Nel 2012 i cittadini stranieri occupati in Italia sono il 10,3% del totale della forza lavoro, registrando un aumento dello 0,4% rispetto al 2011. Questo è quanto emerge dalla ricerca ‘L’impatto della crisi sulle condizioni di vita e di lavoro degli immigrati’, realizzata dall'Associazione Trentin-Isf-Ires e dalla Cgil.
La ricerca ha voluto ricostruire le conseguenze della recessione per i lavoratori stranieri in Italia, attraverso l'analisi dei dati statistici e interviste rivolte a 1.000 cittadini stranieri che vivono nel nostro paese.
Dallo studio emerge che gli occupati stranieri si concentrano soprattutto in alcuni settori: servizi collettivi e alla persona (37,4%), costruzioni (18,9%), turismo (16,5%), agricoltura (13,5%), industria (9,5%) e trasporti (9,2%).
Tra il 2011 e il 2012, tuttavia, con il protrarsi della crisi economica, il loro tasso di occupazione è diminuito dell’1,7%, e di conseguenza è aumentato il tasso di disoccupazione passando dal 12,1% del 2011 al 14,1% del 2012.
Relativamente alla retribuzione, lo scorso anno la differenza tra il salario medio di un dipendente immigrato e quella di un dipendente italiano è stata pari a -346 euro (-27,2%).
Dalle interviste emerge che per l’85% degli intervistati la crisi ha apportato dei peggioramenti, per il 31,5% di loro l’impatto principale si è avvertito sulle retribuzioni, che si sono abbassate e, per il 25,5%, sulle giornate di lavoro, che sono diminuite.
Un dato importante è che il 45% degli intervistati pensa che il proprio percorso migratorio non sia ancora concluso, quindi quasi un immigrato su due pensa di dover affrontare una nuova migrazione.
‘L’impatto della crisi sulle condizioni di vita e di lavoro degli immigrati’
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