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Presidenza del Consiglio dei Ministri

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Consiglio dei Ministri n.54

27 Marzo 2015

Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, venerdì 27 marzo 2015, alle ore 16.45 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Segretario il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio.

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RIFORMA DELLA RAI

Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo (disegno di legge)

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo.

La proposta di riforma parte dalla governance.

Il consiglio di amministrazione è composto da 7 membri anziché 9: la nomina del presidente del Consiglio di amministrazione è effettuata dal consiglio di amministrazione medesimo nell’ambito dei suoi membri.

L’elezione del Consiglio di amministrazione avviene sulla base di una lista composta da 4 membri eletti dal Parlamento, ovvero due eletti dalla Camera dei deputati e due dal Senato della Repubblica con voto limitato, 2 membri di nomina governativa designati dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze e un membro designato dall’assemblea dei dipendenti.

Il Consiglio di amministrazione, oltre ai compiti attribuiti dallo statuto e dalla legge, approva il piano industriale, il piano editoriale, il preventivo di spesa annuale, gli investimenti superiori a 10 milioni di euro.

L’amministratore delegato, che non è dipendente Rai e rimane in carica per 3 anni, viene nominato dal Consiglio di amministrazione. Tra i suoi compiti: risponde della gestione aziendale, assicura coerenza nella programmazione con la linea editoriale, firma atti e contratti, propone all’approvazione del consiglio di amministrazione i piani annuali, attua il piano investimenti, piano finanziario, piani del personale, di ristrutturazione, i progetti specifici approvati dal Consiglio di amministrazione.

L’amministratore delegato definisce criteri e modalità di reclutamento del personale nel rispetto della disciplina relativa alle società a totale partecipazione pubblica.

Restano ferme le funzioni di indirizzo generale e di vigilanza della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Il Consiglio di amministrazione RAI riferisce annualmente alla medesima commissione.

Altri temi sono delegati al Governo entro un anno dall’entrata in vigore della legge, quali la revisione della normativa in materia di canone, l’efficientamento del sistema del finanziamento pubblico.

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FABBISOGNI STANDARD

Adozione delle note metodologiche e dei fabbisogni standard per i Comuni in tema di istruzione pubblica, viabilità, trasporti, gestione del territorio e dell’ambiente, settore sociale e asili nido (Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri – esame definitivo)

Il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha approvato in via definitiva un decreto del Presidente del Consiglio di attuazione del decreto legislativo n. 216 del 26 novembre 2010, “Disposizioni in materia di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard di Comuni, Città metropolitane e Province”.

Il DPCM adotta le note metodologiche relative alla procedura di calcolo per la determinazione dei fabbisogni standard e il fabbisogno standard, per ciascun Comune delle Regioni a Statuto ordinario, relativi alle funzioni di istruzione pubblica, viabilità, trasporti, gestione del territorio e dell’ambiente al netto dello smaltimento rifiuti, smaltimento rifiuti, nel settore sociale al netto degli asili nido e sul servizio degli asili nido.

Il decreto segue quello già approvato il 23 luglio 2014, rappresenta un passo avanti nel percorso di adozione dei fabbisogni standard e costituisce un tassello importante dell’attuazione della riforma del federalismo fiscale. Rispetto all’esame preliminare, è stato modificato tenendo conto del parere della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale.

Inoltre, con specifico riferimento ai servizi per la prima infanzia e degli asili nido, il nuovo testo mantiene gli impegni presi dalla Presidenza del Consiglio per garantire un adeguato sostegno agli enti locali che, partendo da una situazione di particolare svantaggio nell’offerta di asili, realizzino nuove strutture o aumentino i posti o le ore del servizio. Nello specifico, il decreto prevede che i fabbisogni per il servizio degli asili nido vengano sottoposti a monitoraggio e rideterminazione con cadenza annuale, anziché triennale come previsto dal decreto legislativo n. 216 del 2010. Inoltre, la rideterminazione dovrà tenere conto delle variazioni intervenute nell’erogazione dei servizi da parte dei Comuni e degli obiettivi di servizio introdotti con il Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 legato alle Politiche di Coesione. Nel caso della prima infanzia (0‐3 anni), il QSN ha posto ad esempio come obiettivo il raggiungimento del 12% di fornitura del servizio di nido, micro‐nido e servizi integrativi nelle otto regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna).

Il monitoraggio e la rideterminazione annuale rappresentano un efficace strumento di incentivo all’attivazione di questi servizi nei Comuni dove sono oggi sono assenti. In particolare si intende introdurre un meccanismo virtuoso che riconosca un fabbisogno a fronte dell’effettiva erogazione del servizio e non solo a fronte di una domanda meramente potenziale che non garantirebbe il cittadino.

I fabbisogni standard sono infatti uno dei criteri di riparto delle maggiori risorse (determinate a livello centrale) che verranno attribuite ai Comuni dal 2015 mediante il fondo di solidarietà comunale. Se le risorse venissero redistribuite sulla base di una domanda ‘potenziale’ di servizi, indipendentemente dalla loro effettiva erogazione, si determinerebbero effetti distorsivi nella redistribuzione delle risorse a vantaggio dei Comuni meno virtuosi e a scapito di quelli che hanno effettivamente attivato il servizio.

La scelta di un monitoraggio e rideterminazione annuale induce invece i Comuni ad attivare effettivamente il servizio, e a ottenere maggiori risorse solo a seguito dei maggiori fabbisogni rilevati.

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ABROGAZIONE DIRITTO DI PRELAZIONE PER I RIFUGI DI BOLZANO

Norme di attuazione dello statuto speciale della regione Trentino – Alto Adige in materia di trasferimenti alle Province Autonome di Trento e di Bolzano dei beni demaniali e patrimoniali dello Stato e della Regione (decreto legislativo)

Il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente dei Consiglio, Matteo Renzi, ha approvato un decreto legislativo recante norma di attuazione dello Statuto speciale della Regione Trentino-Alto Adige recante modifica all’articolo 3 del decreto legislativo 21 dicembre 1998 n. 495, in materia di trasferimento alle province autonome di Trento e Bolzano dei beni demaniali e patrimoniali dello Stato e della Regione.

Il decreto legislativo abroga il diritto di prelazione previsto a favore degli attuali gestori degli immobili adibiti a rifugi alpini, trasferiti alla Provincia autonoma di Bolzano.

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UFFICI STATALI A BOLZANO E BILINGUISMO

Modifiche alla normativa vigente in materia di proporzione negli uffici statali della Provincia di Bolzano e di conoscenza delle due lingue nel pubblico impiego (decreto legislativo)

Il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha approvato un decreto legislativo recante norme di attuazione dello statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige recante modifica all’articolo 20 ter del decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1976, N. 752 in materia di proporzione negli uffici statali siti nella provincia di Bolzano e di conoscenza delle due lingue nel pubblico impiego.

Lo schema normativo va a modificare la disciplina sulle dichiarazioni individuali nominative di appartenenza o aggregazione al gruppo linguistico rese dai cittadini della provincia di Bolzano che vogliono beneficiare degli effetti giuridici derivanti dall’appartenenza o dall’aggregazione ad uno dei tre gruppi linguistici (italiano, tedesco, ladino) presenti sul territorio provinciale. La nuova normativa estende la facoltà di rendere la dichiarazione di appartenenza ad ulteriori soggetti, anche se non residenti nella provincia di Bolzano, in tal modo adeguando l’ordinamento provinciale alla normativa nazionale e comunitaria.

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SANITÀ PENITENZIARIA IN FRIULI VENEZIA GIULIA

Attuazione dello Statuto speciale del Friuli Venezia Giulia per integrazioni al decreto legislativo in materia di sanità penitenziaria (decreto legislativo)

Il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo recante norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia concernente integrazioni al decreto legislativo 23 dicembre 2010, n. 274, in materia di sanità penitenziaria.

Il testo di modifica prevede il trasferimento al servizio sanitario regionale delle funzioni sanitarie per il superamento degli OPG, alla luce delle recenti disposizioni normative in materia, introducendo contestualmente importanti innovazioni in ordine agli interventi e percorsi sostitutivi all’internamento.

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ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCIDENTE IN FRIULI VENEZIA GIULIA

Norme di attuazione dello Statuto speciale del Friuli Venezia Giulia in materia di attività a rischio di incidente (decreto legislativo)

Il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha approvato un decreto legislativo recante norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia in materia di attività a rischio di incidente.

Le norme determinano il superamento dell’attuale regime transitorio e consentiranno alla Regione di assumere sul territorio regionale il ruolo di garante della sicurezza della popolazione e della tutela del patrimonio ambientale, attraverso il controllo, la prevenzione e la riduzione dei pericoli connessi alla presenza di stabilimenti a rischio di incidente rilevante.

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LUOGO DELLE PRESTAZIONI DI SERVIZI

Attuazione della direttiva in merito al luogo delle prestazioni di servizi (decreto legislativo – esame definitivo)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, ha approvato un decreto legislativo di attuazione della direttiva 2008/8/CE che modifica la direttiva 2006/112/CE per quanto riguarda il luogo delle prestazioni di servizi.

Le nuove norme, in vigore dal 1° gennaio 2015, modificano i criteri di determinazione del luogo della prestazione di servizi di telecomunicazione, teleradiodiffusione ed elettronici rese nei confronti di committenti non soggetti passivi d’imposta. Viene così stabilito che l’IVA è dovuta nel luogo ove il committente è stabilito ovvero ha il domicilio o la residenza.

In particolare, le prestazioni di servizi rese mediante mezzi elettronici, nei casi in cui il committente è domiciliato nel territorio dello Stato o ivi residente senza domicilio all’estero, si considerano effettuate nel territorio dello Stato, pertanto, mentre in precedenza le prestazioni di servizi rese con mezzi elettronici da soggetti comunitari ed extraCe a soggetti non passivi residenti non si consideravano effettuate nel territorio dello Stato, con le nuove norme tali operazioni diventano imponibili ai fini IVA in Italia.

Inoltre si prevede l’istituzione dei regimi speciali del “mini sportello unico” (in inglese “Mini One Stop Shop, abbreviato in MOSS) in base ai quali i soggetti passivi non stabiliti nell’Unione europea ed i soggetti passivi stabiliti nell’Ue, aderiscono rispettivamente al “regime non UE” e al “regime UE” per assolvere l’IVA dovuta, ai sensi dei nuovi criteri di territorialità, negli Stati membri di stabilimento dei committenti non soggetti passivi.

L’Adesione al MOSS rappresenta una forte misura di semplificazione, in quanto i soggetti passivi che optano per detto regime non sono tenuti ad identificarsi in ciascuno Stato membro di consumo per l’assolvimento degli obblighi di dichiarazione e versamento dell’IVA ivi dovuta, ma effettuano un’unica dichiarazione ed un unico versamento per l’IVA dovuta in tutti gli stati membri ove non stabiliti.

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SEMPLIFICAZIONI NELLO SCAMBIO DI INFORMAZIONI TRA PAESI UE

Attuazione della decisione relativa alla semplificazione dello scambio di informazioni e intelligence tra le autorità degli Stati membri dell’Ue (decreto legislativo – esame definitivo)

Su proposta del Presidente del Consiglio e dei Ministri dell’Interno, Angelino Alfano, e della Giustizia, Andrea Orlando, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo che attua le disposizioni della decisione quadro 2006/960/GAI del Consiglio, relativa alla semplificazione dello scambio di informazioni e intelligence tra le autorità degli Stati membri dell’Unione europea incaricate dell’applicazione della legge.

Le norme mirano a standardizzare e velocizzare lo scambio informativo tra le autorità di “law enforcement”, con particolare riguardo alla prevenzione e contrasto di gravi manifestazioni criminali. La cooperazione di polizia transfrontaliera viene reimpostata sulla base del cosiddetto “principio di disponibilità”, in base al quale i dati rilevanti ai fini di “law enforcement” possono circolare “liberamente” nel territorio europeo, senza risentire dei limiti delle frontiere nazionali e delle diversità ordinamentali. Viene, a tal fine, prevista l’adozione di un modulo in cui l’autorità competente incaricata dell’allocazione della legge di uno Stato membro o associato Schengen può richiedere informazioni o intelligence direttamente agli organi competenti, che sono tenuti a fornirli in termini certi e particolarmente brevi salvo che non ricorrano i casi di divieto tassativamente individuati.

Il recepimento di queste misure mette quindi a disposizione delle forze di Polizia strumenti capaci di realizzare una più incisiva ed efficace acquisizione informativa soprattutto con riguardo a quei fenomeni criminali più pericolosi socialmente e che frequentemente assumono connotati transnazionali. È il caso, per esempio, del terrorismo, della delinquenza organizzata e dei reati strumentali al furto di dati personali.

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SCAMBIO DI QUOTE DI EMISSIONE DI GAS A EFFETTO SERRA

Disposizioni correttive ed integrative al fine di perfezionare ed estendere il sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (decreto legislativo – esame preliminare)

Il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, e del Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha approvato un decreto legislativo recante disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 13 marzo 2013, n. 30 in materia di attuazione della direttiva 2009/29/CE che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra.

La necessità di adottare questo provvedimento di modifica del decreto legislativo 13 marzo 2013, n. 30 deriva principalmente dall’esigenza di adeguare l’ordinamento nazionale a quello comunitario. Nello specifico

  • è stata corretta la definizione di “operatore aereo” amministrato dall’Italia così come richiesto dalla direttiva 2003/87/CE;
  • è stata chiarita quale tipologia di crediti CERs/ERUs possono essere utilizzati dai gestori degli impianti e dagli operatori aerei amministrati dall’Italia ai fini dell’obbligo di restituzione delle quote per il periodo 2013-2020;
  • sono state rese maggiormente efficaci le funzioni istruttorie e deliberative in capo al Comitato ETS;
  • è stato corretto il sistema sanzionatorio, rendendolo maggiormente coerente ai principi espressi dalla stessa normativa europea secondo la quale le sanzioni debbono essere “efficaci, proporzionate e dissuasive”;
  • revisiona la disciplina che regola l’esclusione degli impianti di dimensione ridotta del sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra, in particolare per gli impianti termici asserviti agli ospedali.

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RATIFICHE DI ACCORDI EUROPEI

1) Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra Italia e Francia in materia di cooperazione bilaterale per l’esecuzione di operazioni congiunte di polizia (disegno di legge)

Il Consiglio dei Ministri su proposta dei Ministri degli Affari esteri e della Cooperazione, Paolo Gentiloni, e dell’Interno, Angelino Alfano, ha approvato un disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Ministro dell’Interno della Repubblica italiana e il Ministro dell’ Interno della Repubblica francese in materia di cooperazione bilaterale per l’esecuzione di operazioni congiunte di polizia, fatto a Lione il 3 dicembre 2012.

L’accordo sancisce l’impegno, di entrambi i Paesi, a promuovere tutte le iniziative bilaterali possibili volte al miglioramento della cooperazione al fine di rafforzare la sicurezza nelle rispettive aree turistiche durante i periodi di alta affluenza e, in generale nei rispettivi Stati, in occasione di avvenimenti di grande richiamo.

Inoltre il disegno di legge si pone l’obiettivo di sviluppare nuovi strumenti di cooperazione operativa tra le forze di sicurezza interna nei rispettivi Stati prendendo spunto, a tal fine, dagli strumenti giuridici di collaborazione già esistenti in ambito internazionale in materia di cooperazione transfrontaliera e dalle Decisioni del Consiglio dell’Unione Europea 2008/615/GAI e 2008/616/GAI del 23 giugno 2008.

2) Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra Italia e Austria in materia di cooperazione di polizia (disegno di legge)

Il Consiglio dei Ministri su proposta dei Ministri degli Affari esteri e della Cooperazione, Paolo Gentiloni, e dell’Interno, Angelino Alfano ha approvato un disegno di legge il governo della Repubblica italiana e il governo della Repubblica d’Austria in materia di cooperazione di polizia, fatto a Vienna l’11 luglio 2014.

L’accordo è finalizzato a prevenire, contrastare e reprimere la criminalità nelle sue varie manifestazioni. In conformità con le rispettive legislazioni nazionali e con gli obblighi internazionali assunti, l’accordo mira a rafforzare la collaborazione tra i due Paesi nel contrasto alle forme e ai reati connessi di criminalità organizzata, terrorismo, produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti e sostanze dopanti, traffico illecito di armi, munizioni ed esplosivi, nonché di sostanze velenose e radioattive, migrazione illegale, traffico e tratta di persone, reati contro il patrimonio, reati ecologici e riciclaggio, criminalità informatica.

3) Ratifica ed esecuzione dell’Atto di Ginevra dell’Accordo dell’Aja su registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali (disegno di legge)

Il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione, Paolo Gentiloni, ha approvato un disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell’Atto di Ginevra dell’Accordo dell’Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999.

L’Italia, ratificando l’Atto di Ginevra, permetterà ai richiedenti italiani di poter estendere la tutela dei propri disegni e dei modelli industriali anche in aree nazionali e regionali, utilizzando un unico strumento, ossia il deposito internazionale, che semplifica la gestione ulteriore dei disegni e modelli industriali in quanto i cambiamenti successivi al deposito o il rinnovo del deposito possono essere effettuati con una semplice ed unica procedura presso l’OMPI.

4) Ratifica ed esecuzione del protocollo sulla criminalità informatica (disegno di legge)

Il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione, Paolo Gentiloni, ha approvato un disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale alla convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003.

Il Protocollo determina un’estensione della portata della Convenzione sulla Criminalità informatica comprese le sue disposizioni di cooperazione procedurali ed internazionali, per includervi i reati legati alla propaganda a sfondo razzistico o xenofobo. In tal modo, oltre ad armonizzare gli elementi giuridici reali di tali atti, esso intende fornire alla Parti la possibilità di utilizzare i mezzi e le vie della cooperazione internazionale stabiliti nella Convenzione in questo campo. Ad ora fano parte del Protocollo 20 Stati e altri 18 lo hanno firmato ma non hanno ancora proceduto alla ratifica. Nello specifico il testo, oltre a definire in cosa consista il materiale razzista e xenofobo, determina le condotte che prevedono l’incriminazione come: diffusione di materiale razzista e xenofobo per il tramite di sistemi informatici, minaccia con motivazione razzista e xenofoba, insulto con motivazione razzista e xenofoba, negazione, minimizzazione palese, approvazione o giustificazione del genocidio o dei crimini contro l’umanità, aiuto e complicità.

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CONTROLLO INCIDENTI E SOSTANZE PERICOLOSE

Attuazione della direttiva europea relativa al controllo di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose (decreto legislativo – esame preliminare)

Su proposta del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, è stato approvato in esame preliminare, al fine di acquisire i pareri della Conferenza unificata e delle Commissioni parlamentari, il decreto legislativo che dà attuazione alla direttiva 2012/18 relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose.

Questa direttiva (cosiddetta “Seveso III”) sostituirà integralmente, a partire dal 1° giugno 2015, le vigenti direttive 96/82/CE e 2003/105/CE in materia. Oltre agli aggiornamenti tecnici necessari per l’adeguamento alla nuova classificazione delle sostanze chimiche introdotta dal Regolamento europeo n. 1272/2008 sulla classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio di sostanze e miscele, le principali novità introdotte dalla direttiva 2012/18/UE sono volte a: migliorare e aggiornare la direttiva in base alle esperienze acquisite con la Seveso II, in particolare per quanto riguarda le misure di controllo degli stabilimenti interessati; semplificarne l’attuazione e ridurne gli oneri amministrativi; garantire ai cittadini coinvolti un migliore accesso all’informazione sui rischi dovuti alle attività dei vicini impianti industriali e su come comportarsi in caso di incidente, nonché un’efficace partecipazione alle decisioni relative agli insediamenti nelle aree a rischio di incidente rilevante; garantire ai cittadini ai quali non siano state fornite adeguate informazioni o la possibilità di partecipazione, in applicazione della Convenzione di Aarhus del 1998, la possibilità di avviare azioni legali. Al fine di garantire la piena operatività delle disposizioni previste dal decreto legislativo approvato oggi, già a partire dalla data di entrata in vigore della direttiva (1 giugno 2015) nascerà un unico corpo normativo che comprenda l’intera disciplina del settore, incluse le norme tecniche che avrebbero dovuto essere adottate con successivi decreti attuativi, solo in parte emanati. Ciò consentirà di rendere immediatamente applicabile la nuova disciplina, di azzerare il ritardo pregresso e di ridurre al minimo la decretazione attuativa. La significativa novità del decreto legislativo consiste inoltre nel rafforzamento del ruolo di indirizzo del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, attraverso l’istituzione di un coordinamento per l’applicazione uniforme sul territorio nazionale della normativa introdotta, composto da rappresentanti delle amministrazioni centrali e locali interessate e dagli organi tecnici; importanti anche l’introduzione di una modulistica unificata, utilizzabile in formato elettronico per la comunicazione della notifica e delle altre informazioni da parte del gestore dell’impianto, il meccanismo della “deroga”, previsto dalla direttiva per le sostanze non in grado di generare incidenti rilevanti, il rafforzamento del sistema dei controlli, attraverso la pianificazione e la programmazione delle ispezioni negli stabilimenti, il rafforzamento delle misure necessarie a garantire maggiori informazioni al pubblico, nonché a permettere una più efficace partecipazione ai processi decisionali, in particolare nelle fasi di programmazione e realizzazione degli interventi nei siti in cui sono presenti stabilimenti a rischio di incidente rilevante. Sono state inoltre introdotte, senza pregiudicare i livelli di sicurezza attualmente assicurati, semplificazioni al sistema vigente che riguardano: l’eliminazione degli obblighi per i gestori “sotto soglia”, l’allineamento alle disposizioni della direttiva per quanto riguarda la possibilità di non predisporre il piano di emergenza esterna in caso di dimostrata assenza di effetti degli incidenti all’esterno dello stabilimento e l’eliminazione, su indicazione del Ministero competente, dell’obbligo di regolamentazione delle attività portuali.

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NUOVE NORME IN MATERIA DI METALLI PREZIOSI

Regolamento concernente norme sulla disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi (decreto del Presidente della Repubblica – esame preliminare)

Su proposta del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e del Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, è stato approvato in esame preliminare (al fine della trasmissione al Consiglio di Stato per il parere) il regolamento che apporta ulteriori modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 150 in materia di disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi. Le modifiche intervengono al fine di adeguarne la portata allo sviluppo tecnologico, con particolare riferimento alle procedure necessarie per l’applicazione del “marchio facoltativo” sugli oggetti in metallo prezioso, migliorando le procedure nazionali di controllo dell’apposizione del marchio del saggio facoltativo e accrescendo l’affidabilità e credibilità internazionale dei laboratori incaricati delle analisi, anche al fine di facilitare le esportazioni di prodotti italiani verso i Paesi cui si rivolge la Convenzione internazionale di Vienna sui metalli preziosi. Il testo nasce inoltre dall’esigenza di superare le incertezze interpretative circa le modalità di legittima vendita di oggetti usati in metallo prezioso in possesso di aziende commerciali, anche se privi del marchio di identificazione e dell’indicazione del titolo e di ridurre i conseguenti contenziosi relativi ai controlli locali.

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ORGANIZZAZIONE DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

Regolamento di organizzazione del ministero della Giustizia e riduzione degli uffici dirigenziali e delle dotazioni organiche del Ministero della Giustizia (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri)

Su proposta del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, è stato approvato in esame preliminare, al fine dell’acquisizione del parere del Consiglio di Stato, il regolamento di organizzazione del Ministero della Giustizia, che riduce gli uffici dirigenziali e le dotazioni organiche di personale, per garantire il raggiungimento degli obiettivi richiesti dalle numerose norme in tema di revisione della spesa che si sono succedute dal 2006 in poi, ridurre significativamente gli organici dirigenziali e non, riorganizzare la struttura in maniera tale da consentire elevati livelli di efficienza, avviando un processo di unificazione e razionalizzazione della gestione dei beni e dei servizi serventi tutte le articolazioni ministeriali, in un’ottica di maggiore efficienza complessiva e di complessivo risparmio per l’Amministrazione.

Il regolamento realizza una drastica riduzione degli uffici dirigenziali, che passano da 61 a 36, e di quelli di livello non generale, diminuiti da 1006 a 712. Considerevole è il conseguente risparmio di spesa stimato in oltre 64 milioni di euro.

La nuova struttura del Ministero consentirà l’innalzamento dei livelli di efficienza degli apparati centrali e assicurerà, al contempo, un supporto più performante all’attività degli uffici, oggi impegnati in progetti di innovazione organizzativa e tecnologica di assoluto rilievo per il servizio al cittadino. Le finalità di riorganizzazione è concretamente attuata attraverso la eliminazione delle duplicazioni delle strutture organizzative aventi competenze omogenee e con la valorizzazione delle esperienze tecnico-professionali già maturate in taluni settori dell’amministrazione.

In tale prospettiva si è proceduto a istituire delle Direzioni generali con competenze trasversali:

  • un’unica direzione generale degli affari giuridici e legali, inserita nel Dipartimento per gli affari di giustizia, per la gestione della materia di contenzioso nel quale è interessato il Ministero;
  • un’unica direzione generale delle risorse materiali e delle tecnologie, inserita nel Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi ove sono state fatte convergere le funzioni relative alle procedure contrattuali del Ministero.

Di portata innovativa è, poi, l’istituzione della Conferenza dei capi dipartimento, con compiti di programmazione, indirizzo e controllo per il coordinamento delle attività dipartimentali, in particolare in materia di contenzioso, politiche del personale e di gestione delle procedure contrattuali del Ministero.

Viene, poi, modificato anche il volto del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, attribuendo la competenza in materia di esecuzione penale esterna alla Direzione generale per l’esecuzione penale esterna.

Tale significativa modifica organizzativa valorizza la funzione di gestione dell’esecuzione penale esterna che non è solo limitata ai minori, ma anche agli adulti, nella considerazione dell’unità di fondo che attiene ad una logica comune dell’attività trattamentale esterna: quella dell’accentuazione della prospettiva della risocializzazione e del reinserimento nel territorio.

Infine, il regolamento realizza la finalità del decentramento amministrativo, mediante l’istituzione di tre direzioni regionali dell’organizzazione giudiziaria e la ridefinizione delle competenze dei provveditorati regionali dell’Amministrazione penitenziaria, previsti in numero di 11.

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OPERAZIONE INFRAGRUPPO TELECOM ITALIA

Il Consiglio dei Ministri ha deliberato il non esercizio dei poteri speciali di veto in relazione all’operazione di conferimento da parte di Telecom Italia s.p.a. alla società Wireless Italiane –INWIT s.p.a., del ramo d’azienda che gestisce le cosiddette “infrastrutture passive”.

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NOMINE

Il Consiglio dei Ministri ha deliberato:

  • su proposta del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni, la nomina a Ministro plenipotenziario dei consiglieri di ambasciata: Marco MANCINI, Gianluca GRANDI, Marco CARNELOS, Patrizia FALCINELLI, Francesca TARDIOLI (fuori ruolo), Luigi DE CHIARA, Alessandro MODIANO, Paolo CRUDELE, Fabrizio MARCELLI, Roberto VELLANO, Maurizio GREGANTI, Francesco GENUARDI, Giuseppe MANZO, Luigi FERRARI (fuori ruolo), Emilia GATTO.
    È stato inoltre conferito l’incarico di direttore generale per l’Unione Europea al Ministro plenipotenziario Giuseppe Maria BUCCINO GRIMALDI.
  • su proposta del Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, è stata approvata la promozione a generale di squadra aerea del generale di divisione aerea Settimo CAPUTO.

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LEGGI REGIONALI

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato diciannove leggi delle Regioni e delle Province Autonome:

Per le seguenti regionali si è deliberata l’impugnativa:

  1. Legge Regione Umbria n. 1 del 21/01/2015, “Testo unico governo del territorio e materie correlate”, in quanto varie disposizioni in materia di governo del territorio si pongono in contrasto con i principi fondamentali della normativa statale nelle materie “governo del territorio”, “produzione dell’energia” e “protezione civile” di cui all’art. 117, terzo comma, Cost., invadendo altresì la competenza riservata allo Stato dall’art. 117, secondo comma, lett. e), s), l) e m), Cost. in materia di “tutela della concorrenza”, di “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”, di “ordinamento civile e penale” e di “livelli essenziali delle prestazioni”.
  2. Legge Regione Basilicata n. 4 del 27/01/2015 “Collegato alla legge di stabilità regionale 2015”, in quanto alcune disposizioni in materia di governo del territorio violano l’articolo 117, secondo comma, lett. s), della Costituzione, che attribuisce alla competenza esclusiva dello Stato la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, nonché l'art. 117, secondo comma, lett. m), in materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, l'art. 117, terzo comma, Cost., in materia di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia, l'art. 118, primo comma, Cost., per lesione del principio di sussidiarietà, e l’art. 97 Cost. per violazione del principio di buon andamento dell'amministrazione.
  3. Legge Regione Basilicata n. 5 del 27/01/2015, “Legge di stabilità regionale 2015”, in quanto alcune disposizioni non indicano puntualmente la copertura finanziaria, in violazione del principio di copertura finanziaria di cui all’art. 81 Cost. Altre disposizioni in materia sanitaria contrastano con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di tutela della salute e di coordinamento della finanza pubblica, con conseguente violazione dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione.

Per le seguenti leggi delle Regioni e delle Province Autonome si è deliberata la non impugnativa:

  1. Legge Regione Abruzzo n. 45 del 23/12/2014 “Rendiconto generale per l’esercizio 2012. Conto finanziario, conto generale del patrimonio e nota illustrativa preliminare”.
  2. Legge Regione Piemonte n. 1 del 27/01/2015 “Provvedimenti per la riqualificazione della spesa regionale”.
  3. Legge Regione Puglia n. 2 del 27/01/2015 “Norme per la conoscenza, la valorizzazione e il recupero dei trabucchi”.
  4. Legge Regione Veneto n. 1 del 27/01/2015 “Modifiche della legge regionale 16 gennaio 2012, n. 5 "Norme per l'elezione del Presidente della Giunta e del Consiglio regionale”.
  5. Legge Regione Basilicata n. 6 del 27/01/2015 “Bilancio di previsione pluriennale per il triennio 2015-2017”.
  6. Legge Provincia Bolzano n. 2 del 26/01/2015 “Disciplina delle piccole e medie derivazioni d’acqua per la produzione di energia elettrica”.
  7. Legge Provincia Bolzano n. 1 del 26/01/2015 “Modifiche di leggi provinciali in materia di istruzione, di stato giuridico del personale insegnante e di apprendistato”.
  8. Legge Regione Valle d’Aosta n. 3 del 20/01/2015 “Interventi e iniziative regionali per l'accesso al credito sociale e per il contrasto alla povertà e all'esclusione sociale. Abrogazione della legge regionale 23 dicembre 2009, n. 52 (Interventi regionali per l'accesso al credito sociale)”.
  9. Legge Regione Liguria n. 2 del 28/01/2015 “Norme regionali per la promozione e la valorizzazione dell'amministrazione di sostegno, istituto previsto dalla legge 9 gennaio ”.
  10. Legge Regione Campania n. 3 del 06/02/2015 “Modifica all'articolo 7, comma 5, della legge regionale 27 marzo 2009, n. 4 (Legge elettorale)”.
  11. Legge Regione Basilicata n. 7 del 02/02/2015 “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 3 maggio 2002, n. 16 "Disciplina generale degli interventi in favore dei lucani all'estero”.
  12. Legge Regione Toscana pubblicata sul BUR n.11 del 9 marzo 2015 Testo di deliberazione statutaria della regione Toscana approvato a norma dell'articolo 123, secondo comma, della Costituzione. "Disposizione sui componenti del Collegio di garanzia. Modifiche all'articolo 57 dello Statuto". ”.
  13. Legge Regione Lazio n. 1 del 09/02/2015 “Disposizioni sulla partecipazione alla formazione e attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea e sulle attività di rilievo internazionale della Regione Lazio”.
  14. Legge Regione Toscana n. 12 del 03/02/2015 “Norme in materia di anagrafe pubblica dei consiglieri e degli assessori regionali. Modifiche alla l.r. 61/2012”.
  15. Legge Regione Toscana n. 13 del 03/02/2015 “Disposizioni per il sostegno alle attività delle agenzie sociali per la casa”.
  16. Legge Regione Umbria n. 3 del 06/02/2015 “Modificazioni ed ulteriori integrazioni della legge regionale 21 gennaio 2010, n. 3 (Disciplina regionale dei lavori pubblici e norme in materia di regolarità contributiva per i lavori pubblici”.

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Il Consiglio dei Ministri è terminato alle ore 18.00.