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Operazione 'Golden circus', Alfano: fatta pulizia in ambito delicato come quello dell'immigrazione

10 Novembre 2015
Aggirate le norme sui permessi di soggiorno da centinaia di cittadini indiani, pakistani e bengalesi, coinvolti numerosi impresari circensi

Un sistema che ha consentito l'ingresso in Italia a centinaia di cittadini indiani, pakistani e bengalesi, grazie alla collaborazione di dipendenti corrotti dell'Assessorato regionale siciliano del lavoro dietro il pagamento di diverse migliaia di euro. L'operazione su scala internazionale è stata portata a termine da parte dalla Squadra Mobile di Palermo che ha eseguito 41 provvedimenti di fermo, emessi dalla Procura della Repubblica di Palermo in tutta Italia.

All’interno dell’associazione criminale, che sfruttava le deroghe al decreto flussi in materia di immigrazione per i lavoratori dello spettacolo, risultano coinvolti anche numerosi impresari, operanti nel circuito circense italiano, per un giro d’affari di circa 7 milioni di euro.

«Accanto alla grande soddisfazione per un altro successo della Squadra Stato - ha dichiarato il ministro Alfano - in cui ognuno gioca, nel proprio ruolo, una parte da protagonista, c'è l'amarezza nello scoprire ancora delle falde fragili della società, degli apparati pubblici, che si prestano a meccanismi efferati. Su questo siamo e saremo inflessibili - ha proseguito il ministro - perché nessuna fessura deve essere lasciata aperta ai criminali. Questa operazione è ancora più importante perché fa pulizia in un ambito delicato, come quello dell'immigrazione, dove si fa leva sui dolori e sulle difficoltà delle persone per i loschi affari di gente senza scrupoli».

Nel dettaglio, il meccanismo garantiva ai gestori dei circhi che avevano richiesto i lavoratori dello spettacolo ricevevano somme di denaro in base a un prezzo prestabilito: se la persona assunta lavorava effettivamente, l’impresario circense riceveva 3.000 euro, se l’assunzione, invece, era meramente fittizia riceveva 2.000 euro.

Gli impresari circensi partecipavano all’associazione come fruitori finali del prodotto: accoglievano i cittadini stranieri i quali, una volta fatto ingresso, nella maggior parte dei casi, non si stabilizzavano, svolgendo l’attività lavorativa, ma facevano perdere le loro tracce, senza neanche contattare gli organizzatori.

Ultimo aggiornamento:

Lunedì 16 Novembre 2015, ore 11:39