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Un Patto nazionale per la comunità islamica italiana

17 Gennaio 2017

Ultimo aggiornamento:

Martedì 17 Gennaio 2017, ore 09:48
Il ministro Minniti ha presieduto al Viminale la riunione del Tavolo di confronto. I temi: formazione degli Imam, luoghi di culto pubblici e riconoscibili, uso della lingua italiana nei sermoni e condizioni dei giovani e delle donne musulmane

Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha presieduto ieri al Viminale, la riunione del Tavolo di confronto con i rappresentanti delle associazioni e delle comunità islamiche presenti in Italia, istituito al fine di approfondire i temi connessi alla presenza islamica in Italia, con particolare riferimento alle questioni che possono costituire ostacolo all’integrazione, all’esercizio dei diritti civili, ivi compresi quelli connessi alla libertà religiosa, alla convivenza sicura e pacifica nell’ambito della nostra società, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle leggi della Repubblica.

Nel corso dei lavori i partecipanti, nel ringraziare il ministro Minniti per la solerte convocazione del Tavolo che dimostra una grande attenzione verso le comunità musulmane, hanno posto l’accento, in particolare, sulla centralità del dialogo evidenziando l’impegno continuo e comune delle comunità e associazioni per la coesione sociale e la coesistenza pacifica delle culture ai fini del rafforzamento del rispetto dei valori comuni.

In tale prospettiva, è stata rappresentata l’urgenza di misure volte ad avviare concretamente processi di integrazione che coinvolgano soprattutto i giovani immigrati di seconda generazione. 
Sono state affrontate, altresì, le questioni connesse alla formazione degli Imam, al riconoscimento dei luoghi di culto, alla condizione dei giovani e delle donne musulmane. 
Inoltre, è stata evidenziata l’importanza del riconoscimento giuridico delle associazioni in ente di culto.

Al riguardo, il ministro Minniti, nell’esprimere apprezzamento per il lavoro svolto dal Tavolo, caratterizzato da una forte maturità e grande disponibilità al dialogo, ha posto l’accento sull’importanza del processo d’integrazione e di inclusione sociale, sia per favorire la crescita di un paese,  sia per la sicurezza della collettività. 
Il ministro dell’interno ha auspicato, inoltre, che,  partendo dell’esperienze pattizie positive territoriali avviate in alcune regioni, intese a costruire una cittadinanza attiva condivisa, interessata al bene comune nel rispetto delle differenze religiose e culturali, le comunità musulmane italiane possano pervenire in tempi rapidi ad un accordo nazionale.

Un Patto, che le organizzazioni stesse si impegnano responsabilmente a rispettare,  che riunisca e traduca operativamente, pur nella differenza dei punti di vista  che esistono all’interno della comunità islamica italiana, le proposte discusse e condivise dal Tavolo ministeriale con particolare riferimento alla formazione degli Imam, ai luoghi di culto - che devono essere pubblici e riconoscibili - all’uso della lingua italiana nei sermoni e alla condizioni dei giovani e delle donne musulmane.

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