03 ottobre 2013

Lampedusa, naufraga barcone di migranti Sessantadue morti. In mare una trentina di bambini
Il sindaco Giusi Nicolini: «Basta, è un orrore continuo»
Corriere della sera, 03-10-2013
Un barcone carico di migranti è naufragato a Lampedusa, a circa mezzo miglio dell’Isola dei Conigli. Centinaia di persone sono in acqua, tra le quali una trentina di bambini e tre donne incinte. La Guardia costiera ha recuperato 62 cadaveri, compreso quello di una donna incinta e di due bambini, un maschio e una femmina. Il bilancio però sembra destinato ad aumentare. Altri cadaveri sono già stati avvistati in mare. I corpi vengono condotti sulla banchina del porto, trasformato in una camera mortuaria a cielo aperto.
Il barcone, su cui viaggiavano circa 500 persone, si è rovesciato a poca distanza dalla riva e ha preso fuoco. L’allarme è stato dato dall’equipaggio di due pescherecci che transitavano nella zona.
SOCCORSI- Finora sono stati recuperati circa 150 naufraghi, tratti in salvo dalle motovedette e da alcune barche di diporto che stanno partecipando ai soccorsi.
IL SINDACO - «Basta! Ma che cosa aspettiamo? Cosa aspettiamo oltre tutto questo? È un orrore continuo» dice il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, mentre cerca di tenersi informata sull’ennesima tragedia che coinvolge i migranti.
Il sindaco riferisce anche che tra i superstiti è stato individuato e fermato un presento scafista.
L’ALTRO SBARCO -Nella notte era approdata sull’isola un’altra «carretta del mare» con 463 persone a bordo. I profughi sono stati trasferiti nel Centro di prima accoglienza che mercoledì ospitava oltre 700 persone.
I PRECEDENTI - Quello di giovedì mattina è il secondo sbarco in un meno di una settimana finito in tragedia sulle coste siciliane. Lunedì 30 settembre tredici migranti erano morti annegati a Scicli , nel ragusano, nel tentativo di raggiungere la costa. Altre sei vittime, il 10 agosto scorso, sulla spiaggia del lungomare della Plaia di Catania, nei pressi del «Lido Verde», annegate, anche loro, nel tentativo di raggiungere la riva. Secondo Fortress Europe, dal 1994 nel solo canale di Sicilia sono morti oltre 6.200 migranti.



Lampedusa, naufraga barcone dopo incendio 62 vittime, fra loro donna incinta e 2 bambini
"Ma mancano all'appello 250 persone"
Nei pressi dell'isola dei Conigli, a bordo cinquecento persone. Un nuovo disastro a pochi giorni dalla tragedia di Ragusa.  Tantissime persone ancora in mare, la disperazione dei soccorritori. Arrestato uno scafista. Prima della tragedia un altro sbarco di 463 extracomunitari
la Repubbblica, 03-10-2013
FRANCESCO VIVIANO
Il barcone con ogni probabilità s'è inabissato, dato che in mare sono stati trovati giubbotti salvagente, pezzi di legno e macchie di olio. Probabilmente il naufragio è stato causato da un incendio a bordo in seguito a  un cortocircuito. Disperati i soccorritori sui quattro pescherecci che stanno recuperando i corpi: "Ci sono morti ovunque", una testimonianza raccolta e riportata dal sindaco, che a Sky Tg24 ha anche annunciato l'arresto di uno scafista.  "E' un orrore - ha detto anche il primo cittadino - ci vorrebbero le telecamere per nostrare quel che sta accadendo".
Lampedusa, naufraga barcone dopo incendio 62 vittime, fra loro donna incinta e 2 bambini "Ma mancano all'appello 250 persone"
Secondo le testimonianze di alcuni soccorritori del barcone naufragato vi sarebbero ancora in acqua un centinaio di migranti. Lo scafo trasportava infatti, secondo quanto ha detto all'agenzia Ansa il commissario straordinario dell'Asp di Palermo, Antonio Candela, che sta coordinando le operazioni di assistenza ai feriti, circa cinquecento persone. Fra loro una trentina di bambini - uno di due mesi - e tre donne incinte. Tra i superstiti ci sarebbe anche uno degli scafisti, individuato e fermato.
Il barcone, tra i dieci e i quindici metri, non è stato intercettato, quindi si è spinto vicino alla costa dove dopo l'incendio si è rovesciato in acqua. I naufraghi sono stati soccorsi dai pescatori, che stanno ancora collaborando con Guardia costiera e Guardia di finanza alle operazioni di salvataggio. Anche fra i soccorritori pianto e scene di disperazione: "Ci sono corpi che galleggiano ovunque", ha raccontato uno di loro alle agenzie di stampa.
Fino ad ora sono giunti in porto circa 120 naufraghi salvati dalle motovedette e da alcune barche da diporto che stanno partecipando ai soccorsi. L'allarme è stato dato dall'equipaggio di due pescherecci che transitavano nella zona.
 Poco prima del naufragio a Lampedusa era approdata un'altra 'carretta' con  463 extracomunitari a bordo.  I profughi sono stati trasferiti nel Centro di prima accoglienza che ieri ospitava oltre 700 persone.
La tragedia segue di pochi giorni quella di Ragusa, nella quale hanno perso la vita tredici migranti.



Immigrati, dal 1994 morte 6200 persone nel solo canale di Sicilia
Secondo Fortress Europe (osservatorio on line sulle vittime dell'immigrazione) il 2011 è stato l’anno peggiore: tra morti e dispersi, sono scomparse almeno 1.800 persone, 150 al mese, 5 al giorno. Il 25 dicembre 1996: notte di Natale, 300 annegano tra Malta e Sicilia, dopo lo scontro tra un cargo libanese e una motonave
il Fatto, 03-10-2013
L’ennesimo naufragio nel canale di Sicilia, questa volta a mezzo miglio dall’Isola dei Conigli (Lampedusa), allunga il lungo elenco di vittime senza nome ingoiate dal Mediterraneo: migliaia di uomini, donne e bambini morti nella ricerca di un futuro migliore. Secondo Fortress Europe (osservatorio on line sulle vittime dell’immigrazione), dal 1994 nel solo canale di Sicilia sono morte oltre 6.200 persone, più della metà (4.790) disperse. Il 2011 è stato l’anno peggiore: tra morti e dispersi, sono scomparse almeno 1.800 persone, 150 al mese, 5 al giorno.
Ecco un elenco dei principali naufragi avvenuti nel canale di Sicilia; il 25 dicembre 1996: notte di Natale, 300 annegano tra Malta e Sicilia, dopo lo scontro tra un cargo libanese e una motonave. Il 20 giugno 2003: barca con 250 immigrati naufraga al largo della Tunisia: 50 i corpi ritrovati, 160 i dispersi, 41 sopravvissuti. Il 20 ottobre 2003: soccorso barcone di immigrati disperso nel canale di Sicilia: almeno 70 i morti, gettati in mare. il 4 ottobre 2004: un’imbarcazione con 75 persone si inabissa davanti alle coste della Tunisia: 17 morti, 47 dispersi. Il 19 agosto 2006: un barcone con 120 migranti viene soccorso, ma le persone si accalcano e la barca si rovescia: 10 corpi recuperati, 40 dispersi. Il 12 maggio 2008: un barcone con 66 immigrati va alla deriva per giorni. A bordo, 47 persone muoiono di fame e freddo e sono gettate in mare dai compagni e altri tre sono ritrovate morte. Il 24 settembre 2008: una decina di extracomunitari muore nel naufragio dell’imbarcazione al largo di Malta.
Il 31 marzo 2009: quattro barconi con oltre 500 migranti affondano tra Africa e Italia. Più di 100 i dispersi. L’11 febbraio 2011 naufraga motopesca partito dalla Tunisia: 40 immigrati dispersi. Il 14 marzo 2011 un barcone diretto in Italia naufraga non lontano dalle coste tunisine: almeno 60 immigrati a bordo. Il 30 marzo 2011 la cronaca registra il naufragio nel Canale di Sicilia: 7 morti, tra cui una donna incinta e un bambino. -Tra il 22 e 25 marzo 2011 si perdono le tracce di due barconi, uno con 335, l’altro con 68 migranti a bordo, partiti dalla Libia. Il 1° aprile 2011 i corpi di 27 tunisini morti nel naufragio di due barche dirette in Italia vengono scoperti sulle coste di Kerkennah. Il 3 aprile 2011 vengono  recuperati settanta corpi dopo un naufragio davanti alle coste di Tripoli. Il 6 aprile 2011 una imbarcazione si rovescia in acque maltesi: salvi 51, ma a bordo erano 300. Decine i cadaveri avvistati. Il 6 maggio 2011 una carretta del mare con oltre 600 migranti naufraga davanti alle coste libiche. Centinaia i dispersi. Il 2 giugno 2011 una nave con 700 a bordo in avaria al largo della Tunisia: almeno 270 dispersi.
Il 16 gennaio 2012 un gommone con 55 somali disperso a largo Libia. Il 17 marzo 2012 un gommone viene soccorso a sud Lampedusa, 5 morti. Il 3 aprile 2012: 10 i morti durante la traversata Libia-Lampedusa Il 10 luglio 2012 sono 54 morti nella traversata Libia-Lampedusa: il gommone si è sgonfiato ed è andato alla deriva. Il 3 novembre 2012 un gommone si ribalta a 35 miglia dalle coste libiche: la Guardia costiera e la Marina militare salvano 70 migranti e recuperano i cadaveri di tre naufraghi Il 30 marzo 2013: la Guardia Costiera intercetta un gommone con 88 migranti: a bordo ci sono due morti, uccisi da fame e freddo. Il 16 giugno 2013 i soccorritori salvano decine di naufraghi aggrappati alle gabbie per l’allevamento dei tonni nel canale di Sicilia: dai loro racconti emerge che almeno sette migranti sono morti annegati Il 26 luglio 2013 si ribalta un gommone a 29 miglia dalla Libia: i soccorsi recuperano 22 migranti mentre altri 31, secondo il loro racconto, sono finiti in fondo al mare. Il 30 settembre 2013 un barcone si arena a meno di cento metri dalla costa di Scicli: 13 migranti muoiono nel tentativo di raggiungere a nuoto la terraferma.



La tratta dei migranti il nuovo business dalla Siria
A ricostruire le nuove rotte seguite dai profughi per raggiungere l’Italia è l’Oim (Organizzazione internazionale per le emigrazioni). Le bande che trasportano i fuggiaschi chiedono per ognuno dagli 8000 ai 12 mila dollari
la Repubblica.it, 03-10-2013
VLADIMIRO POLCHI
ROMA – Viaggi sempre più lunghi e pericolosi. Trafficanti d’uomini senza scrupoli. “Biglietti” da 12mila dollari a tratta. C’è anche questo dietro la conta crescente delle vittime dell’emigrazione. A ricostruire le nuove rotte seguite dai migranti per raggiungere l’Italia è l’Oim (Organizzazione internazionale per le emigrazioni). In particolare di chi fugge oggi dalla Siria.
L’ondata migratoria. Il numero di siriani giunti in Italia via mare sta registrando un costante aumento e interessa le coste della Calabria, Puglia e Sicilia. «Nel corso del 2013 i siriani sbarcati in Italia sono stati circa 2.800», racconta José Angel Oropeza, direttore dell’ufficio di coordinamento Oim per il Mediterraneo. «In tutto il 2012 erano stati 582, mentre nel 2011 furono 328».
Le rotte verso la Sicilia. I siriani che sbarcano in Sicilia, «dopo aver lasciato il loro Paese passano generalmente per il Libano e la Giordania. Di lì raggiungono l’Egitto e partono poi verso l’Italia. I trafficanti che organizzano il viaggio si fanno pagare dagli 8.000 ai 12.000 dollari».
Le nuove mete: Puglia e Calabria. «Chi arriva in Calabria e in Puglia», continua il direttore Oim, «si dirige dai campi profughi verso la Turchia. Di lì una rete di trafficanti fornisce passaporti falsi per una cifra che va dai 2.500 ai 6.000 dollari. Il viaggio diretto dalla Turchia all’Italia costa 2-3.000 dollari ma, trattandosi di una rotta molto lunga e pericolosa, spesso si opta per un passaggio per la Grecia, da dove ci si imbarca per raggiungere le coste italiane».
I trafficanti d’uomini. Da quanto emerso dai racconti dei siriani, l’Italia è generalmente considerata come un Paese di transito: la loro vera meta è il nord Europa (Germania, Svezia, Norvegia) e i trafficanti li rassicurano sulla possibilità di raggiungere la loro destinazione proprio grazie ai passaporti falsi che gli sono stati forniti.  «I dati che abbiamo raccolto», conclude Oropeza, «confermano ancora una volta come queste persone siano vittime di trafficanti senza scrupoli che approfittano dei loro drammi per arricchirsi, anche a costo di costringerli a viaggiare in condizioni estremamente pericolose



Immigrazione, Consiglio d’Europa condanna la politica dell’Italia
Il naufragio a Lampedusa arriva a solo un giorno dalla condanna da parte di Strasburgo sulle politiche immigratorie dell’Italia. Ieri, ancora una volta, l'organismo europeo aveva giudicato "sbagliate o controproducenti" le misure prese in questi ultimi anni per gestire i flussi migratori
il Fatto, 03-10-2013
In un rapporto approvato all’unanimità dalla commissione migrazioni dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa si sottolinea che quanto fatto sinora non ha messo “l’Italia in grado di gestire un flusso che è e resterà continuo”. Il rapporto critica in particolare i ritorni forzati di immigrati in paesi, come la Libia, dove rischiano la tortura, se non la vita, la gestione dei Cpt, la decisione di dichiarare continuamente lo stato d’emergenza per “adottare misure straordinarie al di la dei limiti fissati dalle leggi nazionali e internazionali”.
Nel testo si afferma poi che “a causa di sistemi di intercettazione e di dissuasione inadeguati“, l’Italia si è di fatto trasformata in una calamita per l’immigrazione, in particolare per gli immigrati che cercano una vita migliore all’interno dell’area Schengen. E come se non bastasse nel documento si afferma che alcune delle scelte fatte dalle autorità italiane “rischiano di minare la fiducia nell’ordine legale europeo e nella Convenzione di Dublino”. Infine, nel testo viene evidenziato che la strada sinora seguita dall’Italia “non ha aiutato a convincere gli altri paesi membri della Ue a condividere la responsabilità” per i flussi in arrivo sulle coste italiane. Nel testo, che l’assemblea dovrà discutere e votare in plenaria nei prossimi mesi, si chiede all’Italia di adottare una politica corrente che permetta al Paese di gestire in modo efficiente immigrati, richiedenti asilo e rifugiati. Secondo l’autore del rapporto, il britannico Christopher Chope, “l’Italia ha le risorse per farlo e solo facendolo potrà assicurarsi il sostegno e la solidarietà dei paesi europei”.



Migranti in costante aumento, opportunità di sviluppo
Il Messaggero, 03-10-2013
Cecília Malmstrõm*
Per la seconda volta appena nella sua storia, il 3-4 ottobre l'Assemblea generale dell'Onu si riunirà per discutere di migrazione internazionale. Questo accade in un momento critico: in base ai più recenti dati dell'Onu il numero di migranti internazionali è infatti salito da 175 milioni nel 2000 a 232 milioni e il continente responsabile per la quota più consistente di tale aumento è l'Asia. Le proiezioni prevedono che entro il 2040 si raggiungerà il numero di 400 milioni di migranti. La maggior parte dei flussi migratori durante la prossima generazione interesserà probabilmente il mondo sviluppato. Una delle sfide chiave del 21 ° secolo sarà dunque trovare i modi per approfittare dei benefici che la migrazione offre per la crescita economica e lo sviluppo.
Da sempre l'Unione Europea è profondamente impegnata sul fronte della migrazione e della mobilità e a consolidare il suo spazio unico di libera circolazione, nel quale oltre 480 milioni di Cittadini europei sono liberi di viaggiare, studiare, lavorare e risiedere. L'Ue si è occupata della migrazione come tema attinente alla politica sia economica che sociale ed estera. Dopo la seconda guerra mondiale la forte crescita economica dell'Europa ha potuto contare su milioni di lavoratori migranti, analogamente a quanto oggi avviene in molte economie emergenti.
Si può affermare che l'allargamento dell'Ue sia stata la politica di integrazione dei migranti maggiormente coronata da successo nella storia. L'esperienza europea può dare importanti lezioni ad altri Paesi che oggi, in diverse parti del globo, devono far fronte a migrazioni su larga scala e sono alla ricerca di una via che porti allo sviluppo socioeconomico. Molte economie emergenti - ad esempio il Messico, il Brasile, la Malaysia e la Turchia - che si trovano oggi per la prima volta a dovere gestire grandi flussi di immigrazione, dovranno costruire dei sistemi solidi per gestire la migrazione ed integrare gli immigrati.
L'Europa è chiamata a sviluppare ulteriormente le proprie politiche in materia di migrazione. Malgrado tutti gli sforzi volti a soddisfare i bisogni del mercati del lavoro potenziando l'occupazione femminile, elevando l'età pensionabile e migliorando la formazione, nei decenni a venire in Europa sarà necessario immettere nel mercato del lavoro capacità e talenti supplementari provenienti dall'esterno: il nostro crescente deficit demografico è troppo ingente.
Un altro fattore fondamentale dell'approccio adottato dall'Europa verso la crescita e la mobilità è l'impegno a favore del diritti umani, che sono al centro dei valori dell'Ue e rappresentanò una costante nelle relazioni con i Paesi terzi. Nel dialogo con i Paesi confinanti e con gli altri Paesi terzi, l'Ue punta sempre a rafforzare l'accesso dei migranti a diritti quali l'accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria, il diritto al lavoro, il diritto di libera circolazione, l'eliminazione della detenzione arbitraria dei migranti, l'accesso alla giustizia e la parità di trattamento con i Cittadini nazionali riguardo alle questioni occupazionali.
Responsabilizzare i singoli per garantire i loro diritti di accesso è una strategia Vincente, sia ai fini di un'efficace gestione della migrazione che dello sviluppo sostenibile.
Adottare una politica della migrazione che promuova la crescita economica e assicuri la prosperità comporterà importanti sfide. Ovviamente abbiamo ben presente la situazione drammatica dei migranti che attraversano il Mediterraneo e il pensiero che in tanti perdano la vita è per noi molto doloroso e siamo vicini alle famiglie delle vittime. La Commissione è consapevole che alcuni Stati membri, in particolare l'Italia, si trovano a dover fronteggiare in prima linea i flussi migratori in ingresso. L'Europa deve essere pronta ad affrontare questo fenomeno evitando che vi siano vittime in mare, offrendo protezione alle persone bisognose e dando supporto agli Stati membri interessati, ma anche portando avanti un vero approccio comune in materia di migrazione e asilo.
Dobbiamo sforzarci di più per fare si che i nuovi arrivati trovino posto nelle nostre società sempre più differenziate. Sono necessari investimenti adeguati nella scuola, nell'edilizia e nella formazione. Dobbiamo fare fronte allo scetticismo dell'opinione pubblica riguardo all'immigrazione, alla crescente xenofobia e alla lievitazione del consenso per i partiti populisti e di estrema destra. I codici narrativi nazionali plasmati dai leader europei non hanno trovato modo di parlare di immigrazione. Sui politici ricade una responsabilità particolare: devono essere in prima fila nella lotta al razzismo e alla xenofobia; devono avere il coraggio di dire la verità riguardo al valore aggiunto apportato dai migranti e di ricordarci che la mobilità umana è parte della realtà del mondo in cui viviamo. È necessario anche che gli accademici smontino alcuni dei peggiori miti in circolazione e descrivano il vero ruolo della migrazione. Anche i leader economici devono fare la loro parte, spiegando quali sono le necessità in termini di manodopera e spiegando che la crescita economica dipende in larga misura dai migranti.
Il dialogo ad alto livello delle Nazioni Unite offre alla comunità internazionale un'opportunità unica per esplorare nuove soluzioni per organizzare e gestire flussi migratori in costante crescita secondo modalità che tutelino i diritti dei migranti, riducano la discriminazione e scoraggino i soggetti peggiori, veri e propri moderni predoni che trafficano e reclutano gli esseri umani. Siamo fermamente convinti che la crescente mobilità internazionale della forza lavoro debba essere una delle principali priorità per il nostro dibattito. Dovremmo fare un uso molto migliore delle capacità e competenze di cui i migranti sono già portatori. L'Ue e i suoi Stati membri possono svolgere un ruolo cruciale per stimolare una maggiore cooperazione internazionale in materia di migrazione e sviluppo. L'Ue può offrire e condividere la propria esperienza riguardo alle principali questioni di interesse per la comunità mondiale: promuovere la tutela dei diritti umani di tutti i migranti, fornire assistenza nelle situazioni che ne mettono a rischio la vita e portare avanti la mobilità del lavoro a livello regionale e internazionale. Tutto questo non sarà facile, ma l'Europa puô contare su un'esperienza lunga e complessa in questo ambito.
* Commissario europeo



Al carcere minorile di Bologna nasce uno sportello di tutela giuridica per i minori stranieri detenuti.
Iniziativa del Centro di giustizia minorile dell’Emilia-Romagna (Cgm) e garante regionale dei detenuti che verrà sottoscritta oggi.
Immigrazioneoggi, 03-10-2013
Al carcere minorile del Pratello a Bologna apre uno sportello di informazione giuridica e di consulenza extragiudiziale per i minorenni stranieri e per gli operatori (educatori e assistenti sociali). L’iniziativa nasce a supporto dei giovani dell’area penale esterna e interna, principalmente di cittadinanza straniera, che hanno difficoltà per l’acquisizione o la conservazione del permesso di soggiorno; che richiedono informazioni sulle modalità di acquisizione della cittadinanza italiana o dello status di apolidi; che vogliono usufruire del rimpatrio assistito; che richiedono protezione internazionale, umanitaria, temporanea o sociale, o per i quali non è stata avanzata nessuna richiesta di tutela, e per ogni altra situazione che faccia riferimento all’esigibilità di diritti e opportunità previste dall’ordinamento vigente e dal Testo unico sull’immigrazione.
È questo il contenuto del Protocollo di intesa tra Centro di giustizia minorile dell’Emilia-Romagna (Cgm) e garante regionale dei detenuti, protocollo che è stato sottoscritto oggi dalla direttrice del Centro di giustizia minorile, Paola Attardo, e dalla garante, Desi Bruno.
La necessità di una consulenza giuridica in merito alla condizione dei minori stranieri era stata manifestata, infatti, dagli operatori dei servizi minorili del Cgm: su 24 minori attualmente presenti nell’istituto, l’80% è di origine straniera. In alcuni momenti si sono avute percentuali più alte, fino al totale delle presenze data da stranieri. Il Protocollo di intesa ha la durata di un anno e prevede di consolidare la collaborazione fra i 2 soggetti firmatari attraverso una presenza fissa in orari e giorni all’interno dell’istituto. Allo sportello è prevista la presenza di un esperto di diritto dell’immigrazione e, se necessario, di un mediatore culturale.

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