Newsletter periodica d’informazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli
iscritti UIL

 

 

 

 

Anno XI n.17 del 23 maggio 2013

 

Consultate www.uil.it/immigrazione

Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

UE a 28, chiediamo che non ci sia moratoria per la Croazia

Europa a 28 – Inutile e dannosa la moratoria per la Croazia

Al Governo italiano la UIL rivolge un appello: in accordo con la risoluzione adottata dalla Confederazione Europea dei Sindacati nel dicembre 2012, chiediamo all’Esecutivo di non adottare le misure transitorie di limitazione della libera circolazione dei lavoratori subordinati croati, rese possibili dal Trattato di adesione della Croazia all’UE. Tali misure, ipotizzabili in caso di forte pressione migratoria da parte dei lavoratori di un paese neocomunitario, avrebbero invece nel caso dei lavoratori croati in Italia un risultato del tutto negativo. Viceversa, concedere da subito la piena libera circolazione ai lavoratori croati (molti dei quali di origine, lingua e cultura italiana, anche se non tutti di passaporto) avrebbe - a parere della Uil - Il vantaggio sin dal prossimo 1° luglio, di un trattamento alla pari di tutti gli altri cittadini comunitari nell’accesso al lavoro, facendo quindi cadere qualsiasi pretesto sulla necessità di impiegarli irregolarmente. Niente moratoria significa niente alibi per il lavoro nero.

 

 

 

http://www.immigrazione.biz/img/ico_allegato.gif

 

SOMMARIO

 

 

 

 

Appuntamenti pag. 2

 

A luglio la Croazia entra nella UE pag. 2

 

Rapporto Istat 2013 pag. 3

Cittadinanza, partita persa? pag. 4

 

Moldavia: cooperazione internazionale tra sindacati pag. 5

 

Tunisia: conferenza sulle migrazioni pag. 7

 

Crisi e migrazioni pag. 9

Migrazioni: ricette contrapposte pag.10

 

Foreign Press pag. 11

 

Notizie in breve pag. 12

 

 

 

 

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.


Dipartimento Politiche

Migratorie: appuntamenti



Bruxelles, 31 maggio 2013

ILO Conference on Promoting the Integration of Migrant Domestic Workers in Europe

(Ivana Veronese)

Roma, 04 giugno 2013, Unioncamere, ore 09.30

CNA - Rapporto annuale sull’impresa etnica

(Giuseppe Casucci)


 

Europa a 28


A giugno la Croazia entra nell'Ue
«Ottima opportunità per il Nordest»

Summit tra il presidente del consiglio regionale Ruffato e il ministro Zanonato, che hanno incontrato il ministro croato Lorencin


VENEZIA 20 maggio 2013 -  - Italia e Crozia, con un interscambio economico che tocca già punte del 40%, con l'ingresso della seconda nell'Ue il primo giugno saranno ancor più vicine ed assieme più competitive. È quanto emerso nel corso di un incontro bilaterale guidato dal Presidente del Consiglio regionale del Veneto Clodovaldo Ruffato che ha visto la partecipazione del ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato e del suo omologo croato al Turismo, Darko Lorencin. Per Zanonato si tratta di una grande occasione per sviluppare ulteriormente gli scambi ma anche per creare opportunità, dall'altra sponda dell'Adriatico, per le imprese italiane di cui già 250 circa sono affermate in loco. Le materie di interesse comune sono l'agricoltura, la pesca il turismo e l'industria da supportare, in prospettiva, con opportune infrastrutture. Tutti temi sui quali si è trovato d'accordo Lorencin che ha sottolineato come la Croazia, in attesa dell'ingresso nell'Ue, abbia lavorato molto per assimilare l'identità europea. «Certe cose la Croazia le può fare da sola - ha detto Lorencin - ma sotto la pressione dell'Ue sarà possibile fare passi mirati e crescere più velocemente». «In vista dell'ingresso nell'Ue - ha sottolineato - stiamo svolgendo un grande lavoro articolato su 11 punti tra cui al centro c'è la programmazione finanziaria e la piccola e media impresa per gestire al meglio i fondi strutturali comunitari che arriveranno». Si tratta di 700 mln di euro per il 2013 per poi entrare a regime negli anni successivi con un miliardo di euro all'anno.

«L'ingresso della Croazia nell'Ue il primo di giugno è un evento importante e positivo e diventa un grande vantaggio per loro e l'Italia le relazioni bilaterali sono eccellenti. L'Italia è il primo fornitore ed il primo cliente della Croazia». Questo il commento del ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato. «Il vantaggio è anche quello che ci mette in contatto l'Italia - ha aggiunto Zanonato - con Paesi verso i quali ci interessa continuare un'attività anche nel campo delle attività produttive». «Ci sono problemi infrastrutturali - ha rilevato - come la terza corsia della A4 Venezia-Trieste, che vanno risolti ma credo se ne stia occupando la Regione Friuli con una certa voglia di risolvere il problema». «Adesso si apriranno una serie di nuove possibilità - ha sottolineato - sia sul piano del commercio che degli scambi che dal punto di vista delle presenze delle nostre aziende che in Croazia sono già 250 circa».

«L'ormai imminente ingresso della Repubblica croata nell'Unione europea rappresenta una grande opportunità per il Nord est adriatico, e in particolare per il Veneto»: queste le parole del presidente del Consiglio veneto Clodovaldo Ruffato. «Il Veneto - ha ricordato Ruffato - ha sempre promosso e incoraggiato la trattativa tra Bruxelles e Zagabria, fermamente convinto del ruolo politico, economico e culturale che la Croazia riveste nei Balcani, in particolare con le sue regioni adriatiche Istria e Dalmazia storicamente legate a Venezia. L'ammissione della Croazia dal prossimo 1 luglio all'Unione europea è destinato a favorire l'avvicinamento all'Europa di tutti gli altri Paesi dell'ex Jugoslavia». L'interesse del Veneto e del Nordest verso il partner croato - ha evidenziato il numero uno di palazzo Ferro-Fini - non è solo di natura economica, per i solidi rapporti commerciali e industriali in essere legati alla diffusione della piccola impresa sulle due sponde dell'Adriatico, e per le prospettive dell'export valorizzate dai progetti di cooperazione transfrontaliera, ma anche di natura culturale, per la «radicata presenza della lingua e della cultura veneta in Istria» e lungo tutta la fascia costiera. (Ansa)



Immigrati. Per il 62,9% degli italiani non tolgono lavoro agli italiani. Istat


immigrazione.aduc.it, 22 maggio 2013 - Il 61,4% dei cittadini italiani si dichiara d'accordo con l'affermazione che "gli immigrati sono necessari per fare il lavoro che gli italiani non vogliono fare". Una quota simile (62,9%) è poco o per niente d'accordo con l'idea che "gli immigrati tolgono lavoro agli italiani". Lo rivela l'Istat nel Rapporto annuale 2013, spiegano che dunque, in generale, l'opinione per cui il lavoro degli immigrati va a sostituire la forza lavoro locale sulle mansioni evitate dagli italiani sembra prevalere sulla percezione di una rivalità tra italiani e immigrati sul mercato del lavoro. La posizione degli italiani verso gli immigrati appare però risentire della crisi. Alcune fasce della popolazione avvertono infatti uno stato di competizione nell'aggiudicarsi risorse scarse, in particolare il posto di lavoro. Anche se l'86,7% degli italiani è d'accordo nel ritenere che ogni persona dovrebbe avere il diritto di vivere in qualsiasi Paese del mondo, superano il 50% coloro che sostengono che, in condizione di scarsità di lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli italiani rispetto agli immigrati. Oltre al titolo di studio, è la percezione di una condizione personale di maggiore vulnerabilità, o l'esposizione al rischio di perdita dell'occupazione, a far crescere la probabilità che un cittadino si dichiari d'accordo con una maggiore protezione a favore degli italiani, soprattutto laddove i rischi di sostituzione tra manodopera italiana e straniera sono percepiti più alti. In particolare, è il titolo di studio che, tra le caratteristiche individuali considerate, influenza maggiormente la probabilità di percepire gli immigrati come dei competitors e il conseguente riconoscimento per gli italiani di un diritto di precedenza nell'accesso al mercato del lavoro: i meno istruiti - cioè quanti hanno al più conseguito la licenza media - hanno una probabilità più che doppia di quella dei laureati di essere d'accordo piuttosto che contrari (la stessa probabilità diventa pari a 1,5 per i diplomati). Questo risultato è in linea con le analisi contenuto nel terzo capitolo del Rapporto sul mercato del lavoro, che mostrano come per un lavoratore straniero sia più probabile avere un lavoro poco qualificato nei servizi, mentre per gli italiani questo avviene nell'industria. Infatti è nelle regioni settentrionali e in particolare nel Nord-est che la probabilità di affermare un diritto di precedenza per gli italiani è maggiore rispetto a chi vive nel Centro. La stessa modalità, invece, non risulta significativa nel Mezzogiorno, dove gli stranieri lavorano soprattutto in agricoltura e nei servizi, attività percepite come poco attraenti dagli italiani. 



Rapporto Istat 2013: cresce ancora l’occupazione straniera, 83 mila unità nell’ultimo anno.

In calo però il tasso di occupazione degli stranieri, sceso in quattro anni del 6,5%.


 

www.istat.it  - Roma, 23 maggio 2013. Nel 2012 l’occupazione straniera (pari a 2 milioni 334 mila) è aumentata (+83 mila rispetto al 2011) ma, a differenza del recente passato, l’incremento è avvenuto a ritmi dimezzati ed è ascrivibile in oltre otto casi su dieci all’aumento registrato nei servizi alle famiglie (+73 mila unità, quasi esclusivamente donne). È il quadro tracciato dal Rapporto annuale 2013 dell’Istat. Secondo l’Istituto, le presenze più consistenti di stranieri si trovano nelle costruzioni (18,9%) e nei servizi domestici e di cura (76,8% nel 2012, era 67,3% nel 2008). Tra le professioni non qualificate un occupato su tre è straniero. Il tasso di occupazione degli stranieri scende però dal 2008 di 6,5 punti percentuali contro 1,8 punti degli italiani (dal 67,1% al 60,6% e dal 58,1% al 56,4%, rispettivamente). In particolare, gli uomini stranieri perdono 10,3 punti percentuali contro i 3,5 punti degli italiani. Gli stranieri in cerca di occupazione sono aumentati del 23,4%. Tra il 2008 e il 2012 il tasso di disoccupazione degli immigrati è cresciuto di quasi 2 punti in più (dall’8,5% al 14,1%) rispetto a quello degli italiani (dal 6,6% al 10,3%). In confronto agli autoctoni, nel 2012 le differenze più elevate sono presenti nel Nord (14,4% contro 6,4% degli italiani). Le diverse comunità sono state differentemente colpite dalla crisi: la perdita occupazionale risulta maggiore per marocchini e albanesi, più inseriti nel settore industriale, mentre risultano meno colpite le comunità (soprattutto la componente femminile) più impegnate nei lavori di servizi alle famiglie e di assistenza (filippina, romena, polacca).

(Red.)


 

 

 

 

 

 

 

 

Cittadinanza

 


Cittadinanza. Anche questa volta una battaglia persa?

PD e SEL ne hanno fatto una bandiera da campagna elettorale, ma per una riforma indispensabile al Paese bisogna negoziare un compromesso in Parlamento. Il PdL esca dall’“ossessione” dell’immigrazione e non si faccia dettare la linea dalla Lega, anche perché la xenofobia non paga


Roma – 20 maggio 2013 - Così, anche per questa legislatura, la battaglia sembrerebbe persa. Prima la dichiarazioni di Grillo, che chiarisce, questa volta senza possibilità di equivoco, di "non voler lasciare l'immigrazione alla Lega". Poi l'intervista ad Alfano che statuisce, apparentemente parlando a nome del Governo e sicuramente a nome del PDL: "Niente ius soli, ma riforme condivise. Le altre le farà chi vincerà alle prossime elezioni." Dunque punto e a capo? Se la matematica non è un opinione, al Senato non esiste una maggioranza in grado di approvare una legge sullo "ius soli temperato" così come la vorremmo noi (io che scrivo e buona parte di voi che leggete). Prima di passare ad analizzare cosa possiamo fare per superare questo stallo vorrei fare due considerazione: una a testa per destra e sinistra. Iniziamo dai duri e puri della riforma della ius soli. Sono certo che lo abbiano già capito da se, ma repetita iuvant. In assenza di una propria maggioranza, fare della riforma della legge sulla cittadinanza una bandiera di parte avrà sicuramente rassicurato una buona parte del proprio elettorato, ma ha di fatto portato il campo avverso ad ostacolare per partito preso una tale riforma solo per distinguersi ed opporsi alla coalizione PD/SEL. In un contesto di "campagna elettorale permanente" bisognava sottrarre il tema dal terreno elettorale per portarlo su quello parlamentare delle riforme incontestabilmente necessarie e comunque volute dalla maggioranza del Paese. È ovvio che questo richiedeva la disponibilità ad un compromesso sui contenuti, cosa a cui del resto si prestano agevolmente quasi tutti i testi delle proposte di riforma presentati da PD e SEL. Un punto dovrebbe essere chiari a tutti.  Una riforma epocale come quella che modifica le modalità di acquisto della cittadinanza italiana ,da sempre legata allo "ius sanguinis", richiede una convergenza più ampia possibile quantomeno sul principio che ci sono figli di immigrati che sono di fatto italiani ed ai quali bisogna dare questo riconoscimento anche di diritto. Le modalità ed i dettagli con cui la nuova normativa concederà l'acquisto del diritto, hanno infinitamente meno importanza del principio stesso e devono esser messi sul tavolo per negoziare un compromesso.
Infine un consiglio al centro destra che, come molti partiti di destra europei, è sempre tentato di cavalcare, più o meno esplicitamente, il tema dell'avversione agli immigrati, in questo caso mischiato furbescamente con quello della ius soli. Come spiega un interessante articolo dell'Economist la durezza in materia di immigrazione come collettore di voti è una "conclusione stupidamente semplicistica". "Non lo è per un partito conservatore che si candidi in una elezione nazionale e, soprattutto, non lo è quando si tratta di ottenere la maggioranza per vincere delle elezioni". Nel Regno Unito, ad esempio, negli ultimi 10 anni i rappresentanti dei Tory che hanno usato temi xenofobi hanno sempre perso le elezioni. In Francia la destra ha vinto rifiutando le estremizzazioni del Front National di Le Pen. Alfano intende occuparsi di temi come la disoccupazione e la crescita economica o preferisce apparire come "ossessionato" dai temi dell'immigrazione al punto da apparire contrario a dare la cittadinanza ai nuovi italiani compagni di scuola dei suoi figli? Una destra che si candida ad esistere anche dopo ed oltre Berlusconi, crede davvero che in un Paese con una così larga fetta di elettorato di impronta cattolica si possa tornare a governare in compagnia di un partito razzista come la Lega Nord o continuare a sostenere tematiche furbescamente xenofobe come quelle di Gasparri e degli ex AN del PdL? In un momento in cui le ammirate élite del mondo USA (si pensi al gruppo di pressione lanciato da Mark Zuckerberg, al progetto Thedreamisnow.org di Laurene Powell Jobs o alla Partnership for a New American Economyguidata da Michael Bloomberg) si battono proprio per dare una chance di diventare cittadini americani ai milioni di figli di immigrati clandestini suona tristemente provinciale e miseramente lungimirante affidare "la linea" a Salvini e Calderoli. È su queste contraddizioni della destra italiana, destinate a crescere sempre più, che i rappresentanti di PD e Sel dovranno lavorare per far emergere un possibile accordo che sarà comunque necessario anche qualora alle prossime elezioni dovessero risultare vincenti. Incalzare il Pdl sui diritti delle seconde generazioni, puntare sulla condivisione che il tema trova in tutta l’area cattolica, cogliere e valorizzare ogni singola apertura che arriva dai propri interlocutori sono le mosse indispensabili per riscrivere l’esito di questa battaglia.

Gianluca Luciano
Editore di Stranieri in Italia


 

Sindacati


Chisenau (Moldova) – Firma di accordi di cooperazione in materia migratoria, tra sindacati Ukraini e Moldavi e Cgil, Cisl e UIL


conferintaRoma, 21 maggio 2013 - Le organizzazioni sindacali italiane (CGIL, CISL, UIL) hanno firmato lo scorso venerdì 17 maggio a Chisenau importanti accordi di cooperazione con i sindacati della Moldavia e Ucraina. Protocolli che impegnano i firmatari a promuovere e a proteggere i diritti dei lavoratori migranti coerentemente con le Convenzioni delle Nazioni Unite e dell’ILO. L’evento si è svolto nella capitale Moldova, nell’ambito del progetto regionale “la gestione efficace della migrazione di manodopera e di qualifiche”, finanziato all’Unione Europea e realizzato dall’ILO, in collaborazione con l’Organizzazione internazionale delle Migrazioni (OIM), le parti sociali e il Governo della Repubblica di Moldova ed Ucraina. Da parte italiana i documenti sono stati firmati dai Segretari Generali, Susanna Camusso (CGIL), Raffaele Bonanni (CISL) e Luigi Angeletti (UIL). Da parte della Moldova era presente Budza Oleg, presidente del sindacato National Trade Union Confederation of Moldova, mentre da parte Ukraina era presente Anatolii Akimochkin, vice presidente della CFTUU (Confederation of Free Trade Union of Ukraine), Oleksandr Dzhulyk, presidente di VOST (All-Ukrainian Union of Workers’ Solidarity) e Yuriy Kurylo, vice presidente della FTUU (Federation of Trade Unions of Ukraine. Presenti anche esponenti ufficiali dei governi della Moldova e dell’Ucraina, rappresentanti di ILO ACTRAV , OIM, ILO DWT/CO di Budapest, altri rappresentanti sindacali della Russia, Polonia, Portogallo e Romania. Dall’Italia era presente una delegazione del CEFME CTP di Pomezia e un esperto internazionale dell’ILO di Torino. Presenti anche rappresentanti di numerose ambasciate est europee. La delegazione sindacale italiana era rappresentata da Piero Soldini (CGIL), Giuseppe Iuliano (CISL) e Giuseppe Casucci (UIL). La firma dei documenti di cooperazione è stata preceduta da una due giorni di discussione che ha toccato i temi delle Convenzioni ILO (In particolare la n. 97 e la n. 143), la Convenzione ONU del 1990 sui diritti dei lavoratori migranti e le loro famiglie. Esempi di buone pratiche nel settore delle costruzioni, commercio, lavoro domestico, nonché il ruolo dei sindacati nella protezione dei migranti per lavoro nei Paesi di accoglienza. Sono seguite relazioni sulla diaspora moldava in Russia, la presenza in Europa di migranti moldavi ed Ucraini , nonché esempi di cooperazione tra sindacati , sia nei Paesi d’origine (informazioni ed orientamento alla migrazione legale), che in quelli di arrivo delle migrazioni (supporto ed accoglienza dei migranti e delle loro famiglie, difesa dei diritti contrattuali). Il dibattito era in parte condizionato dalla grave situazione occupazionale in Europa ed in Italia, con milioni di europei senza lavoro e una situazione di grave crisi tra gli stessi migranti. La Moldavia ha più di un milione di cittadini emigrati all’estero (circa 130 mila in Italia), su una popolazione di circa 3,5 milioni di abitanti. Gli ucraini presenti nel nostro Paese sono circa 200 mila, regolarmente registrati. Tra gli interventi, quello di Iuliano (Cisl) che ha raccontato di un progetto di cooperazione europeo realizzato nell’area Ucraina e Moldava alcuni anni fa, con la creazione di info – point e programmi di orientamento alla migrazione legale. Iuliano ha anche insistito sulla necessità di una maggiore presenza delle normative europee in materia migratoria, con l’accento sulla tutela dei diritti e sulla mobilità delle persone, oltre che sugli aspetti della sicurezza. Pietro Soldini della CGIL ha rilevato che: "I migranti sono persone molto coraggiose che a volte sono sottoposti a condizioni pericolose di lavoro e dei salari, precarie o non sicure. Vale a dire che dopo la firma di questi protocolli dobbiamo tutti impegnarci al fine che – già dalle prossime settimane - i risultati siano già visibili. " Il tema dei migranti irregolari è stato molto presente durante il dibattito, come anche l’opportunità da parte sindacale di offrire loro qualche forma di protezione. “Malgrado la recente sanatoria in Italia, l’area dell’informalità - ha detto l’oratore - conta ancora con centinaia di migliaia di persone”. Una situazione intollerabile a cui non si può dare risposta solo con le espulsioni o i CIE”. Giuseppe Casucci, della UIL ha rilevato come le convenzioni internazionali, difendano soprattutto i diritti fondamentali della persona. I migranti, dunque, indipendentemente dal loro status hanno diritto a vedere rispettati diritti come la salute, l’istruzione, l’identità culturale, il rispetto delle norme contrattuali (anche quando lavorano in nero) ed il diritto ad una adeguata difesa legale. Sono tutti aspetti ben presenti nella direttiva 143 di ILO (che l’Italia ha ratificato nel 1981). Questo non significa che la UIL non combatta le forme di tratta delle persone, sfruttamento lavorativo e dumping sociale: “dobbiamo lottare per forme legali di immigrazione, combattendo i fenomeni di diaspora clandestina, che ha solo e soltanto una vittima: il diritto del lavoratore migrante”. Per questo motivo, nel suo intervento al momento della firma, il rappresentante UIL ha sollecitato i sindacati Ukraini e Moldavi a spingere i propri Paesi per ratificare le convenzioni ILO e ONU sui lavoratori migranti e le loro famiglie. “Il diritto alla tutela dei lavoratori che emigrano – ha osservato – deve valere per tutti, nessuno escluso”. La UIL da sempre sostiene la necessità di una maggiore collaborazione tra i sindacati dei Paesi d’origine dei migranti – ha concluso – e quelli di origine. La firma di questi protocolli ora può servire da esempio per una rinnovata collaborazione anche in altre aree. Per dare un quadro completo delle condizioni in cui questi accordi sono stati firmati, va detto che l’Italia ha ratificato le Convenzioni ILO n. 97 e n. 143 sui lavoratori migranti e la n. 189 sui lavoratori domestici, la Moldavia ha ratificato solo la Convenzione n.97 e l’Ucraina deve ancora ratificare tutte e tre le norme internazionali. La promozione della ratifica e la piena osservanza e applicazione di questi strumenti normativi è un aspetto centrale degli accordi. I rappresentanti dei sindacati italiani hanno chiaramente ribadito che gli accordi si applicano a tutti i lavoratori migranti indipendentemente dal loro status, in quanto essi si riferiscono ai diritti umani e del lavoro fondamentali. I documenti di collaborazione firmati si basano su un modello di accordo di cooperazione sviluppato dall’Ufficio dell’ILO per le attività dei lavoratori (ACTRAV). La firma da parte delle organizzazioni sindacali dei tre paesi fa seguito al workshop di due giorni organizzato dall’ILO nella capitale moldava, Chisenau. L’iniziativa fa parte di un più ampio progetto finanziato dall’UE sul tema della efficace governance della migrazione per lavoro attuato dall’ILO in partenariato con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). I rappresentanti dei sindacati russi presenti al workshop hanno annunciato la loro intenzione di sviluppare accordi di questo tipo con i sindacati moldavi e ucraini. Sergii Ukraintes, Vice Presidente della Federazione dei Sindacati di Ucraina , ha dichiarato: "Anche se abbiamo appena iniziato questa pista e ci rendiamo conto che non sarà facile, ci auguriamo che questo accordo possa portare ad alcuni risultati fruttuosi. In effetti, anche se molte organizzazioni responsabili della protezione dei migranti sorvegliano il rispetto delle norme internazionali, non sempre si riesce a garantire l’osservanza di queste norme e promuovere i diritti dei lavoratori migranti, nei paesi di origine come quelli di destinazione. Noi li proteggeremo anche attraverso varie attività che si concentreranno sulle loro condizioni di lavoro e di vita. Come sindacati cerchiamo di risolvere i problemi di ogni individuo, cioè di offrire supporto per quanto riguarda le questioni dell’istruzione, della sanità, rispetto culturale e lotta alle discriminazioni, in modo che queste persone alla fine sentano di avere una spalla in grado di dar loro protezione”. Anna Farkas, Coordinatore sub – regionale del Project Team per il lavoro dignitoso Support/ ILO Ufficio Tecnico per i Paesi dell’Europa Centrale ed Orientale – Budapest, ha dichiarato: “in questa due giorni di workshop si sono condivise esperienze pratiche in materia di lavoratori migranti, realizzate da sindacati europei e di Paesi Terzi. Inoltre, molti di noi hanno scoperto che i cambiamenti istituzionali devono essere fatti per permettere ai migranti che lo desiderino, di tornare a casa. Dovremmo prendere esempio da queste pratiche, perché la migrazione è un problema globale che riguarda tutti. Vale a dire è da valorizzare maggiormente il ruolo fondamentale dei sindacati nel difendere i diritti dei migranti, in particolare quelli da lavoro. " Mauriccio Fernando, capo del Dipartimento delle Relazioni Internazionali, la Confederazione generale dei lavoratori portoghesi , ha dichiarato: "Abbiamo avuto molti esempi e molte esperienze positive che sono state offerte alla discussione di questo workshop, sia da parte dei sindacati europei che da quelli dell’Ucraina e della Moldova, senza eccezioni. Cercheremo di continuare a fortificare i nostri rapporti sindacali con i sindacati in molti altri paesi, perché tutti ci troviamo ad affrontare le stesse sfide della austerità, la mancanza di investimenti e lavoro. Le stesse battute d’arresto sociali che si incontrano nei Paesi Europei.


 

Mediterraneo


UGTT - Conferenza Internazionale sulle migrazioni

Monastir (Tunisia), 10 – 11 maggio 2013


Si è tenuta a Monastir (Tunisia), lo scorso 10 ed 11 maggio la Conferenza internazionale sulle migrazioni. L’evento è stato organizzato dalla UGTT tunisina (Union Gènérale Tunisienne du Travail) ed ha visto la presenza di delegazioni dalla Spagna, Grecia, Portogallo, Francia ed Italia. L’ILO era rappresentato da Mohamed Trabelsi, responsabile dell’Istituto in Egitto. L’iniziativa, era già stata organizzata in passato, spesso con la presenza di numerose delegazioni dal Maghreb e Mashrek, oltre che da delegazioni di Paesi della sponda Nord del Mediterraneo. Quest’anno invece l’evento è stato circoscritto alla Tunisia e ad alcuni Paesi della sponda Nord del Mare Nostrum. Per l’Italia erano rappresentate tutte e tre le Confederazioni sindacali, mentre per la UIL è intervenuto il coord. Del dipartimento politiche migratorie, Giuseppe Casucci. L’ultimo evento della UGTT sulle migrazioni fu realizzato nel 2009 a d Hammamet dopo di che l’iniziativa aveva subito una pausa. Successivamente con la Primavera Araba e le dimissioni di Ben Alì, anche il sindacato tunisino ha subito notevoli trasformazioni e rinnovamento ed oggi ha voluto presentarsi in una versione rinnovata, sia in parte nei dirigenti sia negli argomenti ed obiettivi di dibattito. Un sindacato con forte presenta di giovani: rinnovato e combattivo, anche se non privo di una dialettica interna. Tra i temi di discussione, le politiche europee in materia migratoria, l’atteggiamento verso l’immigrazione clandestina e, naturalmente, i morti e scomparsi nel Mediterraneo durante fortunose attraversate fino al Canale di Sicilia. Secondo Fortress Europe dal 1988 ad oggi sarebbero morte - nel tentativo di attraversare il Mare Nostrum in imbarcazioni improvvisate - quasi 20 mila persone, la maggioranza composta da giovani, donne e bambini, spesso sovraccaricati in imbarcazioni di fortuna e pagando migliaia di dollari a trafficanti senza scrupoli. Sono i volti che spesso vediamo sbarcare all’Isola di Lampedusa, o in altre coste italiane: persone non diverse da noi, ma spesso mandate allo sbaraglio . Molti di loro non ce la fanno e non arrivano nemmeno a toccare terra nel Bel Paese. L’UGTT denuncia la realtà della scomparsa di migliaia di altri migranti, di cui le famiglie non sanno più nulla da mesi o anche da anni. Da qui la richiesta della UGTT all’Italia di una commissione d’inchiesta per investigare sulla sorte di centinaia di sventurati, di cui le statistiche ufficiali non danno più traccia. Ci sono anche state chieste informazioni sui 25 mila tunisini sbarcati in Italia nel 2011, fuggiti dagli scontri durante la primavera araba, della cui sorte non sempre si è certi. Il dibattito dunque è stato notevolmente acceso, anche se gentile nei toni, ed agli ospiti stranieri è stato chiesto quale sia la posizione del sindacato europeo sulle migrazioni irregolari che nell’Africa rappresentano la maggioranza numerica dei flussi migratori. Tra gli interventi vanno citati la presentazione di Mustapha Nasraoui che ha toccato il tema della difficoltà tunisina nella gestione dei flussi migratori, nonché l’analisi di Hassen Boubakri sule motivazioni economiche e sociali dell’immigrazione irregolare. Nel secondo panel di discussione Mustapha Ben Ahmed ha trattato il ruolo dei sindacati nella questione migratoria e si è chiesto se una maggiore collaborazione tra le trade union delle due sponde del Mediterraneo non possano essere d’aiuto nell’orientamento alla migrazione legale. Rami Khouili e Mohamed Trabelsi di ILO, hanno analizzato il quadro giuridico internazionale dell’emigrazione e la difesa dei diritti economici, sociali ed umani dei migranti. Tra le altre cose, Trabelsi ha fatto notare come esistono importanti convenzioni di ILO sui diritti del migranti (la 97 e la 143 in particolare), convenzioni che la Tunisia non ha mai ratificato e che riguardano la tutela di tutti i migranti, dei tunisini che vanno all’estero, ma anche dei migranti provenienti dall’Africa sub sahariana molti dei quali restano in Nord Africa, spesso senza alcuna tutela lavorativa o sociale. Infine Hanib Louizi ha presentato la proposta progettuale per la creazione di un osservatorio nazionale sulle migrazioni, osservatorio che potrebbe avvalersi della collaborazione dei sindacati africani ed europei per costituire una rete internazionale capace di scambiare dati, informazioni e proposte al fine di orientare i flussi alla migrazione legale e combattere la tratta della persone. Nel suo intervento l’esponente della UIL ha cominciato raccontando il quadro della pesante crisi economica ed occupazionale che sta colpendo l’Europa e l’Italia ormai da 4 anni. Una crisi finanziaria, economica, umana e sociale quale l’Europa non vedeva da decenni. Una depressione che vede migliaia di giovani dall’Italia, Spagna, Grecia, Portogallo abbandonare il proprio Paese alla ricerca di un futuro migliore all’estero. “Oggi in Italia – ha detto Casucci – contiamo con almeno 3 milioni di disoccupati, nonché altrettante persone in cerca di lavoro o inattive. Anche gli immigrati vengono colpiti dalla crisi: 330 mila risultano ufficialmente aver perso il lavoro egli ultimi mesi”. Senza contare i migranti irregolari. Il peggioramento dell'economia si traduce spesso in norme più restrittive nei confronti degli stranieri. La crisi economica porta ogni nazione a diventare più protettiva ed a limitare i diritti alla mobilità. In Italia queste difficoltà hanno condotto il governo a non varare un decreto flussi d’ingresso per lavoratori stranieri nel 2012 ed è probabile che la stessa cosa succeda nel 2013. La scelta è stata questa di tutelare i cittadini stranieri già presenti, cercando di evitare che perdano il lavoro e finiscano nel pozzo senza uscita della clandestinità. “E questo è certamente un limite – ha rilevato l’oratore - in particolare nella lotta contro la migrazione illegale. Il governo italiano, infatti, aveva firmato accordi di cooperazione con i paesi del sud del Mediterraneo, tra cui la Tunisia. Accordi che prevedono la concessione di quote di ingresso dei migranti tunisini in cambio di lotta all'immigrazione irregolare e alla tratta. E’ chiaro che oggi, l'assenza di quote di ingresso finirà inevitabilmente per danneggiare la produttività dell’accordo stesso”. L’Italia – ha continuato l’oratore - sicuramente avrà ancora bisogno di manodopera straniera nel futuro. Purtroppo in questo momento, stiamo attraversando una fase di crisi economica che rende difficile la ricerca di un lavoro, nonostante il calo demografico della popolazione italiana. Sono certo che questa situazione cambierà. “Voglio scusarmi con voi, ha detto Casucci, per dare un quadro così pessimista sul presente e sul futuro del lavoro in Europa. Sono consapevole che in Africa i problemi sono ancora più difficili da risolvere. In realtà, i due terzi della migrazione globale tra l'Africa e l'Europa rimangono nell'area del Nord Africa, e solo un terzo è destinato all'UE. In questo senso, anche la Tunisia, come in altri paesi del Maghreb e del Mashrek, sono aree di sub-sahariana destino immigrazione. Quindi dovete a voi stessi di confrontarsi quotidianamente con un gesto sempre più forte da sud e questo a causa di diversi motivi: gap demografico, guerre e povertà. Il cambiamento climatico ha anche un effetto push in termini di migrazione, in particolare in settori come la sub sahariana”. Dato che le persone che vivono in Africa è da tempo persone molto povere, e spesso non in grado di pagare il costo di un viaggio in Europa (visto d'ingresso a parte), in generale, i flussi di migrazione finiscono per essere interni, diretti verso i paesi vicini. E’ dunque anche importante conoscere quali siano le risposte che i governi del Nord Africa delle Nazioni offrono all’immigrazione, in termini di accoglienza, di confronti cross-culturali, di lavoro o di rispetto dei diritti umani fondamentali. “I diritti per i quali giustamente reclamate ora il rispetto da parte dell’Europa - ha ribadito l’oratore – valgono tanto per i tunisini, quanto per le migliaia di immigranti che arrivano attraverso il deserto del Sahara. La Tunisia deve ratificare le convenzioni internazionali dell’ILO sui migranti e rispettarne i diritti: avrà così più tiolo e forza per reclamare il rispetto dei diritti per i suoi concittadini”. L’oratore ha poi parlato della situazione dei tunisini (circa 25 mila) arrivati in Italia nel 2011: “molti dei quali hanno ricevuto un permesso di soggiorno umanitario , e condizioni minime di accoglienza”. Secondo alcune stime, più di 7.000 di questi immigrati hanno convertito il permesso di soggiorno per motivi umanitari in un permesso per lavoro e sono pienamente integrati in Italia. Attualmente i cittadini di origine tunisina, regolarmente soggiornanti in Italia, sono circa 115 mila. “Molti altri tra questi 25 mila – ha detto l’esponente UIL - sono andati a vivere in un altro paese europeo, alcuni hanno fatto ritorno in patria, anche attraverso programmi di rimpatrio volontario assistito. Per quanto si sappia ufficialmente, solo 3400 tunisini giunti nel 2011 sarebbero stati forzatamente rimpatriati”. La crisi economica è certamente uno dei principali ostacoli oggi a una maggiore accoglienza dei migranti provenienti dall'Africa (o da altre parti del mondo), e talvolta è anche la causa di atteggiamenti di intolleranza e razzismo da parte di minoranze che ne fanno oggetto di speculazione politica. Episodi che rimangono minoritari, perché la maggioranza degli italiani è per natura accogliente e cordiale. Il sindacato italiano è impegnato a riformare le leggi in materia di immigrazione, in favore di una maggiore valorizzazione delle diversità culturali e professionali, differenze positive che arricchiscono la nostra società. La UIL sostiene senza riserve i lavoratori migranti in tutti gli aspetti connessi al loro status di residenza, di lavoro e condizioni di vita.

L'anno scorso il sindacato ha ottenuto dal governo di aumentare da sei mesi ad un anno il periodo di soggiorno concesso ai migranti per la ricerca di un lavoro per coloro che l’hanno perso. Si è anche ottenuta una regolarizzazione degli immigrati presenti fino al 2011 irregolarmente. Altri risultati possono essere raggiunti attraverso la cooperazione tra i sindacati dei vari paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Si può e si deve lavorare insieme per combattere l'immigrazione clandestina, una piaga che arricchisce i trafficanti, che causa dumping lavorativo e sociale, ed aumenta le tensioni tra europei e cittadini di Paesi Terzi, oltre a cancellare molti diritti degli immigrati. “In questo senso- ha concluso Casucci - la cooperazione tra le organizzazioni sindacali delle due sponde del Mediterraneo rimane uno strumento potenzialmente importante per informare i migranti sui propri diritti e doveri, orientarli alla migrazione legale, formarli professionalmente e civicamente. Tutto ciò si può realizzare anche attraverso i progetti volti alla creazione di reti di informazione comuni, ed accordi di cooperazione tra sindacati stessi”. E questo anche al fine di tutelare la sicurezza di uomini, donne e bambini che rischiano ogni giorno la propria vita, nel tentativo di attraversare il Mediterraneo in imbarcazioni inadatte e nelle mani di trafficanti senza scrupoli. “Non è giusto morire per cercare una vita e un futuro migliore e il sindacato può fare molto per evitare che ciò accada”.


 

 

Migrazioni


Crisi economica, sempre più immigrati scelgono di tornare nei paesi d'origine 


Pierpaolo Gallini durante il suo intervento (http://www.piacenza24.eu ) Piacenza - “Ritornare, volontariamente. Per ricominciare. Il rimpatrio volontario assistito in Italia e la rete Rirva”. Questo il tema del convegno che si è tenuto questa mattina nella sede dello SVEP in via Capra. Un incontro per discutere di uno scenario ben poco conosciuto e che forse molti non pensavano nemmeno esistesse: il ritorno in patria dei cittadini precedentemente immigrati in Italia. Effettivamente molti stranieri giunti in Italia per rifarsi una vita, ad un certo punto desiderano tornare. E per aiutarli nelle operazioni di ritorno entra in gioco la Rete Rirva.

Per il migrante il ritorno volontario assistito si traduce nella possibilità di ricevere un supporto logistico e finanziario per l’organizzazione del viaggio di rientro e la reintegrazione sociale e lavorativa nel proprio paese di origine. Realizzati in Italia sin dal 1991, i programmi di Ritorno Volontario hanno sostenuto nel corso degli anni migliaia di migranti. Dal 2009, in attuazione alla Direttiva Europea Rimpatri 2008, che invita a privilegiare il ricorso al RVA piuttosto che quello Forzato nella gestione dei flussi migratori, i RVA si realizzano con il co-finanziamento del Fondo Europeo per i Rimpatri (FR) e degli Stati Membri dell’UE.

In Italia Autorità Responsabile del FR è il Ministero dell’Interno, Dipartimento Libertà Civili ed Immigrazione, Direzione Centrale Servizi e l’Immigrazione. Il FR co-finanzia sia le azioni di Rimpatrio Forzato, attraverso il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, sia i Rimpatri Volontari Assistiti, attraverso bandi annuali rivolti ad organizzazioni, associazioni, ONG, enti locali, ecc., per l’attuazione di azioni di sistema.

Questa mattina allo SVEP si è appunto parlato di questo. Tra i relatoriDaniela Bolzani, Referente operativa territoriale Antenna Regionale RIRVA: “Nel 2012 sono stati un migliaio i migranti assistiti dalla RIRVA, e prevediamo lo stesso numero anche per il 2013. Un incremento notevole rispetto a qualche tempo fa quando si parlava di 300-400 persone assistite all’anno. Quest’anno abbiamo a disposizione un badget di 4 milioni di euro, soldi che vengono impiegati per finanziare un adeguato reinserimento del migrante nella propria terra di origine: dal biglietto dell’aereo, fino alla casa, passando per l’istruzione dei figli e l’avvio di un’attività imprenditoriale”.

Quali sono i motivi che spingono un migrante a tornare in patria?

“Sono tanti, sicuramente quello più attuale è la crisi economica. Proprio così. Siamo arrivati al punto che i cittadini immigrati realizzano che vi sono maggiori opportunità nelle proprie terre d’origine piuttosto che qui in Italia, e così vogliono tornare. A volte siamo noi stessi che lo consigliamo: vediamo un migrante che vive per strada, ci rendiamo conto che potrebbe avere uno stile di vita più dignitoso nel suo Paese”.


Federico Gazzola


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Immigrazione: ricette contrapposte

VERSO LE ELEZIONI. Tra i temi caldi del momento spicca quello emerso dopo le proposte del ministro per l'immigrazione del Pd Cecile Kyenge
La Lega fuori dalla stazione: «Noi contro lo ius soli» Sei gazebo in città, nel pomeriggio le firme erano 600 Su cartelloni e volantini lo slogan «Andiamo avanti»


«Ricordate come era il piazzale della stazione cinque anni fa». Con questo invito Fabio Rolfi, consigliere regionale e segretario provinciale della Lega Nord, continua la sua battaglia di piazza contro la proposta di abolizione del reato di clandestinità. Ed è proprio dal piazzale antistante la stazione ferroviaria, luogo in cui tanto impegno è stato messo in campo per la questione sicurezza, che la segreteria cittadina della Lega Nord fa sentire la sua voce, accogliendo la proposta del partito di raccogliere firme per dimostrare che anche i cittadini sono a favore del rispetto delle regole. Tanti quindi i gazebo allestiti ieri nelle regioni del Nord Italia: nei sei approntati a Brescia si erano raccolte, alle 15, poco più di 600 firme. «ANCHE BRESCIA dice no alle proposte ideologiche sostenute dal governo Pd e Pdl», sottolinea Rolfi, portatore della convinzione che la cancellazione del reato di clandestinità metta a rischio l'equilibrio della sicurezza dei cittadini e tolga ogni freno all'immigrazione. L'acquisizione della cittadinanza grazie alla nascita in territorio italiano provocherebbe poi una risposta pericolosa: lo «ius soli» aprirebbe le porte, per i rappresentanti della Lega, ad un'immigrazione di massa, già parzialmente iniziata. In più, nell'opinione dell'assessore comunale Massimo Bianchini, sarebbe causa della «distruzione delle nostre tradizioni». «Chi viene a casa nostra deve saper rispettare le nostre regole», ha detto Bianchini, preoccupato che Brescia possa tornare a vivere alcune situazioni problematiche del passato e che possa assomigliare sempre più al capoluogo di regione Lombardia, dove alcune zone sembrano raggiungere sempre più elevati livelli di pericolosità e insicurezza. «Oggi nessun diritto è negato agli immigrati regolari - evidenzia Rolfi - eccezione fatta per il diritto di voto, e con la contrarietà alla proposta del Ministro all'Integrazione Cecilie Kyenge non si vuole affermare che ogni immigrato è un delinquente». L'immigrazione resta però, seppur regolata, un nodo per la città, soprattutto a Brescia, dove la percentuale di immigrati è fra la più alte del Paese. I tanti perditempo che bazzicano intorno alla stazione o in altre zone del centro e della periferia continuano a essere bersaglio di una battaglia che la Lega Nord non ha ancora concluso. Ecco perché lo slogan «Andiamo Avanti» campeggia su cartelloni e volantini: l'intento è quello di continuare sulla stessa linea di governo della città portato avanti in questi anni. «Se vincesse Del Bono il modello di città sarebbe quello milanese», commenta Rolfi, mettendo sul tavolo un Pinocchio di legno chiamato dall'ex vicesindaco «Emilio Pinocchio Del Bono». Alle accuse che il candidato sindaco del Pd avrebbe mosso nei confronti dei leghisti, Rolfi risponde «Non siamo noi a raccontare bugie». La mobilitazione a favore del rispetto delle regole è, per Simona Bordonali, neoassessore regionale alla sicurezza, protezione civile e immigrazione, un impegno che la Lega Nord mette in campo ancora una volta: «Il fatto che Roberto Maroni, governatore della Lombardia, abbia messo insieme le due deleghe alla sicurezza e all'immigrazione lo dimostra», ha sottolineato l'assessore, convinta che siano da rivedere i flussi degli immigrati e che si debba offrire alle forze della polizia locale ulteriori competenze per lo svolgimento delle loro funzioni e un riconoscimento per quanto ottenuto nella tutela del territorio e dei cittadini.COPYRIGHT Ius soli, accesso al voto, meno burocrazia, uguaglianza di diritti e di doveri. Essere cittadini in una parola, non di serie B. Lo propongono gli aderenti al Forum dell'immigrazione del Pd che ieri ha organizzato un incontro alla Camera del lavoro, in collaborazione con le associazioni delle comunità, per sostenere la candidatura a sindaco di Emilio Del Bono. È proprio anche nel Forum che le diverse nazionalità hanno avviato un dialogo fra di loro per contare di più. «Stiamo lavorando per coordinarci, bresciani provenienti da Pakistan, Bangladesh, India, Tunisia, Marocco, Albania, Romania che vogliono far sentire la loro voce. Non è semplice perché abbiamo culture differenti, a volte conflittuali ma siamo sulla buona strada» riferisce l'albanese Artan Bashli che di lavoro fa il consulente per le pratiche sull'immigrazione. Dura la critica alla Giunta: «quella del bonus bebè, del bus e mensa negati ai bambini rom, dei controlli a tappeto negli esercizi degli stranieri». ANCHE QUELLA della vicenda della gru, sulla quale egli però commenta: «è giusto protestare per sensibilizzare l'opinione pubblica, però è con la partecipazione alla vita politica che potremo ottenere quanto ci spetta». E chiede la cittadinanza per chi viene al mondo qui, «magari legata alla permannenza di qualche anno dei genitori, per evitare afflussi improvvisi». Dovrebbero essere circa duemila- spostamenti permettendo- coloro che, in possesso di cittadinanza, andranno alle urne a fine mese, in una Brescia col 19 per cento di residenti immigrati. Sono molti di più, in percentuale, del 14 per cento di Torino, dove gli stranieri però sono 130mila, di cui 20mila nati in città. Lo ha riferito l'assessore ai Servizi sociali Ilda Curti riferendo le politiche del suo Comune «prive di qualsiasi discriminazione, attente alla dimensione interculturale ormai assodata». Presenti alcuni candidati, il dibattito è stato coordinato da Giovanna Benini, responsabile del Forum che da anni si occupa di promuovere la convivenza, la conoscenza e l'incontro fra etnie, guardando in particolare «alle nuove generazioni di un'Italia plurale». «PER CHI NASCE in Italia sarà di grande spinta l'esistenza di un ministro apposito, Cécile Kyenge, grande passo in avanti dello Stato, dal forte valore simbolico. Si sentiranno più tutelati e apprezzati» sostiene il bengalese Kawsar Zaman, preoccupato di tanti che sono costretti ad un viaggio a ritroso o al trasferimento altrove a causa della crisi. «Il ritorno in patria è molto difficile per i bambini che non ci hanno mai vissuto» dice. Il pakistano Omar Hamid Mir, studente in Ingegneria meccanica e insegnante nei corsi di alfabetizzazione del Forum, non teme per il futuro dei giovani compatrioti: «sappiamo molte lingue e ciò ci facilita. Poi siamo disposti a muoverci, disposti a qualsiasi sacrificio per migliorare la nostra posizione. Purtroppo ora sono parecchi i ragazzi italiani costretti ad andarsene, come noi, per trovare un posto». Anche per questo le comunità rivendicano il voto, alle amministrative e alle politiche, per poter essere considerati cittadini ad ogni effetto. «Diciamo ai bresciani di non farsi influenzare dai toni accesi della politica- dichiara Zouhair El Youbi, ingegnere marocchino collaboratore di Fastweb- e i politici li invitiamo a moderare i toni, per non creare tensioni sociali, soprattutto fra i ragazzi che non li capiscono e per reazione finirebbero per isolarsi o addirittura diventare ostili».

 

Federica Pizzuto Magda Biglia


 

Foreign Press

 


Justice will help Jimmy Mubenga rest in peace, says widow

FRIDAY, 17 MAY 2013 09:22

Statement from Mrs Adrienne Makenda Kambana as read at the inquest into the restraint-related death of her husband Jimmy Mubenga while being removed from the UK.

THE LATE JIMMY MUBENGA

My name is Adrienne Kambana. I am the widow of Jimmy Mubenga and the mother of our five children. I would like to make a statement to ask for justice for Jimmy Mubenga. Jimmy was a good father. He was doing everything a good father should do. He would take the children to school and he would play football with them, he did many activities with them and he provided a lot of joy in their lives. He was a good husband and he treated me well. He had never been in trouble with the police before; he had never done anything wrong. When he was arrested he was in the wrong place at the wrong time an argument started and Jimmy got caught up in it. Jimmy was convicted of an offence of causing actual bodily harm and he was sent to prison in March 2006. Although I was not a witness to what happened, I was present at the trial and he was found guilty. He told me he was innocent and I believed him. This was the first time he had ever been away from the children. By April 2007 he had served his sentence but was detained under immigration powers. He remained detained until 2008 when he was granted bail. It was during this time that Blessing was conceived. Jimmy instructed a solicitor and tried to challenge the deportation because he wanted to stay with his family. Our children deeply miss him. They miss all the fun they used to have with their father. Especially Blessing, his daughter. It is a punishment for her not to have him around. She misses all the fun and games and the times spent with her father and her brothers. She never had the chance to get to know him or call him dad. All she has is pictures of him. I don’t know how she will react to what has happened when she grows up. I will have to tell her that in 12 October 2010 I was on the phone to him and he spoke to your brothers but you were too young to speak to him. I know he loves you. I was asked by the police to tell them about the phone calls I had with Jimmy on the 12 October 2010. I would like to add that he spoke to Roland, his eldest son, and said “Go to the MP, go to Mr Timms and tell him I am innocent”. He said “I’ll call you back” and he did not call me back. That was the end of the story. Now, me and my children cannot face G4S guards or someone wearing this logo. This can happen on a daily basis and it hurts us to see it. It is not easy to lose someone who was not sick. He did not deserve this kind of death. His death was painful and sad. We feel sad for him because we have been told that he was asking for help and he did not get it. I know he died with sadness. I believe he died with regret. He died asking for help and thinking ‘what have I done to deserve this?’ I wish I could have helped him. My children ask me why he could not get help, he should have got help, he asked for it. Jimmy has gone forever. We need justice. Justice will help Jimmy rest in peace. This will prevent this situation from happening again. Justice will give the other passengers on the plane piece of mind about what happened. Justice will protect people in the future because I don’t want anyone to be in my shoes. Justice will help my children not to feel angry about what happened to their father. Justice will help me to live a long and healthy life so that I can take care of our children. I need justice especially for my daughter who did not get the chance to know her father. We will never forget Jimmy.
ranscript of statement, taken from 
INQUEST.org.uk
 


Notizie in Breve


news in 50 lingue

Il ministro Kyenge annuncia che la riforma della cittadinanza non è tra le priorità del Governo.
“Ci sono questioni che possono appartenere a tutti, alla società civile, anche se non sono tra le priorità del Governo”.

 

Torino: un progetto per l’apprendimento della lingua e cultura italiana per le mamme dei bambini dell’asilo.
“Un Po di mamme vanno a scuola. Alfabetizzazione e cittadinanza per le donne non comunitarie a Torino”.

 

Regno Unito: sempre più bambini richiedenti asilo non sono creduti e vengono classificati come adulti, rischiando abusi e violenze.
Denunce dalle associazioni in difesa dei fanciulli per le gravi violazioni dei diritti dei bambini che vengono trattati da adulti senza alcun riguardo per il loro status.

 

ITALIA - Immigrazione. Cie incostituzionali costano 55 mln annui. Rapporto

 

I Cie sono incostituzionali e costano all'Italia 55 milioni di euro all'anno. Lo rivela un rapporto della Scuola Sant'’Anna di Pisa, pubblicato da Redattore sociale, secondo il quale ''il sistema dei Centri di identificazione ed espulsione viola l'articolo 13 della Costituzione, quello della liberta' personale, perche' la detenzione, simile a quella del carcere, non e' regolata da legge''. Lo studio [...]

 

ITALIA - Cie. Medici diritti umani: violati diritti umani e aumenta consumo psicofarmaci

 

Nei Cie viene violato il diritto alla salute delle persone recluse. E' una delle evidenze piu' gravi riscontrate da un team di Medici per i Diritti Umani che nel 2012 e nel 2013 hanno ispezionato tutti i centri di identificazione e di espulsione in funzione in Italia (vedi lanci precedenti). Questo accade a causa della chiusura dei Centri [...]