Accoglienza dei
lavoratori stagionali.
Rosarno e la
Piana di Gioia Tauro sono rimasti soli
Continuano ad essere
disastrose le condizioni abitative, igienico-sanitarie e lavorative di alcune
migliaia di migranti che ogni anno giungono nella Piana di Gioia Tauro per la
stagione della raccolta degli agrumi (vedi VIDEO vedi FOTO). In un mese, assistiti dalla clinica
mobile di MEDU oltre 150 braccianti, per lo pi dellĠAfrica sub-sahariana,
nelle baraccopoli e nei casolari abbandonati dei Comuni di Rosarno, San
Ferdinando, Rizziconi e Taurianova. Due migranti visitati su tre possiedono un
regolare permesso di soggiorno, quasi un migrante su due titolare di protezione
internazionale o umanitaria. Nessun piano di accoglienza previsto per la
prossima stagione. Necessario un intervento del Governo e della Regione
Calabria.
Piana di Gioia Tauro, 12
marzo 2014
- Nella giornata di ieri un team di Medici per i Diritti Umani (MEDU) ha
distribuito sacchi a pelo termici a 120 migranti impiegati come lavoratori
stagionali, costretti a vivere in drammatiche condizioni abitative ed igienico
sanitarie allĠinterno di alcuni casolari abbandonati nelle campagne di Taurianova,
Rizziconi e Rosarno. In occasione della stagione agrumicola da novembre a
marzo, giungono ogni anno nella Piana di Gioia Tauro oltre 2.000 braccianti,
per la maggior parte dellĠAfrica sub-sahariana. Nonostante nei territori dei
comuni di Rosarno, San Ferdinando, Gioia Tauro, Rizziconi e Taurianova il
fenomeno si ripeta ormai da anni con le medesime caratteristiche, le condizioni
di lavoro e di accoglienza di questi migranti - sulle cui spalle si regge
letteralmente gran parte del comparto agricolo della Piana - continuano ad
essere disastrose, del tutto incompatibili con quei principi di civilt che un
Paese rispettoso dei diritti fondamentali della persona dovrebbe sempre e
comunque garantire. Poco o nulla sembra essere cambiato rispetto alle condizioni
materiali e ambientali che costituirono lĠhumus dei drammatici fatti di Rosarno
del 2010. Nel gennaio 2012, in occasione dellĠinaugurazione della prima
tendopoli per i lavoratori stagionali approntata in emergenza nel comune di San
Ferdinando, lĠallora ministro per lĠintegrazione Riccardi dichiarava: ÒRosarno
non deve restare sola e non sar solaÓ. Nei fatti, questĠanno le comunit e
i territori della Piana di Gioia Tauro sembrano essere ancora pi soli che in
passato. Ci che prevale la percezione dellĠabbandono e del disimpegno
di fronte ai gravi problemi del territorio da parte della Regione Calabria e
del Governo.
Nella nuova tendopoli di
San Ferdinando, allestita dal Ministero dellĠInterno circa un anno fa, le tende
possono ospitare fino a 450 persone mentre attualmente il campo contiene circa
il doppio di migranti, stipati, oltre che nelle tende, in baracche e rifugi
improvvisati fatti di legno e teloni di plastica. Gi nello scorso novembre, un
giovane migrante che non aveva trovato posto allĠinterno del campo, morto di
freddo allĠinterno di unĠautovettura. LĠintero insediamento privo dei servizi
pi essenziali. La fornitura elettrica mancata del tutto da maggio a
gennaio, quando stata ripristinata esclusivamente lĠilluminazione prodotta dai
lampioni esterni al campo. Il riscaldamento degli alloggi e dellĠacqua come
anche la possibilit di cucinare gli alimenti sono esclusivamente affidati ai
numerosi fuochi accesi tra le baracche, che contribuiscono a rendere le
condizioni di sicurezza dellĠinsediamento particolarmente precarie. AllĠinterno
della tendopoli non previsto alcun intervento strutturato n vi alcun ente
gestore dal momento che gli unici fondi stanziati in questa stagione –
40.000 euro dal Ministero dellĠInterno – sono stati utilizzati per un
intervento di disinfestazione e per il parziale ripristino della fornitura
elettrica. Se le condizioni allĠinterno della tendopoli sono pessime, ancora
pi drammatica la situazione abitativa e igienico-sanitaria delle centinaia
di braccianti stranieri che trovano rifugio nei numerosi ghetti e casolari
abbandonati sparsi in tutta la Piana di Gioia Tauro. Gli edifici diroccati e
in condizioni fatiscenti visitati dagli operatori di MEDU sono privi di
elettricit (nei casi pi fortunati alcuni migranti dispongono di generatori a
benzina), di servizi igienici e di acqua potabile che deve essere raccolta
spesso a centinaia di metri di distanza. I migranti si trovano a dormire, anche
in numero di trenta o quaranta, in ambienti freddi e angusti, scarsamente
areati e privi di luce, tra pareti invase dallĠumidit e tetti semi-distrutti
che lasciano filtrare lĠacqua piovana. Gli spostamenti quotidiani avvengono
unicamente a piedi o - nonostante la pericolosit delle strade - in
bicicletta dal momento che i trasporti pubblici sono inesistenti. EĠ evidente
che in condizioni cos precarie e malsane parlare di tutela della salute
individuale e collettiva non ha alcun senso.
Dal mese di febbraio ad
oggi un team di MEDU ha prestato prima assistenza medica e orientamento
socio-sanitario a oltre 150 lavoratori migranti presso la tendopoli di San
Ferdinando e in differenti insediamenti isolati e casolari della Piana di
Gioia Tauro. Si tratta per lo pi di giovani uomini – lĠ80% ha unĠet
inferiore ai 35 anni - provenienti nella maggior parte dei casi da Burkina
Faso, Mali, Ghana, Costa dĠAvorio e Senegal. In oltre il 70% dei casi i
pazienti possedevano un regolare permesso di soggiorno e quasi la met (45%)
era titolare di un permesso per protezione internazionale o per motivi
umanitari.
Il 95% di essi in Italia da oltre due anni mentre il 68% ha una conoscenza
sufficiente o buona della lingua italiana. LĠ89 % lavora in nero e il 64%
percepisce in media 25 euro per un giorno di lavoro o anche meno. Quasi la met
dei migranti (46%) non riesce a lavorare pi di tre giorni alla settimana per
turni che sono in genere di 7-8 ore giornaliere anche se un lavoratore su
quattro ha dichiarato di lavorare anche 9-10 ore al giorno. Un terzo dei
migranti visitati dai medici di MEDU riesce a consumare solo due pasti al
giorno mentre la maggior parte delle malattie diagnosticate, in una popolazione
giovane e sostanzialmente sana, legata alle pessime condizioni abitative ed
igienico-sanitarie e alle durissime condizioni di lavoro. Tutti i migranti
intervistati dispongono di guanti come presidio di sicurezza durante il lavoro
mentre solo il 29% fa anche uso di scarpe anti-infortunistiche. Nel 97% dei
casi i braccianti devono acquistare per proprio conto i presidi di
sicurezza poich questi non vengono forniti dai datori di lavoro.
Se la grande tendopoli con
tutti i suoi abitanti stata sostanzialmente abbandonata a se stessa
dalle istituzioni regionali e nazionali che avevano provveduto ad allestirla e
che avrebbero dovuto farsene carico - del tutto evidente che un piccolo
Comune come quello di San Ferdinando non ha la possibilit di gestire una
struttura dĠaccoglienza di quelle dimensioni - altri progetti finanziati con
fondi ministeriali come il villaggio della solidariet a Rosarno e i centri di
accoglienza di Drosi e Taurianova sono bloccati a causa di unĠinterdittiva
antimafia, nel primo caso, e a problemi tecnico-amministrativi, negli
altri due. Sembra dunque mancare del tutto nella Piana di Gioia Tauro,
prima ancora che una puntuale pianificazione dellĠaccoglienza stagionale per i
lavoratori immigrati impiegati in agricoltura, una visibile volont politica
nellĠaffrontare quella che una delle questioni dellĠimmigrazione pi
drammatiche, e anche pi vergognose, per il nostro Paese. Una questione che esige
delle risposte concrete e coerenti da parte delle istituzioni ed in
particolare, in un territorio con problemi sociali, economici e di legalit
cos profondi, dal Governo e dalla Regione Calabria. A questa sconcertante
noncuranza verso le condizioni di vita e di lavoro dei braccianti
immigrati, risponde nella misura delle sue forze la societ civile della Piana
con progetti e iniziative che dimostrano come sia possibile sviluppare validi
percorsi di accoglienza e integrazione anche con risorse limitate. Nel borgo di
Drosi, nei pressi di Rizziconi, un gruppo di cittadini associati nella Caritas
locale, ha avviato dal 2010 un progetto che permette di accogliere ogni
stagione circa cento lavoratori immigrati in abitazioni sfitte del paese
tramite il pagamento di un canone minimo.
Medici per i Diritti
Umani chiede alle istituzioni nazionali, regionali e locali un impegno concreto
affinch da subito si proceda alla predisposizione di un piano che,
valorizzando alcune buone prassi gi sperimentate dalla societ civile sul
territorio, possa offrire unĠaccoglienza adeguata e dignitosa ai lavoratori
stagionali che da fine ottobre giungeranno nella Piana per la prossima
stagione agrumicola. MEDU rivolge un particolare appello al nuovo Governo e
al Presidente del Consiglio Renzi affinch mettano in campo risorse e volont politica
per aggredire lo sfruttamento dei lavoratori migranti in agricoltura, partendo
anche dalla Piana di Gioia Tauro e dalla questione dellĠaccoglienza. Un
problema di civilt che non riguarda solo migliaia di lavoratori immigrati ma
tutti i cittadini italiani.
Ufficio stampa – 3343929765 /
0697844892 info@mediciperidirittiumani.org
Medici per i Diritti
Umani (MEDU), organizzazione umanitaria indipendente , ha avviato a gennaio
2014 il progetto ÒTERRAGIUSTA. Contro lo sfruttamento dei
lavoratori migranti in agricolturaÓ
in collaborazione con lĠ Associazione per gli Studi Giuridici sullĠImmigrazione
(ASGI) e il Laboratorio di Teoria e Pratica dei Diritti (LTPD) del Dipartimento
di Giurisprudenza dellĠUniversit Roma Tre. Il progetto realizzato con il
supporto della Fondazione Charlemagne, di Open Society Foundations, della
Fondazione con il Sud e della Fondazione Nando Peretti.
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