Newsletter periodica d’informazione
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Rassegna ad uso
esclusivamente interno e gratuito, riservata agli
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Anno XI n.9 del 04 marzo 2013 |
Consultate www.uil.it/immigrazione
Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri
Imprese, quasi 500 mila guidate da stranieri
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SOMMARIO
Appuntamenti pag. 2
Imprenditoria etnica, quasi 500 mila imprese in Italia pag. 2
Coordinamento Nazionale Immigrati pag. 3
Emergenza Nord Africa pag. 4
Giurisprudenza pag. 5
Cittadinanza ai tre senegalesi feriti a Firenze pag. 6
Lavoro infantile pag. 7
Foreign Press pag. 8
Notizie in breve: pag. 9
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A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento Politiche Migratorie
Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751
Dipartimento Politiche
Migratorie: appuntamenti
Roma 06 marzo 2013, ore 10.00, sede Confindustria
Incontro su recepimento della Direttiva 2009/50/CE sulla Blu Card
(Giuseppe Casucci)
Roma 11 marzo 2013, sede UIL nazionale, sala Bruno Buozzi, ore 15 – 18
Convegno UIL- Ital: “annullare lo svantaggio: Incrocio domanda e offerta di lavoro per persone con particolare svantaggio sociale ed economico
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Roma 12 marzo 2013, Grand Hotel Palatino, via Cavour 213, ore 09.00 – 17.00
Convegno UIL- Ital: “Cittadinanza prossima: diritti, norme e procedure”
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Roma 13 -15 marzo 2013, Cardinal Hotel Saint Peter Hotel, Via Leone Dehon 71
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Bruxelles, 21 marzo 2013, sede CES
Migration and inclusion working group
(Giuseppe Casucci)
Roma 28 marzo 2013, sede UIL Nazionale
Coordinamento Nazionale Immigrati
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Società
Roma, 2 marzo 2013 - Secondo una ricerca di Unioncamere le aziende fondate da immigrati nel 2012 sono cresciute di 24mila unità. I più attivi marocchini, cinesi e albanesi. Prevalenza di società individuali, ma crescono anche le cooperative
Roma, 2
marzo 2013 - a, in Italia, le imprese guidate da cittadini stranieri, con un
aumento di 24.329 nel 2012, +5,8%. Dati diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la
rilevazione statistica condotta da Infocamere. Per le imprese individuali il
paese leader resta il Marocco con 58.555 titolari. Seguono Cina (42.703) e
Albania (30.475). Sono aumentati di più termini assoluti gli imprenditori del
Bangladesh (+3.180 imprese) e in termini relativi quelli Kossovo (+37,6%).
Scegliere il
mercato per integrarsi - Il
"contributo" degli imprenditori immigrati alla crescita delle imprese
nel 2012, sottolinea Unioncamere, "si è rivelato determinante per
mantenere in campo positivo il bilancio anagrafico di tutto il sistema
imprenditoriale italiano (cresciuto, lo scorso anno, di sole 18.911
unità)". "La geografia dello sviluppo dei territori e del rilancio
del paese - commenta il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - passa
anche per la valorizzazione di queste forze imprenditoriali, che scelgono la
via del mercato per integrarsi prima e meglio nella nostra società. Sono
perlopiù forze giovani, con una grande motivazione alle spalle e dunque capaci
di offrire opportunità di lavoro che, in questa fase, possono essere importanti
nel recupero dei livelli occupazionali".
Punte in Toscana e
Liguria - Alla
fine del 2012, le 477.519 imprese a guida di cittadini stranieri rappresentano
il 7,8% del totale delle imprese, con punte superiori al 10% in due regioni,
Toscana (11,3) e Liguria (10,1), ed in ben dodici province tra cui spiccano
Prato (23,6), Firenze (13,6) e Trieste (13,2). In termini assoluti le attività
più presidiate sono quelle del commercio al dettaglio (129.485 attivita') e dei
lavori di costruzione specializzati (101.767). Molto distanziate le attività in
ristorazione (31.129) e commercio all'ingrosso (29.646). In termini di incidenza
percentuale, le attività guidate da immigrati sono presenti soprattutto nelle
telecomunicazioni (34,9%), nella confezione di articoli di abbigliamento (24%),
nei lavori di costruzione specializzati ( 18,9%).
Prevalenza di
società individuali -
Dal punto di vista della struttura organizzativa, nella grande maggioranza
(385.769 imprese, l'80,8% del totale) le attività degli imprenditori immigrati
sono costituite nella forma dell'impresa individuale, la pià semplice, mentre
le società di capitale (46.239 unità) sono il 9,7%. Comincia a diffondersi lo
strumento della società cooperativa: quasi 8mila unità, cresciute lo scorso
anno al ritmo dell'8,2%.
Sindacato
Coordinamento Nazionale Immigrati
<Discriminazioni nell’accesso o nell’ambito del lavoro, di cittadini di Paesi terzi>
Roma, 28 marzo 2013 – Sala Bruno Buozzi, ore 09 – 14.00
Sono molti e frequenti i casi in cui Tribunali della Repubblica sentenziano contro la natura discriminatoria di comportamenti tenuti da amministrazioni pubbliche o da aziende municipalizzate nella esclusione da concorsi e bandi di cittadini privi della cittadinanza italiana. Sono anche molti i casi di discriminazioni nell’accesso al lavoro privato o nei percorsi di carriera o, semplicemente nel godimento di diritti, come ad esempio quelli previdenziali. Secondo molte sentenze, sbarramenti nell’accesso al lavoro o discriminazioni nell’ambito dello stesso, violano normative interne ed internazionali. Il Dipartimento Politiche Migratorie della UIL suggerisce la necessità di un dibattito all’interno della nostra Organizzazione sulla scelta o meno di chiedere l’abolizione anche formale degli sbarramenti che ancora impediscono ai lavoratori stranieri lungo soggiornanti di accedere a certi settori del mercato del lavoro (pubblico o para pubblico). Pensiamo anche che un diritto inalienabile della persona - indipendentemente dal proprio status- sia quello di godere delle stesse opportunità degli altri nei percorsi di carriera professionale o nella fruizione di diritti, come ad esempio quello previdenziale. Sappiamo che dentro il sindacato, anche nell’ambito della nostra Organizzazione, ci sono pareri discordanti in materia. Molti, ad esempio, pensano che la grave situazione di crisi economica renda inopportuna l’apertura di spazi nell’accesso al lavoro per gli stranieri, anche perché questo potrebbe pregiudicare le poche chances lavorative rimaste ai cittadini italiani. Le normative internazionali, europee e italiane, però, vietano esplicitamente ogni forma di sbarramento professionale interno alle aziende, motivato da ragioni etniche, linguistiche, religiose o di provenienza geografica. Il rischio è dunque che, il sindacato non affronta questi temi e non cerca soluzioni attraverso la contrattazione ed il confronto, corra il rischio di vedersi imporre decisioni dall'alto: dai tribunali italiani o dal Parlamento che dovrà comunque dar seguito ai contenuti delle direttive, pena il pagamento di pesanti sanzioni europee. Per questo motivo, abbiamo pensato utile ed opportuno convocare il Coordinamento Nazionale Immigrati, per una giornata di riflessione, sul tema: <discriminazioni nell’accesso o nell’ambito del lavoro, di cittadini di Paesi terzi> La riunione si terrà a Roma, giovedì 28 marzo 2013, presso la UIL Nazionale, alla sala Bruno Buozzi (6° piano), a partire dalle ore 09.00 e fino le ore 14.00. Saranno presenti al dibattito, nella prima parte della mattinata, alcuni esperti che ci potranno dare indicazioni ed informazioni utili alla riflessione: in questo senso abbiamo chiesto l’apporto di ASGI, Unar e del MIUR, nonché della consulta Legale di Ital. Consideriamo importante la presenza, oltre che dal territorio, di dirigenti delle categorie, specie quelle direttamente interessare. E quanto anche al fine di sviluppare un dibattito franco sul tema delle discriminazioni (o dei limiti) nell’accesso o nell’ambito del lavoro, per i lavoratori provenienti da Paesi Terzi. L’intento non è quello di dividerci su questo tema, ma piuttosto di aprire una fase di confronto e di circolazione delle idee capaci di darci adeguati strumenti per affrontare il problema nel presente e nel prossimo futuro.
Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL
Le politiche migratorie della UE ed il loro impatto sulle condizioni di lavoro ed integrazione dei lavoratori migranti
Cardinal ST Peter Hotel, 13 – 15 marzo 2013
L’European Trade Union Institute (ETUI education), ovvero l’istituto di formazione sindacale della CES, organizza in collaborazione con la nostra Confederazione, un corso di formazione per quadri sindacali che si terrà a Roma dal 13 al 15 marzo p.v. Il corso vedrà la presenza di circa 30 quadri sindacali provenienti da tutta Europa. Presente anche una delegazione del sindacato Disk della Turchia. Il tema di confronto ed approfondimento riguarda le politiche migratorie che la UE ha sviluppato in materia di immigrazione – attraverso le sue direttive – nonché l’impatto che queste norme hanno sulle condizioni di lavoro e quelle di integrazione dei lavoratori migranti. Per la UIL saranno presenti 4 quadri: Felicitè Ngo Tonye della UILTUCS Lombardia, Alice Mocci della UILA Nazionale, Miranda Ukleba della UILTEMP Nazionale e Jamal Banoir della UIL di Prato. Giuseppe Casucci del Dipartimento Nazionale Politiche Migratorie UIL, collaborerà come tutor durante la tre giorni dei lavori, assieme alla collaborazione dell’Ital Nazionale.
Incontri nazionali Ital sull’immigrazione
Il Patronato Ital in collaborazione con la UIL realizzerà due importanti convegni nazionali in materia di immigrazione. Il primo si svolgerà il prossimo 11 marzo, presso la sala Bruno Buozzi della UIL Nazionale (6° piano), a partire dalle ore 15 e fino alle 18, ed avrà come tema: “annullare lo svantaggio: Incrocio domanda e offerta di lavoro per persone con particolare svantaggio sociale ed economico”. Il secondo si terrà il 12 marzo presso il Grand Hotel Palatino (via Cavour 213), a partire dalle ore 09 e fino alle 17.00. Tema di questa giornata: “Cittadinanza prossima: diritti, norme e procedure”. Entrambe le giornate saranno concluse dal Segretario Confederale UIL Guglielmo Loy.
Emergenza Nord Africa
Roma, 02 marzo 2013 - Per il Ministro dell’Interno
Cancellieri: “7.400 stranieri in attesa di essere sentiti dalle Commissioni per
il diritto d'asilo, più quelli appartenenti alle categorie 'vulnerabili', come
anziani, disabili, genitori single,
donne in stato di gravidanza, resteranno in Italia per almeno altri 6 mesi. Lo
riferisce il ministro dell'interno Annamaria Cancellieri in un'intervista pubblicata oggi sul
quotidiano Avvenire, a due mesi dalla conclusione della fase di emergenza
umanitaria legata ai flussi migratori seguiti alle sommosse avvenute in Nord
Africa tra il 2010 e il 2011 ('emergenza Nord Africa') nell'ambito della
cosiddetta 'primavera araba', e un giorno prima del termine della gestione
ordinaria della situazione, passata in mano alle prefetture dal 1° gennaio
scorso. Gli immigrati nord africani sono stati accolti in centri 'dedicati'
gestiti dai comuni e dalle associazioni di volontariato secondo un programma
finalizzato a favorire percorsi di uscita dal Paese, motivo per il quale il
Viminale ha stanziato 500 euro pro
capite. Ma la misura 'di accompagnamento all'uscita' non è la sola,
assicura il ministro di fronte al dubbio sul futuro di chi è ancora nel Paese. Secondo
i dati aggiornati a ieri forniti da 50 delle 103 prefetture sul territorio,
sono 520, riferisce Cancellieri, le persone appartenenti a categorie ritenute 'vulnerabili'.
A queste si aggiungono quelle in attesa di permesso umanitario o titolo di
viaggio. Sempre in base a questi dati, continua Cancellieri, su 8.178 stranieri
presenti 5.736 stranieri hanno optato per lasciare l'Italia, mentre un altro
24% non ha ancora deciso. Per chi vuole, ricorda il ministro, è possibile
il rimpatrio assistito. Sarà lungo comunque il lavoro ancora da fare da parte
delle 10 Commissioni per l'asilo, considerando che la legge non ha prorogato la
possibilità di 12 sezioni aggiuntive, sottolinea Cancellieri, che
nell'intervista ha affrontato anche il tema della relazione dei servizi
d'intelligence recentemente presentata al Parlamento, e dei rischi di tensioni
sociali legati alla crisi di cui si parla nel documento. 'Io sono per la
vigilanza costante, non per gli allarmismi', ha risposto il ministro,
ricordando che le informazioni vengono costantemente aggiornate discusse e
analizzate da parte degli organismi anti terrorismo.
Nota del 1/3/2013 tratta dal sito del Ministero dell’Interno:
2013_03_01_misure_immigrati_post_emergenza_Nord_Africa_intervista.html
Giurisprudenza
Un
giovane nato e cresciuto Emilia Romagna era scomparso per tre anni dal registro
dei residenti. Per i giudici ha diritto comunque alla cittadinanza
(www.stranieriinitalia.it ) Roma – 28 febbraio 2013 – Un “buco” di qualche anno nell’iscrizione all’anagrafe non può impedire a ragazzi nati e cresciuti in Italia di diventare italiani quando compiono diciotto anni. L’importante è che sia chiaro che erano qui anche se non risultavano ufficialmente residenti.
A spezzare una nuova lancia a favore delle seconde generazioni e
contro una burocrazia a volte più pesante della legge stessa è il Tribunale di
Reggio Emilia. Una recente sentenza
(segnalata dall’Asgi) ha dato ragione a un giovane
“straniero”, figlio di immigrati, nato e cresciuto in Emilia Romagna, che
tra il 2001 e il 2004 non risultava iscritto a nessuna anagrafe.
Quando è diventato maggiorenne, ha chiesto la cittadinanza italiana al sindaco di Rubiera, il comune in provincia di Reggio Emilia dove vive. Faceva affidamento sulla legge, secondo la quale “lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data”. Il ragazzo era stato iscritto fin dalla nascita sul permesso di soggiorno del genitore. E aveva presentato diversi documenti (come certificati scolastici e di vaccinazione) che dimostravano che comunque, durante gli anni di buco, era rimasto in Italia. Per un certo periodo, la sua famiglia aveva anche vissuto in un edificio occupato e questo forse aveva complicato l’iscrizione all’anagrafe. Al sindaco di Rubiera, però, quelle prove non sono bastate. Non ha riconosciuto al giovane la cittadinanza italiana, appellandosi alla mancanza di “residenza legale senza interruzioni” e sostenendo che non poteva applicare un’interpretazione estensiva della legge, come prevedono due circolari del ministero dell’interno, perché l’”iscrizione anagrafica è mancata per un periodo di quasi tre anni”.
L’aspirante italiano ha presentato un ricorso e il tribunale di Reggio Emilia lo ha accolto. I giudici, infatti, si sono richiamati al senso principale della legge, secondo la quale chi nasce e rimane regolarmente in Italia fino ai diciotto anni ha il diritto di diventare italiano. E se si vuole davvero “garantire la positiva conclusione del percorso di inserimento per i bambini stranieri nati in Italia”, come si legge in una delle circolari del Viminale, non conta per quanto tempo, anche se erano qui, sono scomparsi dall’anagrafe. Breve o lungo che sia questo buco, hanno diritto alla cittadinanza. EP
Si al permesso di soggiorno al coniuge transessuale
http://argomenti.ilsole24ore.com/giovanni-parente.html
Roma, 3 marzo 2013 - Niente discriminazioni. Non si può negare il permesso di soggiorno al coniuge straniero transessuale sposato con una donna italiana se la convivenza tra i due è effettiva e si protrae ormai da tempo. Il Tribunale di Reggio Emilia (giudice Casadonte) ribalta così la decisione della Questura che aveva rifiutato il nulla osta sulla base del fatto che la transessualità e il fatto di assumere «sembianze femminili» escluderebbe alla radice alla radice la possibilità di convivenza con la donna con cui era sposato da oltre cinque anni. In sostanza, quindi, il matrimonio sarebbe stato celebrato con finalità elusive solo per ottenere il documento di soggiorno. Una motivazione non convincente per il giudice emiliano che in ben 32 punti ha spiegato le motivazioni per cui il ricorso andava accolto. «Il ricorrente è legalmente coniugato con la cittadina italiana - spiega l'ordinanza resa nota dall'Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione) - non sussistendo dubbi sulla celebrazione del loro matrimonio». Così come risulta «pacifico che i coniugi siano tuttora di diverso sesso anagrafico, dato che il ricorrente - pur assumendo sembianze dell'altro genere - non ha mai chiesto» il cambio di sesso. E allo stesso tempo la convivenza (requisito richiesto per il rilascio del permesso di soggiorno) risulta confermato anche da diversi informatori.
I precedenti - Del resto, la permanenza di un amtrimonio fondato sulla convivenza dopo il mutamento di sesso di uno dei coniugi è emerso già in altre situazioni al centro delle decisioni dei giudici nazionali e comunitari. L'ultimo dei precedenti in ordine di tempo è del Tribunale di Rimini. Poco meno di un anno fa, il Tribunale romagnolo ha ritenuto illegittimo il rifiuto della carta di soggiorno a un cittadino brasiliano sposato con un'italiana e che aveva avviato un percorso di mutamento di sesso senza però alcun cambiamento sotto il profilo dell'anagrafe.
Cittadinanza
ll 13 dicembre del 2011 un killer sparò a un gruppo di ambulanti senegalesi, uccidendone due
IlTirreno.it - Firenze, 26 febbraio 2013. Sono
diventati cittadini italiani i tre senegalesi feriti negli agguati a sfondo
razzista di Firenze del 13 dicembre 2011 quando il killer Gianluca Casseri, 50
anni, uccise due loro connazionali e poi, inseguito dalla polizia, si suicidò (LA CRONACA). La cittadinanza italiana è
stata loro conferita dal Consiglio dei Ministri su proposta del ministro dell'Interno
in segno di «doveroso riconoscimento e di concreta solidarietà della Nazione»
verso Moustapha Dieng, rimasto paralizzato a seguito delle ferite, Cheikh
Mbengue e Mor Sougou, ancora convalescenti a più di un anno dall'agguato. «E'
davvero una buona notizia», commenta l'attribuzione della cittadinanza Hassan
Kebe, vicepresidente della comunità senegalese di Firenze. «Ci speravamo ma non
ce lo aspettavamo in una situazione politica delicata come quella di ora.
Diciamo un grazie a chi ha pensato a noi, ai politici locali, al presidente
della Regione Enrico Rossi e al presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano».
VIDEO La tragedia ripresa dall'elicottero - La sparatoria nel parcheggio
Anche il portavoce della comunità senegalese di Firenze, Pape Diaw, commenta con soddisfazione la novità: «Un segnale di fiducia, di ripartenza contro il razzismo». Il primo a chiedere la cittadinanza per i tre sopravvissuti, a pochi giorni dal raid omicida, fu proprio il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. Ma un anno dopo, nel 2012, in occasione dell'anniversario della strage, a sollecitare il riconoscimento fu proprio Pape Diaw, con una petizione sul web. Anche il sindaco Matteo Renzi dette all'epoca sostegno all' iniziativa e annunciò: «Io credo che a stretto giro di posta arriveranno buone notizie dagli alti vertici dello Stato». «Sono contento della notizia della cittadinanza - dice uno dei sopravvissuti, Cheikh Mbengue, 44 anni - vuol dire che gli italiani sono vicini ai senegalesi». Lo stesso presidente della Toscana, Enrico Rossi, commenta il conferimento della cittadinanza così: Oggi lo Stato ha fatto la cosa giusta», si tratta di «un gesto di doveroso riconoscimento e di concreta solidarietà verso i sopravvissuti e la comunità senegalesè».
LA MANIFESTAZIONE In 20mila al corteo anzi-razzista
La mattina del 13 dicembre 2011, Gianluca Casseri, 50 anni, sparò su un gruppo di ambulanti senegalesi in piazza Dalmazia, uccidendone due, Mor Diop e Samb Modou, e ferendone gravemente uno, Moustapha Dieng. Poi si recò al mercato di San Lorenzo, nel centro città, ferendo Cheikh e il suo amico Mor Sougou di 34 anni, prima di togliersi la vita. «Da quel giorno non posso più lavorare e ho sempre dolore perchè una pallottola mi ha bruciato l'intestino. Devo prendere tantissime medicine e fare controlli», racconta Cheikh Mbengue che per i forti dolori passa le sue giornate nella sua abitazione, a Firenze, dove vive con la moglie e i figli piccoli. Domani andrà a trovare Moustapha, 39 anni, paralizzato e costretto in un letto di ospedale per una lesione al midollo spinale causata dal colpo sparato dal killer. Il terzo sopravvissuto, Mor Sougou, in questi mesi è tornato dalla famiglia in Senegal, ma è ancora convalescente e anche lui tormentato da forti dolori causati dalle ferite di arma da fuoco.
Lavoro infantile
Scritto da Alessandro Proietti il 27 febbraio 2013 in Mondo
Gli
attivisti sostengono che i bambini, attualmente, sono sfruttati per la
fabbricazione di prodotti venduti, poi, sulle strade delle città europee e
occidentali. La scorsa settimana la polizia di Delhi ha tratto in salvo 21
ragazzi, vittime di tratta nei laboratori di abbigliamento della colonia Gonda
Chowk. Alcuni dei piccoli sono stati ritrovati nascosti in alcuni sacchi. Il
più giovane aveva sette anni. I bambini hanno raccontato alle forze di polizia
di aver lavorato fino a 16 ore al giorno per una paga di 20 rupie (circa 0.30
centesimi di euro) a settimana. L’operazione è il risultato di un’attività
congiunta tra la polizia indiana, il magazine britannico The Observer e i
gruppi che lottano per combattere lo sfruttamento minorile nei laboratori
clandestini dove si realizzano marchi contraffatti delle più note marche
occidentali. Un portavoce dell’associazione “Bachpan Bachao Andolan” ha
riferito che i bambini venivano impiegati per lavori di ricamo in una
condizione di lavoro forzato e in ridotti in schiavitù all’interno di 11
laboratori. La polizia ha arrestato i sette presunti datori di lavoro. Complessivamente,
sono stati tratti in salvo 38 bambini nella regione del Punjab e a nord-ovest
di Delhi. Il Parlamento indiano lo scorso anno aveva approvato una modifica
alla legge che renderebbe, per i datori di lavoro, l’impiego degli under-14
punibile fino a tre anni di carcere. La normativa attuale vieta l’assunzione
dei bambini sotto ai 14 anni solo per le occupazioni pericolose. La decisione
di introdurre il nuovo “Child and Adolescent Labour (Prohibition) Act” è stata
presa lo scorso agosto dopo l’inchiesta dell’Observer che aveva portato alla
liberazione di più di 40 bambini, vittime di tratta, su un treno e all’arresto
di 20 trafficanti. Il governo ha, inoltre, proposto di introdurre una modifica
di legge riguardo al divieto di traffico di minori e di tratta per il lavoro
forzato. La modifica alla normativa consentirebbe condanne dai sette anni
all’ergastolo.
L’Observer ha più volte denunciato i tentativi di sabotare la legge. Secondo i dati del governo indiano, ora, sono circa cinque milioni i bambini che lavorano nel paese (in diminuzione dai nove milioni del 2005). Gli attivisti sostengono, però, che il numero è rivisto al ribasso: sarebbero, infatti, circa 50 milioni i minorenni sfruttati. Molti di questi bambini sono vittime di tratta delle bande criminali. Almeno 100mila scompaiono ogni anno dalle proprie case (274 al giorno) e solo il 10% viene registrato come “ufficialmente disperso”. Il programma del governo indiano “National Child Labour Project” è riuscito a salvare 354.877 bambini, nei 25.006 procedimenti giudiziari disposti in questi ultimi tre anni. Altri documenti governativi mostrano che tra il 2008 e il 2012 sono stati segnalati 452.679 casi di lavoro e traffico di minori. E, a seguito dei più di 25mila procedimenti, solo 3394 datori di lavoro sono stati condannati.
Foreign Press
The Dublin Regulation that identifies which European State is responsible for deciding on an asylum application has turned 10 but not improved the way asylum seekers are treated, a new report shows.
Monday,
04 March, 2013 - Forum Réfugiés-Cosi, ECRE, the Hungarian Helsinki Committee
and their national partners, have published a comparative study on how this
Regulation is applied by States. The report entitled “The Dublin II Regulation:
Lives on Hold” shows that the Dublin system continues to fail both refugees and
Member States.
It reveals the harsh consequences of the Dublin system for asylum seekers
whereby families are separated, people are left destitute or detained and
despite the objective of the Regulation, access to an asylum procedure is not
always guaranteed.
One example of the suffering to families caused by the Dublin system is the
case of a Chechen father separated from his new-born child by the Austrian
authorities. While the baby had refugee status in Austria, his father was sent
to Poland under the Dublin system. The father’s application for family
reunification once he was in Poland was refused by the Austrian authorities and
so the father remained separated from his wife and child by the mechanical
application of this system. The majority of people sent back to another country
under Dublin are actually returned to the first State of irregular entry into
the EU. Asylum seekers in the Dublin procedure are frequently treated as a
secondary category of persons granted fewer entitlements in terms of reception
conditions. Whenever there are shortages in the capacity of housing available
for asylum seekers, those in the Dublin procedure are often the first affected
by this. Access to accommodation in some Member States is not always ensured
with some asylum seekers having to resort to Courts to access housing or even
forced to building makeshift settlements themselves in order to find some
shelter. Fewer than half of the agreed Dublin transfers are actually carried
out, suggesting a vast amount of wasted bureaucracy. However, no comprehensive
data on the financial cost of applying the Dublin Regulation has ever been
published. The soon to be adopted Dublin III Regulation contains some
significant areas of improvement, such as the right to a personal interview,
but maintains the underlying principles of the Dublin system and will not
address all these deficiencies. The application of the Regulation will require
close monitoring from the European Commission in order to ensure its correct
implementation by all Member States, the report says. Ultimately, the
underlying principles of the Dublin Regulation need to be fundamentally revised
to design a more humane and equitable system that considers the individual case
of asylum seekers and their connections with particular Member States, and therefore
favours refugees’ integration prospects in Europe, the report recommends. Just
recently a 19-year-old asylum seeker from Ivory Coast set himself on fire at
Rome’s Fiumicino airport to avoid being deported. The teenager, who is
currently hospitalized, had been sent back to Italy from the Netherlands under
the Dublin system. At the airport, he was informed that his asylum application
had been rejected and that he had to leave Italy.
Notizie in breve
Fine dell’Emergenza Nord Africa: ancora nessuna
circolare, il ministro Cancellieri anticipa il provvedimento in
un’intervista.
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Sono 480 mila le imprese guidate da stranieri,
aumentate del 5,8% nel 2012.
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Roma: alla Cappella Orsini un’esposizione artistica
sul Buddhismo.
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“La governance dell’immigrazione. Diritti,
politiche e competenze”, il nuovo volume della collana Laboratorio Wiss
della Scuola Superiore S. Anna.
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Grecia: bocciato controverso disegno di legge sulla
nomina statale degli Imam in scuole e moschee.
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ITALIA - Immigrati. Cassazione: non ricongiungimento in caso di poligamia No al ricongiungimento familiare per gli extracomunitari poligami. Lo sottolinea la Cassazione, accogliendo il ricorso del ministero degli Esteri contro il rilascio del visto di ingresso in Italia rilasciato ad una donna marocchina per ricongiungersi al figlio. L'immigrata, pero', risultava sposata con un uomo, gia' soggiornante nel nostro Paese [...] |
U.E. - Immigrazione. Consiglio Europa: Ue parli con una sola voce 'Ho visto personalmente quanto la mancanza di solidarieta' da parte dell'Ue ha fatto ed ha significato per i migranti ed i richiedenti asilo in Italia ed in Grecia. E penso che quella di 'Dublino 2' (regolamento UE secondo la quale il migrante puo' chiedere asilo solo nel Paese di ingresso) sia una politica ingiusta ed un [...] |
U.E. - Immigrazione. Ue uniformerà standard per rifugiati
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Migranti e incidenti sul lavoro. Al via la campagna 'Informasicurezza'.
Venerdì, 1 Marzo 2013: L’incontro
In occasione del terzo sciopero nazionale dei Migranti, le Associazioni Progetto Diritti e Singh Mohinder lanciano una serie di iniziative per la sicurezza dei lavoratori migranti e a sostegno di quanti di loro incorrono in incidenti sul lavoro o...
A Napoli XIV Forum nazionale del sostegno a distanza
Venerdì, 1 Marzo 2013: Rai Giornale Radio
Nonostante la crisi economica
più di 1.500.000 italiani sono solidali con bambini, famiglie e comunità in
situazione di povertà in tante parti del mondo. Attraverso il sostegno a
distanza (già adozioni a distanza)...
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