge già presentate in parlamento negli ultimi anni. Siamo coscienti che non è né facile né semplice il quadro politico in cui Lei si trova a lavorare, ma siamo anche sicuri che lei farà tutto quello che le è possibile (ed anche di più) per utilizzare le norme ed i regolamenti della Camera per stimolare il confronto ed il lavoro nelle commissioni, con il fine di arrivare ad un punto di vista comune, anche se mediato in materia di cittadinanza e voto agli stranieri. Siamo anche convinti che una buona riforma, così importante come quella dei diritti di cittadinanza, possa e debba essere costruita con il massimo del consenso possibile se vogliamo che essa resista nel tempo anche ai cambi di maggioranza di Governo. Trovare un punto di vista comune è quindi essenziale e prezioso. In questo senso, consideriamo importante per prima cosa dare risposta ai bambini nati in Italia (oltre 600 mila ormai), o qui arrivati da piccoli con regole e norme che considerino altri fattori come la permanenza media dei genitori in Italia o la partecipazione ad un ciclo scolastico. Non sarà facile, particolarmente per Lei, in particolare in questo difficile momento politico. Sappia comunque che avrà il mondo del sindacato e dell’associazionismo al suo fianco, come anche l’appoggio di tutti i sinceri democratici di questo paese. Appoggio non rituale, ma che sarà rafforzato dal costante dialogo con e tra i cittadini, senza il consenso dei quali qualsiasi cambiamento rischierebbe di essere fragile e temporaneo.


 

La nuova emigrazione

 

 

Lettera43.it

Lasciare l'Italia: chi sono i nuovi emigranti

 

La diaspora non conosce battute d'arresto. Gli italiani scappano dall'Italia al ritmo di quasi 200 mila all'anno. Sono donne e uomini in fuga da un Paese chino su se stesso, svuotato di energia e incapace di futuro.

4 MILIONI DI ESPATRIATI. Alla fine del 2012, l'Anagrafe degli italiani all'estero del ministero dell'Interno contava 4 milioni e 340 mila espatriati. Come se la popolazione di Roma e dintorni avesse deciso in blocco di cambiare nazione. Nella nuova fuga le regioni di provenienza contano sempre meno. Il Lazio è il terzo polo per numero di partenze, dietro a Sicilia e Campania. Poi ci sono la Puglia e la Lombardia, seguite da Veneto e Piemonte. Per dare un'idea, nel 1992, quando al governo c'era Giuliano Amato, tornato alla ribalta delle cronache come una riserva della Repubblica, l'Aire registrò 122 mila nuove iscrizioni.

AUMENTO DEL 12% L'ANNO. Da allora nelle cifre degli espatriati si può leggere la stagnazione del Paese. Ogni crisi è stata anticipata da fughe preventive e seguita da ondate di partenze per rassegnazione. Nel 2006 si è toccato il picco di 253.968 migranti. E dal 2008 al 2012 gli addii sono aumentati del 12%.

I migranti di oggi ripercorrono le vie tracciate dagli emigranti negli Anni 60.

Le mete sono quelle di sempre. Le vie tracciate dai nonni emigrati prima del boom economico, prima del mito della Vespa e di via Veneto. Argentina e Germania, i nemici-amici con nazionali eroiche da sfidare negli stadi, sono ancora le nazioni più gettonate con, rispettivamente, 691 mila e 652 mila presenze. Poi vengono Svizzera, Francia, Brasile, Belgio e Stati Uniti. Negli ultimi quattro anni le partenze per Buenos Aires e Berlino sono aumentate rispettivamente del 20,7% e del 7,3%.

Ma altri orizzonti hanno fatto breccia tra gli italiani in fuga. Per il Canada, per esempio, è vero boom: i connazionali residenti sono aumentati del 29% in quattro anni. In Cina sono cresciuti a un tasso ancor più sorprendente (+ 61%), ma i residenti (cioè quelli che si sono registrati negli elenchi) si fermano sotto quota 7 mila.

LA GERMANIA CERCA FORZA LAVORO. Anche la crisi contribuisce a plasmare i flussi migratori. E in qualche caso sono i governi a incanalarli. In Europa si assiste a una triste transumanza dai Paesi più deboli a quelli più forti dell'Unione.

Nel 2013, per esempio, attraverso la piattaforma Eures, l'agenzia europea che si occupa di mobilità, il governo di Berlino ha lanciato anche in Italia The Job of my life (il lavoro della mia vita).

Un programma coordinato dai ministeri del Lavoro italiano e tedesco per il reclutamento di giovani italiani dai 18 ai 35 anni (in alcune eccezioni a 40 anni) per contratti di apprendistato trasformabili a tempo indeterminato.

7 MILA CURRICULUM ALLE SELEZIONI. Prima di approdare in Italia, il progetto di Berlino ha fatto il tour dei Pigs europei, toccando Irlanda, Portogallo e Spagna. «Le selezioni», ha spiegato a Lettera43.it, Carmen Nettis, dello sportello Eures Italia del ministero di Roma, «sono iniziate a febbraio e si sono chiuse ad aprile». In circa tre mesi, sono stati raccolti 7 mila curriculum.

I nuovi migranti: giovani con competenze spendibili, imprenditori e famiglie intere

Cambiano i viaggi, ma soprattutto cambiano i viaggiatori. Una volta partivano solo i giovani laureati sfornati da un sistema universitario inefficiente e fondato su promesse impossibili da mantenere. Ora invece, sono ragazzi con competenze spendibili su molti mercati, ma stanchi di un Paese faticoso e soprattutto di una condanna alla precarietà eterna.

Diego e Jlenia, per esempio, hanno scelto il Canada, Paese freddo e civile: «Non ci ritrovavamo più in quest'Italia», hanno spiegato a Lettera43.it. Sono partiti nel 2011, grazie al visto working holiday(vacanza lavoro) con il quale Ottawa importa abitanti e braccia per le praterie e le città del Nord. La loro avventura raccontata in un blog ha attirato l'attenzione di talmente tanti italiani desiderosi di andarsene che oggi la giovane coppia tiene vere e proprie conferenze sui passi da compiere e gli errori da evitare di fronte a centinaia di potenziali migranti (leggi i dettagli).

DALLA CINA ALL'AUSTRALIA.  Ma c'è anche Jacopo, partito per scoprire le viscere della Cina, la nuova fabbrica del mondo e oggi dottorando a Hong Kong (leggi la sua storia).

O Silvia giornalista scappata dall'Italia per sfuggire alla crisi dell'editoria e emigrata a Londra con il compagno per irmettersi in gioco e ricominciare da zero. Ma non è pentita della scelta fatta, anzi. A confortarla c'è la consapevolezza di avere delle chance davanti. Lei intanto si prepara a coglierle tutte. (leggi la storia).

E poi Marco, oggi consulente per le piccole e medie imprese argentine che vive a Buenos Aires in un appartamento con terrazza e piscina in comune con gli altri condomini con 330 euro al mese e spiega i pro e i contro della ricetta populista di Cristina Kirchner (leggi la  sua esperienza).

Ma a lasciare l'Italia oggi sono anche intere giovani famiglie volate in Australia nonostante i contratti a tempo indeterminato in tasca. Come hanno fatto Sara, Manuel e i loro tre figli  (leggi le case history).

Ma c'è anche chi ha scelto di lasciare il Paese per dimenticare l'amarezza della perdita di lavoro optando per il volontariato. Come ha fatto Claudia, che a 59 anni e zero prospettive in Italia, visto che con la riforma Fornero, in pensione non ci potrà andare  prima del 2021, ha trovato la forza ricostruirsi un'altra vita in Zanzibar. A servizio degli altri (la sua storia). di Giovanna Faggionato, Sabato, 27 Aprile 2013


 

 

 

 

 

 

 

 


Emigrazione al contrario: i portoghesi fuggono in Africa


Con la crisi economica che colpisce i paesi occidentali, sta avvenendo un nuovo fenomeno quello “dell’emigrazione al contrario”, degli europei verso i paesi africani. Il primato di questa nuova emigrazione va al Portogallo , dove la crisi economica si è fatta sentire molto duramente. Le destinazioni sono le ex colonie, Angola e Mozambico. Dopo il boom dell’Angola negli anni passati , ora tocca il Mozambico un paese che offre buone prospettive per gli affari e l’impiego. Ne sono una prova i voli della compagnia di bandiera portoghese la TAP che nel 2012 ha trasportato 70.563 passeggeri a Maputo, il 26 per cento in più rispetto al 2011, e il tasso di riempimento dei suoi voli è passato dal 79,2 all’84,5 per cento. Secondo il ministro del lavoro mozambicano, nel 2011 nel paese risiedevano 4.355 portoghesi. Anche se non ci sono ancora cifre ufficiali, nel 2012 la cifra è certamente esplosa e dovrebbe essere attorno ai 25mila. La domanda ha assunto una tale ampiezza che all’inizio di gennaio la direzione generale delle migrazioni (Dnm) ha sospeso la consegna dei visti alle frontiere: molti portoghesi facevano richiesta al loro arrivo a Maputo, fingendo un soggiorno turistico. “La Dnm ha individuato parecchi casi di visti consegnati in modo irregolare o senza rapporto con l’obiettivo reale del soggiorno”, afferma il consolato generale portoghese a Maputo in un comunicato del 30 gennaio. Da quando la legge che regola l’ingresso degli stranieri in Mozambico è applicata strettamente, alcuni portoghesi sono stati presi alla sprovvista al loro arrivo e alcuni sono stati obbligati a ripartire. Questo ha provocato grande confusione nei servizi consolari, impreparati alla quantità di domande ricevute. A causa della crisi sempre più imprese e privati si rivolgono a questo paese, promosso dalle banche e dalle camere di commercio. Quello che bisogna ricordare è che non si deve partire disorganizzati , come afferma il presidente della banca di sviluppo statale Sofid Diogo Gomes de Araújo e che Maputo sta diventando sempre più cara e la vita per un disoccupato è molto difficile. Secondo Gomes de Araújo l’attrazione esercitata ultimamente dal Mozambico ha due motivi: lo sviluppo del paese e la crisi del Portogallo. Il Mozambico è “un paese di moda”, ma “bisogna essere consapevoli che non è l’Eldorado”. Ricardo Pedrosa Gomes, presidente della Federazione portoghese delle industrie dell’edilizia e dei lavori pubblici, mette in guardia sulla vastità del paese e avverte che molta gente “viene paracadutata nel posto sbagliato”. Nonostante ciò “le mode hanno un fondo di verità” e “il potenziale del Mozambico è innegabile”. Con un tasso di crescita tra il 7 e l’8 per cento, il flusso anomalo di arrivi nel paese non è affatto un’esclusiva dei portoghesi.

Fonte: volontariperlosviluppo.it


 

Donne immigrate

 


La condizione retributiva e contributiva delle donne straniere

 

A confronto con i connazionali e le donne italiane


domestica stranieraLa retribuzione media mensile di uno straniero nel 2011 è pari a 973 €. Disaggregando il dato per genere, risulta che le donne percepiscono un reddito più basso degli uomini, 790€ (donne) a fronte dei 1.122€ (uomini). Il differenziale retributivo tra stranieri e italiani si aggira intorno al -21% (- 289 €) per gli uomini e al -31% per le donne.

I contributi versati dalle donne straniere. Le donne rappresentano il 42,2% del totale dei contribuenti stranieri e i redditi da esse dichiarate ammontano al 34,7% dei redditi complessivamente dichiarati dagli stranieri. Mediamente una donna straniera dichiara annualmente 10.247 €, a fronte dei 14.100 € dichiarati dagli uomini stranieri. Un dato positivo per la componente occupazionale straniera femminile è l’aumento di contribuenti straniere del 5,2% tra il 2009 e il 2010, superiore a quello degli uomini che è stato del 3%. Infine, dall’analisi della dichiarazione dei redditi, emerge che lo scarto tra cittadini italiani e stranieri è maggiore  per gli uomini (- 9.122 €)  piuttosto che per le donne (-4.743 €). Questo è probabilmente dovuto al fatto che le disuguaglianze di genere persistono non solo tra gli stranieri, ma anche tra i cittadini autoctoni.

Per nazionalità. Le nazionalità per cui si registra il più alto numero di contribuenti donne sono l’Ucraina (71,2%), la Polonia (61,8%) e il Brasile (60,3%). Escluse Svizzera, Germania e Francia, i redditi medi annui più altri tra le donne straniere vengono percepiti dalle egiziane (15 mila €), dalle argentine (12.600 €), dalle donne provenienti dai paesi dell’ex-Jugoslavia (11.750 €) e dalle tunisine (11.590 €). In termini di reddito dichiarato, lo scarto tra uomini e donne straniere è maggiore per la categoria femminile. Le differenze più consistenti emergono tra i brasiliani (-12.700 €) e gli argentini (-12.500 €), che costituiscono però dei casi particolari come descritto nella nota metodologica, a cui seguono gli ex-jugoslavi (-5 mila €), i senegalesi (-4.600 €) e i marocchini (-4.400 €). Solo le egiziane e le polacche riportano dei differenziali positivi rispetto ai loro connazionali di sesso maschile, rispettivamente + 3 mila € e 340 €.

Variazione % dei contribuenti tra 2009 e 2010. L’incremento maggiore di contribuenti donne ha interessato le moldave (+21,4%) e a seguire le ucraine (+14,6%), le rumene (+12,9%) e le cinesi (+12,7%). Una tendenza negativa in questo senso è invece sperimentata dalle donne provenienti dall’ex Jugoslavia.

I differenziali di reddito per regione. La percentuale di contribuenti donne sul totale dei contribuenti stranieri non varia considerevolmente da una regione all’ altra. La regione in cui tale percentuale è più alta è la Val d’Aosta (49,5%), mentre quella in cui è più bassa è la Lombardia (38,5%.) Lo stesso discorso vale per l’ammontare di redditi dichiarati dalle donne straniere sul totale dei redditi dichiarati dalla popolazione straniera: i due estremi si riconfermano essere la Val d’Aosta con una percentuale del 42% e la Lombardia con il 31%. Maggiori differenze regionali si rilevano, invece, se consideriamo il reddito medio: per le donne è più alto in Lombardia (quasi 12 mila €) e in Friuli Venezia Giulia (11 mila €), mentre è più basso in Calabria (6 mila €), Puglia (7.600 €) e Basilicata (7.800 €). A confronto con i connazionali e le donne italiane

La retribuzione media mensile di uno straniero nel 2011 è pari a 973 €. Disaggregando il dato per genere, risulta che le donne percepiscono un reddito più basso degli uomini, 790€ (donne) a fronte dei 1.122€ (uomini). Il differenziale retributivo tra stranieri e italiani si aggira intorno al -21% (- 289 €) per gli uomini e al -31% per le donne.

I contributi versati dalle donne straniere. Le donne rappresentano il 42,2% del totale dei contribuenti stranieri e i redditi da esse dichiarate ammontano al 34,7% dei redditi complessivamente dichiarati dagli stranieri. Mediamente una donna straniera dichiara annualmente 10.247 €, a fronte dei 14.100 € dichiarati dagli uomini stranieri. Un dato positivo per la componente occupazionale straniera femminile è l’aumento di contribuenti straniere del 5,2% tra il 2009 e il 2010, superiore a quello degli uomini che è stato del 3%. Infine, dall’analisi della dichiarazione dei redditi, emerge che lo scarto tra cittadini italiani e stranieri è maggiore  per gli uomini (- 9.122 €)  piuttosto che per le donne (-4.743 €). Questo è probabilmente dovuto al fatto che le disuguaglianze di genere persistono non solo tra gli stranieri, ma anche tra i cittadini autoctoni.

Scarica studio completo Le disuguaglianze di genere


Giurisprudenza

 


Sanatoria, ecco una sentenza innovativa per gli immigrati

Avvenire.it


Genova, 30 aprile 2013 - Il Tar Liguria riconosce la sanatoria anche agli stranieri che siano usciti dall’Italia per un breve periodo - Gli stranieri residenti in Liguria, così come nel resto dell'Italia, crescono sempre di più, anche se il loro numero rispetto a qualche anno fa è leggermente diminuito. La loro presenza però all’interno della regione è strutturata e stabilizzata, anche se il fenomeno migratorio sta attraversando un momento di assestamento, con però una maggiore integrazione degli stessi all’interno delle realtà locali. I paesi di provenienza sono vari, ma il dato che più fa riflettere è quello che riguarda l’occupazione. Infatti, gli stranieri continuano a svolgere mansioni di bassa qualifica, ma rappresentano anche gli unici eredi di tradizioni professionali, soprattutto artigiane, ormai estinte, e che sono invece un settore di sviluppo importante per la Liguria. Ecco perché la presenza d’immigrati è fondamentale, e a tal proposito un passo avanti nei loro confronti è stato fatto dal Tar Liguria. Il Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria con la sentenza 372 del 12 aprile scorso, ha accolto il riscorso presentato dagli avvocati Mauro Gradi e Mencoboni-Pescatore del Foro di Genova. I due avvocati si sono espressi in merito alla norma che subordina la sanatoria alla presenza ininterrotta dello straniero su suolo italiano dal 31 dicembre 2011, poiché questa deve essere interpretata non in termini assoluti ma "estensivi e garantisti". Del resto un’interpretazione restrittiva della locuzione "presenza ininterrotta" vanificherebbe l’applicabilità della sanatoria stessa, ecco perché va intesa invece come presenza "sostanzialmente ininterrotta", non incompatibile quindi con un breve soggiorno, nel caso in questione, di 14 giorni, nel proprio paese d’origine, nell’arco solare di permanenza continuativa in Italia.

L’avvocato Mauro Gradi, si auspica che tale pronuncia nel solco della c.d. linea Riccardi che ha dato finalmente una chance a molti lavoratori stranieri, possa costituire un altrettanto precedente importante, di esempio non solo in Liguria ma anche in altre regioni italiane.

Sentenza del 12 aprile 2013 Tribunale Amministrativo Regionale per la Liguria


 


«Immigrazione clandestina: reato da eliminare»


Roma, 24 aprile 2013 - Eliminare il reato di immigrazione clandestina, «una norma penale del tutto inefficace e simbolica». È una delle proposte contenute nel piano di depenalizzazione messo a punto dall’apposita commissione incaricata dal ministero della Giustizia nel novembre 2012, che, presieduta dal professor Antonio Fiorella, ha presentato ieri le conclusioni dei propri lavori, che hanno riguardato anche la riforma della prescrizione, per garantire tempi più certi ai processi. Introdotto dal pacchetto-sicurezza del 2009, il reato di immigrazione clandestina, sottolinea la commissione, «prevede un regime sanzionatorio irrazionale, in quanto alla pena principale, di carattere pecuniario, che sicuramente il soggetto non sarà in grado di pagare, viene sostituita la sanzione dell’espulsione più grave della pena principale». Dunque, sostengono i tecnici incaricati dal ministro della Giustizia, Paola Severino, «a garantire la disciplina dei flussi in ingresso è sufficiente il procedimento amministrativo di espulsione, presidiato anche dalla sanzione penale». Nessun «retropensiero ideologico», ha assicurato il ministro, la proposta è legata solo alla «irrazionalità» di tali norme. La filosofia di fondo delle proposte di depenalizzazione è quella del carcere come extrema ratio. Ma alcune materie, come ambiente, territorio e paesaggio, salvo alcune eccezioni, sono state espressamente escluse dall’opera di depenalizzazione in ragione dell’importanza dei beni coinvolti. Per quanto riguarda la riforma della prescrizione, mette in campo una diversa modalità di calcolo dei termini, che sia un «giusto punto di equilibrio tra le esigenze di accertamento dei reati e il diritto del cittadino a vedere celebrato in termini ragionevoli il processo». Col ritorno a un sistema di determinazione della prescrizione per fasce di gravità di reati e il mantenimento del raddoppio dei termini per reati di mafia e terrorismo. Proposte che non cozzano contro il lavoro dei "saggi" nominati dal Capo dello Stato, che, spiega il ministro, «è, come ha detto anche il Presidente della Repubblica, un lavoro aperto, che dovrà essere integrato, uno spunto su un tema importante». Altre proposte presentate ieri, quelle relative all’auto riciclaggio, elaborate dal Gruppo di lavoro coordinato dal procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco. Due le indicazioni alternative avanzate. Una ipotizza un’unica fattispecie che comprenda riciclaggio e auto riciclaggio. L’altra prevede la costruzione di un’autonoma fattispecie di auto riciclaggio, circoscrivendo il suo ambito di applicazione soltanto ad alcune delle condotte oggi punibili a titolo di riciclaggio. Entrambe prevedono il mantenimento dell’attuale cornice sul piano delle pene, con la reclusione da 4 a 12 anni, con aumento della multa. Tutte proposte, sottolinea il ministro, che «verranno consegnate, seppure idealmente, al prossimo ministro che potrà fare liberamente le sue valutazioni se in esse vi sia materiale utile o no».

Antonio Maria Mira


Lavoro domestico


Lavoratori domestici: a quota 6 le ratifiche della Convenzione ILO


Ginevra, 29 aprile 2013 – Due ulteriori ratifiche – da parte di Bolivia e Nicaragua – della Convenzione sui lavoratori domestici (ILO, Convenzione n. 189), sono state registrate in questi giorni a Ginevra, al quartier generale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Sono ora 6 i Paesi che hanno introdotto nella propria legislazione le norme contenute nello strumento di tutela del lavoro domestico. Bolivia ha depositato gli strumenti di ratifica lo scorso 15 aprile, mentre il Nicaragua – che l’aveva fatto già lo scorso 10 gennaio (terzo Paese in ordine di tempo a ratificare)- è stato ora ufficialmente registrato.

Queste le date ufficiali di ratifica da parte dei sei Paesi:

Uruguay:                                14 giugno 2012
Philippines                             5 settembre 2012
Mauritius                                13 settembre 2012
Nicaragua                               10 gennaio 2013
Italia                                    22 gennaio 2013
Bolivia                                    15 aprile 2013

L'Irlanda, inoltre, ha dichiarato la sua intenzione di ratificare la Convenzione. Alla 9 ° riunione regionale e centrale europea della Organizzazione internazionale del lavoro a Oslo - tenuta all'inizio di questo mese - il ministro per lo Sviluppo Sociale irlandese ha annunciato che l'Irlanda ratificherà a breve la Convenzione sul lavoro domestico e, nell’ambito del proprio turno di presidenza dell'UE, ha invitato altri Stati membri dell'UE a ratificare.

Human Rights Watch richiede ulteriori informazioni da parte dei governi in materia delle procedure che intendono adottare al fine di ratificare la Convenzione sui lavoratori domestici o proseguire le riforme legislative per rafforzare le tutele per i lavoratori domestici.


 

Cittadinanza


Boldrini, ius soli e diritto di voto: calendarizzare il dibattito sulle proposte di legge

Oggi si è tenuto l’incontro con i sindacati e le associazioni che appoggiano la campagna per la riforma della legge sulla cittadinanza


Roma, 3 mag. (Adnkronos) - Riforma dell'attuale normativa sulla cittadinanza, con l'introduzione dello ius soli, e diritto di voto ai residenti di origine straniera. La campagna 'L'Italia sono anch'io' entra nel cuore delle istituzioni con un incontro tra le associazioni promotrici e la presidente della Camera Laura Boldrini, oggi a Montecitorio. Le firme raccolte per le due proposte di iniziativa popolare sono ben 230mila. Boldrini non si tira indietro, anzi. "Associazioni diverse - spiega dopo aver ascoltato gli interventi - premono affinché queste proposte vengano calendarizzate. Ritengo ci siano i presupposti per non lasciarle nel cassetto". "Mi impegnero' con i gruppi parlamentari - assicura - per cercare un percorso di massima collaborazione". Boldrini ricorda l'interesse del Presidente Giorgio Napolitano su questi temi, in particolare sulla cittadinanza per i bambini nati o cresciuti in Italia da genitori di origine straniera. “Spero che il Parlamento - auspica Boldrini - voglia cogliere le istanze che dal Presidente arrivano. E la sua rielezione", chiesta a gran voce dalle forze politiche, "me lo fa sperare. Mi unisco a coloro che pensano che dalla crisi - aggiunge - possano aprirsi spiragli di novità" per una società "più solida e coesa". Quella dello ius soli e del diritto di voto "sono battaglie di civiltà che occorre portare avanti. Semplificare, velocizzare e rendere più trasparente l'iter delle proposte di iniziativa popolare affinché "non restino nel cassetto a prender polvere". E' uno degli impegni assunti dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che oggi e' tornata a ribadirlo nel corso dell'incontro con le associazioni promotrici della campagna 'L'Italia sono anch'io'. Sul tavolo due proposte di legge di iniziativa popolare: una sulla concessione della cittadinanza ai figli di migranti nati in Italia; l'altra per il riconoscimento del diritto di voto ai residenti di origine straniera da 5 anni nel nostro Paese. Il presidente della Camera riconosce che il Regolamento "è molto difficile da capire, almeno per me che rappresento l'italiano medio". E uno dei temi della riforma che Boldrini intende portare avanti intende proprio facilitare l'iter delle proposte di legge nate dalla gente, anche "per riconciliare le istituzioni con i cittadini - spiega - Per farlo, bisogna mettersi dalla parte dei cittadini, io da lì vengo. E bisogna far sì - aggiunge - che i cittadini possano seguire come più facilità i lavori parlamentari".


 

 

Foreign Press


The Economist

Immigration into Britain

You’re not welcome

An anti-immigration polemic fails by being too well researched

Apr 20th 2013 |From the print edition


The British Dream: Successes and Failures of Post-War Immigration. By David Goodhart. 

DAVID GOODHART dislikes immigration. He thinks Britain has made a colossal mistake by being so open to foreigners over the years. The efforts of the current Conservative-led coalition government to drastically reduce net immigration do not, in his view, go far enough. He not only disapproves of ghettoes, where immigrants subsist on welfare and fail to integrate into British society. He also dislikes places like London’s financial district and Silicon Valley, with their highly productive, English-speaking immigrants. He can just about tolerate foreign players in the English Premier League, but that is about it. He has many reasons. New arrivals make life harder for native workers, asserts Mr Goodhart, who runs Demos, a centre-left think-tank. They compete for public services. Their ghettoes are an affront to common decency. By making Britain more diverse, they have reduced fellow feeling. When a country has lots of immigrants, its residents turn against the welfare state: people are less inclined to contribute money to a system that seems to benefit people who do not look like them. The churn of new arrivals also makes it harder to integrate previous generations of immigrants. So runs Mr Goodhart’s argument. His position is not original, although he has made the argument about immigration undermining the welfare state his own. Nearly all British people agree with him that there is far too much immigration. But “The British Dream” is not consistently polemical. Wrapped in an insistent, occasionally intemperate argument about the malign effects of immigration is something much more interesting: an analysis of how immigrants have fared in Britain, and how they have changed the country. This bit of the book (roughly the middle 250 pages) is fairly unbiased, well-researched and shrewd—so much so that it makes Mr Goodhart’s conclusions seem rather odd.

The immigrant Britain described in this book is hugely diverse—almost as much so as British society itself. There are, the author explains, enormous differences between west African and east African immigrants, between Pakistanis from the Mirpur Valley and Pakistanis from Lahore. Afro-Caribbean women fare much better than Afro-Caribbean men. Some groups, like the Indians kicked out of Uganda by Idi Amin, have succeeded spectacularly. Others, like Somalis, are in desperate shape. Some, like Indians, are economically integrated but still tend to marry among themselves; for others, like Afro-Caribbeans, the reverse is true. And everybody is becoming more mixed. Mr Goodhart tries to focus on immigrant groups that have not integrated much, and on places where segregation is sharpest. He returns again and again to the Mirpuris who have settled in Bradford—an exceptionally isolated and troubled bunch. But his gaze often wanders, to places with happier and more interesting stories. Even when he focuses on the trouble-spots, he is honest enough to admit that towns like Bradford are becoming less segregated (at least in mathematical terms); that imams are more likely to speak English these days; and that young British Pakistanis are much more likely to be in education than are whites.

Honest admissions of tricky evidence repeatedly undermine the argument. In a long attack on obsessives who see racism everywhere, for example, Mr Goodhart mentions a startling statistic. Send out CVs with ethnic-minority-sounding names, and the response from employers is barely half as good as the response to CVs with white-sounding names.

The result is a book that does not really accomplish what it sets out to achieve. Mr Goodhart does not convince the reader—at times he does not even appear to convince himself—that immigration is such a terrible thing. He has even moderated his theory that immigration must be bad for the welfare state, which caused a stir in Britain a decade ago: he now thinks welfare can persist even in an immigrant society if it is made more contributory. The book is good sociology, and, as a result, poor polemic. “The British Dream” fails. But it would have been a much worse book if it had succeeded.

From the print edition: Books and arts

 

Notizie in Breve


news in 50 lingue

Rom: la Cassazione rigetta il ricorso del Governo e mette fine all’“emergenza nomadi”.
Rigettato il ricorso contro la sentenza del Consiglio di Stato che stabiliva l’illegittimità dell’“emergenza nomadi”. Associazione 21 luglio: “Chiusa definitivamente la stagione dei Piani Nomadi”.

 

Le organizzazioni umanitarie chiedono di incontrare i migranti egiziani e tunisini che sbarcano sulle coste italiane.
Appello di Unhcr, Oim e Save the Children a cui è stato negato, a Siracusa, un colloquio con i migranti sbarcati, molti dei quali minori, per informarli dei loro diritti.

 

La Regione Toscana esenta dal ticket sanitario i minori non accompagnati.
La Giunta regionale ha esteso l’esenzione dal ticket per le prestazioni specialistiche ambulatoriali e l’assistenza farmaceutica anche ai minori “temporaneamente fuori famiglia”.

 

Lettonia: approvati 17 progetti per l’integrazione degli immigrati con il sostegno del Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi.
Tra le prerogative del programma, migliorare la qualità dei servizi offerti agli immigrati e favorirne l’integrazione nella società tramite corsi di lingua ed eventi.

 

Alla Biblioteca Chelliana di Grosseto arriva lo “Scaffale circolante”.
Fino ad ottobre la sperimentazione di una sezione dedicata alle comunità immigrate con opere nelle lingue originali.