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Prevenire le scomparse dei minori stranieri, è l’obiettivo a Roma

14 Dicembre 2017

Ultimo aggiornamento:

Giovedì 14 Dicembre 2017, ore 18:51
Approccio interistituzionale e multidisciplinare, laboratori e circolarità delle informazioni per affrontare il fenomeno

Ricerche universitarie, nuove normative, esperienze, dati e riflessioni. Tutto si mescola all’interno della magnifica sala Pietro da Cortona, nei Musei Capitolini.
La conferenza che si è svolta questa mattina sul tema "Prevenire l'allontanamento dei minori stranieri non accompagnati dai centri di accoglienza" ha mostrato come, ha sostenuto con soddisfazione il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse Vittorio Piscitelli, «un piccolo esperimento possa trasformarsi in laboratorio, in tanti laboratori» per favorire «la circolarità delle informazioni, delle esperienze e delle ricerche». Proprio la collaborazione, «immaginata» con la sigla di protocolli tra prefetture, assessorati alle politiche sociali, procure della Repubblica e università, ha consentito di «passare dalla ricerca delle persone scomparse alla prevenzione della scomparsa», ha osservato il prefetto.

La cosiddetta “legge Zanda” (legge 7 aprile 2017, n. 47), ha sottolineato il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza Jacopo Marzetti, ha favorito e determinato la creazione di un elenco di tutori volontari da formare per accompagnare i minori stranieri nei processi di integrazione e quindi prevenirne la scomparsa.

Il fenomeno dei minori stranieri scomparsi

​In Italia riguarda 35.132 giovani, su un totale di 42.870 non rintracciati. Nel Lazio sono complessivamente 3.549, di cui 3.333 solo nella capitale e nella provincia.
Nel Lazio 600 volontari hanno fatto domanda per diventare tutor dei minori stranieri e sono state formate già 170 persone.

Roma Capitale

​«Nessuno da solo può svolgere il proprio ruolo», ha affermato l’assessora di Roma alla Persona, Scuola e Comunità solidale Laura Baldassarre che ha introdotto la conferenza. Forum, gruppi di lavoro, consultazioni e protocolli sono gli strumenti per lavorare insieme, per entrare nei dettagli e per garantire i diritti. Dopo 13 anni, ha annunciato, sarà anche varato il “piano sociale del cittadino”.
Mettere in discussione il sistema di accoglienza e protezione di Roma Capitale, fornendo nuove risposte e proposte concrete, è il mandato che ha ricevuto l’Osservatorio sulle problematiche adolescenziali migratorie che lavora all’interno del Centro di Primissima Accoglienza (CPsA) di Roma Capitale. Il polo unico di accesso a Roma per i minori abbandonati, ha riferito il coordinatore Carmine Cerrone, è un esperimento avviato con le università per «fare matching» con le informazioni e per monitorare i percorsi dei minori.
Il presidente del tribunale per i minorenni di Roma Alida Montaldi ha fatto riferimento alle competenze dei giudici ordinari riguardo ai minori e alla possibile attuazione del decreto di modifica entro il 2017. Il viceprefetto Enza Caporale, intervenuta a nome del prefetto di Roma Paola Basilone, ha ricordato la definizione del piano di emergenza preparato dalla prefettura per garantire le attività di ricerca sul territorio.

Le università e la ricerca

​La funzione sociale delle università è stata sottolineata dal professore  Vincenzo Guidetti dell’università Sapienza. Bisogna capire chi sono questi ragazzi, conoscere le culture dalle quali provengono e il loro profilo psicologico: «È doveroso e fondamentale l’intervento delle università», ha affermato.
In una ricerca antropologica, condotta dalla dottoressa Virginia De Silva, i minori sono stati sottoposti a interviste informali dalle quali sono emerse molte informazioni sui traumi del viaggio, sulle aspirazioni, sui desideri. Un’altra ricerca, con l’impiego di test psicologici, studio dei fascicoli e osservazioni sul territorio, è stata condotta dalla dottoressa Natalucci Giulia su un campione di 98 ragazzi egiziani tra 14 e 17 anni.

I minori Rom

Con una riflessione più approfondita, la dottoressa Mara Settinelli ha evidenziato la necessità di uno studio a parte per i minori Rom non accompagnati. Istruiti a non dichiarare le generalità dei genitori, e considerati dalle stesse famiglie come «strumenti di reddito», i giovani entrano ed escono dai centri a causa di piccoli reati. Una prassi che falsa il numero dei minori scomparsi. Il sistema di accoglienza è di buona qualità, ha inoltre affermato, ma dipende dal fattore umano: è lì che occorre puntare.

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