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Migranti, nascono i Centri di Permanenza per i rimpatri

10 Febbraio 2017

Ultimo aggiornamento:

Mercoledì 15 Febbraio 2017, ore 11:52
Il Consiglio dei ministri approva due decreti su immigrazione e sicurezza urbana. I nuovi Centri sostituiranno i Cie, un solo grado di giudizio per il riconoscimento del diritto d'Asilo. Minniti: la sicurezza urbana va intesa come un grande bene pubblico

«Abbiamo deciso di intervenire con due decreti legge. Uno per il tema dell'immigrazione e uno sulla sicurezza urbana, questioni che hanno una grandissima rilevanza sulla vita pubblica del nostro Paese». E' quanto riferito dal ministro dell'Interno, Marco Minniti, nel corso della conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri tenutosi questa mattina a Palazzo Chigi.

«Sui temi dell'immigrazione abbiamo quattro capisaldi: intervenire sui flussi, nuovo modello di accoglienza, rimpatri, integrazione - ha specificato Minniti -severità con chi non è nelle regole, integrazione con chi le rispetta».

Con le nuove norme «intendiamo favorire un nuovo modello di accoglienza, il più possibile diffusa. E' un orientamento concordato con l'Anci - ha spiegato il ministro - e che passa attraverso la riduzione, in tempi ragionevoli, dei grandi Centri d’accoglienza, che sono più esposti proprio per una questione di numeri a criticità».

«I vecchi Cie non ci saranno più - ha confermato il ministro - diventeranno Centri di Permanenza per il rimpatrio che saranno una cosa totalmente diversa, uno per regione, per complessivi 1.600 posti» e sorgeranno fuori dei centri abitati ma vicino ad ‘hub’ di comunicazione stradale. «Il mio ministero - ha aggiunto ancora - ha deciso di raddoppiare  i fondi anche per i rimpatri volontari assistiti».

Poiché «non c’è una politica di accoglienza vera - ha sottolineato Minniti - se non sono praticati i rimpatri, il giudizio sui richiedenti asilo deve avvenire nei tempi più rapidi possibili. Bisogna abbattere i tempi di riconoscimento del diritto, gli attuali 2 anni sono troppi: abbiamo quindi deciso di sopprimere un grado di giudizio per i ricorsi, di assumere 250 unità di personale altamente qualificato per rafforzare le Commissioni territoriali» ha detto.

«Le nuove norme approvate oggi prevedono - ha spiegato ancora il ministro - la possibilità per i comuni, di intesa con le prefetture, di impiegare i richiedenti asilo, su base volontaria, in attività di utilità sociale in favore delle collettività locali» per colmare così il «vuoto dell'attesa» che si determina nell'iter di riconoscimento del diritto di protezione.

Sicurezza Urbana

«La sicurezza urbana va intesa come un grande bene pubblico che riguarda la vivibilità e il decoro urbano, attraverso interventi di riqualificazione delle aree più degradate, l’eliminazione dei fattori di marginalità sociale, la prevenzione della criminalità e dei fenomeni antisociali per favorire la legalità e la coesione sociale. Il decreto introduce strumenti ed interventi amministrativi, amplia i poteri di ordinanza dei sindaci: avranno poteri autonomi e la possibilità di firmare patti tra territori e ministero dell'Interno che prima non avevano una cornice legislativa» ha detto il ministro.

Il decreto è stato ampiamente discusso, meditato, voluto dall'Anci e dalla conferenza delle Regioni con l'idea di «fare una grande alleanza tra lo Stato e poteri locali - ha aggiunto Minniti: in Italia abbiamo un modello di sicurezza che funziona, non c'è un'emergenza sicurezza, ma oltre al modello di sicurezza nazionale servono politiche più attente di controllo da Bolzano ad Agrigento».

Per garantire la sicurezza urbana Minniti ha annunciato l'introduzione di misure mutuate dal mondo sportivo, come il 'daspo'. «Di fronte a reiterati elementi di violazioni di alcune regole in un determinato territorio - ha spiegato - le autorità possono proporre che chi li ha commessi non possano più frequentare quel determinato territorio».

«Non abbiamo bisogno di sindaci sceriffi o di un ministro dell'Interno sceriffo - ha continuato - abbiamo bisogno di cooperazione tra territorio e Stato».

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