17 settembre 2014

Per la Germania l`invasione di immigrati è «colpa dell`Italia»
Il capo del governo bavarese ci accusa: «I rifugiati restino dove arrivano». Piano in sette punti per blindare le frontiere
Il Giornale, 17-09-14
Luciano Barile
La settimana scorsa il ministro federale tedesco degli Interni Thomas de Maizière ha respinto la richiesta del capo del governo bavarese Horst Seehofer di bloccare al confine l`inarrestabile flusso dei migranti che provenienti dall`Italia attraverso l`Austria entrano in Germania.
Il ministo de Mazière ha precisato che una simile misura potrà essere solo la ultima ratio da decidere soltanto in straordinarie circostanze. Per il momento è necessario «restare in attesa di vedere se avranno successo le misure di sostegno sulle quali ci si sta consultando a livello Eu».
Per tutta risposta ieri Seehofer, il quale sa di poter contare qualora fosse necessario anche sul sostegno del ministro degli Interni austriaco, Johanna Mikl-Leitner, ha approvato un piano in sette punti in grado di arginare ilflusso dei rifugiati inoltrando all`indirizzo di Berlino e di Bruxelles una lunga serie di richieste corredata da dure critiche al comportamento dell`Italia. «I ifugiati - si legge nel primo punto - devono restare nei Paesi dell`Eu in cui arrivano e questo è un principio non è rispettato soprattutto dall`Italia». E dopo aver sottolineato che i migranti che arrivano in Italia possono proseguire senza ostacoli di sorta attraverso l`Austria e giungere in Baviera si arrivare al botto finale: «Chiediamo con urgenza di chiarire l`ammissibilità di un confine all`interno della Comunità europea nel caso di violazione del Trattato da parte di un altro Paese membro». L`iniziativa del capo del governo bavarese, stretto alleato del governo federale guidato da Angela Merkel, non è naturalmente l`unica. Di simpatizzanti o di nostalgici
delle sbarre di confine all`interno della Comunità europea ce ne sono in tutti i partiti tedeschi e per chi non lo avesse ancora capito, è giunto domenica il sorprendente successo elettorale del partito Afd (Alternativa per la Germania) che non è soltanto l`espressione del rifiuto della moneta comune euro ma anche di una certa allergia tedesca all`immigrazione e alla concessione del diritto di asilo. Sinora lo sdegno dei confronti dell`Italia era rimasto contenuto ma ora di fronte all`aumento del flusso dei migranti e delle richieste di asilo politico e alla vista di alloggi sovraffollati d`immigrati minaccia di esplodere. Tutto ciò mentre il governo di Roma verrebbe meno agli accordi europei e permette che gli immigrati proseguano indisturbati verso iPaesi settentrionali dell`Unione europea. In realtà però sinora il governo di Berlino in risposta all`allarme lanciato dal ministro italiano Alfano non era mai andato al di là di una vaga promessa di aiuti finanziari, sottolineando che era compito dell`Italia assicurare i confini meridionali della Eu. Il problema è che di fronte a una situazione di seria emergenza che richiederebbe un decisa e vigorosa serrata di ranghi da parte della Eu, in modo particolare da parte della Germania che è il più importante e ricco Paese, si assiste a una ricaduta negli egoismi nazionali. Vedremo quanto a lungo durerà a Bruxelles il dibattito su una nuova politica dell` accoglienza d`immigrati e rifugiati (per quest`anno la Germania ne aspetta circa 200.000) e soprattutto quali saranno i principi di un`equa suddivisione degli onori che ogni Paese europeo dovrà assumersi.



Altro che aiuti da Bruxelles. Ecco tutte le balle sulla lotta agli sbarchi
Secondo il ministro dell'Interno, Frontex Plus prenderà il posto dell'operazione Mare Nostrum. A smentirlo è la strategia dell' agenzia europea
il Giornale, 17-09-2014
Fabrizio De Feo
Roma - L' «exit strategy» del governo italiano dall'operazione Mare Nostrum assume contorni sempre più confusi, in un gioco di pressioni incrociate, bluff e controbluff.
Il messaggio che si cerca di far passare è che l'assalto alle coste italiane si appresti a essere fermato dall'Agenzia europea Frontex e il peso delle migrazioni redistribuito tra gli Stati membri.
Peccato che le istituzioni comunitarie non la pensino affatto così e continuino a recapitare a Roma un messaggio fin troppo chiaro, disinteressandosi dell'emergenza, delle (sacrosante) richieste di aiuto e del semestre di presidenza italiano.
Soltanto due giorni fa Angelino Alfano è tornato a sostenere che da novembre Frontex Plus potrà sostituire Mare Nostrum. In realtà l'Ue ha già fatto sapere che non potrà mai mettere in campo una operazione di quel tipo, né potrà sostenerla finanziariamente. Inoltre il governo per sospendere la missione non necessita di alcun «permesso» da parte di Bruxelles. Anzi, come ha rivelato Avvenire citando un rapporto riservato di Frontex, il «no» dell'Europa alla sostituzione di Mare Nostrum con un'analoga missione multilaterale non è solo un problema finanziario. Perché per l'agenzia europea per le Frontiere è l'impostazione stessa dell'operazione italiana ad essere sbagliata. Il motivo? «La presenza dei mezzi navali di Mare Nostrum vicino la costa libica può incoraggiare i migranti i cui Paesi non hanno accordi di riammissione con l'Italia». Inoltre «se le navi restano, è prevedibile un costante ed elevato numero di arrivi» anche durante «il periodo invernale, cioè quando i migranti normalmente non rischiano le traversate in acque agitate». Con la sospensione del pattugliamento si dovrebbe tornare a numeri in linea con gli anni precedenti. Secondo gli esperti Ue, Mare Nostrum va chiusa e sostituita con una missione a basso impatto. Inoltre l'annuncio della imminente fine dell'operazione deve essere veicolato al più presto in modo da scoraggiare i profughi. In caso contrario ci sarebbe il rischio «di un maggior numero di incidenti mortali».
L'Ue d'altra parte analizza i numeri. I migranti che dal primo gennaio al 15 agosto 2014 hanno raggiunto le coste italiane sono aumentati del 555% rispetto all'analogo periodo del 2013: 98.875 persone in poco più di 7 mesi. La maggior parte si è imbarcata in Libia (60.000) ed Egitto (7.000). Le nazionalità di provenienza sono varie, ma si distinguono gli eritrei (16.500), i siriani (12.000), i maliani (3.300) e i nigeriani (2.800). Le reali intenzioni dell'Ue sono ben più limitate di quanto il nostro esecutivo voglia far intendere. Attualmente sono in corso due operazioni di pattugliamento congiunto: 1) Hermes su Sicilia e Sardegna; 2) Aenea su Calabria e regioni adriatiche. Frontex vuole chiudere Aenea ed estendere Hermes anche alla Calabria (per un costo di 1 milione e 100mila euro al mese, ma non oltre fine novembre). Studia poi l'operazione «Triton» con la quale pattugliare anche l'area di Malta (con un costo di 2 milioni e 800mila euro al mese). Il problema è che manca la disponibilità dei Paesi membri a contribuire alla copertura. Inoltre Triton non potrà essere sovrapponibile a Mare Nostrum. «Frontex per sua natura si occupa di prevenzione e contrasto non di soccorso in mare» spiega l'ex senatore ed esperto di immigrazione, Alfredo Mantovano. «Ma anche se immaginassimo la volontà dell'Ue di trovare soldi e mezzi la sostanza non cambierebbe. Il punto è il Trattato di Dublino che fa ricadere tutto il peso sul Paese di primo arrivo. Quella Convenzione non è l'equivalente dei Dieci Comandamenti ed è stata pensata quando i flussi erano diversi da quelli di oggi. È evidente che il governo deve fare una cosa sola: battersi con tutta la forza possibile per modificarla».



«Troppi morti, scafisti ancora più crudeli»
Il contrammiraglio Vianello: sanno di essere arrestati e abbandonano i disperati più al largo
il Mattino, 17-09-14
Ebe Pierini
Quel tratto di mare che separa le coste africane da quelle italiane per molti migranti in fuga da guerre e da fame è nello stesso tempo una strada verso la speranza e verso la morte. Sono oltre 800 le persone che hanno perso la vita negli ultimi giorni mentre tentavano la traversata verso l`Italia. Un numero che fa paura, al quale fa da contraltare il dato dei 2.372 tra uomini, donne e bambini salvati
nell`ultimo week-end grazie all`impegno quotidiano dei militari della Marina Militare e della Capitaneria di Porto. Da gennaio ad oggi sono oltre 2.500 le persone che hanno trovato la morte in mare a fronte dei 130.000 che hanno raggiunto le coste europee, 118.000 dei quali sono approdati in Italia. Le buone condizioni del mare incentivano di fatto le partenze e più carrette sfidano il mare e più sale il numero dei morti. Il contrammiraglio Massimo Vianello, che ha assunto il comando dell`operazione Mare Nostrum lo scorso 13 settembre dopo essere stato alla guida della missione già tra giugno e luglio, affronta l`argomento anche alla luce degli accadimenti degli ultimi
giorni e in vista del possibile inizio della missione Triton o Frontex Plus sotto l`egida europea.
Ammiraglio probabilmente l`elevato numero dei morti registrato in questi giorni può essere legato al fatto che gli scafisti, per il timore di essere arrestati, tendano ad abbandonare le imbarcazioni cariche di migranti sempre più vicino alle coste libiche senza spingersi troppo oltre. Quindi, in caso di naufragio, queste persone annegano in quanto purtroppo sono lontane dall`area in cui operate abitualmente voi. È una lettura corretta di quello che avviene?
«Sì, avviene che gli scafisti abbandonano queste piccole imbarcazioni a bordo delle quali si trovano centinaia di migranti in acque molto lontane da dove ci troviamo noi e comunque meno al largo di quanto avveniva prima. Questo a dimostrazione che la presenza del dispositivo navale di Mare Nostrum è fondamentale per la salvaguardia delle vite umane. Laddove sono presenti le nostre imbarcazioni il soccorso viene garantito e riusciamo a strappare alla morte migliaia di persone».
Dal I° novembre dovrebbe partire la nuova missione europea Triton o Frontex Plus destinata a sostituire o a integrare Mare Nostrum.
In vista di questa transizione c`è stato qualche cambiamento nella vostra missione e nel vostro modo di operare?
«Da un punto di vista pratico Frontex Plus non si è ancora tradotta in un concetto operativo. Noi continuiamo a lavorare quotidianamente come fatto finora. La missione Mare Nostrum non ha subito nessun cambiamento. Aspetteremo che vengano definite le modalità di impiego dei mezzi della nostra Marina nell`ambito della missione Frontex Plus. Fino ad allora i circa mille marinai impegnati opereranno con dedizione per salvare quante più vite umane possibili. Anche in queste ore siamo impegnati in ben sette operazioni di salvataggio».
Ammiraglio, il fatto che la Marina e la Guardia Costiera libiche non siano assolutamente attrezzate per fronteggiare questa emergenza, che siano sprovviste di imbarcazioni tanto da dover noleggiare pescherecci per salvare i migranti, influisce sul numero delle partenze?
«Influisce sicuramente perché spetterebbe alla Marina libica effettuare un primo filtro nei confronti delle imbarcazioni che partono dalle coste del loro Paese ma non sempre questo avviene. C`è un progetto di collaborazione tra la nostra Marina Militare e la loro per aiutarli nella gestione di tali problematiche. Purtroppo le condizioni attuali interne che caratterizzano questa particolare fase per quel Paese non favoriscono una risoluzione dei problemi in questione».
Il peggioramento delle condizioni di sicurezza e gli scontri tra fazioni in Libia ma anche l`aumento degli sfollati provenienti dai vari teatri di guerra attualmente aperti di fatto determinano un maggior numero di partenze dalle coste africane verso l`Italia. Quali sono le aree dalle quali si registrano gli esodi?
«Le partenze dalle coste libiche sono pressoché giornaliere soprattutto quando le condizioni del mare sono ottimali. Dalle coste egiziane invece le partenze sono meno sistematiche».



Lite sui soldi, clandestini a piede libero
Il sindaco di Pozzallo vuole più fondi: chiuso il centro di accoglienza
il Giornale, 17-09-14
Valentina Raffa
Ragusa - Quel brutto pasticcio dell'accoglienza agli immigrati aggiunge un altro «fiore» all'occhiello. Il Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo è chiuso.
Non ci sono soldi. Almeno non quanti sono stati richiesti. Non quelli che finora erano stati sborsati. Non c'è quindi convenzione. Ci si deve arrangiare per forza maggiore ripiegando su un altro centro, il «don Pietro» di contrada Cifali, che resta l'unica struttura adibita alla prima accoglienza degli immigrati in provincia di Ragusa malgrado non abbia le stesse caratteristiche del Cpsa. Si tratta, in fondo, di un'antica masseria che non riesce a supportare l'enorme flusso migratorio che converge sulla provincia iblea, una tra le più tartassate.
La convenzione per la gestione del Cpsa è scaduta il 31 agosto. Non è stata rinnovata per mancato accordo tra Prefettura e Comune. Il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, reitera la richiesta di 80 euro giornaliere a migrante. In pratica una convenzione fotocopia di quella preesistente stipulata nel 2008 e rinnovata con qualche ritocco nel 2011. Il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, ha fatto una proposta di 35 euro pro capite al giorno. «È quel che possiamo fare in base all'attuale copertura finanziaria del Ministero - dice -. Ho invitato il sindaco a riflettere e a fare una controproposta». I due si incontreranno oggi. «Lo Stato non può pretendere l'erogazione degli stessi servizi per un costo più che dimezzato - dice Ammatuna -. Riduciamo le spese e ridurremo le richieste».
Ed ecco saltare fuori qualche dato sulla convenzione che prevede una serie di figure e servizi a disposizione degli ospiti. 114.843,39 euro in un mese per il servizio di assistenza alla persona. Questo ingloba anche il servizio di barberia. 1.050 euro per 70 ore per luglio 2013. Lo si evince da una determina dirigenziale di liquidazione da parte del Comune sin dal 2011 sempre alla stessa cooperativa, che fa capo alla moglie di un ex assessore dei Ds di precedenti legislature. Il tutto in attesa che si espleti una gara d'appalto.
L'importo totale è dato poi da 83.294,63 euro per 4862,5 ore diurne, da 23.783,76 euro per 1.228,5 ore notturne, 3.100 euro per 124 ore di assistente sociale, e 241 ore di mediatore sociale sono state quantificate 3.615 euro.
Intanto non accennano a scemare gli sbarchi. La prima tappa è proprio la struttura di contrada Cifali. Un bel problema se si pensa che le caratteristiche non facilitano l'attività investigativa volta all'individuazione degli scafisti. Malgrado la continua sorveglianza da parte delle forze dell'ordine, non ci sono recinzioni, ma bassi muri a secco, per cui si registrano cospicui allontanamenti volontari. Si rischia di mandare a monte il lavoro degli inquirenti.
Di certo chi ha qualcosa da nascondere non vuole restare nei centri, e non lo vogliono neppure quegli immigrati che hanno parenti fuori dai confini. Così gli ospiti dello Sprar di Siracusa hanno inscenato una protesta con blocco del traffico per tre ore, lamentando tempi burocratici lunghi per ottenere la documentazione. Ormai che c'erano hanno protestato per la scarsa qualità del cibo, che, ancora avvolto nei piatti di plastica, hanno messo a terra, e per il ritardo nella consegna del pocket money di 2,50 e delle schede telefoniche per contattare i propri cari.


 
«Le morti in mare sono omicidi»
Avvenire, 17-09-14
​I morti nel mar Mediterraneo "non sono incidenti, sono omicidi", così Michele Cercone, portavoce del commissario Ue agli Affari interni Cecilia Malmstrom. Cercone ha espresso parole di apprezzamento per le "indagini in corso", spiegando che l'Ue rafforzerà le sue azioni contro i trafficanti di esseri umani.
La Commissione Ue ha messo in gioco tutti gli strumenti che aveva a disposizione, e sta valutando come aumentare gli aiuti all'Italia. "Ma quando ci si trova davanti a spietati trafficanti di esseri umani, che uccidono le loro vittime, tutte le azioni e tutte le misure che possiamo mettere in campo non saranno capaci di evitare tali tragedie", prosegue il portavoce di Malmstrom.   
"Perché quello che abbiamo visto negli ultimi giorni nel Mediterraneo non sono incidenti, ma omicidi - evidenzia ancora Cercone -. È per questo che abbiamo deciso di intensificare i nostri sforzi, assieme alla comunità internazionale, per combattere i trafficanti di esseri umani, e sotto questo punto di vista accogliamo con favore l'intenzione dell'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) di indagare su quanto avvenuto".



Il caso. Sessantasei bimbi all'asilo, solo uno è figlio di italiani
Succede in una materna statale di Padova. La mamma italiana: "Scelta sbagliata, pone problemi culturali e pedagogici". Le maestre: "Non abbiamo neanche i mediatori culturali"
stranieriinitalia.it, 17-09-14
Padova - 17 settembre 2014 - Su sessantasei bambini, solo uno ha mamma e papà italiani, tutti gli altri sono figli di immigrati.
Succede a Padova, alla scuola materna statale Quadrifoglio, nel multietnico quartiere dell'Arcella. La mamma italiana non ci sta e in una lettera al sindaco (il leghista Massimo Bitonci)  e ai giornali locali si dice "molto preoccupata " e punta il dito contro "una scelta educativa e didattica molto sbagliata".
"Con un rapporto così sproporzionato – denuncia la signora Eleonora Baccaro - non si può più neanche parlare d’integrazione. Oppure si dovrebbe parlare solo d’integrazione al contrario. Ossia dei bambini italiani all’interno del gruppone degli stranieri".
La mamma mette le mani avanti, dice che razzismo e intolleranza non c'entrano, ma parla di un problema "di natura culturale e pedagogica". "Con così tanti bambini che hanno una base culturale diversa dalla nostra e professano una religione diversa, durante l’anno scolastico sarà possibile organizzare una recita natalizia ispirata al nostro credo cattolico?".
Anche le maestre sono preoccupate. Per la sproporzione e per i pochi mezzi che hanno per rispondere a questa sfida.
"È scontato che noi insegnanti facciamo il possibile per far stare bene tutti i bambini e per assicurare a tutti un’educazione ottimale, ma, in questo contesto, la nostra buona volontà e la nostra efficienza organizzativa non bastano" dice oggi a Il Mattino la coordinatrice Gabriella Balbo.
"Il fatto di essere una scuola statale e non una scuola comunale, probabilmente, ci danneggia. Come mai – chiede Balbo - non siamo dotati dei facilitatori culturali e dei mediatori linguistici, di cui, invece, abbiamo tanto bisogno?"

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