Una riflessione sul processo dĠintegrazione degli albanesi

Marco De Giorgi, direttore Generale dellĠUnar

 

            LĠUnar  stato lieto, nellĠambito della Settimana dĠazione contro il Razzismo, di dare un grande risalto alla comunitˆ albanese, che si colloca tra le grandi protagoniste della presenza straniera in Italia.

            In questo mio intervento riprendo alcuni spunti tratti da un convegno, che nel mese di novembre dello scorso anno si svolte presso lĠUniversitˆ La Sapienza per celebrare i 100 anni della nazione albanese, e alcuni altri dal Quaderno che lĠUnar ha messo a disposizione in questa settimana con il significativo titolo ÒI diritti degli immigrati in un contesto interculturale.

            Una riflessione approfondita sul percorso degli albanesi induce noi italiani a essere meno pronti a giudicare chi arriva da un paese straniero e pi predisposti allĠaccoglienza, Riprendo con semplicitˆ alcuni aspetti di questo percorso che mi hanno colpito.

Nel 1990, quando ancora  in piedi il regime marxista, migliaia di albanesi si rifugiano in alcune ambasciate occidentali, compresa quella italiana e noi italiani mostrammo contentezza perchŽ iniziava il cammino di quel popolo verso la democrazia e e accogliemmo di buon grado gli 800 albanesi sbarcati in Italia. Anche nel 1991, quando a marzo sbarcarono poco meno di 30 mila persone in diversi porti della Puglia, vi fu una gara di solidarietˆ non solo in Puglie ma anche in tante altre regioni.

Fu una solidarietˆ della durata di un anno e i 20mila albanesi sbarcati nel mese di agosto 1991 vennero confinati nello stadio e poi rispediti in patria con un ponte aereo. LĠidillio era finito e iniziava ad affermarsi per un intero decennio un atteggiamento ostile nei confronti degli albanesi, che venivano visti come individui propensi alla delinquenza (anche per fatti in cui non cĠentrano niente) o comunque da inquadrare con sospetto, palesemente non sopportati. Non per questo negli albanesi si indebol“ lĠattrattiva verso lĠItalia e quando non riuscivano a venire seguendo le difficili procedure dĠingresso, ricorrevano agli scafisti e per questo venivano equiparati ai delinquenti e paventati come invasori. Solo le aziende iniziavano a ragionare con maggiore concretezza e le aziende, che avevano bisogno di forza lavoro supplementare, mostravano di apprezzarli per il loro impegno, mentre essi si facevano raggiungere dalle famiglie.

Gli anni in cui noi italiani fummo pi severi nei confronti degli albanesi sono stati quelli in cui lĠAlbania conobbe al suo interno eventi devastanti: il crollo delle piramidi finanziari, che distrusse gran parte dei risparmi della popolazione, la guerra del Kossovo del 1999; i successivi eventi della Macedonia. Quando questi immigrati avevano maggiormente bisogno della nostra comprensione, noi li bollammo come il prototipo degli immigrati cattivi e secondo il nostro modo di ragionare non vi erano al loro interno delle frange di delinquenti ma si trattava addirittura un popolo bacato.

Il successivo decennio e il periodo attuale  quello della normalitˆ riconquistata , se cos“ si pu˜ in un periodo alle presi con una crisi che tarda a scomparire. La loro normalitˆ  stato il frutto di un impegno duro sul lavoro e di un forte attaccamento alla famiglie, rifuggendo a lungo dalla visibilitˆ pubblica nellĠintento di cancellare i toni aspri accreditati in precedenza nei loro confronti.  stato anche il periodo, che continua, della generositˆ dei familiari e dei parenti rimasti in patria con un consistente invio di rimesse. Nel frattempo sono state perfezionate le intese tra i due governi,  stato debellato il fenomeno dello scafismo e superato il fenomeno della clandestinitˆ.

gli albanesi sono stati inseriti nei flussi normali, ponendo fine alla necessitˆ delle scorciatoie della clandestinitˆ.

Quasi milione di persone possono finalmente iniziare a vivere una vita normale e attuare con noi uno scambio a livello culturale, sociale, artistico, religioso e fungere da ponte tra lĠItalia e lĠAlbania. Cosa dobbiamo imparare noi dalla tormentata storia degli albanesi, fortunatamente a buon fine? Che una vera politica di accoglienza non pu˜ andare disgiunta da un senso di accoglienza. Accoglienza che in questa fase, in cui diventano sempre pi numerose le seconde generazioni, significa superamento delle discriminazioni, offerta di pari opportunitˆ, attenzioni ai pi meritevoli. Questa  per lĠUnar lĠunica impostazione vincente nellĠinteresse dellĠItalia. Si colloca a questo livello lĠimportanza di questo convegno.