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Minniti e i sindaci delle comunità libiche: i trafficanti sono un nemico comune

26 Agosto 2017

Ultimo aggiornamento:

Martedì 5 Settembre 2017, ore 13:12
Al termine dell'incontro al Viminale è stata approvata una Dichiarazione congiunta

Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha incontrato oggi al Viminale i sindaci delle comunità libiche.

All'incontro hanno partecipato anche il ministro dell'Interno della Libia, il presidente dell'Anci, il Segretario Generale della Farnesina, l'ambasciatore italiano a Tripoli e rappresentanti della Commissione Europea.
Al termine dell'incontro è stata approvata la Dichiarazione Congiunta che segue.

«Nello spirito dell’accordo bilaterale del 2 febbraio 2017, e costruendo su quanto deciso nell’incontro a cui hanno preso parte 14 sindaci libici lo scorso 13 luglio a Tripoli, Italia e Libia rinnovano il loro impegno a sviluppare una relazione speciale per fornire alle comunità locali più duramente colpite dall’immigrazione illegale, dal traffico di esseri umani e dal contrabbando, alternative di crescita e sviluppo.

I giovani di quelle aree e di tutta la Libia meritano un futuro di speranza e libertà dalle minacce poste dalle organizzazioni criminali contro le loro regioni.
Rinnoviamo la nostra ferma opposizione al traffico di esseri umani e ad ogni traffico illegale, e ci impegniamo a lottare con la massima determinazione contro i responsabili.

I trafficanti sono un nemico comune. Essi non hanno posto in una Libia governata dalla Legge e dal principio del rispetto dei diritti umani, e ricca di opportunità economiche.

La Libia guarda con aspettativa al tempestivo sostegno dell’Italia e dell’Unione Europea ai progetti già proposti e che saranno proposti in futuro, finalizzati al miglioramento delle condizioni di chi vive nelle aree colpite dai traffici illegali.

L’Italia continuerà a sostenere il Consiglio Presidenziale del Governo di Accordo Nazionale, quale partner principale in questo sforzo, nel momento in cui esso estende la propria autorità sul territorio libico e protegge le proprie frontiere».

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