Notizie Torino, sgombero Lungo Stura: lettera al prefetto

Torino, sgombero Lungo Stura: lettera al prefetto

Lungo SturaIn seguito allo sgombero forzato di 26 famiglie rom, lo scorso febbraio, dall’insediamento informale Lungo Stura Lazio a Torino, Associazione 21 luglio, ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) e l’Ufficio Pastorale Migranti hanno scritto una lettera congiunta al Prefetto del capoluogo piemontese Paola Basilone per chiedere chiarimenti sulle violazioni di diritti umani che si sarebbero configurate ai danni delle persone rom che vivono nell’area.

Lo sgombero, avvenuto la mattina del 26 febbraio, era già stato duramente condannato dall’Associazione 21 luglio, in quanto realizzato in violazione delle garanzie procedurali previste dal Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite. Pochi giorni prima dello sgombero, l’Associazione 21 luglio aveva messo al corrente le autorità torinesi sul fatto che, così come pianificato, lo sgombero a Lungo Stura Lazio avrebbe comportato inevitabili violazioni dei diritti umani degli uomini, delle donne e dei bambini coinvolti.

Nei giorni scorsi, sulla vicenda, è intervenuta la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo la quale, accogliendo un ricorso di cinque famiglie, ha bloccato fino al 26 marzo il prosieguo delle operazioni di sgombero e ha ordinato al governo italiano di fornire informazioni sulle soluzioni alloggiative alternative offerte alle persone coinvolte dallo sgombero.

Nella lettera al prefetto, Associazione 21 luglio, ASGI e l’Ufficio Pastorale Migranti di Torino hanno chiesto di fatto un confronto sui presupposti legali e sulle modalità operative con le quali lo sgombero è stato realizzato e se siano state pienamente rispettate le garanzie previste dalla normativa internazionale.

Nella missiva vengono inoltre chieste delucidazioni sui criteri attraverso i quali gli abitanti dell’insediamento di Lungo Stura Lazio sono stati selezionati o esclusi dal progetto “La città possibile”, promosso dal Comune di Torino per realizzare percorsi di integrazione e cittadinanza per circa mille persone, nonché sulle forme di assistenza previste per i beneficiari e, soprattutto, se alla fine del progetto le famiglie inserite nei percorsi di accompagnamento sociale continueranno a essere seguite.

«La nostra preoccupazione – scrivono Associazione 21 luglio, ASGI e l’Ufficio Pastorale Migranti – è che allo scadere del progetto queste famiglie possano perdere il diritto all’abitazione e gli sforzi fatti dall’Amministrazione e dalle Associazioni coinvolte per garantire l’uscita dai campi vengano ancora una volta vanificati».

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