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Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli
iscritti UIL

 

 

 

 

Anno XI n.11 del 20 marzo 2013

 

Consultate www.uil.it/immigrazione

Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

Alla Presidenza della Camera la portavoce dei rifugiati

Auguri di ottimo lavoro, On.le Laura Boldrini

Il Dipartimento Politiche Migratorie della UIL saluta con grande soddisfazione e speranza l’elezione alla 3° carica dello Stato dell’On. Laura Boldrini, da 15 anni portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr). L’On. Boldrini ha lottato in prima fila, spesso rischiando in proprio, per difendere il diritto ad una esistenza dignitosa per migliaia di richiedenti asilo e rifugiati, recandosi nelle zone di guerra per assicurarsi che gli aiuti umanitari e l’azione dell’UNHCR arrivassero davvero a chi ne aveva bisogno e fosse efficace. Oggi, nella nuova importante e delicata veste di Presidente della Camera, lei è chiamata a rivestire un ruolo di super partes e a guidare quell’importante ramo del Parlamento, al di fuori di sia pur giuste battaglie di parte. Siamo convinti però che la sua nomina sia un segno inequivocabile che anche da noi, per i più deboli ed indifesi, qualcosa possa davvero cambiare.

 

SOMMARIO

 

 

 

 

 

Appuntamenti pag. 2

 

Dall’ONU al Parlamento: chi è Laura Boldrini pag. 2

 

Decreto Flussi lavoratori stagionali pag. 3

Coordinamento Nazionale Immigrati pag. 4

Settimana di azione contro il razzismo pag. 5

Rifugiati pag. 6

 

Giurisprudenza pag. 7

Notizie in breve: pag. 8

Foreign Press pag. 9

 

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A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.


Dipartimento Politiche

Migratorie: appuntamenti


 

 

 

 

 


Napoli, 21 marzo 2013, Camera di Commercio di Napoli, Piazza Borsa

Cgil, Cisl, Uil – UNAR: Conferenza Stampa di presentazione del progetto “i tuoi diritti sono anche i miei”.

(Luciana del Fico)

Bruxelles, 21 marzo 2013, sede CES

Migration and inclusion working group

(Giuseppe Casucci)

Roma 28 marzo 2013, sede UIL Nazionale

Coordinamento Nazionale Immigrati

(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)

Foligno, 2 aprile 2013, ore 10

Incontro UIL- Ital sul tema della riforma della legge sulla cittadinanza

(Giuseppe Casucci, Alberto Sera)

(Monaldo/LaPresse)Milano,19 aprile 2013, ore 10 sede UIL

Incontro UIL- Ital sul tema della riforma della legge sulla cittadinanza

(Giuseppe Casucci, Alberto Sera)


 

Politica


Dall'Onu al Parlamento: chi è Laura Boldrini nuova presidente della Camera

Marchigiana, 51 anni, dal 1989 alle Nazioni Unite. Per 14 anni portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati


www.corriere.it - Laura Boldrini, 51 anni, già funzionario e portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, è il nuovo presidente della Camera, terza donna a ricoprire la carica dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti. Boldrini è stata eletta a Montecitorio nelle file di Sel. Ha dichiarato di essersi candidata perché «indignata dalla politica come tanta altra gente in Italia» e perché «non ci si può limitare a lamentarsi». L'ONU - Nata a Macerata il 28 aprile 1961, si laurea in Giurisprudenza a Roma nel 1985 e, dopo una breve esperienza in Rai, comincia nel 1989 la sua carriera all'Onu, lavorando per quattro anni alla Fao. Dal 1993 al 1998 si occupa del Programma alimentare mondiale (Wfp) come portavoce per l'Italia. Dal 1998 al 2012 è portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) per il quale coordina anche le attività di informazione in Sud-Europa. Si occupa in particolare dei flussi di migranti e rifugiati nel Mediterraneo. Svolge numerose missioni in luoghi di crisi, tra cui ex Jugoslavia, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Sudan, Caucaso, Angola e Ruanda.

CONTRO L'USO DELLA PAROLA «CLANDESTINO» - Da portavoce dell'Unhcr, Boldrini ha più volte messo in guardia i giornalisti italiani sull'uso della parola «clandestino» per indicare i migranti giunti a bordo dei barconi. «Quando si bolla un migrante come clandestino non è un problema di semantica ma si compie una scelta politica», ha sempre detto, «è ovvio che chi fugge da una guerra o una persecuzione non abbia il tempo di portare con sé un documento». 
Nel corso della campagna elettorale ha indicato tra le sue priorità per il Parlamento la legge sulla cittadinanza dei migranti e la totale revisione del cosiddetto «pacchetto sicurezza», inclusa la Bossi-Fini. «Una norma che va ribaltata il prima possibile», ha ribadito in più occasioni. Ma anche, ha sottolineato in una recente intervista, «mi batterò affinché l'Europa non mandi in soffitta un sistema di welfare all'avanguardia, perché l'Italia ritrovi la sua centralità nel bacino del Mediterraneo e perché il ruolo e la rappresentazione delle donne nella nostra società non sia umiliante come lo è stato negli ultimi tempi».

RICONOSCIMENTI - Numerosi i premi ricevuti. Tra di essi, la Medaglia ufficiale della commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna (1999) e il titolo di Cavaliere ordine al merito della Repubblica italiana (2004).


 

 

 

 

Lavoro


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Decreto flussi lavoratori non comunitari stagionali 2013: disponibile l’applicativo per compilare le domande

L’inoltro delle domande sarà possibile dalle ore 8 del giorno successivo alla pubblicazione del decreto del 15 febbraio 2013 sulla Gazzetta Ufficiale e sino alle ore 24 del 31 dicembre. La procedura prevede una quota massima di ingressi per 30.000 persone


Roma, 20 marzo 2013 - all’indirizzo https://nullaostalavoro.interno.it/Ministero/index2.jsp, e’ disponibile da oggi 20 marzo, l'applicativo per la compilazione delle domande relative al decreto per la programmazione transitoria dei flussi di ingresso dei lavoratori non comunitari stagionali per l'anno 2013. Si tratta del modulo C-stag per la richiesta di nulla osta al lavoro per lavoratori extracomunitari stagionali autorizzati ad entrare in Italia con i prossimi flussi d’ingresso. Per ora è possibile solo preparare le domande. Per l’invio bisognerà aspettare le ore 8 del giorno successivo alla pubblicazione in GU del DPCM del 15 febbraio 2013 attualmente in corso di registrazione presso la Corte dei conti. L’invio delle domande sarà possibile fino alle ore 24 del 31 dicembre 2013. Attraverso i siti del Ministero dell’interno e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali verrà data comunicazione dell’avvenuta pubblicazione del decreto. L’Ital – UIL è a disposizione per la compilazione ed il successivo invio delle domande. Il decreto del 15 febbraio 2013 prevede una quota massima di ingressi di 30.000 lavoratori stagionali extracomunitari residenti all’estero provenienti da Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Croazia, Egitto, Repubblica delle Filippine, Gambia, Ghana, India, Kosovo, Repubblica ex Jugoslava di Macedonia, Marocco, Mauritius, Moldavia, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Ucraina, Tunisia. Inoltre, sempre nell’ambito dei 30.000, è riservata una quota di 5.000 unità per i cittadini dei Paesi indicati sopra che abbiano fatto ingresso in Italia per prestare lavoro subordinato stagionale per almeno due anni consecutivi e per i quali il datore di lavoro presenti richiesta di nulla osta pluriennale per lavoro subordinato stagionale. Come precisato dalla circolare congiunta del Ministero del lavoro e del Ministero dell’interno del 19 marzo 2013, l’invio delle domande potrà avvenire esclusivamente per via telematica seguendo le procedure già utilizzate negli anni precedenti. La circolare inoltre precisa che nell’ambito delle quote è consentita la presentazione di domande anche a favore di cittadini non provenienti dai Paesi indicati sopra che siano già entrati in Italia per lavoro stagionale nell’anno precedente in quanto “tali cittadini maturano – in base a quanto previsto dall’art. 24 del TU Immigrazione e dall’art. 38 comma 2 del Regolamento di attuazione – un diritto di precedenza per il rientro in Italia nell’anno successivo per ragioni di lavoro stagionale”. La circolare inoltre ribadisce, per i lavoratori stagionali già autorizzati l’anno precedente a prestare lavoro stagionale presso lo stesso datore di lavoro richiedente ed allora regolarmente assunti, la procedura del silenzio-assenso, ossia l’automatico accoglimento delle domande se dopo 20 giorni lo Sportello unico non ha comunicato al datore di lavoro il proprio diniego. In merito al nulla osta al lavoro, al fine di semplificare le procedure, la sottoscrizione del contratto di soggiorno sarà valevole ai fini della comunicazione obbligatoria.

Scarica:

La circolare congiunta del ministero dell'Interno e ministero del Lavoro del 19 marzo 2013

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 febbraio 2013


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sindacato


Coordinamento Nazionale Immigrati

<Discriminazioni nell’accesso o nell’ambito del lavoro, di cittadini di Paesi terzi>

Roma, 28 marzo 2013 – Sala Bruno Buozzi, ore 09 – 14.00


 

Sono molti e frequenti i casi in cui Tribunali della Repubblica sentenziano contro la natura discriminatoria di comportamenti tenuti da amministrazioni pubbliche o da aziende municipalizzate nella esclusione da concorsi e bandi di cittadini privi della cittadinanza italiana. Sono anche molti i casi di discriminazioni nell’accesso al lavoro privato o nei percorsi di carriera o, semplicemente nel godimento di diritti, come ad esempio quelli previdenziali. Secondo molte sentenze, sbarramenti nell’accesso al lavoro o discriminazioni nell’ambito dello stesso, violano normative interne ed internazionali. Il Dipartimento Politiche Migratorie della UIL suggerisce la necessità di un dibattito all’interno della nostra Organizzazione sulla scelta o meno di chiedere l’abolizione anche formale degli sbarramenti che ancora impediscono ai lavoratori stranieri lungo soggiornanti di accedere a certi settori del mercato del lavoro (pubblico o para pubblico). Pensiamo anche che un diritto inalienabile della persona - indipendentemente dal proprio status- sia quello di godere delle stesse opportunità degli altri nei percorsi di carriera professionale o nella fruizione di diritti, come ad esempio quello previdenziale. Sappiamo che dentro il sindacato, anche nell’ambito della nostra Organizzazione, ci sono pareri discordanti in materia. Molti, ad esempio, pensano che la grave situazione di crisi economica renda inopportuna l’apertura di spazi nell’accesso al lavoro per gli stranieri, anche perché questo potrebbe pregiudicare le poche chances lavorative rimaste ai cittadini italiani. Le normative internazionali, europee e italiane, però, vietano esplicitamente ogni forma di sbarramento professionale interno alle aziende, motivato da ragioni etniche, linguistiche, religiose o di provenienza geografica. Il rischio è dunque che, il sindacato non affronta questi temi e non cerca soluzioni attraverso la contrattazione ed il confronto, corra il rischio di vedersi imporre decisioni dall'alto: dai tribunali italiani o dal Parlamento che dovrà comunque dar seguito ai contenuti delle direttive, pena il pagamento di pesanti sanzioni europee. Per questo motivo, abbiamo pensato utile ed opportuno convocare il Coordinamento Nazionale Immigrati, per una giornata di riflessione, sul tema: <discriminazioni nell’accesso o nell’ambito del lavoro, di cittadini di Paesi terzi> La riunione si terrà a Roma, giovedì 28 marzo 2013, presso la UIL Nazionale, alla sala Bruno Buozzi (6° piano), a partire dalle ore 09.00 e fino le ore 14.00. Saranno presenti al dibattito, nella prima parte della mattinata, alcuni esperti che ci potranno dare indicazioni ed informazioni utili alla riflessione: in questo senso abbiamo chiesto l’apporto di ASGI, Unar e del MIUR, nonché della consulta Legale di Ital. Consideriamo importante la presenza, oltre che dal territorio, di dirigenti delle categorie, specie quelle direttamente interessare. E quanto anche al fine di sviluppare un dibattito franco sul tema delle discriminazioni (o dei limiti) nell’accesso o nell’ambito del lavoro, per i lavoratori provenienti da Paesi Terzi. L’intento non è quello di dividerci su questo tema, ma piuttosto di aprire una fase di confronto e di circolazione delle idee capaci di darci adeguati strumenti per affrontare il problema nel presente e nel prossimo futuro. Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL



Corso di Formazione ETUI: “EU migration policies and their impact on working condition and integration of migrant workers


Roma, 18 marzo 2013 – Si è tenuto la scorsa settimana nelle giornate dal 13 al 15 marzo, presso l’Hotel Cardinal St. Peter di Roma, il Corso di formazione dell’Istituto di formazione della CES – ETUI, sul tema: “Politiche migratorie europee e loro impatto sulle condizioni di lavoro e di integrazione dei lavoratori migranti”. Obiettivi della tre giorni di studio, che ha visto confrontarsi quadri sindacali provenienti dal Belgio, Finlandia, Lettonia, Malta, Portogallo, Polonia, Slovenia e Turchia – oltre che Italia – sono stati:

Hanno partecipato al corso - promosso dall’Istituto della CES e realizzato con la collaborazione della UIL -   una trentina di partecipanti, tra corsisti, esperti e tutor, coinvolti in momenti di approfondimento e  dibattito di grande qualità e confronto molto sentito ed a volte acceso sui temi della condizione di lavoro e di vita degli stranieri in Europa ma anche in Turchia, sugli effetti di dumping sociale prodotti dalla crisi economica e sugli effetti che la legislazione UE ha avuto o può avere in termini di condizionamento (e qualche volta miglioramento) dei processi di integrazione e lotta al lavoro nero ed alle discriminazioni. Le due delegazioni più numerose erano quella turca (dirigenti del sindacato DISK, metallurgico) e quella italiana.

Da parte UIL, oltre alla presenza di Giuseppe Casucci, quale esperto e tutor, e di Piero Bombardieri da parte dell’Ital Nazionale, hanno partecipato: Felicitè Ngo Tonye della Uiltucs Lombardia; Miranda Ukleba della UilTemp nazionale; Alice Mocci della UILA nazionale; Khalid Fikri della Feneal di Piacenza e Jamal Banoir della UIL di Prato. Da parte italiana, va anche segnalata la presenza di Giuliana Mesina, della Filcams Cgil nazionale e di Essa Eskander del Dipartimento Internazionale della UIL. Tra gli esperti internazionali, oltre all’organizzatrice Valerica Dumitrescu di ETUI, erano presenti Luca Visentini, Segretario Confederale CES e Marco Cilento, del Dipartimento Immigrazione ed inclusione della stessa CES. Un contributo importante è venuto anche da Werner Buelen della EFBWW – FETBB (Federazione Europea dei Lavoratori delle Costruzioni e del Legno). I lavori sono stati aperti da una comunicazione di Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL, che oltre a dare il benvenuto ai partecipanti, si è soffermato sui cambiamenti in atto nei processi migratori e nel mercato del lavoro, a causa della crisi economica, e sul ruolo che l’azione sindacale europea, e la collaborazione tra le varie centrali sindacali nazionali, possono avere nel supportare un’azione di orientamento all’immigrazione legale, lotta alla tratta delle persone ed al dumping sociale.

Il Coordinatore del Dipartimento Politiche Migratorie della Uil ha presentato un rapporto sulle 35 direttive europee finora ratificate in materia migratoria ed i loro effetti sui processi migratori in Europa. Luca Visentini è intervenuto esponendo il “documento di orientamento della CES sull’immigrazione”, da poco approvato dal Comitato Esecutivo della stessa.

La documentazione ed i contenuti del corso saranno presto disponibili cliccando qui




Settimana di azione contro il razzismo: Unar e Idos presentano il quaderno “I diritti degli immigrati in un contesto interculturale”.
De Giorgi: “un’opera in cui gli immigrati presentano in positivo i loro diritti”.


Roma, 18 marzo 2013 - disponibile da oggi il Quaderno I diritti degli immigrati in un contesto interculturale (Edizioni Idos, collana Affari sociali internazionali, marzo 2013, 176 pagine), posto in distribuzione dall’Unar in occasione della “Settimana di azione contro il razzismo” (18-24 marzo 2013).
Il volume affronta diversi argomenti, a partire da un breve approfondimento storico sull’immigrazione straniera in Italia e sull’altra faccia della medaglia, l’emigrazione italiana all’estero: collettività (anche quelle dei comunitari, anch’essi talvolta esposti a trattamenti discriminatori); famiglia, donne e minori; scuola, seconde generazioni e università; cittadinanza e integrazione; società e mediazione interculturale; lavoro e previdenza sociale; criminalità e multireligiosità; letteratura e cinema; società e comunicazione; ritorno in patria, sia in termini positivi di investimento, che in termini negativi di fallimento del progetto migratorio.
Come spiegato nell’introduzione da Marco De Giorgi, direttore generale dell’Unar, l’obiettivo consiste nel superare ogni disparità, perché “non possiamo distinguere dignità da dignità, umanità da umanità e diritti da diritti, con il rischio di generare gerarchie e visioni periferiche di alcuni temi, mentre tutti i diritti sono assolutamente centrali, anche in questa fase di crisi in cui la paura del futuro spesso va a caccia di colpevoli, trovandoli nei mondi più fragili”.
Il Quaderno appare nella nuova serie di Affari sociali internazionali, la prestigiosa rivista fondata all’inizio degli anni ’70 (con la redazione affidata a esponenti del Ministero degli affari esteri), rimasta silente negli ultimi tre anni. (Red.)


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rifugiati


Emergenza Nord Africa, entro il 31 marzo rimpatrio assistito o conversione del permesso


Dopo il termine ultimo gli stranieri che non hanno ancora deciso potranno essere espulsi e rimpatriati - L'eccezionale afflusso di profughi tra il periodo di gennaio ed aprile 2011 ha innescato uno stato di emergenzache è durato quasi due anni. Adesso le misure di protezione sono cessate e con essa anche ifondi a favore delle associazioni che gestivano i centri di accoglienza aperti "ad hoc" per ospitare gli immigrati in difficoltà. 
Adesso però il Governo ha una seria intenzione di risolvere definitivamente il problema con unultimatum rivolto a chi ad oggi non ha ancora risolto la sua situazione burocratica. 
Entro il 31 marzo di quest'anno infatti dovranno decidere se presentare domanda di rimpatrio assistito e quindi tornare nel proprio Paese oppure farsi convertire il permesso di soggiorno in lavoro, famiglia, studio o formazione professionale, se ne hanno i diritti. In tutti gli altri casi, il Governo risponderà con provvedimenti di espulsione ed allontanamento dal territorio nazionale. Sono esclusi naturalmente i casi riguardanti la sussistenza di gravi motivi di salute, o di carattere umanitario fondato o i componenti di nuclei familiari con minori che frequentano la scuola fino al termine dell'anno scolastico.



swissinfo.ch - Swiss Broadcasting Corporation

Svizzera, il dilemma dei centri per richiedenti l'asilo

Di Veronica DeVore,
Il costante aumento delle richieste d'asilo in Svizzera e la scarsità di alloggi ha spinto le autorità a rivedere la propria politica migratoria. Se molti comuni sono reticenti all'idea di accogliere i migranti, altri hanno colto l'occasione per combattere i pregiudizi e favorire l'integrazione.


Svizzera, 17 marzo 2013 - «A volte le persone si fanno un'opinione senza disporre di tutte le informazioni di contesto. Quando è sorta l'idea di ospitare i richiedenti l'asilo, nel febbraio 2012, abbiamo pensato: queste persone sono qui, cogliamo la sfida e cerchiamo di fare del nostro meglio», spiega Doris Bucheli, presidente del consiglio comunale di Wünnewil, comune del canton Friburgo dove, dopo un anno di attività, il centro per richiedenti l'asilo sta per essere chiuso.
Nella comunità, la gente era confrontata con le paure di sempre: potenziale aumento della criminalità, incertezza, destabilizzazione. Secondo Doris Bucheli, inizialmente le discussioni sono state animate e «se la popolazione avesse potuto votare, probabilmente non se ne sarebbe fatto nulla». L'esperienza è durata poco più di un anno e secondo le diverse parti coinvolte può essere definita «un successo». Non solo non sono stati registrati incidenti particolarmente gravi, ma ci sono anche stati scambi positivi tra la popolazione e i migranti. In totale, una cinquantina di richiedenti l'asilo sono stati alloggiati all'interno di un bunker di una caserma dei pompieri.

«Piccoli sprazzi di felicità»

«Mi ricordo ancora il sostegno ricevuto dalla popolazione a Wünnewil», dice Tenzin, un richiedente l'asilo tibetano che ha vissuto nel centro per diversi mesi. «Una donna ci aveva portato a visitare una fabbrica di cioccolato, a sue spese. La gente è stata davvero gentile, buona e premurosa». Ora Tenzin si trova in un altro centro e sente «la mancanza di questi piccoli sprazzi di felicità».
Domiciliato nella cittadina friburghese, Ross Bennie ricorda di aver portato alcuni richiedenti l'asilo a fare un giro con la sua automobile sportiva. Passava per caso  davanti al centro quando si è accorto che un gruppo di giovani fissava incantato la sua vettura. Secondo Doris Bucheli questo tipo di scambi è stato possibile grazie a una sensibilizzazione tempestiva della comunità, attraverso sessioni di informazione e un gruppo di lavoro incaricato di fungere da collegamento tra il centro e gli abitanti. Oltre a trasmettere le preoccupazioni della popolazione, questo gruppo ha organizzato una giornata di porte aperte e diverse attività ricreative nel centro.

Per non tradire la fiducia della popolazione

Un richiedente l'asilo di origini libiche partecipa alla preparazione della cena nel centro di accoglienza di Wünnenwil.«Poco a poco, nell'arco di questi 13 mesi, la gente ha realizzato che in realtà stava funzionando tutto piuttosto bene», commenta Doris Bucheli. «È chiaro che non tutto è rose e fiori e ci sono stati anche alcuni problemi occasionali, come un'irruzione in un negozio di alimentari. Ma la popolazione sembra aver compreso che queste persone che vedono vagabondare per la città, non fanno del male a nessuno». Se il progetto lanciato a Wünnewil è funzionato così bene, perché allora non prolungarlo evitando così costi supplementari e magari tensioni in altri comuni? «Era chiaro fin dal principio che il centro sarebbe stato attivo solo per un anno. Il consiglio comunale non poteva perdere la faccia prolungandone ulteriormente l'apertura. Anche se le voci critiche sono poche, è troppo rischioso andare avanti», risponde il direttore del centro di Wünnewil Michel Jungo, che lavora per la società ORS, che si occupa della gestione di un'ottantina di centri. Dal canto suo, Doris Bucheli spiega che anche se il comune ha incassato 8'000 franchi al mese per affittare il bunker al cantone, l'incentivo finanziario non è mai stato un fattore determinante.

Alla ricerca di un posto

Michel Jungo ammette che il bunker sotterraneo non era proprio il luogo ideale dove alloggiare i richiedenti l'asilo, specialmente d'inverno quando è più difficile stare all'aperto. Questo tipo di rifugio sembra però essere l'unica soluzione a disposizione dei cantoni costretti a trovare soluzioni di emergenza di fronte all'aumento del numero di profughi. Così, per lo meno, è stato per la cittadina friburghese.
Per accelerare le procedure, le autorità federali intendono tuttavia evitare di trasferire un certo numero di richiedenti l'asilo nei centri cantonali, in particolare coloro che rientrano nella procedura di Dublino e difficilmente saranno ammessi come rifugiati in Svizzera. La Confederazione sta dunque valutando la possibilità di aprire nuovi centri nelle vecchie caserme dell'esercito, che spesso si trovano in alta montagna. Sul passo del Lucomagno, al confine tra canton Grigioni e Ticino, sarà aperto un centro temporaneo in grado di ospitare un centinaio di richiedenti l'asilo.

Abituarsi all'idea

«Dobbiamo lasciare che il progetto sedimenti. Speriamo però che questa sia un'opportunità per combattere i pregiudizi e creare nuovi legami», spiega Peter Binz. Il sindaco di Medel, il villaggio più vicino al passo del Lucomagno sul versante grigionese, spiega che la comunità si è dimostrata aperta al progetto, «per senso civico», ma molti dettagli devono ancora essere definiti.
Dall'altra parte del passo, nel canton Ticino, il comune di Blenio è però meno entusiasta all'idea che un centro per richiedenti l'asilo sorga nelle vicinanze. Malgrado il villaggio si trovi soltanto a una ventina di chilometri dalla caserma, la comunità teme un effetto negativo sul turismo locale, una delle principali risorse per la regione. Il comune di Blenio ha così inviato una lettera di protesta alle autorità federali. «Malgrado la caserma sia a pochi metri dal confine ticinese, nessuno ci ha interpellati», spiega il segretario comunale Loris Beretta. «Siamo inoltre convinti che alloggiare i richiedenti su un passo alpino a 1926 metri di altitudine, in una situazione climatica difficile, non sia per nulla opportuno».
Le rimostranze ticinesi non hanno però avuto l'effetto sperato: il centro sarà aperto comunque. Le autorità hanno tuttavia deciso di istituire un gruppo di lavoro con diversi comuni interessati, in modo da ridurre le possibili tensioni tra richiedenti l'asilo e popolazione. Una strategia simile a quella già sperimentata nel canton Friburgo.

Veronica DeVore, swissinfo.ch
(Traduzione dall'inglese, Stefania Summermatter)


 

Giurisprudenza


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Diniego del visto d’ingresso, chiesto ed ottenuto risarcimento per danno provocato


La donna è stata costretta a vivere in maniera forzata lontano dall'Italia e per questo non ha potuto maturare i requisiti per ottenere la carta di soggiorno - La sentenza n. 10 dell' 8 gennaio 2013 del Tar della Liguria passerà alla storia per essere stata la prima che ha portato ad un risarcimento in denaro allo straniero che per colpa delle istituzioni nazionali e locali, ha vissuto per oltre quattro anni in maniera forzata sul territorio egiziano, perchè costretta a non poter tornare in Italia. La donna è entrata in Italia perchè sposata con cittadino italiano, e a seguito del suo divorzio, ha trovato lavoro, ottenendo un permesso di soggiorno per "lavoro subordinato". Ma durante le operazioni di rinnovo, la stessa si trovava al Cairo per partecipare ad una Fiera commerciale per conto del proprio datore di lavoro. Recatasi però presso il Consolato italiano per la preventiva comunicazione alle autorità di frontiera, ha invece ottenuto dopo diciassette giorni di attesa in Egitto il diniego del visto perché secondo le indicazione della Questura di Imperia, il rapporto di lavoro era inesistente e che sarebbe stato dichiarato il falso solo al fine di ottenere il permesso di soggiorno. Sono passati quattro anni, e nel 2006 la donna dopo una lunga battaglia legale ha vinto il ricorso ed è potuta tornare in Italia. Ha quindi chiesto ed ottenuto al Tribunale un risarcimento danni che riguarda tutti gli stipendi non percepiti a causa del divieto d'ingresso in Italia, oltre naturalmente al versamento dei contributi previdenziali. In aggiunta a questo anche 34,5mila euro derivati "dalla forzosa permanenza in Tunisia per quattro anni, ivi inclusa la mancata maturazione dei requisiti per ottenere la carta di soggiorno".  Segnatevi dunque questa data, perché è da ricordare. D'ora in avanti potrebbero essere centinaia, anzi migliaia le richieste di risarcimento avanzate al Ministero dell'Interno da chi, come nel caso in questione, è stato vittima di un "sopruso burocratico".
Vedi il decreto n.1295 dell'11 settembre 2012 Tribunale di Imperia



Cittadinanza per nascita, basta la residenza sul territorio nazionale fino alla maggiore età


Accolto il ricorso di un cittadino albanese i cui genitori avevano la residenza legale in Italia - Come troppo spesso sta accadendo, con la sentenza dell'11 settembre 2012, il Tribunale di Imperia si è espresso a favore di un ragazzo di nazionalità albanese, nato in Italia e rimasto sul territorio italiano fino al compimento della maggiore età. E' stato il Comune che ha rigettato la sua richiesta di cittadinanzaperchè secondo il loro punto di vista, mancava la residenza legale dei genitori al momento dell' iscrizione anagrafica. Il paradosso riguarda i genitori del ragazzo, che proprio quando ha fatto la richiesta della concessione della cittadinanza per nascita ex art 4 comma 2° n. 91/1992 , erano in regola con il permesso di soggiorno.
La sentenza ha inoltre specificato quali sono presupposti per l'ottenimento dellacittadinanza per nascita
: che il minore sia nato in Italia e che vi abbia risieduto, ininterrottamente e legalmente, fino al raggiungimento della maggiore età, senza fare affatto riferimento all'ulteriore requisito che il minore sia stato iscritto all'anagrafe italianada almeno un genitore con residenza legale in Italia.
Vedi il decreto n.1295 dell'11 settembre 2012 Tribunale di Imperia


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notizie in breve


 

news in 50 lingue

Formazione continua dell’avvocato: non solo e-learning, ma anche WebTV in diretta con il controllo della effettiva partecipazione.
Il Consiglio Nazionale Forense riconosce la validità della formazione a distanza con la diretta webtv interattiva di Studio immigrazione sas, editrice viterbese. Laura Boldrini presidente della Camera: “Un pensiero per i molti, troppi, morti senza nome che il nostro Mediterraneo custodisce”.
La ex portavoce dell’Unhcr, deputata di Sel, invita a “imparare a capire il mondo con lo sguardo aperto di chi arriva da lontano”.

 

La Germania critica l’Italia per i profughi del Nord Africa: comportamento “sfacciato”.
Il ministro dell’Interno bavarese chiede un intervento ufficiale dell’Ue.

 

Svizzera: continua l’immigrazione di cittadini Ue, allo studio misure straordinarie di contingentamento.
Solo dall’Italia gli ingressi sono cresciuti del 50% tra il 2011 e il 2012.

Gli immigrati riconsegnano le chiavi della Consulta a Pizzarotti: "Non c'è dialogo"

15 ore fa: Il Fatto Quotidiano

Chiuso per mancanza di dialogo. Dopo tre anni di lavoro e progetti, il Tavolo immigrazione e cittadinanza di Parma cessa di esistere. A scioglierlo sono stati i suoi rappresentanti, membri delle comunità di stranieri in città, che da quasi un anno... 

15 marzo 2013
Scuola: studenti stranieri sempre più strutturali. Crescono sempre più i nati in Italia. I bimbi rom sempre più esclusi dal sistema scolastico.
Presentato il rapporto “Alunni con cittadinanza non italiana, elaborato dal Ministero dell’istruzione e dalla Fondazione Ismu.

15 marzo 2013
“Se chiudi col razzismo, ti si apre un mondo”: dal 17 al 24 marzo la settimana di azione contro il razzismo promossa dall’Unar.
Centinaia le iniziative promosse in tutta Italia per la Giornata mondiale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali che si celebra il 21 marzo.

 

 

Esteri


Londra, petizione contro l'immigrazione di romeni e bulgari

Prende piede una petizione online per chiedere al primo ministro David Cameron di impedire la migrazione di massa di romeni e bulgari dopo il 2014, quando saranno cancellate le restrizioni all’accesso al mercato del lavoro

di Redazione , 18/03/2013, http://www.today.it/


immigrati-11"110mila britannici, e il numero cresce di giorno in giorno, hanno già firmato una petizione online per chiedere al primo ministro David Cameron di impedire la migrazione di massa di romeni e bulgari dopo il 2014”. Lo scrive il quotidiano romeno Gândul riferendosi alla data in cui saranno cancellate le restrizioni all’accesso al mercato del lavoro in alcuni paesi dell’Unione. La notizia in Romania è stata appresa con un misto di stupore e rabbia.

L'appello è stato lanciato su e-petitions, il sito ufficiale delle petizioni online indirizzate al governo. Secondo i firmatari l’arrivo di romeni e bulgari sarebbe “simile al movimento che ha permesso a 600mila polacchi di entrare nel Regno Unito negli ultimi anni”. Quando cadranno le restrizioni, avvertono gli autori della petizione, “gli immigrati avranno diritto a chiedere assistenza sociale, sussidi per l’alloggio, di maternità e disoccupazione”. Il quotidiano di Bucarest, Gândul, aveva già reagito all’idea di una campagna pubblicitaria in Bulgaria e Romania per dissuadere chi avesse intenzione di emigrare lanciando una contro-campagna umoristica, “Why don't you come over”, molto condivisa sui social network

"In Inghilterra piove, fa freddo, manca lavoro e quel che c'è è pagato malissimo" A fine gennaio si è diffusa la notizia che dirà questo lo spot-shock ideato dal governo inglese per dissuadere gli stranieri dell'Est Europa, romeni e bulgari in particolare, che hanno intenzione di emigrare a Londra, Manchester e dintorni nei prossimi mesi. "Abbiamo un saldo migratorio molto alto, centinaia di migliaia di persone ogni anno. Entro il 2015 e il 2016 intendiamo ridurlo drasticamente a poche migliaia", ha spiegato candidamente il viceministro Mark Harper. Inoltre chi vorrà diventare a tutti gli effetti cittadino britannico dovrà probabilmente passare un test di cultura generale inglese decisamente complicato, forse anche più duro di quello che serve per ottenere la green card americana. Le domande verteranno su storia, cinema, musica, politica. Ma soprattutto bisognerà conoscere alla perfezione la lingua inglese.


 

 

Foreign Press

 


The Economist

Immigration

Own goal

America’s immigration rules are the opposite of what it needs


IN JANUARY, WITH less than a day’s notice, the mayor of Miami-Dade ordered the closure of the westbound lanes of Bear Cut Bridge, creating a disastrous bottleneck on the only route between downtown Miami and the posh island suburb of Key Biscayne. Engineers from Florida’s Department of Transportation (FDOT) had inspected the bridge last June and deemed it in need of repair but sound enough to remain in use for the time being. But by the time of the next inspection, in December, the corrosion of the steel girders supporting the bridge had accelerated alarmingly, rendering it unsafe. Local drivers now face a year of delays and taxpayers an unexpected repair bill. In a damp, salty place like Florida, explains Andrea Sanchez, steel and concrete can decay extremely quickly. She should know: while pursuing a doctorate in civil engineering at the University of South Florida she is working on a project funded by FDOT to model the lifespan of reinforced concrete in bridges exposed to sea air. With luck, her work will keep Florida’s drivers safer and more punctual and the state’s coffers fuller. But she will probably not be around to see the results. Ms Sanchez is Venezuelan, living in America on a student visa. She would like to stay on after she completes her doctorate next year, but will have to leave unless she can find a firm that is willing to put up with the hassle and expense of obtaining a new visa for her. So far, she has found that difficult. At job fairs, as soon as she explains that she is not a citizen or permanent resident, most companies lose interest.

That is understandable. To employ a foreigner, even on a temporary basis, a firm must file paperwork with the Department of Labour certifying that no American workers are being displaced and that a market wage will be paid (to avoid depressing Americans’ earnings). Once that is approved, the prospective employer must submit evidence of the applicant’s qualifications to the Department of Homeland Security, along with $1,575-5,550 in fees, depending on the size of the company and the urgency of the application. Everything is then passed on to the State Department, which interviews the applicant and checks the other bureaucrats’ handiwork. Even for companies willing to jump through all these hoops, visas may not be available, as Congress has put a limit on the number that can be issued each year. All 85,000 short-term visas for skilled foreign workers (H-1Bs, in bureaucratese) on offer this year were snapped up within ten weeks. That was a lot better than in April 2007, when the limit was reached in less than a day. Even in the depths of the downturn the quota was always fully used. Indeed, demand has exceeded supply every year since 2003, when Congress slashed the number of visas on offer by two-thirds.

Like gold dust

Workers seeking a residence permit, or “green card”, which allows an indefinite stay and opens up the prospect of eventual citizenship, have an even tougher time. Over 1m green cards are issued each year, but the bulk of them—65% in 2011—go to relatives of existing citizens and residents. Refugees and asylum-seekers receive another 16%. The number of green cards tied to employment and investment is limited to 140,000 a year, or roughly 13% of the current total. The quota has remained the same since 1990, even as America’s population has grown by 60m or so. Moreover, it includes visas for members of the beneficiaries’ families, who normally use up about half the slots on offer. So in 2011 America admitted only 65,668 new permanent residents for hard-nosed economic reasons, a mere 6% of all the green cards handed out. Not content with merely rationing employment-based green cards, the government also makes them expensive and onerous to obtain. As with other work visas, employers must first show that they have tried and failed to find a suitable American for the post. The Department of Labour has strict rules about how, and for how long, this should be done. It demands two advertisements in the Sunday print edition of the largest local newspaper, for example (online advertisements will not do), along with various other recruitment efforts spread out over a month. Next, the employer has to convince the Department of Homeland Security that it has the wherewithal to pay the applicant indefinitely. A second, overlapping set of quotas which applies only to immigrants from countries that account for a high proportion of visas, including India, China and the Philippines, further complicates matters and can lead to years of delays. Lots of audits and inspections of all this add another layer of frustration and expense. A firm can easily spend $10,000 on immigration consultants and lawyers for a single application, along with around $1,500 in fees. Any mistake carries a risk of big penalties. Worse, it is almost impossible for people like Ms Sanchez, with no formal job offer but with valuable skills, to obtain a visa, temporary or permanent. (Much the same goes for entrepreneurs, even if they already employ people in America, unless they are ready to invest at least $500,000.) This makes no sense to Ms Sanchez. She has already proved through her work for FDOT that her skills are in demand. If she does have to leave, she will put them to work in some other economy instead of America’s. “I pay my taxes. All my paperwork is in order. I’m bringing something to the community. I don’t see why it should be so hard,” she says. Fred Young, the boss of Forest City Gear, agrees. His firm, which makes gears for NASA’s Mars rovers, among other whizz-bang devices, needs more staff, but struggles to find enough qualified Americans. Workers with an advanced degree in science, technology, engineering or mathematics (STEM) are much in demand. Only 3% of them are unemployed, compared with 7.9% of workers in general. Among some STEM professionals, such as nuclear engineers, computer-network architects and petroleum engineers, there is virtually no unemployment. According to a projection from Georgetown University’s Centre on Education and the Workforce, between 2008 and 2018 America will create 779,000 jobs requiring a graduate degree in a STEM field. Yet on current trends only 550,000 native-born Americans will be earning such degrees over that period, leaving firms no choice but to turn to immigrants. That would be no bad thing. A 2011 study conducted on behalf of the Partnership for a New American Economy, which favours looser immigration rules, found that employment among native-born Americans increased by 262 jobs for every 100 foreign-born workers admitted with advanced STEM degrees from American universities. For every 100 H-1B visas, 183 Americans found jobs. Employing foreigners with any sort of advanced degree had a similar, albeit smaller, effect. And such foreigners on average paid about ten times more in taxes than they received in government benefits.

On the whole, though, immigrants are not STEM whizzes. In fact, they are four times less likely to have finished high school than the average person born in America. But immigrants of all sorts still bolster the economy. They are more likely to be working than the native-born, accounting for just 13% of the population but 16% of the workforce. They are also more likely to apply for a patent or to start a company. One study found that 18% of America’s biggest companies were founded by immigrants and a further 23% by the children of immigrants. Most immigrants are not, over the course of their lives, a burden on the state. They are much less likely than the native-born to go to jail. In 2007 a CBO study reckoned that regularising the status of America’s millions of illegal immigrants—the least skilled of all—would bring in an extra $48 billion in revenue over ten years and increase government spending by only $23 billion. Most studies suggest that more immigration would increase aggregate incomes of those already in the country, although they differ on the effect on low-skilled workers. Immigrants are also saving America from demographic decline, and thus putting off the day when Medicare and Social Security become entirely unaffordable. Jeffrey Passel and D’Vera Cohn of the Pew Research Centre, a research institute, have calculated that immigrants will account for 82% of all population growth between 2005 and 2050, and for all the growth in the working-age population over the same period.

An 11m-strong queue

The arguments are beginning to sink in even in Washington. Of all the items on Mr Obama’s legislative agenda, immigration reform seems the most likely candidate for a bipartisan compromise. The president has proposed handing out green cards to foreign STEM graduates at American universities and offering a “pathway to citizenship” to the 11m-odd illegal immigrants. Various proposals in Congress support these goals, along with a simpler system for admitting temporary workers. The hitch is that many Republicans consider any measure that might allow illegal immigrants to become citizens as tantamount to an amnesty that rewards unrepentant criminals, no matter how long the wait or stringent the conditions. Moreover, they argue, such a reform would simply encourage more hopefuls to attempt illegal crossings. Many Democrats, meanwhile, seem to view an increase in visas for skilled workers as a bargaining chip for a reprieve for illegal immigrants, rather than as an end in itself. As it happens, change is already afoot, even without Congress’s blessing. Illegal crossings from Mexico to the United States have slowed to a trickle and more people are leaving than coming in because of the weak economy. At the same time immigrants are becoming increasingly well-educated. Back in 1980, 40% of immigrants of working age had not completed high school; in 2010 the share of dropouts had fallen to 28%. In 1980 only 19% of those immigrants had a university degree; in 2009, 30% did, and 2% had doctorates, compared with just over 1% of native-born Americans. Immigrants’ greater educational attainment is due in part to the efforts of successive administrations to make it easier for people like Ms Sanchez to negotiate the visa system. Foreign university students with an offer of employment in a related field have long been allowed to stay and work for a year after completing their degree, under a programme called “Optional Practical Training”. In 2008, under Mr Bush’s watch, the government extended the permissible stay for STEM graduates to two-and-a-half years. Last year, under Mr Obama’s, the rules were loosened yet further.Mr Obama also temporarily allowed otherwise law-abiding illegal immigrants brought to America as children to stay and work in the country. That will let some 1.7m people live much more productive lives for now—although only Congress can make their reprieve permanent. Likewise, Congress needs to take action to procure a systematic improvement in America’s infrastructure. But until it gets round to it, creative officials up and down the country are finding ways of making up for its neglect.