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Alfano alle Nazioni Unite sui rifugiati: Costruire muri non è una risposta sostenibile

20 Settembre 2016

Ultimo aggiornamento:

Giovedì 22 Settembre 2016, ore 09:54
Summit a New York per elaborare un progetto per una migliore risposta internazionale

Costruire muri non è una risposta sostenibile alle crisi dei rifugiati. E' il ministro dell'Interno Angelino Alfano a ribadirlo ieri a New York presso le Nazioni Unite dove ha partecipato al Summit sui rifugiati e migranti, intervenendo nella tavola rotonda su 'Global compact for responsibility-sharing for refugees, respect for international law'.

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha tenuto ieri un vertice ad alto livello per affrontare i grandi movimenti di rifugiati e migranti, con l'obiettivo di riunire i paesi sotto un approccio più umano e coordinato.

Questa è la prima volta che l'Assemblea Generale ha chiesto un vertice ai capi di Stato e di governo su grandi movimenti di rifugiati e migranti, ed è un'opportunità storica di elaborare un progetto per una migliore risposta internazionale. Si tratta di un momento di svolta per rafforzare la governance delle migrazioni internazionali e un'opportunità unica per la creazione di un sistema più rispondente e prevedibile per rispondere a grandi movimenti di rifugiati e migranti.

«All’Onu si tenta finalmente un approccio globale - ha sottolineato Alfano - ed è giunto il momento di cambiare il modo in cui pensiamo a migranti e ai rifugiati. In quest’ottica, ha detto il ministro, ho avuto, oggi, degli incontri molto interessanti con il ministro dell’Interno del Ghana, con il ministro dell’Immigrazione e Integrazione della Norvegia e con il ministro degli Esteri della Costa D’Avorio. Sul tavolo, quello che, come ripeto da tempo, deve diventare l’obiettivo comune di tutti i Paesi, il nostro intento unico: il rafforzamento della cooperazione sui temi della sicurezza e della migrazione.

L’Italia - ha evidenziato ancora il ministro - ha dato tantissimo in termini di accoglienza e di salvataggio di tutte le vite possibili e per questo possiamo definirci, senza tema di smentita, campioni di umanità. Ora è il tempo dell’Europa. Serve un approccio globale - conclude il ministro - che preveda un impegno da parte di tutti i Paesi del mondo. Insieme si può. Insieme si deve».

Il ministro a New York

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