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Ogni 3 secondi c’è qualcuno costretto ad abbandonare la propria terra

20 Giugno 2017

Ultimo aggiornamento:

Martedì 27 Giugno 2017, ore 13:49
I dati dell’UNHCR sul fenomeno della migrazione forzata riferiscono di un trend in crescita: 65,6 milioni di persone in tutto il mondo. Il prefetto Pantalone: quasi 190.000 nelle nostre strutture

servizio di Sonia Seghetta

Alla fine del 2016, sono stati registrati nel mondo 300.000 rifugiati in più dell’anno precedente. Guerre, violenze e persecuzioni hanno costretto 65,6 milioni di persone a fuggire dalle proprie abitazioni. Solo in Siria, si parla dei due terzi della popolazione; in Sud Sudan, dove si è interrotto il processo di pace, sono scappate quasi due milioni di persone. Il “Global Trends 2016”, un’indagine approfondita sui flussi migratori, è stata presentata presso l’Associazione Stampa Estera a Roma, in occasione della “Giornata mondiale del rifugiato” che si celebra il 20 giugno di ogni anno.
Il portavoce Unhcr per il Sud Europa Carlotta Sami ha illustrato, ai numerosi giornalisti presenti in sala, gli ultimi dati. 

Il fenomeno

I rifugiati sono 22,5 milioni; la metà di loro sono bambini. È il numero più alto mai registrato, cresciuto soprattutto tra il 2012 e il 2015 a causa dei numerosi conflitti nel mondo. Gli sfollati all’interno del proprio Paese sono 40,3 milioni; i richiedenti asilo 2,8 milioni.
Nel mondo, una persona ogni tre secondi è costretta a fuggire da casa e l’84% dei rifugiati trova ospitalità nei Paesi meno sviluppati, nonostante si parli ancora molto di crisi umanitaria in Europa. Infatti, mentre in Italia il rapporto è di 2,4 rifugiati ogni mille abitanti; in Libano è di 169 ogni mille. Nella classifica dei Paesi più accoglienti al mondo troviamo: al primo posto la Germania, che ha ricevuto 722.400 richieste di asilo; al secondo, gli Stati Uniti d’America seguiti dall’Italia che, dalle 83.200 domande ricevute nel 2015, passa alle 123.000 del 2016. La maggior parte dei migranti cerca sicurezza, ha osservato la portavoce Sami, e vorrebbe tornare a casa propria, ma solo in 500.000 ci sono riusciti.

Gli interventi

Il capo dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione Gerarda Pantalone ha evidenziato la crescita del fenomeno: l’Italia accoglie oggi quasi 190.000 persone, nel 2013 erano appena 23.000. Solo nel fine settimana, ha riferito, sono sbarcate 6.300 persone.
Ma il sistema nazionale di accoglienza «va strutturandosi», per essere all'altezza della sfida in atto, attraverso un percorso di collaborazione interistituzionale tra i vari livelli di governo. Oggi è articolato in tre fasi nelle quali vengono impiegate specifiche strutture:

  • il soccorso, negli hot spot;
  • la prima accoglienza, nei centri di prima accoglienza;
  • la seconda accoglienza, nei centri della rete Sprar.

«I grossi centri superaffollati – ha dichiarato il prefetto Pantalone – non fanno bene né ai migranti, né ai comuni che li accolgono».
Il prefetto ha anche annunciato che, a breve, sarà presentato il “1° Piano nazionale per l’integrazione” elaborato insieme alla Presidenza del consiglio, ai ministeri del Lavoro, della Giustizia e dell’Istruzione, alle Regioni, all'Anci, alle organizzazioni internazionali Unhcr e Oim. Identificherà priorità, azioni e interventi per consentire ai beneficiari di protezione internazionale di uscire dal circuito assistenziale per giungere a una vera autonomia personale. Inoltre, sono già 150 i protocolli d’intesa, attivati dalle prefetture con gli enti locali e le associazioni, che prevedono il coinvolgimento volontario dei richiedenti asilo in attività utili per il territorio. Una pratica che ottiene il «favore dei residenti» e il «consenso dei rifugiati». «È l’integrazione – ha infatti sottolineato il prefetto Pantalone – il volano per la sicurezza e l’accoglienza nel nostro Paese».

Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli italiani all’Estero e le Politiche migratorie del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, ha dichiarato «l’impegno forte» da parte della Farnesina nella protezione delle persone, in qualsiasi parte del mondo, e nella rimozione delle cause profonde dell’immigrazione con la cooperazione allo sviluppo, coniugata con investimenti privati e altre iniziative previste dal “Migration Compact”, ma ancora da approvare a Bruxelles. 

Il delegato Unhcr per il Sud Europa Stephan Jaquemet ha apprezzato l’adozione di misure che «mostrano l’alto grado di civiltà dell’Italia» e la volontà di potenziare e professionalizzare le commissioni per il riconoscimento dello status di rifugiato. Il prefetto Pantalone prevede che il concorso per l’inserimento di 250 persone, per il quale hanno inoltrato 54.000 domande, possa concludersi entro sei mesi; la commissione esaminatrice lavorerà in seduta permanente per rispettare i tempi.

Le iniziative

Nel corso del convegno sono state annunciate diverse iniziative che si svolgeranno durante la giornata nella Capitale. Tra queste, una selezione di cortometraggi, lungometraggi e performance nella piazza del Maxxi, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo. 

Anche le prefetture hanno organizzato convegni, incontri, mostre, ecc. per celebrare l'anniversario del riconoscimento dei diritii dei rrifugiati.

Carlotta Sami, Stephan Jaquemet, Gerarda Pantalone, Luigi Maria Vignali
Giornata mondiale del rifugiato 2017

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