Tassa sui permessi. "Fuorilegge" da sei mesi, ma il governo tace - Il portale dell'immigrazione e degli immigrati in Italia - Stranieri in Italia

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Bocciata il 2 settembre scorso dalla Corte di Giustizia, non è stata ancora modificata. Renzi e i suoi fanno finta di niente, gli immigrati pagano da 80 a 200 euro 

Roma – 1 marzo 2016 – La tassa sui permessi di soggiorno è "sproporzionata", è un "ostacolo" per i diritti degli immigrati, non è in linea con le norme europee. Si tratta insomma di balzello ingiusto, da rivedere. 

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea l’ha detto sei mesi fa. Non c’è corrispondenza tra quegli 80, 100 o 200 euro che gli stranieri in Italia sono costretti a pagare e le spese che lo Stato sostiene per rilasciare i permessi. La metà di quei soldi, tra l’altro, finisce a finanziare i rimpatri, quindi non va certo a beneficio degli immigrati regolari. 

La sentenza è del 2 settembre, cosa è cambiato da allora? Nulla. Chi deve chiedere o rinnovare il permesso di soggiorno è costretto ancora a versare 80, 100 o 200 euro, a seconda della durata del documento, che si aggiungono a un’altra settantina di euro tra marche da bollo, contributo per il rilascio del permesso elettronico e costo del servizio offerto dall’Ufficio Postale.

Dopo la sentenza ci si aspettava un intervento del governo Renzi, perché rimettesse subito mano alla tassa, introdotta dal centrodestra nel 2009. Invece da sei mesi al governo fanno finta di niente e magari aspettano che a pronunciarsi sia il Tar del Lazio, che aveva chiesto l’intervento della Corte di Giustizia mentre era alle prese con un ricorso presentato dall’Inca Cgil. 

Eppure, anche il Parlamento ha detto a Renzi e ai suoi di darsi una mossa. 

Il 19 dicembre scorso alla Camera, mentre si approvava la legge di stabilità, il governo ha accolto un ordine del giorno (primo firmatario il deputato Pd Giuseppe Guerini) che lo impegnava “a valutare l'opportunità di valutare [formula cauta quanto ridicola, fatta inserire proprio dall’esecutivo ndr] all'interno della normativa nazionale vigente in materia, le modalità di una corretta applicazione della sentenza della Corte di Giustizia”.  Da allora il governo ha “valutato se valutare”? Boh.  

L’11 febbraio ci ha provato un’altra deputata del Pd, Marilena Fabbri, con un’interrogazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano, nella quale chiede “se non ritenga urgente assumere iniziative per modificare la normativa nazionale vigente” per “favorire la corretta applicazione della sentenza della Corte di giustizia”. Risposte da Alfano? Ancora nessuna. E intanto la tassa sui permessi di soggiorno, per quanto ingiusta, va pagata. 

Elvio Pasca