Quattro cadaveri su un barcone carico di immigrati, salvati in 67
Durante la notte, il natante è stato soccorso da un mercantile cipriota. Superstiti e salme trasbordati stamattina sul pattugliatore "Borsini" della Marina militare. Fermato un presunto scafista a Pozzallo
la Repubblica.it, 23-12-2014
PALERMO - A bordo di un'imbarcazione nel Canale di Sicilia sono stati trovati i cadaveri di quattro immigrati. E' accaduto quando il mercantile "Sea Supra", battente bandiera di Cipro, ha prestato soccorso al natante nella notte, traendo in salvo altre 67 persone. I superstiti e le salme sono stati trasbordati stamattina dal cargo sul pattugliatore "Borsini" della Marina militare, per essere condotti a terra.
Intanto stamane un extracomunitario ritenuto lo scafista del gruppo di 96 immigrati sbarcati ieri a Pozzallo (Ragusa) dalla nave Etna della Marina militare è stato fermato dalla polizia di Stato. E' indiziato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Un altro straniero è stato denunciato a piede libero per lo stesso reato ed è stato quindi ricoverato nell'ospedale di Modica (Ragusa) perché ammalato.
Appena quattro giorni fa un mercantile con a bordo 800 migranti era stato abbandonato in mare senza equipaggio, con il pilota automatico inserito. I superstiti sono stati soccorsi e portati ad Augusta.
"Il Cie deve essere chiuso" Il Comune chiede l`intervento del governo
Il vice sindaco Tisi «Un`esperienza molto critica e inefficace»
La Stampa, 23-12-2014
ANDREA ROSSI
È come se dieci mesi fossero trascorsi invano. Lo scorso febbraio il Consiglio comunale di Torino si era pronunciato per l`abolizione del Cie di corso Brunelleschi, la struttura nata per detenere, identificare e poi espellere gli immigrati irregolari. Ieri la Sala Rossa è tornata a reclamare un`altra soluzione per i 24 «ospiti» attualmente rinchiusi in un complesso quasi totalmente devastato da incendi e rivolte e in cui fino a ieri mancava il riscaldamento. «Continueremo a sollecitarne la chiusura», spiega il vice sindaco Elide Tisi. «Diciotto anni di esperienza di queste strutture ne testimoniano le tante criticità e l`inefficienza».
Struttura distrutta
La palla ora passa al ministero dell`Interno. Chi però s`aspettava un affondo diretto del sindaco Fassino è rimasto deluso. È il caso del capogruppo di Sel Michele Curto, che qualche giorno fa ha visitato la struttura con il consigliere regionale Grimaldi e il deputato Airaudo, e ha invocato (invano) un impegno del sindaco - anche nelle vesti di presidente dell`Anci - direttamente con il ministro Alfano.
In corso Brunelleschi dopo una decina di giorni la caldaia, che si era rotta perché senza manutenzione, è stata riparata. Restano tutti gli altri problemi. Solo nel 2014, otto incendi hanno distrutto gran parte del centro riducendo i posti utilizzabili da 210 a 21 più tre in infermeria. L`ampliamento del 2011 - i cui lavori sono costati 14 milioni - si è mostrato uno spreco. «Oggi c`è una situazione di totale abbandono, che non ha precedenti», denuncia Curto. «È inaccettabile tenerlo aperto».
In Regione e alla Camera
Posizione condivisa dall`amministrazione. Che è preoccupata non poco per quel che accadrà a gennaio, quando la gestione del centro passerà dalla Croce Rossa (che percepiva 55 euro al giorno per 180 «ospiti») a una cooperativa che ne riceverà 37 per 25 persone. Il rischio è che peggiorino le condizioni di vita dei detenuti, alla base delle frequenti rivolte, spesso anche sobillate dalle proteste organizzate dai centri sociali fuori dai cancelli, a volte degenerate creando una situazione delicata per i residenti della zona. Proprio sulla galassia antagonista si concentrano i timori di molti, tra cui i capigruppo di Lega e Fratelli d`Italia Ricca e Marrone: non è che uria volta chiuso il Cie gli «ospiti» si riverseranno all`ex Moi del Lingotto, dove vivono già quasi mille persone, e dove il lavoro che Croce Rossa svolge in corso Brunelleschi verrebbe di fatto appaltato ai centri sociali?
Argomenti che non fanno vacillare l`orientamento della città. I fronti ormai si moltiplicano: il capogruppo di Sel in Regione Grimaldi ha raccolto le firme di dieci colleghi su un testo che ne chiede la chiusura. E con lo stesso obiettivo il deputato Airaudo ha depositato un`interrogazione al ministro Alfano.
I CIE, ZOO PER UMANI MA SENZA ERBA
La Stampa, 23-12-2014
BARBARA SPINELLI
Il 19 dicembre, come deputato europeo, sono andata in visita al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Ponte Galeria presso Roma. Ero accompagnata da rappresentanti di alcune associazioni che si prendono cura della disperazione impotente di tanti migranti finiti in queste gabbie penitenziarie. Ho constatato quel che denuncio da mesi, e che è il fulcro della mia attività a Bruxelles: man mano che l`immigrazione aumenta in Europa, man mano che la sua natura muta (i più fuggono oggi da guerre o disastri climatici: per forza sono senza documenti), s`afferma nell`Unione un diritto emergenziale, che sospende leggi iscritte non solo nelle Costituzioni, ma nella Carta europea dei diritti fondamentali.
Così l`immigrazione diventa la nostra comune parte buia: buia perché inaccessibile all`informazione, buia per le ferite inflitte alla dignità della persona. Ogni giorno abbiamo notizie di violenze che colpiscono i migranti, nello spazio Schengen: a Melina in Spagna, a Sangatte in Francia, e in Grecia, in Italia. Ogni giorno crescono partiti che raccolgono consensi trasformando il profugo in capro espiatorio: penso a Marine Le Pene Salvini in Francia e Italia, a Dresda avamposto di islamofobi e neonazisti (Npd, Die Rechte). Penso all`Ukip inglese. Ovunque, i conservatori sono in competizione mimetica con l`estrema destra: da Cameron in Inghilterra a Rajoy in Spagna.
La visita a Ponte Galeria è tappa cruciale della battaglia che conduco dal primo giorno in Europa: contro la chiusura di Mare Nostrum e la rinuncia esplicita ai salvataggi in alto mare; in favore del riconoscimento reciproco dell`asilo nell`Ue e di corridoi umanitari che tolgano alle mafie il controllo sui fuggitivi; contro il disumano regolamento di Dublino che obbliga i migranti a chiedere asilo nel primo paese dove approdano, anche se la destinazione è un altro paese europeo.
Quel che ho visto nel Cie eccolo: uno zoo per umani, ma senza erba né alberi come quelli che oggi sono concessi agli animali. Una spianata di cemento e, anziché gli alberi, una fitta foresta di sbarre che delimita gli spazi dove i detenuti dormono, escono nelle gabbie antistanti le camerate; deambulano nel corridoio centrale, anch`esso cintato da barriere. Tutto a Ponte Galeria è grigio-ferro: le sbarre, il plexiglas che impedisce ai detenuti di salire sui tetti, le graticole che fasciano le finestre dei dormitori. Qui l`osceno si dirvela per quello che è: un campo di concentramento per migranti non in regola con il permesso di soggiorno, di richiedenti asilo, di stranieri che hanno scontato pene ma non hanno documenti. Italia e Europa esibiscono la propria verità concentrazionaria senza pudore. E senza memoria. Con alcuni militanti di associazioni che proteggono i migranti son qui a certificare l`orrore. Fuori dai cancelli, volanti e blindati. Dentro il Centro: un corridoio dove si susseguono stanze per gli incontri con i parenti, con i legali che convalidano detenzioni ed espulsioni, poi l`ambulatorio, poi lo psichiatra che però non c`è - è stato licenziato dai nuovi gestori.
Subito dopo, gli spazi geometricamente suddivisi del carcere-lager, a sinistra gli uomini a destra le donne: la geometria delle sbarre altissime, cui stanno aggrappati.. come li chiamiamo? Il vocabolario dei custodi tentenna e scivola come liquido, senza solidificarsi. Li chiamano a volte detenuti, o perfino «utenti», «ospiti», più di rado «trattenuti».
Prima di entrare nei recinti chiedo ai custodi: «Si può parlare con loro?» - «Un momento, i capibanda sono altrove» «I capibanda?» - Sì, capibanda.
Così sono interpellati i rappresentanti dei detenuti. Il lessico a Ponte Galeria s`impregna di malavita. «Comunque non entrate, sono agitati, pericolosi.» Da lunedì 15 dicembre il Cie è amministrato dalla francese Gepsa, specializzata in carceri. L`agenzia ha vinto la gara perché ha promesso tagli al personale e diarie decurtate ai detenuti (2,5 euro al giorno). I prigionieri parlano ossessivamente di spending review: un vocabolo appreso in fretta. Da lunedì manca quasi tutto, nel Cie: vestiti caldi, biancheria, calze, lenzuola di ricambio, spazzolini e dentifricio, assorbenti per le donne. I nuovi gestori dicono: sono inconvenienti temporanei.
Ma in realtà le norme sono le stesse: l`emergenza genera queste zone d`incessante non diritto. Ai reclusi è proibito tenere matite o penne, per evitare che inghiottendole finiscano in ambulatorio. È vietata carta da scrivere, per motivi arcani. Hanno il telefonino, ma non la connessione internet. Non hanno accesso a giornali. I gestori smentiscono, ma i detenuti sono esasperati perché di notte le luci al neon sono sempre accese. Di
qui - anche - l`alto uso di sonniferi. Le tensioni s`alzano e scendono come maree, e a seconda del loro livello si dispiegano le forze d`ordine, manganelli in vista e pistole alla cinta.
Entriamo nelle camerate, dove ci sono 8-10 letti in uno spazio che ne dovrebbe contenere quattro. Dentro fa freddo come fuori; il riscaldamento è intermittente. I reclusi indicano le poche cose che ricevono: lenzuola di carta sbrindellate, una coperta, cibo scarso. Un detenuto ci mostra di nascosto un pettinino sbocconcellato: i pettini sono proibiti, vai a sapere perché. I più calzano sandali infradito, anche se fa freddo. Sono vietati i lacci delle scarpe. Un migrante ride dell`insensatezza: i lacci no, ma una cintura di spago per i pantaloni troppo larghi, «quella sì la possiamo portare e eventualmente impiccarci».
Tutti sono angosciati dall`igiene: sono giorni che non ricevono sapone, che non possono andare alla «barberia» (son vietate le lamette). Si vergognano molto di quest`incuria. Sono giorni che non hanno vestiti di ricambio: «Non ci piace puzzare, ma ecco puzziamo».
Tutti i buoni propositi di un eurodeputato vanno a sbattere inani contro quei volti di supplica disperata, che chiedono quel che dovrebbe essere normale: poter uscire dall`inferno in cui precipitano tutti, incensurati e non; avere informazioni (ma mancano gli interpreti); poter raggiungere i parenti che a volte non sono fuori Europa ma a due passi da qui; essere assistiti (il barbiere e lo psicologo sono le figure più anelate).
E soprattutto: scongiurare il respingimento che l`Unione in teoria vieta, il rimpatrio h dove la morte li aspetta.
Ho passato un pomeriggio con loro, e alla fine avevo l`impressione che fosse un anno fatto di impotenze. Continueremo a batterci per loro, è certo. Ma con quale prospettiva d`essere ascoltati da autorità nazionali ed europee? Una cosa so: quale che sia la nostra azione, in Europa e nelle associazioni, tutti ci stiamo macchiando d`una colpa. Perché questi zoo li abbiamo fabbricati noi. Perché li definiamo inaccettabili, allontanandoci da quei volti che chiedono risposte fino all`ultimo minuto - insopportabile - in cui incroci i loro sguardi. Ma anche questo sappiamo: nello stesso istante in cui dici «inaccettabile» e poi prendi il treno per tornare a casa, già hai accettato. Già sei sceso a patti con il tremendo.
Ponte Galeria, "La Guantanamo italiana", la situazione al Cie dopo il cambio gestione
Le sorti del personale della società Auxilium, che ha perso la gara d'appalto indetta dalla prefettura per il prossimo triennio. Al loro posto il Centro di identificazione ed espulsione viene oggi gestito da un raggruppamento di imprese guidato dalla francese GEPSA, società leader nella logistica di penitenziari e centri di detenzione. Un passaggio che pone diversi interrogativi e incide in maniera preoccupante sulle condizioni dei migranti e sulle prospettive degli ex-dipendenti
la Repubblica,it, 22-12-2014
VERONICA DI BENEDETTO MONTACCINI e GIACOMO ZANDONINI
ROMA - Il clamore delle inchieste sulla "Terra di mezzo" l'ha fatto passare in secondo piano, eppure quanto sta avvenendo al CIE di Ponte Galeria contribuisce a gettare una luce inquietante sulla gestione dei centri per migranti. Siamo alla mezzanotte di domenica 14 dicembre, quando decine di persone abbandonano il Centro di Identificazione e Espulsione, aperto nel 1999 all'estrema periferia romana. Non sono evidentemente i quasi 100 migranti trattenuti, bensì il personale della società Auxilium, che ha perso la gara d'appalto indetta dalla prefettura per il prossimo triennio. Al loro posto il CIE viene oggi gestito da un raggruppamento di imprese guidato dalla francese GEPSA, società leader nella logistica di penitenziari e centri di detenzione. Un passaggio che pone diversi interrogativi e incide in maniera preoccupante sulle condizioni dei migranti e sulle prospettive degli ex-dipendenti.
La telefonata. "Auxilium era mille volte meglio, chi gestisce oggi la struttura ha sottovalutato la situazione". A dirlo non è stato uno dei dipendenti della società esclusa, ma Ibrahim (nome fittizio), che a Ponte Galeria è recluso da poche settimane. Raggiunto al telefono, ha raccontato nei dettagli gli effetti del cambio di gestione sulle condizioni dei migranti reclusi. "Nella sezione maschile siamo quasi 80, con dieci bagni alla turca che per i primi quattro giorni di gestione non sono stati mai puliti. Potete immaginare l'odore. Solo il 19 dicembre hanno portato la carta igienica, mentre fino ad ora non è stato ripristinato il servizio di barberia e non possiamo quindi rasarci da cinque giorni".
La storia di Ibrahim. Accento romano marcato, Ibrahim è arrivato in Italia 24 anni fa, da ragazzino. Come molti reclusi, è stato portato nel CIE direttamente dal carcere, ma mai si aspettava di trovare un tale degrado. "All'interno del centro - ci ha spiegato con ansia - ci sono persone con gravi problemi di salute, che necessitano di cure specialistiche che non sono garantite". Lui stesso dice di avere problemi di cuore e al sistema nervoso, di essere stato operato in passato e di dover assumere medicinali salvavita e sottoporsi a controlli costanti. Qui interviene un altro disservizio, ovvero la mancanza degli autisti, che Auxilium prevedeva anche per facilitare le visite ospedaliere: "adesso c'è solo un'ambulanza, che si mette in moto solo se uno cade per terra svenuto". "In questo modo - prosegue - i giudici confermano la convalida di trattenimento oltre i 30 giorni anche per chi non sta bene, dicendo che non ci sono accertamenti medici che lo dimostrino".
E i giornalisti restano fuori. Quella di Ibrahim è una fra le tante storie di persone che si trovano nei CIE pur vivendo in Italia da anni o avendo presentato richiesta di asilo. A toccare con mano la situazione sono state Barbara Spinelli, europarlamentare italiana e Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio che ha appena presentato un'interrogazione per chiedere chiarezza sul numero e sulla gestione dei centri per migranti presenti in regione. Venerdì 19 hanno visitato la struttura di Roma, incontrando i rappresentanti della nuova gestione e diversi ospiti e, all'ingresso del centro, una delegazione dei 67 dipendenti di Auxilium oggi senza lavoro. Ad accompagnarle dovevano essere alcuni giornalisti e avvocati membri della campagna LasciateCIEntrare, che per la prima volta da quando la campagna è stata istituita sono stati bloccati all'ingresso senza nessun provvedimento formale, salvo una comunicazione della prefettura che "sconsigliava" la visita, viste "le normali situazioni di disagio e criticità fisiologicamente legate alle fasi di cambio gestione". Il racconto dell'onorevole Spinelli e di Bonafoni, accanto alla testimonianza diretta di Ibrahim e di altri migranti contattati, ai video e alle foto inviateci, sono però sufficienti a definire i contorni di una vicenda che ha ben poco di normale, tanto che Gabriella Guido, coordinatrice di LasciateCIEntrare, ha parlato di "una Guantanamo italiana, che aggiunge ulteriore disumanità a luoghi già di per sé disumani". Per capirne meglio i contorni bisogna viaggiare dalle periferie parigine alle coste siciliane.
Chi sono i nuovi gestori. E' alle porte di Parigi che ha sede infatti GEPSA, acronimo che sta per Gestione Penitenziari E Servizi Ausiliari, titolare dell'appalto per Ponte Galeria. La società è una branca del gruppo Cofely, holding dell'energia che ha 2200 dipendenti solo in Italia e lavora per numerose amministrazioni pubbliche. Cofely è a sua volta controllata da GDF-Suez, fra i colossi mondiali dell'energia, al secondo posto per fatturato nel 2013 con oltre 80 miliardi di euro. Nell'agrigentino ha sede invece Acuarinto, associazione culturale che dal 1996 gestisce centri per richiedenti asilo, vittime di tratta e minori non accompagnati, su finanziamento diretto del governo o tramite il sistema SPRAR. La cooperativa romana Synergasia, specializzata in interpretariato e mediazione linguistica, ci riporta infine nella capitale.
Spesa dimezzata, servizi dimezzati. Sono questi tre soggetti, con l'apporto di Cofely, ad aver vinto la gara di appalto per la gestione del CIE di Ponte Galeria, bandita dalla prefettura di Roma dopo la naturale scadenza dell'appalto della Auxilium. Una vittoria che segue a quelle già ottenute nel 2014 per i CIE di Torino e di Milano - quest'ultimo convertito in centro per richiedenti asilo - e per quello di Gradisca di Isonzo, in Friuli, che dovrebbe essere riaperto a breve. Appalti da milioni di euro, più di 2 e mezzo solo a Roma, aggiudicati sfruttando il criterio dell'asta al ribasso: oggi per Ponte Galeria si spendono circa 28 euro a persona al giorno, a fronte dei 41 euro del precedente appalto. Inevitabile che ciò si rifletta sugli ospiti. Diego Avanzato, direttore del CIE e membro di Acuarinto, ci ha spiegato come questo dato vada rapportato alla capienza massima del CIE, passata da 364 a 250 posti. A ben vedere, però, questo peggiora ulteriormente la questione: se alcune spese - come quelle per i dirigenti e per la struttura, che è la stessa - rimangono fisse, la quota riservata ai servizi sarà infatti ancora più bassa. Non a caso il pocket money destinato agli ospiti è sceso da 3,50 a 2,50 euro al giorno, e - ha raccontato Ibrahim - "non abbiamo visto né mediatori culturali né psicologi".
Il sistema delle aste al ribasso. E' il sistema che ha permesso a GEPSA e ai suoi soci di diventare il principale gestore dei CIE italiani - 5 oggi in funzione - e di entrare con forza anche nei centri per richiedenti asilo, dai CARA ai CDA, eliminando competitors come Croce Rossa e, per Ponte Galeria, Auxilium. Un mercato fruttuoso e difeso a suon di ricorsi incrociati al TAR: GEPSA e Eriches 29 Giugno - la cooperativa di Salvatore Buzzi, oggi arrestato per Mafia Capitale - si erano contese la gestione del CARA romano di Castelnuovo di Porto, oggi andato a Auxilium, mentre in Friuli GEPSA era stata costretta a ritirarsi dalla redditizia gestione di CIE e CARA dopo il ricorso al TAR della rivale Connecting People. A pagarne le spese sono gli ex-lavoratori, formalmente ancora dipendenti di Auxilium, che attendono il promesso riassorbimento nella nuova struttura, e soprattutto i migranti reclusi, che in poche ore hanno visto peggiorare condizioni di vita già molto difficili.
Ponte Galeria: la 'Guantanamo' italiana VIDEO
Flussi. Via libera a 5500 nuovi ingressi e a 12350 conversioni
Firmato il nuovo decreto, buona parte delle quote sono destinate a lavoratori stranieri che già si trovano regolarmente in Italia. Si possono già compilare online le domande
stranieriinitalia.it, 23-12-2014
Roma - 23 dicembre 2014 - Arriva un nuovo decreto flussi, ma anche stavolta è figlio della crisi economico e, quindi, della contrazione di richiesta di manodopera.
Il testo, firmato l'11 dicembre scorso e in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, sblocca complessivamente 17850 quote. Di queste, solo 5500 sono effettivamente ingressi dall'estero, mentre 12350 riguardano cittadini stranieri che già si trovano in Italia e che potranno convertire in permessi per lavoro i loro attuali permessi rilasciati per altri motivi.
Vediamo le quote nel dettaglio:
Ingressi
1.000 lavoratori stranieri che abbiano completato programmi di formazione ed istruzione nei Paesi d’origine ai sensi dell’art. 23 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286;
2.400 lavoratori autonomi appartenenti alle seguenti categorie: “imprenditori di società che svolgono attività di interesse per l’economia italiana che effettuano un investimento significativo in Italia, che sostiene o accresce i livelli di reddito; liberi professionisti esercenti professioni vigilate, oppure non regolamentate ma rappresentative a livello nazionale e comprese negli elenchi curati dalla Pubblica amministrazione; titolari di cariche di amministrazione o di controllo di società, di società non cooperative, espressamente previste dalla normativa vigente in materia di visti d’ingresso; artisti di chiara fama internazionale, o di alta qualificazione professionale, ingaggiati da enti pubblici oppure da enti privati; cittadini stranieri per la costituzione di imprese “start-up innovative” ai sensi della legge 17 dicembre 2012 n. 221, in presenza dei requisiti previsti dalla stessa legge e titolari di un rapporto di lavoro di natura autonoma con l’impresa”
100 lavoratori stranieri per motivi di lavoro subordinato non stagionale e di lavoro autonomo di origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado di linea diretta di ascendenza, residenti in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile
2000 cittadini dei Paesi non comunitari partecipanti all'Esposizione Universale di Milano 2015 (già autorizzati la scorsa primavera)
Conversioni
Possono essere convertiti in permessi di soggiorno per lavoro subordinato:
• 4.050 permessi di soggiorno per lavoro stagionale;
• 6.000 permessi di soggiorno per studio, tirocinio e/o formazione professionale;
• 1.000 permessi di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo rilasciati a cittadini di Paesi terzi da altro Stato membro dell’Unione Europea.
Possono essere convertiti in permessi di soggiorno per lavoro autonomo:
1.050 permessi di soggiorno per studio, tirocinio e/o formazione professionale:
• 250 permessi di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo rilasciati a cittadini di Paesi terzi da altro Stato membro dell’Unione Europea.
Domande
Anche quest’anno le domande viaggeranno solo online. Potranno essere spedite attraverso il sito internet del ministero dell’Interno a partire dalle ore 9.00 del giorno successivo alla pubblicazione del decreto flussi in Gazzetta Ufficiale e per gli otto mesi successivi. Una circolare dei ministeri dell’Interno e del Lavoro descrive nel dettaglio la procedura.
Le domande saranno esaminate in base all’ordine cronologico di presentazione, fino all’esaurimento dei posti disponibili, ma vista la natura particolare delle quote stavolta non ci sarà bisogno di scapicollarsi. Soprattutto per quanto riguarda le quote per le conversioni, è difficile che si registri subito il tutto esaurito.
Mentre si aspetta la pubblicazione del nuovo decreto, ci si può comunque preparare per farsi trovare pronti all’appuntamento. Dalle 8.00 di stamattina è infatti possibile registrarsi sul sito del ministero dell’Interno https://nullaostalavoro.dlci.interno.it/Ministero/index2.jsp, compilare e salvare la domanda, per poi spedirla al momento giusto. Chi ha dimestichezza con i computer può fare da solo, altrimenti si può chiedere aiuto a patronati e associazioni di categoria.
Modelli
I modelli da utilizzare variano secondo il tipo di domanda che si presenta:
Modelli A e B per i lavoratori di origine Italiana residenti in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile,
Modello VA conversioni dei permessi di soggiorno per studio, tirocinio e/o formazione professionale in permesso di lavoro subordinato,
Modello VB conversioni dei permessi di soggiorno per lavoro stagionale in lavoro subordinato,
Modello Z conversione dei permessi di soggiorno per studio, tirocinio e/o formazione professionale in lavoro autonomo,
Modello LS conversioni dei permessi di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo rilasciati da altro Stato membro dell'UE in permesso di lavoro subordinato,
Modello LS2 conversioni dei permessi di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo rilasciati da altro Stato membro dell'UE in lavoro autonomo,
Modello LS1 richiesta di Nulla Osta al lavoro domestico per stranieri in possesso di un permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo,
Modello BPS richiesta nominativa di nulla osta riservata all'assunzione di lavoratori inseriti nei progetti speciali.
Flussi. Ecco il decreto e le istruzioni per le domande
In palio 17850 quote. Il testo del DPCM e la circolare esplicativa dei ministeri dell'Interno e del Lavoro
stranieriinitalia, 23-12-2014
Roma – 23 dicembre 2014 - Sono 17850 le quote messe in palio dal nuovo decreto flussi, tra nuovi ingressi di lavoratori stranieri dall'estero (5500) e conversioni in permessi per lavoro di permessi rilasciati per altri motivi (12350). Qui trovate una spiegazione generale, mentre una circolare congiunta dei ministeri dell'Interno e del Lavoro spiega nel dettaglio il decreto e le procedure per le domande
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- D.P.C.M del 11 dicembre 2014
- Circolare Interno-Lavoro del 22 dicembre 2014
Pakistan, nel 2014 oltre cinquemila richieste d'asilo in Italia e una migrazione che non è più solo economica
I pakistani, che fino a pochi anni fa migravano per ragioni economiche, ora fuggono dal loro paese e chiedono asilo. Nel 2013 sono stati la seconda nazionalità per richieste d'asilo in Italia e la prima nel Regno Unito. In un anno sono più che raddoppiati i richiedenti asilo pakistani. Ma nella metà dei casi la domanda viene rigettata, a differenza degli afghani.
la Repubblica, 22-12-2014
RAFFAELLA COSENTINO
ROMA - Il deteriorarsi della situazione in Pakistan, martoriato dal massacro degli innocenti nella scuola di Peshawar, si riflette sull'Italia e sull'Europa, attraverso l'arrivo di un numero sempre maggiore di richiedenti asilo pakistani negli ultimi anni. Nel 2014, secondo dati del ministero dell'Interno, fra gennaio e settembre sono state 5070 le domande d'asilo presentate in Italia da migranti provenienti dal Pakistan, un picco storico. I richiedenti asilo pakistani sono più che raddoppiati, con un aumento del 146%, rispetto allo stesso periodo del 2013. In generale quest'anno le richieste di protezione internazionale presentate nel nostro Paese sono in aumento del 153%. Una crescita dovuta all'acuirsi di molte guerre e crisi internazionali e al salvataggio in mare di oltre 150mila persone con l'operazione Mare Nostrum. Tuttavia, nel caso dei pakistani, la rotta che seguono passa solitamente dalla cosiddetta "via balcanica", più che dall'Africa. Un corridoio migratorio che si estende lungo la Turchia, la Grecia e i Balcani.
Ma ricevono anche molti "No". Resta il dato che se prima i pakistani migravano verso l'Italia per ragioni sostanzialmente economiche, dal 2011 in poi la loro sembra una vera fuga da un Paese frequentemente colpito da attacchi terroristici, collegati alla guerra in Afghanistan. Tra il 2005 e il 2014, il numero dei pakistani richiedenti asilo è cresciuto di dieci volte, passando da cinquecento a oltre cinquemila. Anche nel 2013, il Pakistan, con 2455 richieste è la seconda nazionalità più numerosa per domande di protezione internazionale all'Italia, dopo la Nigeria, su un totale generale di oltre 23mila domande d'asilo esaminate. Ma è anche molto alta la percentuale di dinieghi che i pakistani ricevono. L'anno scorso quasi la metà delle loro domande, cioè 1228, sono state rigettate dall'Italia, con una media ben più alta della media generale dei dinieghi, pari al 30%. Se si confronta con la terza nazionalità in ordine numerico del 2013, quella afghana, si vede che al contrario su 1764 domande presentate dagli afghani, solo 72 hanno avuto un diniego e ben 1177 hanno ottenuto la protezione sussidiaria. Questa forma di protezione si accorda quando non è tanto il singolo individuo a essere perseguitato, come nel caso dei rifugiati, ma quando c'è una situazione di violenza generalizzata sul territorio di uno Stato. Proprio per questa difficoltà a ottenere una forma di protezione internazionale, i pakistani hanno spesso protestato all'interno dei centri di accoglienza.
Un fenomeno non solo italiano. Secondo il database europeo dell'asilo, l'anno scorso i pakistani sono stati la prima nazionalità per richieste d'asilo nel Regno Unito, con 4645 domande e un tasso di rigetto del 73%, anche lì più alto della media dei rifiuti pari al 62%. Vale a dire che sono stati più del doppio dei richiedenti asilo siriani, i quali erano circa duemila e però sono stati accettati nell'85% dei casi. Anche in Germania nel 2013 i richiedenti asilo pakistani sono stati più che in Italia, cioè 2838 su un totale di oltre 80mila richieste, con un tasso di dinieghi pari al 60%. Mentre in Austria le domande dei pakistani sono state oltre mille e l'iter si è concluso negativamente per il 98% di loro, su un tasso generale dei dinieghi del 72%.
Risposte restrittive per pakistani e nigeriani. "Il problema esiste", secondo Gianfranco Schiavone, membro del direttivo dell'Associazione studi giuridici sull'Immigrazione, che sottolinea: "i talebani sono riusciti a segnare colpi in tutto il Pakistan ed è difficile parlare di aree sicure all'interno del Paese, ma ancora non viene percepito come l'Afghanistan devastato dalla guerra". La ragione va cercata nelle valutazioni delle commissioni territoriali che esaminano le domande d'asilo. "Il confine tra la valutazione giuridica della domanda d'asilo e una valutazione politica, che non dovrebbe esserci ma che in realtà esiste, si fa labile nel caso di Paesi come il Pakistan e la Nigeria - afferma Schiavone - la valutazione politica è che si tratta di due nazioni enormi, vissute dalle autorità come un grande problema, con un atteggiamento più restrittivo per non alimentare flussi migratori da questi Paesi".