La comunit albanese in Italia
a cura del Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico
La comunit albanese, che dagli anni Ġ90 ha alimentato consistenti flussi migratori verso lĠItalia incontrando consistenti difficolt nel suo percorso, ha dimostrato una forte tendenza allĠinserimento stabile, una grande tenacia sul posto del lavoro e anche un sincero attaccamento allĠItalia. Questa comunit sar, anche nel futuro, tra le principali protagoniste dellĠimmigrazione in Italia: per la vicinanza geografica, il quadro giuridico (essendo lĠAlbania candidata a diventare membro dellĠUnione Europea), lĠesperienza finora maturata e la prospettiva delle seconde generazioni.
LĠimmigrazione albanese in Italia iniziata negli anni Ġ90, al termine del lungo regime comunista che viet la mobilit. Il ciclo degli albanesi pu essere cos riassunto: dai primi sbarchi disordinati, che diedero agli italiani lĠimpressione di una invasione, si arrivati a flussi che rientrano nella normalit e attestano, con il loro carattere familiare, la tendenza a un insediamento stabile caratterizzato da una forte presenza di minori (tra i quali non pochi di seconda generazione), e da un non trascurabile apporto allĠItalia sotto lĠaspetto demografico e occupazionale
Si arrivati alla normalizzazione dei flussi dopo la legge 40/1998, che ha previsto la gestione bilaterale dei flussi migratori attraverso gli accordi con i Paesi di origine (peraltro sottoscritto con lĠAlbania gi nel 1997) e lĠattribuzione ad essi di quote prioritarie nellĠingresso per motivi di lavoro e nuove disposizioni per facilitare lĠintegrazione (inizialmente 1.500, diventate 4.500 negli ultimi anni, eccezion fatta per il 2009, il 2011 e il 2012).
Nel corso di un decennio i flussi migratori hanno coinvolto 1 milione e 100 mila albanesi, direttisi per la stragrande maggioranza in Grecia e in Italia, mentre la popolazione residente stata ridimensionata (poco pi di 3 milioni nel 2001); si determinato cos un profondo impoverimento delle aree del Nord Est e del Sud del Paese e una consistente fuga di cervelli.
Negli anni Ô2000, invece, le migrazioni albanesi in Italia sono continuate senza i picchi e la grande precariet del passato. I flussi irregolari non sono mancati ma sono andati diminuendo, come emerso nelle successive regolarizzazioni (2002, 2009 e 2012), mentre sono cresciuti i flussi per ricongiungimento familiare.
Alla fine del 2011 la collettivit albanese risultata la terza per numerosit (491.496), dopo quella romena e quella.
Negli anni Ġ90, quando erano molto diffusi i pregiudizi nei confronti degli albanesi, questi immigrati hanno fatto perno su unĠintegrazione giocata sullĠinvisibilit della propria appartenenza, impegnandosi fortemente in ambito lavorativo, riducendo o evitando le forme di socializzazione appariscenti (perfino lo stesso associazionismo) e potenziando, invece, le reti familiari. In questo modo stato possibile superare il marchio iniziale di ÒestraneitÓ e di Òindesiderabilit e favorire la propria accettazione da parte della societ italiana con una nuova immagine di persone tenaci nel lavoro, disponibili e rispettosi dellĠautorit, salvo frange propense a delinquere per proprio conto o in maniera organizzata.
Gli albanesi si caratterizzano in maniera pi marcata, rispetto alla generalit dei cittadini stranieri insediati in Italia, per una maggiore incidenza percentuale di questi indicatori statistici: celibi, minori al di sotto dei 14 anni, studenti, universitari e laureati, ricongiungimenti familiari. Invece, rispetto alla media della popolazione immigrata, i valori percentuali della collettivit albanese sono pi bassi per quanto riguarda lĠincidenza delle donne, dei matrimoni misti, delle acquisizioni di cittadinanza e degli occupati (per gli stessi motivi prima riportati per i marocchini). LĠinsieme di queste caratteristiche denotano congiuntamente la tendenza allĠassestamento, con una forte dimensione familiare. In conclusione, attualmente si pu parlare nel complesso di un soddisfacente livello di integrazione.
Da ultimo lĠAlbania, con la quale sono intensi e fruttuosi i legami con lĠItalia, entrata nella cornice comunitaria e, dal 2011, i suoi cittadini possono spostarsi liberamente sul territorio comunitario per un periodo di tre mesi, senza bisogno di dover ottenere previamente un visto.