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«Relocation» e rimpatri, nuovo inizio Ue nella gestione delle migrazioni

8 Ottobre 2015
Anche il controllo dei confini tra i temi affrontati dal Consiglio Gai in vista del primo volo di eritrei verso la Svezia. Alfano: da adesso rimpatri effettuati dall'Europa

La partenza domani mattina a Roma dall'aeroporto di Ciampino, direzione Svezia, della prima tranche di migranti - cittadini eritrei richiedenti asilo finora ospitati in strutture di accoglienza - prevista dal piano di «relocation» messo a punto dall'Unione europea (Ue) è il «simbolo di una sconfitta di quanti credevano che l'Europa non avrebbe fatto passi avanti». Lo ha dichiarato oggi a Lussemburgo il ministro dell'Interno Angelino Alfano durante la riunione del Consiglio Giustizia e Affari interni (Gai), incentrato - sul fronte migrazioni - su Schengen, controllo delle frontiere esterne e rimpatri, «un pacchetto unico», come lo ha definito il ministro degli Esteri del Lussemburgo e attuale presidente di turno dell'Ue Jean Asselborn.

Questa «relocation», ha sottolineato anche il commissario europeo per gli Affari Interni e le Migrazioni Dimitris Avramopoulos, ha una valenza al tempo stesso «simbolica e sostanziale»: simbolica, perché rappresenta un 'nuovo inizio' nelle strategie seguite finora dall'Unione nella gestione dei rifugiati; sostanziale perché è un «risultato tangibile di ciò che abbiamo cominciato a fare». Ma è solo una parte di un approccio più ampio, che comprende il rimpatrio di chi non ha diritto a rimanere, punto sul quale Alfano si è detto soddisfatto perché «ora abbiamo una strategia chiara, da adesso i rimpatri devono essere effettuati dall'Europa».

Anche la gestione delle frontiere è un elemento essenziale nella gestione delle migrazioni. Su questo fronte l'Italia, ha riferito Alfano, ha chiesto che venga rafforzata Frontex, considerando però «che la maggior parte delle frontiere europee è marittima, per cui c'è la necessità di applicare le regole del mare, ossia di salvare prima le persone in difficoltà, quindi di verificare se meritano protezione». Il ministro ha anche ribadito l'adozione d'ora in avanti del principio del 'more for more' da parte dell'Unione: «Dobbiamo dire chiaro e tondo ai Paesi africani che, come Europa, diamo i soldi della cooperazione internazionale solo se loro ci aiutano, evitando che partano i migranti o riammettendoli. Questa è la strategia vincente».

Ultimo aggiornamento:

Lunedì 12 Ottobre 2015, ore 17:33

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