Newsletter periodica d’informazione
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Rassegna ad uso
esclusivamente interno e gratuito, riservata agli
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Anno XI n. 30 del 11 ottobre 2013 |
Consultate www.uil.it/immigrazione
Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri
A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento Politiche Migratorie
Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751
Migratorie: appuntamenti
Roma, 23 ottobre 2013, ore 11.00, sede ILO
Incontro tra delegazione brasiliana e parti sociali su lavoro domestico
(Ivana Veronese, Giuseppe Casucci)
Benevento, 24 ottobre 2013, ore 16.00
Incontro UIL e Ital su cittadinanza ed immigrazione
(Guglielmo Loy)
Milano, 31 ottobre 2013, ore 11.00
Incontro Tavolo Immigrazione con il sindaco Giuliano Pisapia
(Giuseppe Casucci)
Prima pagina
Commissione Giustizia del Senato
Loy: Uil accoglie con favore abrogazione art. 10 bis del testo unico sull’immigrazione
Il nostro sindacato ha combattuto con forza in questi
ultimi 4 anni le norme spesso inefficaci e odiose introdotte dal pacchetto
sicurezza. Nota di Guglielmo Loy, Segr. Conf. UIL
La Uil accoglie con favore
l’approvazione, da parte della Commissione Giustizia del Senato,
dell’emendamento con il quale viene abrogato l’art. 10 bis del testo unico
sull’immigrazione (che introdusse nel 2009 il reato di ingresso e soggiorno
illegale). Il nostro sindacato ha combattuto con forza in questi ultimi 4 anni
le norme spesso inefficaci e crudeli introdotte dal pacchetto sicurezza e ha
più volte contestato (come obbrobrio giuridico) l’art. 10 bis, un
dispositivo che punisce non l’eventuale reato commesso da una persona, ma la
sua stessa condizione.
Dal punto di vista pratico l’art. 10 bis del Testo Unico sull’immigrazione si è rivelato del tutto inutile ai fini del contenimento dell’immigrazione irregolare. Inoltre si è limitato a comminare un’ammenda da 5 mila a 10mila euro, di fatto, inesigibile nei confronti di chi, indigente, non avrebbe certo mai potuto pagare. Ha prodotto, però, l’intasamento degli uffici delle procure e un’enorme quantità di decisioni finali di "non luogo a procedere".
Ai fini della lotta all’immigrazione irregolare, rimangono intatte tutte le norme già previste dalla legislazione relative alle procedure d’espulsione. Ricordiamo, tuttavia, la necessità e l’urgenza di una riforma generale della normativa sull’immigrazione, con particolare riferimento alla regolazione del diritto d’asilo. La norma proposta, se confermata dal voto dell’aula del Parlamento, avrà comunque un grande valore simbolico rispetto alla necessità di avviarci verso una legislazione efficace per un’equilibrata gestione del fenomeno migratorio e, al contempo, rispettosa dei diritti della persona.
Roma, 10 ottobre 2013
CGIL CISL UIL
Fermiamo le stragi nel Mediterraneo
Domani, giornata di mobilitazione nazionale in 75 località.
Roma, 10 ottobre 2013 - In segno di cordoglio e solidarietà verso i familiari delle oltre 300 vittime del naufragio di Lampedusa, CGIL CISL e UIL, hanno indetto per domani 11 ottobre 2013, una giornata di mobilitazione volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità ed urgenza di una diversa politica in materia di immigrazione ed asilo.
Gli obiettivi sono quelli di dare risposte concrete al dramma dei rifugiati, attraverso corridoi umanitari ed un efficace sistema di accoglienza, anche attraverso il sostegno dell'Unione europea. Bisogna inoltre riformare la legislazione su immigrazione ed asilo e, nel contempo, contrastare con ogni mezzo la tratta degli esseri umani.
75 città hanno già aderito all’appello di mobilitazione, con sit-in, fiaccolate e volantinaggi nei territori. Tra cui: Roma, Napoli, Milano, Torino, Alessandria, Venezia, Padova, Vicenza, Genova, Savona, Imperia, La Spezia, Brescia, Monza, Verbania, Lecco, Como, Cremona, Pavia, Sondrio, Valcamonica, Mantova, Varese, Novara, Trento, Bolzano, Trieste, Parma, Rimini, Ravenna, Faenza, Lugo, Cervia, Prato, Perugia, Terni, Ancona, L’Aquila, Lanciano, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro, Arezzo, Firenze, Livorno, Siena, Pistoia, Grosseto, Pisa, Massa, Lucca, Bari, Foggia, Taranto, Brindisi, Lecce, Salerno, Avellino, Castel Volturno, Benevento, Riace, Matera, Pescara, Martinsicuro, Palermo, Ragusa, Catania; Messina,Caltanissetta, Siracusa, Caltagirone, Agrigento, Enna, Trapani, Cagliari.
CGIL, CISL e UIL non resteranno in silenzio di fronte al ripetersi di queste tragedie. Il mondo del lavoro si mobilita perché all'indignazione e al dolore possa seguire la ricerca di soluzioni concrete.
Roma, 10
ottobre 2013 - La commissione giustizia del Senato ha approvato un emendamento
che elimina il reato di immigrazione clandestina, con l’ok del governo. Durante
la visita a Lampedusa, il premier Letta ha annunciato in mattinata che il governo avrebbe affrontato
l’argomento .
L’EMENDAMENTO - L’emendamento che di fatto abolisce il reato di clandestinità per gli immigrati che soggiornano in maniera non regolare in Italia (reato introdotto dal governo Berlusconi nel 2009 con il pacchetto sicurezza del ministro Maroni), è stato presentato dai senatori del Movimento Cinque stelle Andrea Buccarella e Maurizio Cioffi . Ma, precisano dal Movimento, «rimangono in piedi tutti i procedimenti per l’espulsione e tutte le altre fattispecie di reato collegati, compresi dalla Bossi-Fini». In sostanza l’immigrato che entra o soggiorna in Italia in maniera non regolare non commetterà più un reato: il suo resterà, com’era prima, un illecito amministrativo che potrà essere punibile solo con un ordine di espatrio, ma non con l’arresto. «Alla prova dei fatti il “reato di clandestinità” non ha risolto nulla aggravando solo i costi per la Giustizia - spiegano dal M5S- con meno sicurezza per le strade, senza combattere il fenomeno e lo sfruttamento legato a quest’ultimo, addirittura aggravandolo».
IL GOVERNO - L’approvazione dell’emendamento che di fatto cancella il reato di clandestinità ha avuto anche l’ok del governo. «In commissione Giustizia del Senato ho espresso parere favorevole all’abrogazione del reato d’immigrazione clandestina, art. 10 bis della Legge Bossi-Fini- spiega il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri in un tweet - La sanzione penale appare sproporzionata e ingiustificata. E la sanzione penale pecuniaria è di fatto ineseguibile considerato che i migranti sono privi di qualsiasi bene». Oltretutto, ha aggiunto, «il numero delle persone che potrebbero essere potenzialmente incriminate sarebbe tale da intasare completamente la macchina della giustizia penale, soprattutto nei luoghi di sbarco.
«REGOLARE I FLUSSI» - «Lo Stato deve regolare i flussi migratori in modo compatibile con le concrete possibilità di accogliere i migranti - ha proseguito il sottosegretario - e questo non solo per ragioni di ordine pubblico ma anche per motivi umanitari. A persone che cercano di sfuggire da situazioni di estrema indigenza e spesso disumane dobbiamo garantire un’ospitalità dignitosa. Occorre invece continuare a punire con severità chi sfrutta e favorisce questi fenomeni migratori incontrollati che possono causare tragedie come quella di Lampedusa».
PD - «Il parere favorevole del governo e l’approvazione dell’emendamento che abroga il reato di immigrazione clandestina rappresentano due ottime notizie». Così Khalid Chaouki, deputato Pd e responsabile Nuovi italiani del partito. «Con il voto in commissione Giustizia del Senato - prosegue Chaouki - inizia un percorso che, in tempi rapidi, dovra’ cancellare questo odioso reato che criminalizza i sopravvissuti alla drammatica tragedia di Lampedusa e porre le basi per una nuova legge sull’immigrazione. Un plauso al sottosegretario Cosimo Ferri, al governo e ai colleghi del Senato - conclude - per questa prima concreta decisione dopo le ore di commozione e di lutto».
LEGA - «L’abolizione del reato di immigrazione clandestina è una vergogna. È un messaggio che lanciato in questo momento può destabilizzare la sicurezza e i flussi migratori verso il paese. Ci batteremo in aula per reintrodurre il reato di immigrazione clandestina». Dichiara Massimo Bitonci, capogruppo della Lega al Senato. «Il ministro Alfano e tutto il Pdl - prosegue Bitonci - siano coerenti con quanto hanno fatto e detto fino ad oggi e pongano rimedio a questo grave errore anche perché l’introduzione del reato di clandestinità era stato approvato, anche con i loro voti, nella scorsa legislatura con il pacchetto sicurezza del ministro Maroni».
Società
Verso l’abolizione del reato di clandestinità. Cronaca di un “flop”
di Redattore Sociale
Roma, 10 ottobre 2013 - Per Patrizio Gonnella, responsabile di
Antigone, si tratta di una «legge manifesto, assolutamente inapplicabile». La
legge in questione è quella che ha introdotto in Italia il reato di
immigrazione clandestina, oggi sulla via dell’abolizione in seguito alla
pronuncia ieri, mercoledì 9 ottobre, della Commissione Giustizia del Senato,
che ha approvato un emendamento in tal senso. Si tratta di un emendamento
(presentato da due senatori del Movimento Cinque Stelle) che di fatto abolisce
il reato per gli immigrati che soggiornano in maniera irregolare in Italia. O
meglio: la situazione di irregolarità si configurerà ancora come un illecito
amministrativo, che però potrà essere punibile con l’ordine di espatrio e non
con l’arresto. L’emendamento, invece, non tocca i provvedimenti di espulsione
tutt’ora in essere e le altre fattispecie di reato contemplate dalla
Bossi-Fini.
Numeri esigui. Il reato di “immigrazione clandestina” è previsto
dall’art.10 bis del testo unico sull’immigrazione, introdotto dal Decreto
legislativo n.94 nel luglio del 2009 (il c.d. “Pacchetto sicurezza”) e
configurante appunto la fattispecie di reato generata dall’ingresso e dalla
permanenza illegale nel territorio italiano di cittadini non comunitari. Lo
scorso mese di maggio sono stati resi noti i dati di una rilevazione, avviata
in via sperimentale nel 2009 dalla Direzione generale della Giustizia. Si
tratta di uno studio sui reati perseguiti e rintracciabili all’interno dei
fascicoli iscritti e definiti nei Tribunali italiani. La rilevazione ha
interessato le sedi centrali di Tribunale e le sezioni distaccate che
utilizzano il sistema informatizzato “Re.Ge”, restando escluse pertanto le sedi
di Firenze, Genova, Lucca, Napoli, Palermo. Ciò premesso, l’iniziativa ha
permesso di rilevare dati relativi al 79 per cento dei fascicoli iscritti nel
2010 presso i tribunali italiani. Un anno e mezzo dopo l’approvazione della
legge, insomma, quando molto alta era l’attenzione - anche politica –
sull’argomento.
I dati (gli ultimi disponibili, ovviamente frutto di quella rilevazione) sono impietosi,
anche e soprattutto considerando che nel nostro Paese è stimata la presenza
“illegale” di oltre 500mila stranieri. Sono appena 172 i fascicoli aperti nei
tribunali all’interno dei quali è stata rintracciata la voce relativa al reato
in questione. Di questi, solo 55 sono stati quelli definiti. Più nello
specifico, sono solo 12 le sentenze di condanna, mentre 18 sono le sentenze
concluse con un patteggiamento e 1 la sentenza “promiscua” (vale a dire
definitasi con una condanna per un reato e un’assoluzione per l’altro). Il
totale delle sentenze di assoluzione sono 4 e 20 quelle chiuse con altre
modalità di definizione.
I dati del ministero non consentono al momento di sapere quante sono le persone condannate
nel contesto delle 12 sentenze. Non solo: i dati rischiano di essere
oggettivamente inficiati da alcune lacune del sistema, visto che in diverse
cancellerie potrebbero essere stati rubricati come “immigrazione clandestina”
anche reati specifici, come quelli facenti riferimento alla legge 286 o 189.
Inoltre, l’analisi del ministero non tiene conto di eventuali definizioni dei
reati davanti al Gip o al Gup, ma solo in sede giudicante. Comunque, stando a
questi criteri di analisi e con l’attuale trend, una copertura totale delle
sedi di tribunale porterebbe a circa 200 fascicoli e circa 15/20 sentenze di
condanna. Cifre oggettivamente molto piccole.
L’abolizione di un “flop”. Che si trattasse di una fattispecie di reato
difficilmente gestibile lo si era capito da tempo. Cinque mesi fa lo stesso
Gonnella affermava: «Nel nostro Paese sono stimati da 500mila a 1 milione di
irregolari. È come dire che tutti quelli che gettano la carta per terra devono
essere processati! È una norma non applicata, che genera anche un clima
negativo, quasi di impunità diffusa. Incide sul senso di appropriatezza del
sistema giuridico. È oltretutto una norma dalla scarsissima efficacia
persuasiva: figuriamoci cosa può interessare a un immigrato africano di venire
condannato con una pena pecuniaria da applicare dopo 3 anni!!».
(ASCA) - Roma, 10 ottobre 2013 - Dopo la visita della Commissaria dell'Unione Europea Malmstrom a Lampedusa di ieri, il Consiglio Italiano per i Rifugiati ha inviato una lettera alla Commissaria chiedendo che nel prossimo Consiglio Europeo del 24 e 25 ottobre venga inserito nell'agenda il tema dell'ingresso protetto in Italia e in Europa per i rifugiati. ''Dopo la tragedia di Lampedusa, come molte altre Ong in Europa, siamo convinti che i canali di ingresso legale e protetto per arrivare in Europa per persone bisognose di protezione siano necessari e l'unica possibilità per evitare che nel futuro si ripetano tali drammi. Stiamo parlando della possibilità di presentare domanda d'asilo dalle autorità consolari e dalle ambasciate, di visti umanitari, di re insediamento. Sono strumenti che darebbero ai rifugiati scelte alternative a quelle di continuare a pagare trafficanti e rischiare le loro vite al fine di avere accesso alla protezione'', da dichiarato Christopher Hein direttore del Cir. ''E' anche evidente che la protezione di cui necessitano non può essere ottenuta né in Libia né in altri Paese del Nord Africa in questo momento. Anzi - aggiunge il Cir - pensiamo sia fondamentale che l'Unione Europea si impegni più energicamente affinché la Libia e gli altri Paesi di transito rispettino i loro obblighi internazionali per garantire la dignità dei rifugiati e dei migranti così come la protezione nei loro rispettivi paesi di origine''. red-gc/
GOVERNO - In arrivo 210 milioni di euro per gestire l'emergenza immigrazione
Disposto anche uno schema di decreto legislativo per favorire l'integrazione dei titolari di protezione internazionale
(Fonte: Presidenza del Consiglio dei ministri)
http://impresamia.com)
Roma, 10 ottobre 2013 - Sono 190 i milioni previsti nella manovra varata dal
Consiglio dei ministri di mercoledì 9 ottobre per la questione immigrazione,
più 20 per i minori non accompagnati. Lo ha annunciato il sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi. I 210 milioni, si legge
in una nota di Palazzo Chigi, provengono per 90 milioni di euro dal Fondo
rimpatri; per 70 milioni di euro dalle entrate dell'Inps derivanti dalla
regolarizzazione degli immigrati; per 50 milioni di euro mediante
corrispondente riduzione del «Fondo di rotazione per la solidarietà alle
vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura». Il
Consiglio ha approvato, su proposta del ministro per gli Affari europei, Enzo
Moavero Milanesi, e del Ministro dell'Interno, Angelino Alfano, uno schema di
decreto legislativo che si pone l'obiettivo di favorire l'integrazione dei
titolari di protezione internazionale (rifugiati e titolari di protezione
sussidiaria), consentendo il rilascio del permesso di soggiorno Ue per
soggiornanti di lungo periodo alle medesime condizioni previste per gli altri
cittadini stranieri anche ai rifugiati che ad oggi ne sono esclusi. Il decreto
legislativo è stato predisposto in attuazione della direttiva 2011/51/UE del
Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 maggio 2011, che modifica la
direttiva 2003/109/CE del Consiglio per estenderne l'ambito di applicazione ai
beneficiari di protezione internazionale.
È previsto inoltre che:
i titolari di protezione internazionale con permesso di "lungo-soggiorno" potranno stabilirsi, a determinate condizioni (ad esempio, per motivi di lavoro), in un secondo Stato membro;
per favorire l'integrazione del titolare di protezione internazionale, oltre ad attribuirgli uno status ulteriore di soggiornante di lungo periodo, si prevede che questo può essere mantenuto anche in caso di cessazione della protezione internazionale;
viene eliminata, per gli stranieri beneficiari di protezione internazionale e i loro familiari l'onere di documentare la disponibilità di un alloggio idoneo e non ci sarà più l'obbligo di superare un test di conoscenza della lingua italiana ai fini del rilascio del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo.
Il provvedimento verrà trasmesso alle Commissioni parlamentari competenti per il parere prescritto
Il Consiglio dei ministri si è impegnato a onorare le vittime del naufragio di migranti al largo delle coste dell'isola di Lampedusa con funerali solenni.
Fondazione
Moressa: 32 mila lavoratori stranieri hanno lasciato l’Italia nel 2011: 87
milioni di euro in meno nelle casse dello Stato.
Rapporto della Fondazione Moressa: gli
immigrati sono il 10,1% degli occupati, dichiarano 43,6 miliardi di euro e
pagano 6,5 miliardi di euro di Irpef.
Venezia, 11 ottobre 2013 - I
32mila stranieri che nel 2011 hanno lasciato l’Italia hanno privato le casse
dello Stato di 86 milioni di euro. Nonostante la crisi gli stranieri
rappresentano ancora una risorsa per il territorio nazionale: in Italia si
contano 2,3 milioni di lavoratori immigrati (il 10,1% del totale degli
occupati), in sede di dichiarazione dei redditi notificano al fisco 43,6
miliardi di euro (pari al 5,4% del totale dichiarato) e pagano di Irpef 6,5
miliardi (pari al 4,3% del totale dell’imposta netta). Ma la crisi sta
modificando progressivamente anche le prospettive economiche e occupazionali
dei migranti che iniziano a trovarsi per la prima volta in competizione con i
nuovi disoccupati italiani disposti ad accettare lavori e redditi sinora
rifiutati.
Questi alcuni dei risultati raccolti nel Rapporto
annuale sull’economia dell’immigrazione 2013realizzato
dalla Fondazione Leone Moressa ed edito da Il Mulino e patrocinato
dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e dal Ministero
degli affari esteri, presentato ieri presso il Dipartimento di Economia
dell’Università degli Studi di Milano nel convegno dal titolo “Tra percorsi
migratori e comportamento economico”.
Di fronte al progressivo abbandono degli stranieri dall’Italia, spesso a causa
delle difficoltà economiche, è stato stimato come le casse dello Stato siano state
private di 87 milioni di euro di Irpef a seguito dell’allontanamento di 32mila
stranieri che nel 2011 hanno deciso di lasciare il nostro Paese. Infatti,
spiegano i ricercatori, non si dimentichi che gli stranieri sono anche
contribuenti che pagano le imposte: in Italia si contano complessivamente 3,4
milioni di contribuenti nati all’estero (dati riferiti all’anno di imposta
2011) che dichiarano al fisco quasi 43,6 miliardi di euro: tradotto in termini
relativi, si tratta dell’8,3% di tutti i contribuenti e del 5,4% del reddito
complessivo dichiarato in Italia. Gli stranieri dichiarano mediamente 12.880
euro (6.780 euro in meno rispetto agli italiani) e si tratta quasi
esclusivamente di redditi da lavoro dipendente. Nel 2011 i nati all’estero
hanno pagato di Irpef 6,5 miliardi di euro (pari al 4,3% dell’intero Irpef
pagato a livello nazionale) che si traduce in 2.937 euro a testa. Dal 2008 al
2012, spiega ancora il Rapporto, si è assistito in Italia ad un aumento del
tasso di disoccupazione straniera di 5,6 punti percentuali passando dall’8,1%
all’14,1% e raggiungendo 382mila immigrati senza lavoro. E contemporaneamente,
pur essendo aumentati anche il numero di occupati, il tasso di occupazione
straniera è però calato di 6,5 punti percentuali arrivando al 60,6%. L’aumento
dell’occupazione è da ascrivere alla componente femminile prevalentemente
occupata nei servizi alle famiglie e di assistenza, mentre si riduce la domanda
di manodopera maschile nei comparti produttivi e dell’edilizia specie nel Nord.
(Red.)
Rom e Sinti
Roma Pride: la difficoltà (e l’orgoglio) di essere Romanì
EGAM ed Sos Razzismo (nel 25° anniversario dalla sua fondazione) hanno promosso una iniziativa politico culturale a favore delle Comunità Romanì in Europa. L’obiettivo è una maggior sensibilizzazione, conoscenza sui pregi oltre che sui problemi di questo popolo. A Roma l’evento si è tenuto nella biblioteca Pier Paolo Pasolini di Spinaceto, alla presenza di numerosissimi studenti.
Roma, 7 ottobre 2013 - L'European Grassroots Antiracist Moviment - EGAM - rete promossa da oltre 31 associazioni appartenenti a 17 Paesi diversi, della quale SOS Razzismo Italia, associazione di promozione sociale, nata a Roma il 7 ottobre 1989, è ente costituente- ha organizzato a livello Europeo nel 2013 il terzo "ROM Pride". In questa cornice, ogni organizzazione nazionale ha dato vita nel proprio Paese, nelle maggiori città europee, ad una iniziativa di sensibilizzazione, di denuncia contro ogni forma di discriminazione e razzismo verso il popolo ROM.
Alloggio, Educazione, Lavoro e Salute sono , invece i temi che nei diversi paesi sono stati affrontati, a partire dallo scorso anno, attraverso l’organizzazione di una serie di eventi i cui obiettivi erano la denuncia di violazione dei diritti umani e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Questo 2013, su indicazione dell’U.E, e facendo seguito all’appello internazionale “Dignità per il popolo ROM in Europa”, al quale hanno aderito personalità, esperti e media dei paesi aderenti, la nostra iniziativa, antirazzista ed interculturale, ha focalizzato la sua attenzione sulla condizione dei minori e degli adolescenti ROM con particolare attenzione al tema del diritto allo studio, ritenuto a livello europeo di importanza basilare. Unitamente a “ Roma ONLUS”, “Associazione ROM della Federazione Romanì , attiva in Italia ed in Europa, partendo da un approccio di memoria vittoriana, che rivendica il primato della cultura, SOS Razzismo ha programmato, tra le varie iniziative, una serie di incontri nelle biblioteche romane. “Particolarmente significativa, per SOS Razzismo Italia, che la celebrazione del “Roma Pride” svoltasi 7 ottobre, presso la Biblioteca Pasolini di Roma comprendesse uno scenario che :
- sottolineasse l’importanza di un approccio informato, analitico, democratico, a tutte le problematiche sociali;
- enfatizzasse il ruolo delle Biblioteche come centro di aggregazione-riflessione sui grandi temi all’ordine del giorno nel paese”, ha affermato il vice presidente dell’Egam e Segretario di SOS Razzismo, Angela Scalzo.
La manifestazione, introdotta da una relazione, del Responsabile delle relazioni esterne, Alberto Buttaglieri ha , altresì, illustrato i temi e gli obiettivi dell’evento attraverso un interessante iter storico e sociale. La proiezione del documentario “Le donne vestivano gonne fiorite - di Carlo Chiaramonte- è stata introdotta e commentata, in un confronto diretto tra i relatori- e studenti di due scuole superiori romane da Graziano Halilovic , presidente di Roma ONLUS. Il Focus tematico è stato introdotto e moderato dal Coordinatore delle Politiche Migratorie UIL, Giuseppe Casucci. Il dibattito ha avuto il contributo di Alessandro Pistecchi di UNAR, e di altri esperti come il prof. Brazzoduro, l’autore del libro Bambini Ladri, Luca Cefisi e Anna Luisa Longo. Un incontro utile anche per illustrare le azioni di supporto previste per il periodo 2013-2014, tra le quali l’organizzazione di attività di sostegno per gli studenti Rom. Per questo è importante la vicinanza della biblioteca ai campi sosta attrezzati e spontanei, hanno affermato i responsabili della Biblioteca e le associazioni promotrici.
Nuovi rilasci calati del 25% in un anno, soprattutto per motivi di lavoro, anche se ormai sono stranieri il 13% degli occupati. I dati dell’International Migration Outlook 2013
Roma – 9 ottobre 2013 – Non si ferma l’immigrazione in
Italia: sono stranieri il 7,3% dei residenti, il 13% degli occupati, il 12%
degli imprenditori, l’8,4% degli studenti. La crisi economica, però, si fa
sentire sul fronte del lavoro. E all’aumento della disoccupazione si accompagna
una frenata dei permessi di soggiorno.
La situazione è analizzata nell’'International Migration Outlook 2013 dell’Ocse, presentato stamattina al Cnel a Roma. Qui di seguito una nota di sintesi del contributo italiano al rapporto, curato dalla fondazione Censis.
Presenze. Sono 4.387.721 gli stranieri legalmente residenti sul territorio nazionale, pari al 7,3% della popolazione complessiva, secondo i dati dell’ultimo bilancio demografico. Nel corso dell’ultimo decennio il numero degli stranieri in Italia è cresciuto in media dell’11% all’anno, con un incremento complessivo di quasi 3 milioni di persone. Quasi due terzi degli stranieri vivono nell’Italia settentrionale, soprattutto in Lombardia, dove si concentra il 23,4% dei migranti e l’incidenza della popolazione con cittadinanza non italiana raggiunge il 10,5%. Al contrario, nel Mezzogiorno la presenza di migranti resta su livelli modesti, con circa 615mila stranieri e un’incidenza inferiore al 3% della popolazione.
Gli effetti della crisi economica. Anche nel 2012 si confermano gli effetti della crisi economica sui flussi migratori, emersi per la prima volta l’anno precedente. I nuovi permessi di soggiorno per cittadini non comunitari sono stati 246.760, con una flessione del 25% rispetto al 2011 e del 58% rispetto al 2010 (ogni anno, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010, il loro numero è stato costantemente al di sopra dei 500mila).
La contrazione deve essere attribuita in massima parte alla forte diminuzione dei permessi di soggiorno rilasciati per motivi di lavoro. Il loro numero si è ridotto dell’81,4%, passando dagli oltre 359mila del 2010 ai 119.342 del 2011, e infine a 66.742.
La flessione ha riguardato in massima parte i permessi per motivi di lavoro di durata medio-lunga: la contrazione per i permessi di soggiorno validi per più di un anno è superiore alle 166 mila unità e la loro incidenza relativa si riduce dal 55% del 2010 al 46% del 2012. Si consolida la tendenza evidenziata nel 2011: il numero di permessi rilasciati per ragioni di ricongiungimento familiare (119.745) supera quello dei permessi concessi per lo svolgimento di un’attività lavorativa. Nel 2012 i permessi di soggiorno per ricongiungimenti familiari rappresentano il 48,5% del totale (erano il 43% nel 2011 e il 30% nel 2010), mentre quelli rilasciati per motivi di lavoro sono il 27%.
Le conseguenze della «Primavera araba» e i nuovi flussi nel Mediterraneo. In coincidenza con l’inizio delle rivolte nei Paesi del Nord Africa, i flussi irregolari verso l’Italia sono cresciuti in maniera considerevole. Sono 62.692 le persone giunte nel corso del 2011, in massima parte provenendo da Libia e Tunisia e sbarcando nell’isola di Lampedusa. Nell’anno precedente lungo le coste italiane erano stati intercettati dalle autorità di frontiera soltanto 4.406 migranti. Dopo una flessione nel 2012 (15.570 persone), una nuova consistente ondata migratoria è in atto nel 2013. Nei primi otto mesi dell’anno si registrano già 21.241 migranti, di cui oltre la metà arrivati nei mesi di luglio e agosto. L’incidenza dei profughi siriani in Italia resta relativamente modesta. La maggior parte dei richiedenti asilo è originaria di Somalia, Eritrea, Nigeria, Pakistan e Afghanistan.
I Paesi di provenienza. Complessivamente, il Paese che più ha beneficiato dei 247mila permessi di soggiorno rilasciati nel 2012 è la Cina, con 25mila nuovi permessi pari al 10,1% del totale. I restanti sono andati a cittadini provenienti: per il 20,5% dall’Asia meridionale (11.600 dall’India e 8.500 dal Bangladesh, 6.600 dallo Sri Lanka e 7.700 dal Pakistan); per il 15,4% dal Nord Africa (di cui 21mila a marocchini, 9.400 a egiziani e 6.000 a tunisini); per il 12,9% dall’area balcanica (dove la componente più rilevante è quella albanese, con 18.400 permessi di soggiorno); per l’11,2% dall’Europa orientale e dall’Asia centrale (di cui 8.700 dalla Moldavia e 8.500 dall’Ucraina); per l’11,2% dall’America Latina; per il 10,3% dall’Africa Sub-Sahariana.
Gli stranieri e il lavoro. Cresce il tasso di disoccupazione tra i lavoratori nati all’estero, che è salito al 13,8% (il 15,6% per le donne, 1,5 punti percentuali in più rispetto al 2011). In valori assoluti, però, nel 2012 il numero di occupati nati all’estero è cresciuto ancora, seppure a ritmi decisamente più contenuti rispetto al passato: +2,9%, sfiorando i 3 milioni. Gli stranieri rappresentano ormai il 13% dell’occupazione nazionale complessiva, con un’incidenza particolarmente elevata nel settore delle costruzioni (21,7%) e in agricoltura (15,9%). Per il 2013 le imprese italiane prevedevano di assumere con contratti non stagionali soltanto 42.960 lavoratori stranieri, il 29% in meno rispetto al 2012 e il 59% in meno rispetto al 2010.
Gli stranieri imprenditori. Sono 399.093 i cittadini nati all’estero che svolgono un’attività imprenditoriale in Italia alla metà del 2013 (+3,6% rispetto all’anno precedente). Si tratta del 12,1% di tutti i titolari d’impresa, quota che raggiunge il 21% nel settore delle costruzioni, il 15,7% nel commercio e il 13,7% nelle attività manifatturiere.
Gli stranieri e la scuola. Nell’anno
scolastico 2011/2012 gli alunni stranieri sono stati 755.939, pari all’8,4%
degli studenti iscritti alle scuole italiane. Rispetto all’anno scolastico
precedente l’incremento è stato di 45.767 unità, pari al 6,4%. I 59.515
stranieri iscritti nelle facoltà universitarie italiane nell’anno accademico
2009/2010 non rappresentano che il 3,3% della popolazione universitaria
complessiva (erano 56.100, pari al 3,1% del totale, nel 2009, ma soltanto 8.758
cinque anni prima). Nell’anno accademico 2010/2011 i laureati di nazionalità
non italiana sono stati 7.160, pari al 2,5% dei 289.130 studenti che hanno
ultimato gli studi nel corso dell’anno.
Legislazione
(ASCA) - Roma, 3 ottobre 2013 - La tragedia avvenuta questa
mattina al largo di Lampedusa riaccende la polemica sul tema dell'immigrazione
e sulla necessità o meno di modificare la legge Bossi-Fini. Entrata in vigore
il 10 settembre 2002, nel corso del secondo governo Berlusconi, e che prende il
nome dall'allora leader della Lega Nord Umberto Bossi e da quello di Alleanza
Nazionale, Gianfranco Fini, primi firmatari che ricoprivano rispettivamente le
cariche di ministro per le Riforme istituzionali e la Devoluzione e
vicepresidente del Consiglio dei ministri. La legge divide subito l'opinione
pubblica e i partiti (alcuni di questi, come il Carroccio, ne hanno fatto un
baluardo della loro lotta politica, altri ne chiedono l'abolizione), e numerosi
sono stati i richiami da parte del Consiglio d'Europa e degli organismi
internazionali. La 'Bossi-Fini' nei fatti non e' riuscita a frenare gli
ingressi e ha provato invece a ridurre la permanenza sul territorio degli
immigrati. L'esatto contrario di quanto suggerito dall'Unione Europea che
chiede politiche di integrazione per chi e' già, all'interno di un Paese e
flussi di ingresso più contenuti. Si fa riferimento dunque alla convenzione di
Schengen del 1990 che abolisce le frontiere interne ai Paesi Ue stabilendo la
libera circolazione delle persone. L'eliminazione delle frontiere interne
richiede invece una gestione rafforzata delle frontiere esterne dell'Unione
nonché un ingresso e un soggiorno regolamentati dei cittadini extra UE, anche
attraverso una politica comune di asilo e immigrazione. La legge Bossi-Fini
stabilisce di dare il permesso di soggiorno a chi ha un lavoro che gli consenta
il mantenimento economico. La norma ammette i respingimenti al Paese di origine
in acque extraterritoriali, in base ad accordi bilaterali fra Italia e Paesi
limitrofi che impegnano le polizie dei rispettivi Paesi a cooperare per la
prevenzione dell'immigrazione clandestina e per chi non può avere un regolare
permesso di soggiorno. Le navi di clandestini non possono attraccare sul suolo
italiano, l'identificazione degli aventi diritto all'asilo politico e a
prestazioni di cure mediche e assistenza avvengono nei mezzi delle forze di
polizia in mare. Per tale ragione gli immigrati si gettano in mare dai barconi
provando ad arrivare a riva ma spesso trovano la morte. La legge prevede
inoltre pene per i trafficanti di esseri umani, una sanatoria per colf,
assistenti ad anziani, malati ed portatori di handicap, lavoratori con
contratto di lavoro di almeno un anno e l'uso delle navi della Marina Militare
per contrastare il traffico di clandestini. A queste regole generali si
aggiungono i permessi di soggiorno speciali e quelli in applicazione del diritto
di asilo. Ma Amnesty International ha evidenziato nel Rapporto Annuale 2006
che, nonostante l'Italia aderisca alla Convenzione delle Nazioni Unite sui
rifugiati, la legge Bossi-Fini non e' considerabile una legge specifica e
completa sul diritto di asilo, come previsto dall'articolo 14 della
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che riconosce il diritto di
cercare e di godere in altri Paesi di asilo dalle persecuzioni e riconosce lo
status di 'rifugiato politico' a chiunque si trovi al di fuori del proprio
Paese e non possa ritornarvi a causa del fondato timore di subire violenze o
persecuzioni. Il riconoscimento di tale status giuridico deve essere attuato
dai governi che hanno firmato specifici accordi con le Nazioni Unite, o
dall'UNHCR, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Il
centrodestra, tornato al governo nel 2008 con un esecutivo targato Pdl e Lega
Nord, ha varato il cosiddetto ''pacchetto sicurezza'', legge voluta fortemente
dal Carroccio che continuava ad avere la lotta all'immigrazione come punto
caratterizzante del suo programma. Le nuove norme danno più potere ai Sindaci e
alla polizia locale: il primo cittadino può adottare provvedimenti urgenti al
fine di prevenire ed eliminare pericoli che minacciano l'incolumità pubblica e
la sicurezza urbana e può segnalare alle autorità gli stranieri irregolari. Il
giudice può decidere di aumentare la pena fino ad un terzo qualora il reato sia
commesso da un imputato straniero, presente in Italia in situazione di
irregolarità. La riforma prevede poi che il giudice possa disporre l'espulsione
del cittadino straniero - anche comunitario - a seguito di condanna alla
reclusione superiore a due anni e stabilisce pene più severe per chi
contravviene all'ordine di espulsione: da uno a quattro anni di carcere.
L'inasprimento delle pene si estende anche al mercato del lavoro in nero e
all'impiego di stranieri irregolari ed e' previsto il carcere anche per chi
affitta la casa a stranieri irregolari. I Centri di permanenza temporanea e
assistenza (CPTA) cambiano nome trasformandosi in Centri di identificazione ed
espulsione (CIE). In merito al commercio abusivo, la legge prevede che
l'autorità giudiziaria possa, con più facilità, ordinare la distruzione di
merci di cui sono vietati la fabbricazione, il possesso e la detenzione o la
commercializzazione quando sono di difficile custodia o la custodia risulta
costosa o pericolosa. Proprio ieri
il rapporto
approvato all'unanimità dalla commissione migrazioni del Consiglio d'Europa ha
bocciato la politica migratoria italiana considerando le misure prese in questi
ultimi anni ''sbagliate o controproducenti''. Nel documento si sottolinea che
quanto fatto sinora non ha messo ''l'Italia in grado di gestire un flusso che
e' e resterà continuo ''. Il rapporto critica in particolare la gestione dei
centri di permanenza temporanea e i ritorni forzati di immigrati in Paesi, come
la Libia, dove rischiano la vita. Il testo fa inoltre presente che ''i sistemi
di intercettazione e di dissuasione sono inadeguati'' e viene evidenziato che
la strada sinora seguita dall'Italia ''non ha aiutato a convincere gli altri
paesi membri della Ue a condividere la responsabilità “ per i flussi in arrivo
sulle coste italiane. Il commissario europeo per gli Affari interni, Cecilia
Malmstrom, non a caso oggi dopo la tragedia e' intervenuta spiegando che
l'Europa si impegnerà per arginare il problema dei barconi carichi di migranti,
ma gli stati membri devono dimostrare ''un impegno di solidarietà” nella
gestione dei migranti in arrivi in Ue. ''Dobbiamo migliorare nell'identificare
e nel trarre in salvo le imbarcazioni a rischio. Abbiamo anche bisogno di
intensificare i nostri sforzi per contrastare le reti criminali che sfruttano
la disperazione umana''. Il commissario Ue garantisce ''sostegno alle autorità
italiane per gli enormi sforzi'' compiuti finora, e invita gli stati membri a
''impegnarsi ad ospitare gli individui che hanno bisogno di protezione internazionale''.
Per Malmstrom ''ciò dimostrerebbe un rinnovato e quanto più necessario impegno
di solidarietà e di condivisione delle responsabilità''. Per il responsabile
Giustizia del Pd, Danilo Leva, ''Strasburgo fa bene a richiamare l'attenzione
sui gravi difetti della legislazione italiana in materia di immigrazione, a cominciare
dalla Bossi-Fini, legge inutile e dannosa, che va cambiata. Tuttavia sono
altrettanto evidenti i limiti e le pesanti carenze da parte dell'unione europea
nel sostegno ai paesi come l'Italia che sono la porta di ingresso dei migranti
nel continente''. ceg/sat
Discriminazioni
di MAURIZIO BONGIOANNI
ROMA - Se da una parte
aumenta il numero delle famiglie straniere proprietarie di abitazioni in
Italia, dall'altra aumenta la loro discriminazione sul mercato delle case. È
quanto rivela l'analisi condotta da Claudio Daminato e Novena Kulic e contenuta
nel libro Stranieri e disuguali: le
disuguaglianze nei diritti e nelle condizioni di vita degli immigrati (Il Mulino, pagine 408, 25 euro)
curato da Chiara Saraceno, Nicola Sartor e Giuseppe Sciortino. Il libro affronta le disuguaglianze
più pervasive e sistematiche tra la popolazione straniera e quella italiana in
tutti i settori: il reddito da lavoro e la collocazione nel mercato del lavoro,
l'esposizione al rischio di povertà, la formazione scolastica, la prevenzione
nella salute e le condizioni abitative.
Nel 2001 uno su 10
condivideva la casa. Proprio l'insediamento
abitativo è sicuramente uno degli aspetti più fondamentali del processo di
stabilizzazione della popolazione straniera in Italia. Secondo la prima
indagine, condotta nel 2001 dalla Fondazione Ismu,
un terzo degli immigrati viveva presso il proprio datore di lavoro o in
appartamenti condivisi con altri immigrati o parenti. Quasi un intervistato su
dieci dormiva in strutture di accoglienza, case occupate abusivamente, baracche,
alloggi temporanei o altre sistemazioni precarie. Attraverso la stessa indagine
ripetuta dieci anni dopo, risulta che oltre un quinto degli intervistati abita
in una casa di proprietà, più della metà vive in affitto che principalmente
divide solo con i propri familiari. Le persone in condizione di marginalità
abitativa si è praticamente dimezzata.
Il 71% possiede una casa di proprietà. Ciò significa che, nel giro di un decennio la popolazione straniera è
diventata un segmento stabile del mercato delle abitazioni con effetti
rilevanti sulle compravendite di case e alloggi. Ma a questa imposizione sul
mercato non coincide un'offerta qualitativamente accettabile come invece viene
riservata alle famiglie italiane. Sicuramente, rispetto a quest'ultime, le
famiglie straniere vivono più spesso in alloggi presi in affitto ma in case
maggiormente affollate, di qualità inferiore sia dal punto di vista della
qualità dell'abitazione stessa sia come posizione all'interno della città e
pagando spese abitative maggiori. La ricerca evidenzia come il 71% delle
famiglie italiane viva già in case di proprietà della famiglia, mentre accade
solo nel 23% dei casi quando la famiglia è straniera. Un dato che risulta più
marcato nella fascia d'età superiore ai 35 anni, dove le differenze tra
immigrati e italiani in questo campo è massima. In più, tra le famiglie
straniere, la proprietà della casa non è distribuita omogeneamente sul
territorio: la proprietà prevale nel nord-est e nel nord-ovest dell'Italia, due
zone che da sole rappresentano il 60% delle case di proprietà degli stranieri.
Vivono peggio e spendono
di più. La ricerca nota che più passa il tempo trascorso
in Italia e più aumenta la possibilità per la famiglia straniera di acquistare
una casa ma non cambiano comunque le condizioni abitative. Gli autori affermano
che il disagio delle famiglie
straniere in Italia non può essere considerato esclusivamente come effetto
delle disuguaglianze di reddito e ricchezza, perché a parità di situazione
economica e di profilo demografico, generalmente, le famiglie straniere in
Italia vivono in condizioni abitative peggiori, spendendo di più. Ne risulta
che una qualche forma di discriminazione in Italia, sul mercato della casa,
verso le famiglie straniere c'è. E bisogna prenderne atto.
Unione Europea
L’Europarlamento approva il regolamento di Eurosur, il nuovo
sistema di sorveglianza delle frontiere
Con il nuovo regolamento, attivo dal 2
dicembre, vietato respingere persone minacciate di vita o private della
libertà.
Bruxelles, 11 ottobre 2013 -
Il Parlamento europeo ha approvato le regole di funzionamento di Eurosur, il
sistema di sorveglianza delle frontiere che entrerà in attività il prossimo 2
dicembre. Il nuovo sistema consentirà agli Stati membri di condividere immagini
e dati in tempo reale sugli sviluppi alle frontiere esterne della Ue. “Solo con
un sistema pan-europeo di sorveglianza delle frontiere siamo in grado di
evitare che il Mediterraneo diventi un cimitero per i rifugiati che cercano di
attraversarlo su carrette del mare, in cerca di una vita migliore in Europa.
Per evitare che una tragedia come quella di Lampedusa accada di nuovo, è
necessario un rapido intervento”, ha dichiarato il relatore Jan Mulder, del
gruppo Alde.
I Paesi che utilizzano Eurosur si impegnano a rispettare i diritti umani, tra i
quali il divieto di respingimento di persone minacciate di vita o private della
libertà. La relazione è stata approvata con 479 voti favorevoli, 101 contrari e
20 astensioni.
(Red.)