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Persone scomparse, funzionano le attività di ricerca. Manzione: «Ottimi risultati»

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Il sottosegretario Manzione e il commissario Piscitelli alla presentazione della relazione al Viminale

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Redazione interno.gov.it
20 Ottobre 2016

Ultimo aggiornamento:

Venerdì 21 Ottobre 2016, ore 17:16
Presentati i dati della relazione semestrale dell'Ufficio del commissario per le persone scomparse, oggi impegnato anche nelle attività di riconoscimento delle vittime dei naufragi nel Mediterraneo. Piscitelli: importante restituire dignità a queste vittime

Servizio di Giancarlo Messina

«Sono ottimi i risultati dell'ufficio del commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, a testimonianza che la rete territoriale, il meccanismo che coinvolge prefetture e il terzo settore - sempre più fondamentale nell'economia sociale del Paese - si attiva bene: le persone molto spesso vengono ritrovate». Così il sottosegretario Domenico Manzione ha introdotto l'incontro di questa mattina al Viminale, per la presentazione della relazione semestrale a cura dell'ufficio guidato dal prefetto Vittorio Piscitelli.

I dati sulle persone scomparse sono registrati dal 1974. Da allora fino al primo semestre di quest'anno le persone da rintracciare si attestano a quota 37mila circa, per la maggior parte di nazionalità straniera (77%). Se distinti per fascia di età si scopre, inoltre, che principalmente sono minorenni (64%).

«Al di là - come ha precisato il commissario - del fatto che il dato complessivo va considerato con cautela, poichè in un così ampio arco di tempo sono avvenuti decessi di cui non si ha notizia, rimane l'evidenza della peculiarità del campo d'azione italiano, che si concentra, come meritoriamente riconosciuto dall' Onu, anche su un notevole numero di scomparsi appartenenti a nazionalità diversa da quella italiana, e per la maggior parte giovani».

Nell'andamento dei ritrovamenti nell'ultimo quinquennio, dopo il 2015, quasi «un anno magico» in cui la forbice tra le persone da rintracciare e quelle ritrovate si era molto assottigliato, grazie anche al forte impulso da parte dei prefetti nell'applicare nuove linee guida territoriali, si assiste ad un suo ampliarsi, da ascrivere essenzialmente alla popolazione straniera di giovane età approdata, nello stesso periodo, sulle coste italiane.

«In ogni caso - ha sottolineato Piscitelli - oggi il fenomeno delle scomparse è un fenomeno gestito, e non solo monitorato, il cui "fronte di miglioramento" va cercato sul lato della prevenzione, immaginando di poter estendere a livello nazionale protocolli che si sono rivelati efficienti», come ad esempio quello sperimentato in collaborazione con la questura di Roma che ha consentito di avvicinare e conoscere meglio i minori stranieri, restituendo importanti indicatori e potendo far conoscere loro le tutele giuridiche di cui godono e che spesso ignorano.

Migranti, l'impegno nel riconoscimento delle vittime dei naufragi del 2013 e 2015

Altro forte impegno dell'ufficio del Commissario è oggi quello del riconoscimento delle vittime di naufragi che sono avvenuti nel mediterraneo, nei due casi del 2013 (noto come quello di "Lampedusa"), e del 2015, che hanno visto un enorme numero di vittime concentrate nei due soli eventi.

Per le straordinarie attività connesse «in una operazione mai affrontata prima in Italia» ha evidenziato Piscitelli, (il battello è stato recuperato ad una profondità di 370 metri ndr) sono stati siglati protocolli con istituzioni pubbliche - come il laboratorio Labanof di Milano - medici legali, genetisti e antropologi forensi, coinvolti dall’Ufficio, nel secondo caso, sulla base di un apposito protocollo d’intesa sottoscritto con il MIUR  e la conferenza dei rettori.

Per il naufragio del 2015 che ha registrato il numero stimato di 750-800 vittime, dopo il recupero da parte della Marina Militare di 217 corpi, si è giunti allo stato attuale all'estrazione di 458 body bags dai vari ambienti dell'imbarcazione.

La pubblicazione sulla rivista internazionale "The Lancet" della vicenda del recupero, ha riconosciuto un diverso "metodo italiano" che nel rigoroso approccio e rigore scientifico, anche prescindendo dal riconoscimento attraverso il dna, potrà consentire di dare una degna sepoltura e «restituire - ha sottolineato il prefetto - dignità a queste vittime».

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