Newsletter periodica d’informazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli
iscritti UIL

 

 

 

 

Anno XI n.8 del 27 febbraio 2013

 

Consultate www.uil.it/immigrazione

Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

Discriminazioni sul lavoro per cittadini di Paesi Terzi

Coordinamento Nazionale Immigrati

Roma, 28 marzo 2013 – Sala Bruno Buozzi, ore 09 – 14.00

Sono frequenti i casi in cui i Tribunali sentenziano contro la natura discriminatoria di comportamenti tenuti da società private o amministrazioni pubbliche nei confronti di cittadini stranieri, regolarmente soggiornanti. Secondo molti giudici, sbarramenti nell’accesso al lavoro o discriminazioni nell’ambito dello stesso, violano normative interne ed internazionali. Se il sindacato non affronta questi temi cercando soluzioni eque attraverso la contrattazione ed il confronto, corre il rischio di vedersi imporre decisioni dall'alto: dai tribunali italiani o dal Parlamento. Consideriamo dunque opportuno aprire il dibattito all’interno della UIL sulla scelta o meno di esigere l’abolizione degli sbarramenti discriminatori che ancora impediscono ai lavoratori stranieri, di accedere a certi settori del mercato del lavoro, o a percorsi di carriera.

SOMMARIO

 

 

 

 

 

 

 

 

Appuntamenti pag. 2

 

Discriminazioni sul lavoro: alcune riflessioni UIL pag. 2

 

Gli stranieri che se ne vanno pag. 4

 

Studio Fieri: verso un nuovo modello migratorio pag. 5

 

La Consulta boccia la legge Calabria pag. 7

Come correggere gli errori nella domanda di emersione pag. 7

 

Rifugiati, con febbraio cessa l’emergenza pag. 9

Notizie in breve: pag.11

 

Foreign Press pag.11

 

 

 

 

 

 

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.


Dipartimento Politiche

Migratorie: appuntamenti


 

 

 

 

 


Roma 1° marzo 2013, ore 13.00, via del Velabro 5

Cir: riunione della commissione “Accesso alla Protezione e Attività in Paesi terzi”

(Giuseppe Casucci)

Roma 11 marzo 2013, sede UIL nazionale, sala Bruno Buozzi, ore 15 – 18

Convegno UIL- Ital: “annullare lo svantaggio: Incrocio domanda e offerta di lavoro per persone con particolare svantaggio sociale ed economico

(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)

Roma 12 marzo 2013, Grand Hotel Palatino, via Cavour 213, ore 09.00 – 17.00

Convegno UIL- Ital: “Cittadinanza prossima: diritti, norme e procedure”

(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)

Roma 13 -15 marzo 2013, Cardinal Hotel Saint Peter Hotel, Via Leone Dehon 71

Corso di formazione ETUI: EU migration policies and their impact on working conditions and integration of migrant workers”

(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)

Roma 28 marzo 2013, sede UIL Nazionale

Coordinamento Nazionale Immigrati

(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)


 

Società

 


Discriminazioni nell’accesso o nell’ambito dell’impiego per cittadini stranieri di Paesi Terzi

Prime riflessioni del Dipartimento Politiche Migratorie della UIL. Giovedì 28 marzo 2013, Coordinamento Nazionale Immigrati UIL


Come viene quotidianamente riportato dagli organi di informazione, in più occasioni Tribunali della Repubblica hanno sentenziato contro la natura discriminatoria di comportamenti tenuti dallo Stato o da Aziende Pubbliche o partecipate, nella esclusione da concorsi, bandi ed assunzioni di cittadini extra UE, anche se in possesso del premesso di soggiorno di lungo periodo. Qualche esempio:

Ø     Il 16 dicembre 2012 è stato il Tribunale di Roma a sentenziare contro il MIUR, a favore di una cittadina croata, familiare di cittadino comunitario e titolare di permesso di soggiorno per lungo periodo, per non essere stata ammessa a partecipare al concorso per personale docente.

Ø     Il 22 dicembre 2012, il Tribunale di Reggio Emilia ha sentenziato che “i concorsi pubblici per le professioni sanitarie devono essere aperti anche ai cittadini stranieri di Paesi terzi”.
Decisione relativa ad un concorso per la posizione di ostetrica presso l’AOU di Modena.

Ø     Il 14 gennaio scorso, il Tribunale di Roma ha considerato discriminatoria l’esclusione dei cittadini di Paesi terzi da un bando di concorso per ricercatore;

Ø     Il 15 gennaio 2013, il Comune di Pordenone ha dichiarato che toglierà la clausola di cittadinanza per l'accesso alle borse di studio. L'annuncio dopo la segnalazione del servizio antidiscriminazione dell'ASGI.

Ø     Ancora recentemente era stato il tribunale di Milano a chiedere, in una sentenza, di aprire il bando per il servizio civile anche agli stranieri. Cosa che per altro non ha impedito al Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Ministro Andrea Riccardi) di escludere gli stranieri dal “ Bando straordinario per la selezione di 457 volontari da impiegare in progetti di servizio civile in Italia”.  

Esperti, giudici ed associazioni, nonché lo stesso Ufficio Antidiscriminazioni Razziali – UNAR, spesso ricordano che ogni forma di discriminazione nell’accesso al lavoro – nel pubblico come nel privato; ogni forma di sbarramento professionale interno alle aziende, motivato da ragioni etniche, linguistiche, religiose o di provenienza geografica, sono comportamenti illeciti che violano molteplici norme, tra cui: 

1.     internazionali: la Convenzione OIL n. 143 del 1975;

2.     europee: le direttive 2003/109/CE sui soggiornanti di lungo periodo  e la 2000/43/CE, sulle discriminazioni;

3.     nazionali : T.U. sull’Immigrazione, Dlgs 30/2007; Dlgs 215/2003; Dlgs 251/2007 e Dlgs 3/2007).

Ci sono stati molti altri casi e molte sentenze che hanno messo in discussione le discriminazioni nell'accesso al lavoro pubblico a cittadini, anche di Paesi Terzi, specialmente lungo soggiornanti, per i quali la legge italiana, internazionale e direttive comunitarie impongono parità di condizioni nell'accesso al lavoro, di qualunque genere e in qualunque forma. 

Ci sono moltissimi casi di discriminazioni all’interno di imprese anche private, contro cui il sindacato spesso si scontra, che riguardano le assunzioni, l’assegnazione delle mansioni e qualifiche,  le condizioni di lavoro, i trattamenti retributivi, i percorsi di carriera, i licenziamenti e finanche il trattamento previdenziale. Va ricordato che l’art. 44 del Testo Unico sull’immigrazione assegna anche alle “rappresentanze locali delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello nazionale, la possibilità di presentare ricorsi davanti al giudice”, specie quando il lavoratore non sia in condizione di difendersi da solo per paura di ritorsioni. Per questi motivi è intenzione del nostro Dipartimento Politiche Migratorie di aprire un dibattito all’interno della UIL sulla opportunità di superare ogni forma di discriminazione sul lavoro o sull’accesso allo stesso. A parte il requisito spesso chiesto della cittadinanza italiana per partecipare a bandi e concorsi pubblici, c’è anche lo sbarramento costituito dal non riconoscimento dei titoli di studio o professionali conseguiti all’estero. Sono ormai molte le norme europee ed italiane che spingono nella direzione di eliminare le discriminazioni e gli sbarramenti e sarebbe opportuno che il sindacato rifletta sulla opportunità e sulle modalità di trattare un tema tanto scottante. E sarebbe bene lo facesse con una certa celerità, prima che siano le direttive UE e le normative anti discriminatorie a obbligare l’Italia – attraverso la Magistratura - a mettere fine a queste forme di discriminazioni indirette. Il nostro timore è che, se il sindacato non prende in mano questi aspetti e non cerca soluzioni attraverso la contrattazione ed il confronto tra le parti, rischierà di vedersi imporre decisioni dall'alto: dai tribunali italiani o dal Parlamento che dovrà comunque dar seguito ai contenuti delle direttive, pena il pagamento di pesanti sanzioni europee.

Sappiamo bene che l'accesso al lavoro pubblico di lavoratori stranieri è un tema spinoso anche dentro il movimento sindacale (specie in periodo di gravissima crisi economica ed occupazionale). Il non parlarne, però, non è una soluzione e rimuovere il problema non eviterà misure che molti tribunali ormai considerano un’urgenza. E' questo un argomento che va considerato anche dal lato culturale, che suscita posizioni differenziate all'interno della nostra - come altre - organizzazioni e che   crediamo possa essere un utile oggetto di dibattito ed approfondimento. Queste riflessioni potranno essere utili anche riguardo il tema, attuale e generale, della “cittadinanza consapevole”; ovvero se e come modificare le attuali norme che regolano le procedure per ottenere lo status di “cittadino italiano”. Tema che presumibilmente sarà al centro del dibattito politico- parlamentare nella nascente legislatura. Evitare che questa scelta , che deve rimanere personale e soggettiva, regolata oggi in maniera non condivisibile, sia “forzata” dalla necessità di acquisire facilitazioni di natura normativa o legislativa.

Per questo motivo, abbiamo pensato utile ed opportuno convocare il Coordinamento Nazionale Immigrati ad una giornata di riflessione il prossimo giovedì 28 marzo 2013, sul tema: <discriminazioni nell’accesso o nell’ambito del lavoro, dei cittadini stranieri lungo soggiornanti>. La riunione si terrà a Roma, presso la UIL Nazionale, alla sala Bruno Buozzi (6° piano), a partire dalle ore 09.00 e fino le ore 14.00.

I temi che vorremmo trattare, nell’ambito di questa riflessione interna, riguardano ad esempio:

1.     la discriminazione dei cittadini di paesi terzi nel mondo del lavoro del settore pubblico o che è diventato privato, essendo stato in passato pubblico;

2.     i casi del reclutamento nel settore pubblico di competenza dei ministeri, delle regioni e degli enti locali;

3.     i casi del reclutamento nel settore del trasporto pubblico locale;

4.     la discriminazione nell’erogazione di prestazioni di sicurezza sociale (o welfare);

5.     la discriminazione negli altri settori del lavoro di tipo privato, sia nei livelli retribuitivi, condizioni di lavoro ed accesso alla carriera;

6.     Discriminazioni a livello di trattamenti previdenziali;

7.     i diversi livelli di discriminazioni possibili, a seconda della condizione giuridica della persona (cittadino di paese terzo, cittadino di paese terzo in possesso dello status di soggiornante di lungo periodo, cittadino comunitario, cittadino italiano).

Riteniamo opportuno invitare al dibattito alcuni esperti che ci possano dare alcune indicazioni ed informazioni utili alla riflessione: in questo senso saranno presenti rappresentanti di ASGI, di Unar, del MIUR e della consulta Legale di Ital, a cui chiederemo di darci un quadro della legislazione italiana ed internazionale in materia e quale possa essere l’effetto delle direttive comunitarie a breve, in materia di accesso all’impiego pubblico. E’ importante che al dibattito possano partecipare (oltre che i territori) anche le categorie, specialmente le più interessate al tema in discussione:  UILTRASPORTI,  UIL FPL,  UIL SCUOLA e  UILPA.

L’obiettivo è quello di una serena riflessione che permetta alla UIL di avanzare proposte eque ed equilibrate in materia.


 

 

Società


LaStampait.it

Italia, i lavoratori stranieri se ne vanno

Il rapporto di Action Aid per il 2011: «Gli effetti della crisi economica stanno pesando fortemente sui migranti, che cercano fortuna altrove: così il Paese si spopola»

Flavia Amabile


Roma, 21 febbraio 2013. 2011 l’Italia non è più paese di immigrazione, ma è tornata a essere terra di emigrazione, spiega ActionAid nel documento che presenterà domani. Nel 2011 sono arrivati in Italia 27mila stranieri e se ne sono andati 50mila italiani. Gli effetti della crisi economica stanno pesando fortemente sui più deboli e quindi anche sui migranti, che se ne vanno a cercare fortuna altrove.  Il saldo è pesantemente negativo, l’Italia si spopola e anche le previsioni a lungo termine di un Paese popolato in gran parte da stranieri nel 2060 a questo punto dovranno essere riviste. Di questo passo fra cinquant’anni l’Italia sarà soltanto un luogo da evitare. “Ad andarsene sono i migranti che appartengono alle categorie più deboli e in particolare quelli che a causa della crisi economica hanno perso il lavoro”, afferma Marco De Ponte, segretario generale di Action Aid. Ed è il lavoro una delle principali criticità della condizione dei migranti in Italia, spiega l’associazione nel documento “Il mondo è un pianeta migrante. La condizione del lavoro per loro si riassume nelle “5 P”: il lavoro migrante è Precario, Poco pagato, Pesante, Pericoloso e Penalizzato socialmente. 

“Attualmente un lavoratore straniero percepisce 300 euro in meno rispetto ad un lavoratore italiano”, continua De Ponte. “Uno stipendio netto medio mensile è di 973 euro, rispetto ai 1286 di un italiano. La condizione peggiora nel caso delle donne, per le quali il divario salariale nei confronti delle italiane è del 30%”.  Non è solo l’Italia a non essere più attraente per i migranti, ma l’intera Europa. Infatti la crisi economica globale – secondo ActionAid – sta in parte allentando le differenze Nord/Sud. La mappa mondiale della migrazione sta cambiando radicalmente: prima l’80% del flusso migratorio partiva dal Sud per raggiungere il Nord. Oggi un terzo si sposta all’interno dei paesi più poveri, un terzo continua a voler raggiungere i paesi ricchi e un terzo si sposta dai paesi ricchi ai paesi emergenti. L’intero documento sarà reso pubblico venerdì mattina nel corso di una conferenza stampa a Roma.”Ormai è tempo di garantire loro maggiori diritti ai migranti - conclude Da Ponte - altrimenti rischiamo di aumentare l’esclusione sociale, che la crisi economica sta già rendendo insostenibile. Il primo dei diritti da garantire è che chi nasce e cresce in Italia sia cittadino italiano”. 


 


Elezioni. 250 mila nuovi Italiani per la prima volta alle urne, decisivi in Lombardia

Sono immigrati e seconde generazioni che hanno ottenuto la cittadinanza negli ultimi cinque anni. Luciano: "Chi si è dimenticato di loro ha sbagliato i conti"


Roma – 22 febbraio 2013 –  Se Obama deve ai latinos la riconferma alla Casa Bianca, anche il nostro prossimo presidente del Consiglio dovrà ringraziare un piccolo esercito di elettori regalato all'Italia dal resto del mondo. Sono i nuovi italiani che domenica e lunedì potranno andare per la prima volta alle urne. Elettori ed elettrici arrivati anni fa come migranti, oppure seconde generazioni: figli di migranti nati e cresciuti qui. Quando ci furono le ultime elezioni politiche rimasero alla finestra, perché erano ancora stranieri, oggi hanno tagliato il traguardo della cittadinanza italiana e il 24 e 25 febbraio potranno scegliere chi governerà il Paese. Quanti sono? Quasi 250 mila. Un dato a cui si arriva sottraendo al totale delle acquisizioni di cittadinanza registrate nelle anagrafi dei Comuni italiani tra il 2008 e il 2012 una quota del 20% riferibile ai minori. Non sono tantissimi, per ora è solo l’avanguardia di un esercito che nei prossimi anni non potrà che aumentare. Dove però la partita si giocherà sul filo di lana, potranno farsi sentire, eccome.

È il caso della Lombardia. La piazza più incerta e importante di queste elezioni è infatti anche la Regione dove si concentrano più immigrati (circa un quarto del totale nazionale) e, di conseguenza, il maggior numero di nuovi italiani. Quelli che andranno per la prima volta a votare saranno circa 60 mila, abbastanza per essere determinanti nella vittoria di questo o di quel candidato, sia nella sfida per il Parlamento che in quella per il Pirellone.

“Chi in questi anni si è dimenticato di questo elettori, considerandoli immigrati, spesso discriminandoli e perseguitandoli, a quanto pare ha fatto male i conti” commenta Gianluca Luciano, editore di Stranieri in Italia. “E rischia di pagare caro l’ errore”.


 

Studi sull’immigrazione

 


Header FieriVerso un nuovo modello migratorio. Due direzioni di marcia.

Da “Non solo braccia”. Un’indagine sull’impiego di lavoro immigrato nelle imprese del torinese

di Eleonora Castagnone e Ferruccio Pastore, Istituto Fieri


 

Oltre la segmentazione su base etnica nel mercato del lavoro.

La segmentazione su base etnica del mercato del lavoro è il modello di integrazione economica degli stranieri consolidatosi negli ultimi anni in Italia. Le ragioni di questo fenomeno si collocano tanto sul versante dell’offerta, sia straniera, che italiana, quanto sul versante della domanda. Sul versante dell’offerta straniera, alcuni autori hanno spiegato le performance meno buone dei lavoratori immigrati, rispetto a quelli autoctoni, attraverso il diverso rendimento del capitale umano26. Un’altra parte della letteratura si è concentrata sul capitale sociale e sullo svantaggio che i migranti avrebbero nel disporre di relazioni e canali di accesso nella ricerca di impiego, facendo così affidamento soprattutto su risorse relazionali co-etniche, efficaci, ma al tempo stesso fortemente releganti ai livelli inferiori della struttura occupazionale (cfr. par. 2.2). Sul versante dell’offerta di lavoro autoctono, d’altro canto, gli italiani dimostrano di rifiutare sempre più gli impieghi meno retribuiti, faticosi, poco qualificati, umili e ritenuti socialmente poco prestigiosi, innescando così processi di sostituzione da parte dell’offerta straniera (cfr. par. 2.1.1). Il risultato è una ghettizzazione occupazionale - ma anche simbolica e nella sfera dell’immaginario - nei cosiddetti “mestieri da immigrati”. In questa ottica, la segmentazione su base etnica non è solo un processo economico, ma anche, e sempre più, il risultato di una profonda trasformazione culturale e simbolica, con effetti pesanti e persistenti sul mercato del lavoro. Lo studio dell’immaginario e del valore simbolico associato al lavoro, a livello sia individuale che collettivo, tanto presso gli italiani quanto presso i nativi, risulta pertanto un aspetto fondamentale da prendere in considerazione per comprendere in profondità i cambiamenti in atto nel mercato del lavoro italiano. Anche la domanda di lavoro espressa dagli imprenditori italiani, però, ha subito e continua a subire profonde trasformazioni. Come abbiamo descritto nel paragrafo 2.1.2, il ricorso al lavoro immigrato non è solo un ripiego necessitato, ma in molti casi appare come il frutto di scelte e strategie consapevoli. In particolare, il reclutamento sistematico di lavoratori e lavoratrici stranieri sovra-qualificati, così come emerge anche dalle nostre interviste, sembra costituire un vantaggio competitivo per le aziende italiane. Queste arrivano così a disporre di personale con un capitale umano superiore a quello richiesto dalle mansioni ricoperte, che, sebbene a costo di forti esternalità negative, può generare un valore aggiunto specifico e immediato sotto forma di capacità di apprendimento e performance sul lavoro. Dal punto di vista della produttività complessiva, il modello di integrazione economica degli stranieri in Italia che abbiamo definito “low cost” (Pastore, Salis, Villosio, 2012), seppur vantaggioso nel breve e medio termine, pone seri problemi di sostenibilità sul lungo termine. L’utilizzo che le imprese fanno del lavoro immigrato è rivelatore delle strategie competitive dell’Italia (Zanfrini, 2007): fino ad ora le aziende hanno puntato sul lavoro (immigrato) a basso costo come sistema alternativo agli investimenti in modernizzazione e innovazione dei processi produttivi, in tecnologie, in ricerca e sviluppo. Si tratta però di una strategia miope, sia perché questo sistema produttivo è destinato a diventare sempre più obsoleto e sempre meno competitivo, sia perché i migranti stessi, soprattutto quelli più istruiti, non si dimostrano nel tempo disponibili ad accettare le stesse condizioni svantaggiose. A lungo andare, l’attuale modello di integrazione economica non è conveniente e forse neppure sostenibile neanche per i migranti stessi. Il modello “low cost”, permette alle imprese italiane di risparmiare sulla manodopera, ma impone costi molto elevati a carico dei lavoratori stranieri. Ci sono tuttavia segnali che questi ultimi sviluppino nel tempo aspettative professionali sempre più simili a quelle dei locali, diventando a loro volta più selettivi e tendendo ad allontanarsi dai posti di lavoro più faticosi, meno pagati, con minori prospettive di miglioramento (Luciano, 2006). La disponibilità illimitata alla dequalificazione e alla segregazione occupazionale viene meno, l’asticella delle aspettative occupazionali si alza. Alla massimizzazione immediata del reddito, si antepongono strategie di miglioramento più ampio della qualità del lavoro e delle condizioni di vita. Ancor più impensabile è che ad accettare le condizioni e i posti di lavoro offerti attualmente agli stranieri, siano i figli di questi stessi stranieri, nati, cresciuti e socializzati in Italia, dunque sprovvisti in partenza di quella dose di “fame” che ha reso i padri disposti a pesanti sacrifici e resilienti alle condizioni più dure. La crisi potrebbe frenare questa spinta emancipativa e questa domanda di mobilità socio-lavorativa ascendente, ma difficilmente la bloccherà. Per evitare conflitti etno-generazionali, è bene assecondare questa legittima spinta, anziché contrastarla difendendo, più o meno esplicitamente, la rigida segmentazione su base etnica e nazionale del nostro mercato del lavoro.

Verso un diversity management all’italiana.

Dal nostro lavoro è emerso come una strategia di diversity management, specialmente nell’accezione di valorizzazione delle competenze e delle potenzialità dei migranti ai fini di aumentare la competitività d’impresa, sia un traguardo ancora molto lontano in Italia. Qui il riconoscimento della “diversity” dei migranti si è manifestato soprattutto ‘in negativo’, nel confinamento di questi ultimi in nicchie di presunta specializzazione etnica, comunque disertate dagli italiani. E’ necessario inoltre considerare che il contesto imprenditoriale, socio-economico e demografico in cui la cultura del diversity management nasce e si sviluppa è assai diverso da quello europeo, ed italiano in particolare. Ciò impone cautela nelle comparazioni e nell’importazione di modelli. Il diversity management viene infatti introdotto negli Stati Uniti come risultato di un percorso di politiche di parità di diritti e di promozione dei gruppi sottorappresentati nel mondo del lavoro, dell’educazione e nella società in generale. Il diversity management ‘alla americana’ si colloca inoltre in un tessuto imprenditoriale dove dominano la media e la grande impresa, e dove il livello delle qualifiche e dell’inserimento occupazionale delle minoranze etniche e religiose risulta assai elevato. In Italia invece l’immigrazione è un fenomeno molto più recente ed avvenuto in tempi decisamente più rapidi; le misure e le politiche introdotte per la gestione e l’integrazione di questa nuova componente della popolazione sono molto più acerbe; inoltre come sappiamo, la maggior parte delle imprese sono micro e piccole, quelle nelle quali i migranti sono particolarmente concentrati. Queste profonde differenze di contesto non possono essere sottovalutate. Un mero trapianto di principi e prassi maturati in contesto nord-americano sarebbe improduttivo. Ciononostante, riteniamo che i tempi siano maturi per riflettere sulle possibili caratteristiche di un diversity management all’italiana che, a partire dalle specificità della nostra storia migratoria e del nostro mercato del lavoro, si ponga l’obiettivo strategico di trasformare il lavoro immigrato da ‘stampella’ (vd. Introduzione) in propulsore di rinnovamento. Ad oggi, questo non sta accadendo. Anzi, come abbiamo visto nel capitolo dedicato alle analisi quantitative, la concentrazione settoriale dei lavoratori e delle lavoratrici immigrati si va intensificando. Le sinergie tra comunità straniere presenti in Italia e processi di internazionalizzazione delle imprese italiane verso i loro contesti di origine sono ancora debolissime, come ci ha segnalato, per esempio, la ricerca realizzata da Camera di commercio di Torino e FIERI nel 2011 sull’imprenditoria cinese a Torino (CCIAA-FIERI, 2011). Ma occorre contrastare questa pesante path dependency del modello migratorio italiano se si vuole che il lavoro immigrato contribuisca a una ‘via alta’ di uscita dalla crisi.


 

Giurisprudenza

 


Diritti sociali degli stranieri

La Consulta boccia la legge Calabria che li riconosce solo a possessori della carta di soggiorno.

Da www.immigrazione.aduc.it


Roma, 23 febbraio 2013 - Con sentenza n. 4 del 14 gennaio 2013, la Corte Costituzionale torna ad affermare l'uguaglianza di diritti sociali per i cittadini extra comunitari regolari sul nostro territorio, a prescindere dalla durata del loro soggiorno. Di certi diritti, almeno.
Il caso portato di fronte alla Consulta, riguarda la questione di costituzionalità posta dallo Stato verso la legge della regione Calabria sul “Fondo per la non autosufficienza”. Tale normativa, la L.R. 44 del 20 dicembre 2011, introdotto per disciplinare l'accesso ai benefici sociali relativi alla non autosufficienza, contiene una disposizione che seleziona gli stranieri ai quali detti benefici possono esser concessi e li individua nei possessori di carta di soggiorno.
A parte il fatto che tale titolo non esiste più, se non nei casi relativi ai cittadini comunitari, che è stato sostituito dal Permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo, si profila in detta disposizione una discriminazione bella e buona. Coloro che hanno bisogno di cura ed assistenza a condizioni di reddito insufficiente, non ne hanno meno bisogno per il solo fatto di soggiornare da minor tempo in Italia, e risulta evidente l'irragionevolezza e l'arbitrarietà della limitazione. La Corte accoglie il ricorso del Ministero, dichiara illegittima la norma per contrasto all'art. 3 della Costituzione (diritto di uguaglianza):
“...La discriminazione introdotta dalla disposizione censurata risulterebbe lesiva anche dei principi di ragionevolezza e di eguaglianza (art. 3 Cost.), essendo basata su un elemento di distinzione arbitrario. Come rilevato dalla Corte costituzionale in rapporto ad analoghe norme regionali (sentenza n. 40 del 2011), non vi sarebbe, infatti, alcuna ragionevole correlazione tra il requisito di accesso ai benefici (possesso, da parte dello straniero, del «permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo») e le situazioni di bisogno e di disagio, riferibili direttamente alla persona in quanto tale, che costituiscono il presupposto di fruibilità delle prestazioni sociali.”
Non solo, ma la norma appare violare anche la legge dello Stato in materia di cittadini extracomunitari, che all'art. 41 del d.lgs. 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), ai fini della fruizione delle provvidenze e delle prestazioni, anche economiche, di assistenza sociale, equipara gli stranieri titolari di permesso di soggiorno di durata annuale ai cittadini italiani.
La Regione Calabria si è difesa dicendo che le parole “carta di soggiorno” sono da interpretarsi in modo atecnico, e ben possono riferirsi in modo generico al permesso di soggiorno annuale.

E' uno scherzo? Chi conosce le amministrazioni locali (e non solo) sa benissimo che lasciare alle istituzioni il potere di allargare la portata di una norma, interpretandola pro-cittadino (extracomunitario peraltro) a svantaggio delle finanze pubbliche, significa di fatto negare il diritto. Vi immaginate lo straniero che chiede il beneficio argomentando: “carta di soggiorno, in fondo è un termine atecnico, vuol dire permesso di soggiorno... è uguale”. Mah! Ben ha fatto il Ministero ad impugnare la norma e la Corte Costituzionale ad abrogarla.


 

Consulenze

 


Come correggere gli errori nella domanda di emersione Sanatoria 2012

E’ possibile correggere la domanda di emersione dei lavoratori extracomunitari nel settore domestico. Con la sanatoria le famiglie hanno avuto la possibilità di regolarizzare colf, badanti, baby sitter stranieri impiegati con lavoro nero. Le modifiche dei dati, come l’orario di lavoro, il livello di inquadramento secondo CCNL, devono essere comunicare all’Inps. Così come la richiesta annullamento del doppio invio della stessa comunicazione o il disconoscimento. Vediamo in che modo. Di Antonio Barbato, http://www.fanpage.it/


Come correggere gli errori nella domanda di emersione Sanatoria 2012.Le famiglie italiane, come le imprese, hanno avuto la possibilità di presentare una domanda di emersione Sanatoria 2012 dei lavoratori extracomunitari irregolari, e privi di permesso di soggiorno, impiegati con lavoro nero come colf, badanti o baby sitter all’interno del nucleo familiare. La sanatoria è stata attivata attraverso una procedura di emersione consistente nell’invio di una domanda telematica, ed il pagamento di un contributo forfettario di 1.000 euro. Nella domanda, da presentare entro il 15 ottobre 2012 ma prorogata fino al 31 gennaio 2013, andava dichiarato, obbligatoriamente, un rapporto di lavoro di durata di almeno 6 mesi (3 mesi entro il 9 agosto 2012), mesi sui quali, in maniera automatica, a ricezione della domanda, il Ministero dell’Interno, ha attivato l’Inps per la riscossione del bollettini Mav, inviati direttamente dall’ente previdenziale presso le abitazioni delle famiglie che hanno dichiarato il rapporto di lavoro con il lavoratore straniero irregolare. La procedura prevede che le parti, datore di lavoro e lavoratore irregolare, siano convocate presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione per la convalida della procedura di emersione, ottenibile attraverso la presentazione di tutta la documentazione comprovante il rapporto e, soprattutto, il versamento dei contributi e delle imposte dovute per il rapporto di lavoro. Nelle more della convocazione, la famiglia deve comunque pagare i bollettini Mav inviati dall’Inps riguardanti il rapporto di lavoro. Il Ministero e l’Inps hanno rilevato, nel corso di questi primi mesi successivi all’invio della domanda, una serie di problematiche legate alla domanda stessa. Si rilevano casi in cui c’è la volontà delle parti, o di una delle parti, di recedere dal rapporto di lavoro, ossia rinunciare alla domanda di emersione (per esempio per dimissioni o licenziamento o altre cause di forza maggiore come ad esempio la morte). In questi casi, va inviata una comunicazione allo Sportello Unico per l’Immigrazione ed all’Inps. Vediamo tutte le informazioni relative alla rinuncia della Sanatoria 2012. Sono altresì rilevati, da parte dell’Inps, delle richieste relative alla volontà di modificare la domanda di emersione, ossia di correggere degli errori nella compilazione della domanda telematica, oppure casi in cui è necessario modificare alcuni aspetti relativi al rapporto di lavoro (dall’orario di lavoro alla retribuzione, al livello di inquadramento secondo CCNL). Sono registrati altresì casi di doppio invio della stessa domanda. Così come il grave caso di estraneità alla domanda della famiglia e la necessità di disconoscere la domanda di emersione. Vediamo ora come risolvere questi errori. Errori nella compilazione e modifiche alla domanda di emersione

Modifiche anagrafiche e dati di rapporto di lavoro. Un’altra problematica è quella relativa agli errori nella compilazione della domanda presentata entro il 15 ottobre 2012, o entro il 31 gennaio 2013 a seguito di proroga.  L’errore nella compilazione della procedura di dichiarazione di emersione può essere sanato. La necessità può riguardare la modifica di alcuni dati inseriti nella dichiarazione di emersione presentata al Ministero dell’Interno, come ad esempio il numero di ore lavorate, la retribuzione percepita dal lavoratore extracomunitario irregolare, il livello contrattuale di inquadramento secondo il CCNL del lavoro domestico, la condizione di convivenza del lavoratore extracomunitario irregolare con il datore di lavoro o la persona a cui è destinata la prestazione lavorativa.

La richiesta di modifica dei dati. L’Inps in merito precisa che poiché, come illustrato nella circolare n. 113 del 2012, i dati utilizzati per l’iscrizione del rapporto di lavoro sono stati prelevati dalla domanda di emersione presentata al Ministero dell’Interno, è necessario che la richiesta di modifica dei dati venga inviata sia al Sportello Unico per l’Immigrazione che all’Inps, specificando il numero di codice attribuito alla domanda di emersione e il codice di rapporto provvisorio INPS.

Per quanto riguarda le modalità di comunicazione, le modifiche da effettuare dovranno essere trasmesse via fax al Contact Center Multicanale, numero 800.803.164, utilizzando il modello specifico di invio allegato n. 1 della circolare Inps n. 10 del 17 gennaio 2013, debitamente compilato. Il Contact Center provvederà all’inoltro alla sede competente.

Per consentire in tempo utile l’emissione dei bollettini Mav necessari anche per l’anno 2013, precisa l’Inps, la dichiarazione dovrà essere presentata, entro e non oltre il 31 gennaio 2013 e le sedi dovranno provvedere non oltre il 15 febbraio 2013 ad acquisire le variazioni comunicate, in base alle quali saranno generati a far data dall’inizio del rapporto di lavoro i bollettini Mav con i nuovi importi, che potranno essere stampati accedendo al Portale dei Pagamenti presente sul sito www.inps.it, seguendo il percorso già indicato. Non saranno ammesse ulteriori richieste di modifica, successive ad una prima già presentata. Domanda di emersione inviata più volte per errore. Vista la scadenza, originariamente dal 15 settembre al 15 ottobre 2012, poi prorogata fino al 31 gennaio 2013, sono state registrate dal Ministero dell’Interno e dall’Inps numerose iscrizioni provvisorie all’INPS di rapporti di lavoro tra gli stessi soggetti, quindi doppie o triple comunicazioni, conseguenti a domande di emersione inviate più volte a causa o di interruzioni telematiche del servizio erogato dal Ministero dell’Interno o per correggere dati inseriti non esatti. Pertanto, sono stati inviati MAV riferiti a codici di rapporto di lavoro diversi ma riconducibili sempre ad un unico rapporto di lavoro.

Il caso dei rapporti di lavoro plurimi a fronte di domande di emersione presentate più volte.  L’INPS provvederà a ricondurre i rapporti di lavoro con dati identificativi coincidenti (codice fiscale datore di lavoro, anagrafica lavoratore, ore settimanali, livello) ad un unico rapporto di lavoro. Per tale unico rapporto di lavoro l’INPS proseguirà l’invio dei MAV fino alla definizione del procedimento di emersione. Negli altri casi, per i quali i suddetti identificativi non coincidono, il datore di lavoro, per evitare ulteriori invii plurimi di MAV, dovrà comunicare i codici dei rapporti di lavoro che intende annullare e quello che intende mantenere attivo. La sede INPS quindi procederà a registrare l’annullamento con apposita procedura di cui saranno fornite successive istruzioni operative. Per quanto riguarda le modalità di comunicazione, anche in questo caso la segnalazione dovrà essere trasmessa via fax al Contact Center Multicanale, numero 800.803.164, utilizzando il modello specifico di invio allegato n. 1 della circolare Inps n. 10 del 17 gennaio 2013, debitamente compilato. Il Contact Center provvederà all’inoltro alla sede competente. Disconoscimento della domanda di emersione. La presentazione della domanda di emersione comporta l’iscrizione provvisoria d’ufficio del rapporto di lavoro con il lavoratore extracomunitario da regolarizzare. L’Inps quindi, iscrivendo il rapporto di lavoro domestico, provvede all’assegnazione di un codice provvisorio e, soprattutto, all’invio  dei bollettini Mav da pagare, precalcolati in base ai dati indicati nella domanda, inerenti al rapporto di lavoro. Quindi prima della convocazione presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione, arriva presso l’abitazione del datore di lavoro, che nel lavoro domestico è una famiglia, una lettera dell’Inps contenente i bollettini Mav da pagare, ossia i contributi dovuti per il rapporto di lavoro (almeno 6 mesi). Proprio in merito all’invio delle lettere e dei bollettini Mav, generati dalle domande di emersione pervenute tramite flusso telematico dal Ministero dell’Interno, sono stati segnalati all’Inps dei casi di disconoscimento della dichiarazione di emersione. Ossia persone che lamentano di non aver mai fatto la domanda di emersione e di essere del tutto estranei al rapporto di lavoro dichiarato, al procedimento di emersione di un lavoratore straniero irregolare. L’Inps nella circolare n. 10 del 17 gennaio 2013 interviene fornendo le informazioni per risolvere il caso: Come indicato nella citata circolare del Ministero dell’Interno, il presunto datore di lavoro deve presentare una denuncia di furto d’identità presso le autorità di pubblica sicurezza e inviarne copia allo Sportello Unico per l’Immigrazione e alla sede INPS. Necessaria una comunicazione all’Inps via fax. L’ente previdenziale precisa che tutte le modifiche riguardanti il rapporto di lavoro oggetto di domanda di emersione, dall’interruzione al disconoscimento, ecc.,  dovranno essere comunicate. La modalità è la seguente: trasmissione via fax al Contact Center Multicanale, numero 800.803.164. Il Contact Center provvederà all’inoltro alla sede competente. La sede INPS quindi procederà all’annullamento del rapporto di lavoro domestico con apposita procedura le cui istruzioni operative sono in attesa di pubblicazione. I disconoscimenti saranno evidenziati in archivio con lo stato “DISCONOSCIMENTO” ed eventuali contributi versati saranno resi indisponibili e non rimborsabili.


 

Rifugiati


INFORMAZIONI

Repubblica-Inchieste

Rifugiati nordafricani, niente proroga. A fine mese, 500 euro a testa e tutti via

Il Salaam Palace a Roma dove alcuni rifugiati sono stati costretti a vivere in condizioni di degrado

Di Roberta Rei


La gestione dell'emergenza - 50.000 profughi arrivati sulle nostre coste, un anno e mezzo fa - ha fruttato alle strutture di accoglienza un miliardo e trecento milioni di euro, non ha garantito i servizi dovuti né ha risolto il dramma del rimpatrio, volontario o assistito. In quest'ultimo caso, adesso, si offre ai migranti un "buono uscita". Ma per andare dove? E tanti nel frattempo si sono già allontanati...

L'accoglienza per i profughi del Nord Africa finisce il 28 febbraio. Questa volta non c'è proroga: dopo quella data, tutti via con 500 euro come "buono uscita". A stabilirlo è una circolare del ministero dell'Interno datata 18 febbraio 2013. Ma la domanda è: via dove? Via dalle strutture di accoglienza, che grazie ai 50 mila profughi arrivati sulle nostre coste, un anno e mezzo fa, hanno raccolto un miliardo e trecento milioni di euro senza garantire i servizi dovuti dalla legge.

Leggi la circolare

immigrati_casa2.JPGLa gestione dell'emergenza, affidata a inizio gennaio ai prefetti, era stata prorogata di due mesi per la "progressiva uscita dei profughi dal sistema, anche attraverso programmi di rimpatrio volontario e assistito". Ma anche in questo caso, non c'è stata una gestione uniforme e controllata sul territorio. Il ministero dell'Interno ha sottolineato in apertura che "non tutte le regioni hanno attivato i tavoli di coordinamento ". Le mappa dei contributi d'uscita erogati dalle regioni è varia: si va dalla Lombardia dove i profughi hanno usufruito di una somma pari a 1000 euro, alle regioni come il Lazio, la Campania o la Puglia dove le cifre sono pari a zero. Di contro, adesso, la circolare prevede ulteriori fondi, pari a 2,5 milioni di euro, destinati al rimborso per gli enti locali per l'assistenza di minori stranieri non accompagnati. Tramite le prefetture, quindi, gli enti locali potranno chiedere la copertura delle spese per le procedure di "formalizzazione della domanda di asilo sino all'inserimento nelle strutture dello SPRAR". Manca tuttavia una menzione a quali saranno i percorsi di integrazione nel territorio e di inserimento lavorativo. Manca, di nuovo, una direttiva mirata al potenziamento del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati costituito dalla rete degli enti locali e il terzo settore. L'ufficio stampa del ministero, contattato in merito a queste tematiche, ha risposto al telefono che "tutto quello che si può fare al momento è fornire la circolare (che alleghiamo a questo articolo) ma non ci sono risposte alle domande fatte". Non ci sono risposte oggi, ma arriveranno in futuro? "Non ci sono risposte e basta", hanno dichiarato. Per Laurens Jolles, delegato nel nostro Paese per l'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati, la strategia di uscita dall'emergenza "andava programmata per tempo e il ritardo con cui è stato pianificato il passaggio in ordinario, effettivo solo dal 31 dicembre, resta inspiegabile. Le misure aggiuntive contenute nella circolare, a dieci giorni dalla chiusura, potrebbero non essere sufficienti". Tra le procedure volte a favorire i percorsi di uscita rientrano i programmi di rimpatrio volontari e assistiti, affidati all'OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni), che stabiliscono la somma di 500 euro per le modalità di uscita dalle strutture di accoglienza. Ben poco, se si considera che, per tutto il periodo della loro permanenza nei CARA, centri di accoglienza per richiedenti asilo, o presunti tali, ogni migrante valeva fino a 46 euro al giorno. In molti, in realtà si erano già allontanati. Il punto è, dove. "Questa è una preoccupazione che abbiamo anche per i rifugiati che escono dal sistema ordinario di accoglienza - aggiunge Jolles - che purtroppo non è sufficiente per tutti e ha una durata di soli sei mesi. Assistiamo all'aumento di insediamenti spontanei ed occupazioni di edifici abbandonati in molte città con il rischio di emarginazione sociale. È per questo che abbiamo più volte ribadito la necessità di ampliare la rete di accoglienza e di assicurare un adeguato sostegno all'inserimento lavorativo e sociale delle persone che fuggono da violenze e persecuzioni. Sia chiaro, i rifugiati non sono persone che vogliono vivere di assistenzialismo, è per questo che chiediamo ancora una volta alle autorità di dare una risposta più adeguata ai loro bisogni di integrazione". Chi sceglie di andare in un altro paese, anche in possesso di un permesso di soggiorno unito a un titolo di viaggio (che corrisponde al passaporto), ha diritto a restare lì solo 90 giorni, ma senza poter lavorare.  Saranno in giro, quindi, nella totale assenza di un percorso di integrazione, come i profughi ritrovati nel Salaam Palace di Roma, il caso che ha fatto scalpore anche all'estero. La speranza è che le mura dei palazzi dismessi nelle nostre città siano abbastanza forti da reggere la disperazione di chi non ha un futuro.

20 febbraio 2013


 

Razzismo


FORZA NUOVA E IL VOLANTINO ANTI-IMMIGRATI

"Tornate a casa, per voi qui non c'è casa né lavoro"


22 febbraio 2013 - E’ il messaggio, tradotto in multilingua, riportato sui manifesti che i militanti di Forza Nuova hanno affisso nella notte nei luoghi della città più frequentati dagli immigrati da Bolzano a Palermo, passando per le Marche. 

Centinaia di manifesti contro l'immigrazione nei pressi delle stazioni ferroviarie, dei campi rom e dei centri di prima accoglienza. Il testo, rivolto ai migranti e tradotto nelle principali lingue europee, in arabo e in cinese, recita: «per voi non c'è lavoro, non c'è casa, non c'è futuro...il capitalismo e il progressismo nostrano vi hanno sfruttato abbastanza, ora tornate da dove siete venuti!». Un comunicato diffuso dalla sede nazionale del movimento di ultradestra annuncia che «da oggi Forza Nuova impedirà con tutte le proprie forze, e al limite della legalità, la creazione e l'insediamento di micro-macro Little Africa o Little Asia nelle nostre città». Nelle Marche i volantini sono stati affissi davanti alla stazione Fs e alla sede della Caritas di San Benedetto del Tronto, vicino alla moschea e ad un money transfer a Pesaro, presso la moschea di Fossombrone, alla stazione di Fano 



Amazon fires security firm that mistreated migrant workers


Tuedsday, 19 february 2013 - The online retailer Amazon has ended a contract with a security firm that was accused in a TV documentary of intimidating temporary workers hired for the Christmas rush. Amazon said it would not tolerate such behaviour, Deutsche Welle reported. Growing criticism forced the online retail giant Amazon to end its relationship with Hensel European Security Services (HESS) with immediate effect on Monday.
The TV documentary broadcast last week also accused HESS guards of wearing clothes linked to Germany's neo-Nazi scene.

"Amazon has a zero tolerance limit for discrimination and intimidation and expects the same of other companies we work with," spokeswoman Ulrike Stoecker told the news agency Associated Press.




 

 

 

 

 

 

 

Notizie in breve


news in 50 lingue

 

27 febbraio 2013

Il Consiglio dei ministri conferisce la cittadinanza ai tre senegalesi feriti nell’attentato a scopo razziale avvenuto a Firenze.
“Un gesto di doveroso riconoscimento e di concreta solidarietà della Nazione”.

22 febbraio 2013

U.E. - U.E. - Immigrazione. Consiglio Europa: Ue parli con una sola voce

'Ho visto personalmente quanto la mancanza di solidarieta' da parte dell'Ue ha fatto ed ha significato per i migranti ed i richiedenti asilo in Italia ed in Grecia. E penso che quella di 'Dublino 2' (regolamento UE secondo la quale il migrante puo' chiedere asilo solo nel Paese di ingresso) sia una politica ingiusta ed un [...]

 

 

U.E. - Minori richiedenti asilo: per la Corte di giustizia europea, in caso di conflitto di attribuzione, la competenza è dello Stato in cui il minore presenta l’ultima domanda.
I giudici raccomandano anche soluzioni diverse “nell’interesse superiore del minore”.

Ue: entro l’anno regole comuni per l’accoglienza e un sistema comune di sorveglianza delle frontiere.
La commissaria Ue Cecilia Malmström ha incontrato i cittadini di Torino nell’ambito dell’iniziativa “Dialogo con i cittadini”.

ITALIA - ActionAid: “l’Italia non è più la terra promessa dei migranti. Ormai è tempo di garantire loro maggiori diritti”.
Oggi la presentazione del documento “Il mondo è un pianeta migrante”. Lo sfruttamento lavorativo dei migranti e la piaga delle 5 “P”: precario, poco pagato, pesante, pericoloso e penalizzato socialmente.