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Migranti giunti in Italia, il loro profilo in un studio dell'OIM

21 Settembre 2016

Ultimo aggiornamento:

Mercoledì 21 Settembre 2016, ore 14:47
Finanziato dal ministero per lo Sviluppo Internazionale del governo britannico e realizzato dall’ Organizzazione Internazionale per le Migrazioni con la collaborazione dell’Istituto Universitario Europeo di Fiesole

E’ stato presentato ieri a Roma, nel corso di un evento ospitato dall’ambasciatore britannico in Italia, Jill Morris, la ricerca “Study on Migrants’ Profiles, Drivers of Migration, and Migratory Trends”, finanziata dal Ministero per lo Sviluppo Internazionale britannico (DfID) e realizzato dall’Ufficio di Coordinamento del Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), in collaborazione con l'Istituto universitario europeo (EUI) di Fiesole.

Alla presentazione ha preso parte, tra gli altri, il prefetto Rosetta Scotto Lavina, direttore centrale per le Politiche dell'Immigrazione e dell'Asilo del ministero dell’Interno.

Lo studio, basato su 1031 interviste condotte dai ricercatori dell’EUI a migranti incontrati in numerose strutture recettive e insediamenti informali in Italia, ha raccolto informazioni sulle esperienze lavorative delle persone arrivate in Italia - soprattutto via mare - sul loro livello di educazione, qualifiche professionali e aspirazioni in termini occupazionali.

«I flussi migratori verso l’Italia sono numericamente in linea con quelli registrati negli ultimi due anni - ha commentato Federico Soda, direttore dell’ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’OIM - ma sono cambiate le nazionalità dei migranti: son diminuiti gli arrivi dal Corno d’Africa e dal Medio Oriente, mentre è aumentato il numero di persone originarie dell’Africa occidentale».

«La ricerca offre spunti di riflessione su come sviluppare efficaci strategie di integrazione, in Italia e in Europa», ha detto il prefetto Scotto Lavina. «In tal senso - ha proseguito - il ministero dell’Interno adotterà a breve un nuovo Piano Nazionale integrazione, che segna un salto di qualità nella previsione di strumenti e servizi nel processo di inclusione sociale di migranti. Allo stesso tempo i ministeri dell’Interno, del Lavoro e delle Politiche Agricole hanno firmato un protocollo contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, proprio per sostenere e rafforzare gli interventi di contrasto in quelle aree ove è emerso maggiormente il fenomeno».

«Ulteriori attività di collaborazione - ha reso noto il prefetto - sono state avviate con la Confindustria – per la realizzazione di tirocini formativi in favore di rifugiati e titolari di protezione internazionale, e con la conferenza dei rettori delle Università Italiane e la Pontificia Università Lateranense, al fine di sostenere la frequenza a un corso di laurea, laurea magistrale o dottorato di ricerca per giovani rifugiati».

Alcuni dati della ricerca

I dati raccolti mostrano come molti dei migranti intervistati – il 62 per cento – non siano partiti dal loro paese di origine con il progetto di venire in Europa. Il piano migratorio ha spesso preso forma lungo le varie tappe del viaggio, e non pochi sono coloro che volevano andare in Libia a lavorare ma che sono stati costretti alla traversata del Mediterraneo per fuggire ad abusi e violenze subite in quel paese.

Molti sono inoltre coloro che si augurano di poter restare in Italia e che non hanno intenzione di proseguire il loro viaggio in altri paesi europei: un’inversione di tendenza rispetto a solo qualche anno fa, conseguenza diretta del mutamento delle composizioni dei più recenti flussi migratori.

Le interviste hanno evidenziato come molti dei migranti abbiano avuto esperienze lavorative, a volte anche semi-qualificate, in vari campi, tra cui il settore della meccanica, dell’edilizia, dell’agricoltura e della pesca.

«Dai dati raccolti - ha sottolineato Soda - emerge come sia necessario creare opportunità di ingresso regolare per motivi di lavoro, anche incrociando i dati sul fabbisogno del mercato del lavoro italiano di manodopera semi qualificata e specializzata, e come di conseguenza risulti utile programmare, di concerto con le autorità competenti, un sistema snello di riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche degli immigrati in ingresso, prevedendo anche l’avvio di eventuali percorsi di riqualificazione professionale e di studio».

Lo studio sarà disponibile a fine settembre sul sito dell’OIM Italia.

Il tavolo dei relatori a Villa Wolkonsky, sede dell'ambasciata inglese a Roma